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Tricolore n.241 - Tricolore Italia

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A Palazzo Madama rinasce il primo Senato<br />

italiano, uno dei simboli del risorgimento<br />

che diventerà il Senato del Regno<br />

Sarà ricostruito a Palazzo Madama la<br />

storico anfiteatro del Senato subalpino.<br />

Voluto dal Re di Sardegna Carlo Alberto<br />

e realizzato in legno nel 1848 dall’architetto<br />

Ernest Melano, venne smantellato<br />

dal fascismo nel 1927, con il pretesto di<br />

riportare alla luce le forme settecentesche<br />

della dimora sabauda.<br />

Fu qui che il 10 gennaio 1859 Re Vittorio<br />

Emanuele II rinnovò le sue storiche parole<br />

con il quale il Piemonte risorgimentale<br />

sfidò l’Austria con la celebra formula:<br />

«Non siamo insensibili al grido di dolore<br />

che da tante parti d’<strong>Italia</strong> si leva verso di<br />

noi». La frase è ricordata come l’inizio<br />

delle ostilità che portarono alla vittoriosa<br />

II Guerra d’indipendenza, ricordata in<br />

particolare con le vittorie delle truppe di<br />

Re Vittorio Emanuele III e dell’Imperatore<br />

Napoleone III a Magenta, Solferino e<br />

San Martino.<br />

Fu sempre in questa stessa sala che il 18<br />

febbraio 1861 furono convocati i primi<br />

Senatori del Regno d’<strong>Italia</strong>, che sarà proclamato<br />

il 17 marzo successivo, con Torino<br />

quale sua prima capitale, fino al 1864<br />

quando fu trasferita a Firenze.<br />

150° ANNIVERSARIO DELLA PROCLAMAZIONE DEL REGNO D’ITALIA<br />

RINASCERÀ L’ANFITEATRO DEL SENATO SUBALPINO DEL 1848<br />

Lì Re Vittorio Emanuele II disse: “Non sono insensibile al grido di dolore che da tante parti d’<strong>Italia</strong>..”<br />

Nel 1927, il regime<br />

fascista demolì la<br />

sala del Senato subalpino,<br />

preziosa<br />

reliquia della sovranità<br />

democratica del<br />

Piemonte. e del Regno<br />

di Sardegna<br />

Anzi, quando si<br />

riqualificò piazza<br />

Castello, ci fu persino<br />

chi ipotizzò di<br />

spostare altrove la<br />

statua donata il 15<br />

gennaio 1857 dai<br />

milanesi.<br />

Si dimenticava che<br />

Torino l’aveva eretta apposta dinanzi al<br />

suo Senato, come sfida all’Austria.<br />

La statua in marmo bianco rappresenta un<br />

alfiere dell`Esercito Sardo in piedi, che<br />

tiene nella mano destra la spada e nella<br />

sinistra la bandiera italiana, ai piedi del<br />

soldato un cannone e un ramo con foglie<br />

di quercia. L’alfiere è posto su un doppio<br />

basamento in granito che reca sul fronte<br />

un bassorilievo e ai lati due stemmi.<br />

Ma alla vigilia dei 150 anni dalle campagne<br />

risorgimentali (e non dell’Unità compiuta<br />

soltanto a Vittorio Veneto il 4 novembre<br />

1918), nell’ambito delle manifestazioni<br />

che le ricorderanno,<br />

Torino prova<br />

a recuperare l’icona<br />

del perduto Senato.<br />

Sarà ricostruito dove<br />

si trovava in origine,<br />

nella più ampia delle<br />

sale di Palazzo Madama,<br />

quella ora<br />

destinata alle mostre.<br />

Qui verrà installata<br />

una struttura leggera,<br />

staccata dalle pareti.<br />

Riproporrà le volumetrie<br />

della scomparsa aula parlamentare.<br />

Al centro avrà la cavea, con il tavolo della<br />

presidenza e il Trono per il Re. Intorno<br />

vi saranno i degradanti 300 rossi stalli dei<br />

senatori, ai piedi di una doppia galleria<br />

colonnata, con le tribune d’onore.<br />

L’opera sarà rifinita da decorazioni in<br />

finto marmo grigio, riprese da quelle ancora<br />

visibili nella parte alta delle pareti e<br />

sulla volta. Il pavimento verrà coperto da<br />

velluto verde, quale terza tinta della bandiera<br />

italiana. L’arredo avrà mobili intagliati,<br />

lampade e balaustre.<br />

A restituire al Piemonte il ricordo di quella<br />

che fu la sua democrazia parlamentare,<br />

contribuiranno suoni e voci, diffuse da<br />

installazioni multimediali. Racconteranno<br />

i lavori di un Senato che fu uno dei più<br />

attivi della storia del Regno d’<strong>Italia</strong>.<br />

Dal 1861 al 1864, quando cessò di operare<br />

a Torino, celebrò 452 sedute. Approvarono<br />

465 disegni di legge, su 487 presentati.<br />

Dopo il trasferimento della Capitale a<br />

Firenze rimase deserto.<br />

Fu conservato come monumento nazionale,<br />

finché il fascismo decise di demolirlo.<br />

Rinascerà, ma per essere conservato o<br />

verrà smantellato alla fine delle manifestazioni?<br />

A 150 ANNI DAL PLEBISCITO IN TOSCANA<br />

E' stata restaurata la statua La Civilità Toscana di Pio Fedi, visibile al primo piano di Palazzo Vecchio, donata al Municipio di<br />

Firenze dal Re d'<strong>Italia</strong> Vittorio Emanuele II per celebrare il plebiscito dell’11 e 12 marzo del 1860, con cui la Toscana disse “sì”<br />

alla monarchia costituzionale del Regno di Sardegna con 366.571 voti, come ricorda una delle iscrizioni presenti sul marmo, e<br />

che il restauro sta rendendo di nuovo pienamente leggibili. La presidenza del consiglio comunale ha voluto togliere l'oltraggio del<br />

tempo all'opera per riportarla nel luogo dove fu posta al momento della donazione, nel Salone de’ Dugento, nell'ambito della celebrazione<br />

per il 150° anniversario del plebiscito in Toscana per l’unità d’<strong>Italia</strong>. In occasione dello svelamento della statua restaurata,si<br />

è svolto un convegno ed è stato presentato il volume Il 150° anniversario del plebiscito in Toscana per l’unità d’<strong>Italia</strong>, la<br />

storia e l’arte, curata dal Presidente del Consiglio comunale per la parte storica, e da Anita Valentini per la parte storico-artistica.<br />

pagina 35 - numero 241, Maggio 2010 TRICOLORE www.tricolore-italia.com

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