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Tricolore n.257 - Tricolore Italia

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EUROPA<br />

LA TURCHIA E L’EUROPA<br />

La questione moderna<br />

Ad ogni buon conto ecco alcune interessanti<br />

osservazioni sui turchi scritte da<br />

Thomas Edward Lawrence, che i più ricorderanno<br />

con il nome di Lawrence d’Arabia<br />

(foto). Personaggio discusso, inviso<br />

alle alte sfere britanniche, ma indubbiamente<br />

vivace, fu un acuto osservatore e, a<br />

differenza di molti moderni politici, dotato<br />

di solide basi culturali, d’intraprendenza<br />

e d’innegabile eroismo dimostrato sul<br />

campo di battaglia. Ecco che cosa scrive<br />

ai primi del XX secolo, dopo la Prima<br />

guerra mondiale: “Le civiltà arabe erano<br />

state astratte, a carattere più morale ed<br />

intellettuale che non pratico; la mancanza<br />

di spirito civico frustrava negli Arabi<br />

ogni pur eccellente qualità individuale.<br />

Raggiunsero l’apogeo in un momento<br />

felice: in un’Europa tornata barbara, mentre<br />

la memoria della dottrina latina e greca<br />

cominciava a impallidire. Per contrasto<br />

la loro imitazione degli scolastici poté<br />

sembrare cultura, progressista la loro attività<br />

spirituale, le loro condizioni prospere.<br />

E in realtà giovarono a conservare ad<br />

un futuro medioevo i frammenti d’un<br />

passato classico. Con la venuta dei Turchi,<br />

questa felicità divenne un sogno.<br />

Gradatamente i popoli semitici d’Asia<br />

passarono sotto il giogo ottomano, con<br />

una lenta morte. Furono spogliati dei beni,<br />

il loro spirito tarpato dalla presenza<br />

opprimente d’un governo militare. L’ordine<br />

dei Turchi era disciplina di gendarmi,<br />

la loro politica violenta in teoria<br />

quanto in pratica. I Turchi insegnarono<br />

agli Arabi che gli interessi d’una setta<br />

superavano quelli del patriottismo, che le<br />

cure piccine d’una provincia contavano<br />

più dei problemi nazionali. A forza di<br />

sottili discrepanze, li indussero a sospettarsi<br />

l’un l’altro. Perfino la lingua araba<br />

fu bandita dalle corti e dagli uffici, dalla<br />

burocrazia dello Stato e dalle scuole superiori.<br />

Per poter servire lo Stato, un Arabo<br />

doveva ripudiare le proprie caratteristiche<br />

di razza. Queste costrizioni non<br />

furono tollerate tranquillamente. La tenacia<br />

semitica affiorò nelle numerose rivolte<br />

in Siria, Mesopotamia, Arabia contro le<br />

forme più scoperte di penetrazione turca.<br />

Anche i tentativi più sottili di assorbimento<br />

incontravano opposizione; gli Arabi<br />

non volevano barattare la loro lingua<br />

ricca e duttile per le forme volgari del<br />

turco: invece permearono il turco di vocaboli<br />

arabi, e rimasero attaccati ai tesori<br />

della loro letteratura. Persero il senso<br />

geografico, le memorie razziali, politiche,<br />

storiche, ma si legarono tanto più fortemente<br />

alla lingua, elevandola quasi ad<br />

una nuova patria” (Lawrence Th.E., I<br />

sette pilastri della saggezza, vol. I, Mondadori<br />

Editore, Milano 1971, pp. 32-33).<br />

I turchi non sono affatto cambiati nel<br />

tempo; sulle efferatezze da loro compiute<br />

nella conquista e nel possesso dei territori<br />

in cui si sono espansi si potrebbero agevolmente<br />

scrivere migliaia di pagine, in<br />

quanto vi sono<br />

secoli di guerre<br />

e di stermini da<br />

loro compiuti<br />

sul suolo europeo.<br />

In considerazione<br />

della<br />

possibile entrata<br />

della Turchia<br />

in Europa, senza<br />

assolutamente<br />

tenere conto della popolazione europea,<br />

è bene che ci si rimbocchino le maniche<br />

e si scriva. Certamente la gente si è<br />

dimenticata delle tensioni razziali generate<br />

dalle comunità turche al di fuori dell’odierna<br />

Turchia. Il riferimento è diretto a<br />

quanto successo nella vecchia Unione<br />

Sovietica: le cronache tra gli anni Sessanta<br />

e gli anni Novanta offrono innumerevoli<br />

spunti di riflessione sull’argomento.<br />

Il popolo va informato, visto che le spese<br />

le faremo noi e non gli usurai mondiali e<br />

la massoneria, che da tale operazione<br />

trarranno invece un profitto enorme.<br />

Anzi: all’interno dello scacchiere del Mediterraneo<br />

la Turchia potrebbe svolgere il<br />

cosiddetto “lavoro sporco” per gli usurai,<br />

i quali tengono saldamente in pugno gli<br />

Stati Uniti d’America.<br />

L’interrogativo è quindi: desideriamo la<br />

Turchia e, soprattutto, i turchi in Europa?<br />

Gianluca Padovan<br />

Rinascita.eu, 10 aprile 2011<br />

pagina 35 - numero 257, Maggio 2011 TRICOLORE www.tricolore-italia.com

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