Fortunato Mondello - La arte nel presepio - Trapani Invittissima
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Canonico <strong>Fortunato</strong> <strong>Mondello</strong><br />
L’Arte <strong>nel</strong> Presepio<br />
per le piccole figure degli scultori Nolfo<br />
di <strong>Trapani</strong><br />
Rammento:<br />
Io del <strong>presepio</strong><br />
Architettore e mago,<br />
rocce eressi di sughero<br />
legate con lo spago,<br />
stesi di vetri un lago,<br />
curvai di carta un ciel ….<br />
Nella grotta miravano<br />
I pastori di creta<br />
E Maria tutta lieta<br />
E il roseo Bambi<strong>nel</strong>.<br />
Ugo Fleres, Il Natale<br />
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Convenevoli scuse<br />
Il mio scritto veramente non ha bisogno di una prefazione d’uso; ma<br />
mi si consentano brevi e nostalgiche parole; gravide dei miei originali e<br />
ragionati piagnistei.<br />
Ancora stavolta presento al mio paese, patria dell’indifferenza,<br />
questo smilzo opuscolo. È una pagina d’<strong>arte</strong> ed una promessa a cui mi<br />
sono legato sin dalla giovinezza, d’illustrare possibilmente e<br />
mediocremente la pietruzza storica, che fregia la sua colorata cornice.<br />
Pochi, o nessun dei contemporanei si son dati per intesi dei sopiti<br />
ricordi, lasciati nascosti negli angoli, senza voglia di ricerche, né punto di<br />
tempo migliorare. <strong>La</strong> passione dell’uomo è un gran tormento: <strong>nel</strong>lo<br />
scrittore è una gioia ammirevole, radiosa visione di fallaci speranze.<br />
Sono lusinghe ahimè! eppure è mestieri che vi aggiusti la mia fede: e<br />
sin d’ora mi chiudo <strong>nel</strong> silenzio.<br />
<strong>Trapani</strong>, 24 dicembre 1904.<br />
Can. F. <strong>Mondello</strong><br />
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Erami noto che il cav. Alfonso Burgio, amante d’<strong>arte</strong> ed artista egli stesso in<br />
pittura, i cui quadri, copiati su d’altri classici, imitano non solo lo stile del Sanzio,<br />
del Correggio e del nostro Vito Carrera, ma rivelano l’intarsatura tutta propria di<br />
quelle scuole, sino ad ingannarsi talvolta i tecnici più opposti dell’<strong>arte</strong>.<br />
Il Burgio, discendente da illustre prosapia, benemerita alla nostra città per<br />
uffici pubblici, e soprattutto per dottrina ed erudizione, messa alla prova in rari<br />
studi, che onorarono le lettere e la scienza, possiede altresì una collezione di Pastori<br />
per Presepio di una fattura, che attrae l’occhio e il sentimento.<br />
Quel giorno della mia visita, che segnava il 22 novembre del 1904, sacro<br />
all’angelica artista dei suoni, santa Cecilia V. e M. fu per me una festa deliziosa.<br />
<strong>La</strong> mente mi suggeriva d’un tratto l’idea che le arti sono davvero sorelle; e la<br />
musica, la pittura e la scultura armonizzavano in quel giorno con la brillanti note<br />
del canto chiesastico, coi fantastici colori della tavolozza e con l’estetica dello<br />
scarpello.<br />
All’imaginazione dell’artista sorrisero i tempi, e gli si apriva allora un campo<br />
vasto e variato alle sue concezioni. Spaziava su per gli orizzonti del cielo, e<br />
toglieva a soggetto quelle sovrumane sostanze che il Cristianesimo denominò<br />
Angeli. <strong>La</strong> prospettiva dell’eloquente natura delineò con le sue rocce, coi suoi<br />
spechi, coi suoi annosi alberi, con le sue praterie floride e variopinte la scenografia<br />
del paesaggio. Vi pose alcune specie di animali, e diè vita e movimento alle sue<br />
ispirazioni, e siccome termine dei suoi concetti e del suo lavoro, vi collocò l’uomo<br />
<strong>nel</strong>le diverse condizioni dell’esistenza.<br />
Queste linee tracciate su la costa, mi sono apparse come il disegno, premesso<br />
alla mia breve esposizione, la quale accenna alla conformazione del Presepio nei<br />
