esplorazione e ricerca scientifica ai poli - Anno Polare Internazionale
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Fioretti, Salvi e Mazzoli 2008 Gli Anni Polari Internazionali<br />
Gli Anni Polari Internazionali:<br />
<strong>esplorazione</strong> e <strong>ricerca</strong><br />
<strong>scientifica</strong> <strong>ai</strong> <strong>poli</strong><br />
Anna Maria Fioretti, Gianguido Salvi e Enrico Mazzoli<br />
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Fioretti, Salvi e Mazzoli 2008 Gli Anni Polari Internazionali<br />
L’IDEAZIONE DEL PRIMO ANNO POLARE INTERNAZIONALE:<br />
CARL WEYPRECHT E LA RICERCA POLARE<br />
Le osservazioni isolate hanno soltanto un valore relativo<br />
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Carl Weyprecht, 1874<br />
Tutto ebbe inizio con la spedizione al Polo Nord del 1872-74 condotta da Carl Weyprecht<br />
e Julius Payer, entrambi ufficiali dell’Impero Austro-Ungarico. Scopo di quella spedizione<br />
era esplorare le regioni non ancora conosciute, a settentrione della Siberia. I comandanti<br />
avevano “la responsabilità che la spedizione riesca più proficua che sia possibile dal lato<br />
scientifico”, come si legge nelle “Istruzioni per la Spedizione” inviate a Weyprecht dal<br />
Comitato per la promozione della Spedizione <strong>Polare</strong> austro-ungarica, fondato a Vienna il 14<br />
febbr<strong>ai</strong>o 1872. Sulla nave della spedizione alcuni ufficiali di marina, selezionati prima della<br />
partenza per le loro cognizioni scientifiche, furono adibiti alle osservazioni magnetiche,<br />
oceanografiche e meteorologiche. Al ritorno della spedizione i dati raccolti, accompagnati<br />
da una loro prima interpretazione, saranno pubblicati dall’Accademia delle Scienze<br />
dell’Austria in un poderoso volume dal titolo: “Risultati scientifici della spedizione polare<br />
austro-ungarica 1872-1874”. Proprio nell’elaborare questi dati sorgerà, in Weyprecht, la<br />
necessità di indirizzare la <strong>ricerca</strong> polare su una strada diversa da quella fino ad allora<br />
praticata. La spedizione fu comunque epica, tragica ed eroica ad un tempo, e andò a onore<br />
del suo equipaggio quasi tutto proveniente dalle regioni adriatiche di lingua italiana e<br />
croata.<br />
Carl Weyprecht<br />
Carl Weyprecht, nato a Darmstadt nel 1838, fu ufficiale della Marina austro-ungarica,<br />
<strong>ricerca</strong>tore ed esploratore polare. Dall’età di 18 anni sull’Adriatico, fu particolarmente<br />
legato alla città di Trieste che divenne la sua città adottiva tanto da presentarsi alle<br />
successive conferenze internazionali, dove enunciò le sue teorie, come Carl Weyprecht di<br />
“Trieste”.
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Iscritto nella locale Società Adriatica di Scienze<br />
naturali entrò in contatto con eminenti studiosi<br />
triestini quali Carlo de Marchesetti, Bartolomeo<br />
Biasoletto, Simone Adamo de Syrski, Domenico<br />
Lovisato e Michele Stenta, approfondendo con<br />
questi le sue idee per un anno polare internazionale<br />
ed evidenziando l’inefficacia delle passate spedizioni<br />
polari e le possibili future implicazioni scientifiche<br />
delle successive imprese esplorative.<br />
Allora Trieste era una città multietnica e<br />
multiculturale, al pari degli equipaggi delle navi che aveva comandato (nella sua spedizione<br />
polare del 1872-1874 si parlava ben sette lingue…). Logico che, essendosi formato in<br />
questo clima, ritenesse che la <strong>ricerca</strong> <strong>scientifica</strong> dovesse svilupparsi in un'ottica di<br />
collaborazione internazionale, migliore antidoto - a sua detta - <strong>ai</strong> danni che in quel tempo<br />
stava causando il nazionalismo con le sue rivalità.<br />
Weyprecht sosteneva che le spedizioni <strong>ai</strong> Poli non dovessero ridursi a competizioni mirate<br />
a dar lustro a questa o quella nazione. “Piantando la bandiera ogni volta un po’ più in là del<br />
nostro predecessore non risolveremo alcun problema” e “risultati scientifici decisivi possono<br />
essere conseguiti soltanto attraverso una serie di spedizioni sincrone con l’obiettivo comune<br />
di raccogliere dati scientifici con gli stessi metodi di indagine, in modo da ridurre gli<br />
sfasamenti, e per almeno un anno consecutivo”.<br />
Alcune sue argomentazioni, nella presentazione del progetto di un’impresa internazionale<br />
per lo studio delle regioni artiche al congresso dei naturalisti a Graz nel 1876 sono<br />
estremamente interessati: “E’ quasi incredibile, ma pur vero, che oggidì, come se nessuna<br />
spedizione avesse m<strong>ai</strong> toccato le regioni artiche ci resta oscura la natura e la causa d’alcuni<br />
importanti fenomeni della fisica, i quali non si manifestano che in vicinanza dei <strong>poli</strong>. Tali sono<br />
l’aurora boreale e le non interrotte perturbazioni del magnetismo terrestre. L’aurora boreale<br />
soltanto costituisce un argomento degno di molti volumi…. ed intorno l’essenza di cotesto<br />
fenomeno si pronunziano continuamente teorie nuove, che poscia devono essere rigettate, e<br />
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ciò per la semplice ragione, che quasi nulla sappiano della reciproca coerenza delle aurore<br />
boreali, quanto s’estendano, se dipendano o meno da circostanze locali…”<br />
Appare, quindi evidente come Carl Weyprecht avesse intuito l’importanza delle regioni<br />
polari per la comprensione di alcuni fenomeni della fisica inerenti al magnetismo terrestre.<br />
Aveva inoltre registrato e denunciato l’assenza nelle precedenti spedizioni di un rigore<br />
scientifico in grado di ottenere misure corrette e puntuali dei fenomeni osservati, a favore<br />
dell’attività meramente esplorativa.<br />
Estremamente importanti furono, inoltre, le deduzioni di Weyprecht in merito<br />
all’importanza delle aree polari come motori del clima terrestre. “Per la meteorologia,<br />
ramo nuovissimo della scienza, sono senz’altro importanti le condizioni intorno i gelati <strong>poli</strong>,<br />
perocchè tutto il movimento atmosferico del nostro globo si fonda sullo scambio d’aria calda e<br />
della fredda, dell’umida e dell’asciutta tra i <strong>poli</strong> e l’equatore. Seguendo i luoghi della minima<br />
pressione barometrica s’è trovato, che là nelle lontane regioni artiche debba indagarsi<br />
l’origine della maggior parte di quei tremendi uragani, che d’inverno funestano l’Europa. Ma<br />
ci manca interamente il materiale per quella sezione terrestre che è al di là del limite glaciale:<br />
per la qual cosa fino a tanto che non avremo anche quello, imperfette rimarranno tutte le<br />
nostre teorie dei venti ed uragani.”<br />
Weyprecht accennò ad altri argomenti ancora sulle correnti marine, sullo spostamento dei<br />
ghiacci e le sue cause ed in particolare giunse all’ipotesi di una periodicità nelle variazioni<br