suoi diversi elementi. In esso il cielo, la natura terrestre e l’<strong>arte</strong> offrono il<br />
contributo al lavoro della pittura e della scultura, ove l’angelo, l’uomo e l’animale<br />
svolgono parimente le armonie della scena campestre.<br />
Riandare l’origine del Presepio è richiamarci adirittura a san Francesco<br />
d’Assisi, la cui vita fu tutta un idillio di semplicità, lo quale gareggiò, se licemi la<br />
frase, con gli elementi primi della natura, sospirando alla sovrana Idea, che<br />
congiunge il sovrannaturale al naturale, l’infinito al finito, la scuola all’<strong>arte</strong>.<br />
Io non mi fermo a riandare l’eglogo del Presepio, in cui si son provate destre<br />
penen di scrittori, pen<strong>nel</strong>li di pittori e scarpelli di scultori, più o meno valorosi; ma<br />
piuttosto mi farò a tener parola sui nostri artisti concittadini, i quali si diedero con<br />
maestria a scolpire dei Pastori per il Presepio, oggetto delizioso al fanciullo, allo<br />
giovinetto e al gusto artistico del padre famiglia. il quale davasi briga a creare<br />
montagne, a segnare il corso ai ruscelli e a rendere più gaio il panorama della<br />
campagna betlemitica nei dì festivi del Natale.<br />
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<strong>Trapani</strong> non ebbe soltanto in Giovanni Matera il celebre scultore di quelle<br />
piccole figure, detti Pastori, dei quali trattò il Don Giorgio Hager, direttore del<br />
Museo München, in Monaco di Baviera, 1 non che il prof. Salvatore Romano<br />
Catania, che datosi ad accurate ricerche, salvò il nome e il genio dell’artista 2 ma<br />
conta bensì con fra gli altri Andrea Tipa, non punto menzionato dal suo biografo in<br />
questo genere di studi. 3<br />
L’artistica famiglia Nolfo, rassegnando una serie di valenti scultori, in<br />
marmo e in legno, <strong>nel</strong> secolo XVII e XVIII, diede alla nostra città illustre nome in<br />
<strong>arte</strong>. Una notizia genealogica non sarebbe al postutto in fuora opera in questo<br />
accenno artistico, finora ignoto alla cronaca cittadina, ove si miscono su la valentia<br />
di questi scultori <strong>nel</strong> genere pastorale.<br />
Non tutti forse i miei lettori conoscono gli artisti Nolfo, che, oltre la scultura<br />
in grande,eseguirono piccole figure da servire pei cristiani Presepi. Stimo pertanto<br />
convenevole di citare almeno i nomi di questa insigne famiglia che onorò la nostra<br />
patria, prendendo in primo le masse del capo stipite, che fu Domenico Nolfo, il<br />
Vecchio.<br />
1 Cfr. Suor’Anna Serafina Gregori: “Notizie storico artistiche sul Presepio” Palermo, 1900.<br />
2 Archivio Storico Siciliano, Nuova serie, anno XXVII.<br />
3 Ferro, “Biografia d’illustri trapanesi”, vol. II.<br />
Cfr. <strong>Mondello</strong>: pagina intima inserita <strong>nel</strong> “Resoconto bibliografico ed artistico” seguito da una<br />
nota con doppia pagina intima e sparsa, con illustrazioni. Milano, Garzini e Pezzini, 1904.<br />
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Il Ferro <strong>nel</strong>la “Biografia d’illustri Trapanesi” fa menzione degli scultori ad<br />
essa spettanti, ma delinea solamente la figura di Francesco Nolfo, parlando degli<br />
altri per semplice digressione. Egli scrive: “Francesco Nolfo, figlio d’ Antonio e<br />
d’Ignazia De Luca, venne alla luce <strong>nel</strong> 1741 da una famiglia ereditaria della<br />
scultura. Educato <strong>nel</strong>la religione, <strong>nel</strong>le lettere e <strong>nel</strong> disegno applicassi a studiare i<br />
lavori di Domenico suo avo, inteso comunemente il vecchio Nolfo e quelli del padre<br />
e del fratello”. 4 Sculture d’Antonio è il magnifico <strong>presepio</strong>, in marmo a rilievo,<br />
segnato <strong>nel</strong>l’anno 1700, il quale trovasi ormai collocato entro il portico in marmo a<br />
rilievo della nostra cattedrale.<br />
Presepio di Antonio Nolfo<br />
Qui giovami di rammentare che <strong>nel</strong> coro della basilica di Santa Maria<br />
Maggiore in Roma si ammira parimente un bassorilievo, in marmo, figurante il<br />
Presepio, stimata opera di Mino de Fiesole, elegante e geniale per vetustà di forme e<br />
gentilezza di disegno, cui tenne dietro lo scarpello del nostro artista concittadino.<br />
Eppure, possiamo asserire che le opere scultorie dei Nolfo, considerati<br />
singolarmente, avrebbero offerto un contingente storico di valore per gli studi<br />
tecnici. Non è scopo del mio scritto d’intrattenermi su l’<strong>arte</strong> dello scarpello e sulla<br />
produzione delle opere uscite dalla officina Nolfo. Non mi è mancato altrove<br />
l’occasione per giudicarne il merito. 5<br />
4 Ferro, op. cit. vol. I, pag. 169.<br />
5 Cfr. <strong>La</strong> Processione del Venerdì santo in <strong>Trapani</strong>, ossia venti gruppi statuari di Misteri,<br />
rappresentanti la Passione di Gesù di Nazaret (ms.)<br />
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Ma mi giova piuttosto di rivelare la maestria di Francesco e del fratello<br />
Domenico, degni emuli, di commettere alla storia il loro nome, le opere e i fasti della<br />
patria. Essi non riuscivano solo artisti <strong>nel</strong>le sculture di grandi proporzioni, ma<br />
vollero e seppero altresì coltivare lo studio delle piccole figure, dei Pastori per<br />
Presepio.<br />
Meraviglio come il Ferro abbia trascurato di conoscerli e di mensionarli,<br />
essendo stati con distinto ornamento soprattutto ai Presepi del patriziato<br />
trapanese. In quelle semplici sculture, ammirevoli per rusticità di carattere,<br />
ingenuità di forme, espressione di fede, si ravvisa il pensiero dell’artista, il quale, in<br />
una alle altre sculture, dichiara il suo genio, ed assicura la sua fama imperitura.<br />
Nel Presepio appare un tutto armonico in <strong>arte</strong>, e dall’Angelo alla forosetta, dal<br />
mandriano al pifferaio, dal dromedario al sovrano impone la coscienza alla fede<br />
della Natività e all’estetica della scultura. Non mi è lecito ormai distinguere nei<br />
Pastori dei nostri <strong>arte</strong>fici, Francesco e Domenico Nolfo la loro singola opera,<br />
giacchè maestri <strong>nel</strong>la stessa officina, concorsero insieme alla produzione artistica.<br />
Però, se mal non mi oppongo, sebbene informati alla medesima maniera stilistica,<br />
pure lo scarpello di Francesco, più gaio e più forte, conservò originalità di bellezza,<br />
carezzante i sentimenti dell’anima. Domenico non fu ignaro delle grazie, e seppe<br />
conciliare il compassionevole con l’esigenza dell’<strong>arte</strong>, ove la trepida commozione ha<br />
vita <strong>nel</strong> dominio delle idee e del cuore.<br />
Adolfo Venturi, insigne storico, <strong>nel</strong>le sue opere e nei suoi singoli scritti, non<br />
si rifiutò di trattare quegli argomenti, oggidì fuor di modo, e si accinse alla rassegna<br />
dell’Angelo e delle sue modalità in <strong>arte</strong>. Egli <strong>nel</strong>lo “studio iconografico estetico”, 6<br />
distingue gli Angeli <strong>nel</strong>le diverse forme e negli atteggiamenti, secondo le scuole e le<br />
varie età, e ci regala tutta la gaiezza e l’eleganza di questi genii del Cristianesimo.<br />
Bibbia, tradizione, patristica ed <strong>arte</strong> son trattate con diffusione di sapere, che<br />
rende più simpatico il soggetto.<br />
Ormai mi appresso alle angeliche sculture del Nolfo, designate <strong>nel</strong> Presepio a<br />
rappresentare gli Angeli di Betlem, ed a cantare la gloria di quella Notte beata, che<br />
arrise alla civiltà dei popoli per la Nascita del Redentore.<br />
Quegli Angeli, dei quali riproduco i modelli in fotografia (vedi sopra) sono,<br />
senza dubbio, di Francesco Nolfo, la cui tecnica si scorge a vista d’occhio. Seguace<br />
alla scuola del suo maestro, Nicolò Pecorilla, stimato e protetto da Carlo III, ebbe<br />
agio di vedere di studiare, in Napoli, le opere classiche delle arti etrusche, i cui genii<br />
alati del paganesimo brillavano coi vaghi colori <strong>nel</strong>le pitture murali dei sontuosi<br />
palazzi di Pompei ed Ercolano.<br />
6 “Nuova Antologia”, terza serie, vol. LIX, 1° sett. 1895, p. 27 e segg.<br />
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Né valse l’antica storia dell’<strong>arte</strong> a secondare il suo ingegno, eminentemente<br />
cristiano. Consultò in Roma le opere di scultura del Rinascimento, e quantunque si<br />
offerse in Lorenzo Bertini il barocchismo dell’epoca, pure vi apprese quella<br />
spiritualità angelico, quella movenza sensibile, ch’è proprio distintivo di quel<br />
famoso scultore.<br />
L’indole di Francesco Nolfo, che fu d’aiuto in <strong>arte</strong> al suo germano fratello,<br />
non potè non iscolpire quegli Angeli, oggetto della sua concezione, all’ombra di una<br />
casa religiosa, istituita dal preclaro Santo, il quale si nominò Filippo Neri, e fu<br />
detto a buon diritto l’Angelo di Roma. Egli ne volle vestire le dicise per infondere<br />
viè meglio <strong>nel</strong>le sue sculture quell’alito celestiale, ignorato a profano <strong>arte</strong>fice. A<br />
somiglianza del beato Angelico che, ritiratosi <strong>nel</strong> convento di san Marco, ritrasse in<br />
pittura Santi angelicati ed Angeli paradisiaci.<br />
Guido Biagi, <strong>nel</strong> suo “Eugenio Ceccani”, ebbe a scrivere: “Sono sempre vivi<br />
gli spiriti eletti che hanno, vivendo, rinunciato ai colori vivaci, agli olezzi<br />
inebrianti, ai trionfi effimeri, alle vanità passeggiere, contenti all’intime gioie della<br />
virtù, al lavoro continuo ed industre che affina la mano e l’ingegno”. 7<br />
Francesco Nolfo visse all’<strong>arte</strong>: nulla intese di sé, e perché si potesse viè<br />
maggiormente dedicare alla scultura, si nascose <strong>nel</strong>la sua modesta bottega,<br />
privilegiato asilo di alti e nobili pensieri, che non curano fame. Dopo cento<br />
sessantatre anni che la patria accolse il primo vagito di lui, gli amatori delle arti lo<br />
ricordano ormai con desiderio, e ne sentono più viva la mancanza per la scomparsa<br />
successione.<br />
Rintracciare le origine delle arti, secondo il Cicognara, è cosa più vana che<br />
utile, e perdersi <strong>nel</strong>la notte dei tempi, essendo opporse con l’uomo quale un bisogno,<br />
un diletto della vita. <strong>La</strong> musica con la soavità delle modulazioni, la pittura col<br />
fascino dei colori, la scultura con la creazione delle forme e la poesia col ritmo<br />
comunicano all’artista l’idea e la forma, e tributano all’intelligenza dell’uomo le<br />
armonie dei suoni, il prestigio della tavolozza, l’estetica della plastica e il genio<br />
dell’ispirazione.<br />
Or il Presepio è musica per gli Angeli: è pittura per la scenografica del suo<br />
paesaggio, come se fosse uscito dal pen<strong>nel</strong>lo del Tiziano, o di Salvatore Rosa: è<br />
scultura per le sue montagne, i suoi burroni e gli altri accessori, che lo distinguono<br />
coi suoi Pastori, ed è infine poesia per la fantastica composizione.<br />
7 “Nuova Antologia”, 1° gennaro 1905, pag. 51<br />
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Domenico Nolfo, compagno di lavoro al fratello Francesco, con lui divise le<br />
grazie dell’<strong>arte</strong>, e seppe leggere addentro le fraterne concezioni sino a confondere il<br />
proprio scarpello con l’altro del suo innocuo competitore. <strong>La</strong> figura del povero,<br />
accolta in queste pagine, è uno studio sul vero, non già di quel verismo che la scuola<br />
moderna, col suo gergo, traduce sensismo. Il dorso del corpo, coverto appena alla<br />
cintola, offre l’esame anatomico, per finitezza di lavoro, coi suoi muscoli, che si<br />
estendono ai piedi, le cui dita non sfuggono l’elasticità e i movimenti. Né meno<br />
artistico è il suo umile atteggiamento e la sua mano, chiedente l’elemosina, non che<br />
la curva persona, la quale prova la syanchezzam lo sfinimento e l’inabilità alla<br />
fatica,<br />
quest’altra figura inserita <strong>nel</strong>la medesima tavola, presenta un mandriano,<br />
seduto sopra d’un sasso, poggiante la sinistra su d’una pietra, che forse gli servì<br />
d’origliere. Era al certo dormiente, come palesa la sua posa e la sua confusione <strong>nel</strong>lo<br />
svegliarsi dal sonno. Percorso da un raggio che lo abbaglia, e da una voce che lo<br />
scuote, accenna con la sua destra al suo interlocutore il luogo dove ripercuotevasi il<br />
bagliore della luce, o l’eco della voce, che gl’interruppe il riparo. <strong>La</strong> naturalezza<br />
della positura, la stanchezza del gesto e la verità della mano, forma sopra il sasso e<br />
i suoi occhi quasi travolti, esprimono la rusticità del carattere, il costume<br />
campagnolo e i pregi dell’<strong>arte</strong>.<br />
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Conoscitore della storia naturale, per la p<strong>arte</strong> zoologica, Domenico,<br />
coadiuvato da Francesco, si diede parimente allo studio della zoologia, e fornì degli<br />
animali di ammirevole struttura, affine di completare la tecnica del paesaggio <strong>nel</strong><br />
Presepio. Gl’intendenti delle Arti e i buongustai non possono fare a meno di<br />
commentare quel Toro e quel Cammello, i quali dimostrano <strong>nel</strong>la loro natura<br />
gl’istinti, che la scienza diede alla mente dei suoi cultori.<br />
Tutto è vita ed <strong>arte</strong> nei Pastori dei Nolfo, i quali espiano la triade artistica<br />
<strong>nel</strong> genere dei Presepi. Ai fasti della cronistoria, che delinea la fisionomia di<br />
Giovanni Matera, mettiamo a riscontro Andrea Tipa e i Nolfo, che nei loro preziosi<br />
cimeli salvano il tradizionale decoro di <strong>Trapani</strong>.<br />
Son lieto pertanto di potere rendere all’artistica scuola della mia patria ed<br />
alla sua storia, ancora questo servigio, fosse poco gradito alla comune dei<br />
concittadini lettori, ma di non lieve momento negli Annali dell’<strong>arte</strong>, la quale allevò<br />
preclari ingegni, non mica inutili sulla terra.<br />
Stranieri amatori si disputarono un dì le piccole sculture delle nostre officine<br />
ne adornarono i loro Musei. I tempi sono ormai cangiati, sono neglette le arti, ma<br />
l’eco della scuola ripercuote tuttavia la sua nota.<br />
Per debito di gratitudine, non già per vane lusinghe, né punto per inconsulta<br />
adulazione, consacro la mia parola ai contemporanei, cui il senso dell’<strong>arte</strong> rende<br />
benemeriti al paese.<br />
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Il cavaliere Alfonso Burgio, che diede le mosse al mio brevissimo studio, oltre<br />
le copie della pittura, applica la sua estetico operosità alla formazione dei suoi<br />
Pastori di varie dimensioni. Sebbene educato al disegno e al cotidiano esercizio<br />
dell’<strong>arte</strong>, non presume di ascriversi <strong>nel</strong> novero dei suoi predecessori. <strong>La</strong>vora, non per<br />
mercede, ma per graziosa tendenza, ereditata dai suoi padri, che furono artisti della<br />
penna. Il cenzo non lo stimola al guadagno e le sue opere sono di pazienza, di<br />
meditazione e di maturo esame.<br />
Trasmetto tuttavia ai posteri il nome del concittadino, Antonio Gianquinto,<br />
scomparso non guari alle sue arti dilettevoli. Non ebbe quel fervido ingegno,<br />
aspirante all’immortalità, come ricanta la frase dell’oggi; ma i suoi Pastori, non del<br />
tutto pregevoli, conservano il gusto tradizionale, oggetto della cronaca, che<br />
s’imparenta alla storia.<br />
Qui toccherebbe anco al folklorista la sua p<strong>arte</strong>, giacchè la festa del Natale<br />
interessa il popolo con le sue costumanze, retaggio dei secoli: ma essendosi all’iopo<br />
accusati del soggetto non pochi scrittori, metto conto di finirla, e lascio alla<br />
poetessa, Ada Negri, la diffidente parola:<br />
Ninna nanna …. gelato è il focolare ….<br />
Nina nanna. È la notte di Natale.<br />
Libera nos dal male.<br />
Io ti narrai la storia di Gesù,<br />
bimbo. Guardavi tu<br />
lontano, coi pensosi occhi che sanno<br />
già triste cose e tante ne sapranno:<br />
e mi chiedesti: È ver che nacque in una<br />
stalla, ed ebbe per cuna<br />
un po’ di paglia, e andò povero a solo<br />
per noi <strong>nel</strong> mondo? È vero mio figliuolo.<br />
E redimerci volle ed un feroce<br />
odio il confisse in croce.<br />
r invan da venti secoli di guerra,<br />
l’ombra della sua croce empie la terra ….<br />
E domani, con l’alba le campane<br />
diran: riposo e pane<br />
agli uomini di buona volontà! ….<br />
Ma menzogna terribile sarà. 8<br />
8 “Ninna nanna di Natale, in “Natività” (Milano 1904).<br />
<strong>La</strong> poetessa di alto cuore e di forte sentire, ripiegando il pensiero al nostro secolo, di<br />
rivolgimenti sociali ed avaro di carità, espresse il carattere degli uomini odierni, principalmente<br />
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Quanti poeti dal metro unicamente religioso si son provati a cantare la sacra<br />
nenia del Natale! E sebbene oggi la fede siasi illanguidita a la poesia abbia messo il<br />
ritmo teologico, pure il poeta non può fare a meno di vagheggiarne il sovraumano<br />
Ideale, come unico bisogno della vita. Se poi sottentri alla fede la notte del dubbio e<br />
del palpito, e si rimpiangono i giovani trapassi, quando il soffio della scienza<br />
moderna non avea ancora ispirato il verso sociale; il Natale rivive <strong>nel</strong>le mistiche che<br />
cuoprono il beffardo sogghigno della scienza positivista, rivive <strong>nel</strong>la coscienza dei<br />
popoli, ricordando i lieti giorni dell’infanzia, come ebbe a scrivere il Fogazzaro;<br />
“<strong>La</strong> solennità del Natale è un tenero ed insistente richiamo alla semplice fede<br />
dell’infanzia nostra, alla memoria dei cari, che ne la insegnarono, e son partiti<br />
tranquilli fidando per essa di rivederci; tenero insistente richiamo al focolare presso<br />
cui meglio si amò, meglio si gode, e anco meglio si soffre, e richiamo alla pace,<br />
all’unione dei cuori <strong>nel</strong> nome del Santo. 9<br />
Quod potui ultra facere<br />
et non feci pro te<br />
Patria mea?<br />
<strong>Fortunato</strong> <strong>Mondello</strong><br />
doviziosi e capitalisti, privi della buona volontà al bene, proclamata invano dagli Angeli di<br />
Betlem. Ed allora al riposo e al pane sottentrano l’odio e la guerra. Non solo la poesia sul<br />
Natale è ora divenuta il portavoce dei bisogni sociali; ma ci serve a commemorare auguri<br />
genetliaci nei sermoni di occasione, usi a predicarsi in ogni città d’Italia da vispi giovanetti.<br />
Difatti <strong>nel</strong> 1904, in Genova, davanti al Presepio dei padri cappuccini, sul pulpito, coperto di<br />
sughero, comparve una giovinetta dodicenne, che alle lodi del Barnaba intessè gli auguri per la<br />
nascita del Principino reale, Umberto di Savoia.<br />
9 “Natale in Roma letteraria”, anno V, nume. 21, pag. 549.<br />
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Pastori di A. Tipa<br />
Salvatore Accardi, Ottobre 2009<br />
Trasposizione del testo autografo di <strong>Fortunato</strong> <strong>Mondello</strong>,<br />
collocazione MS 190 - biblioteca Fardelliana di <strong>Trapani</strong>.<br />
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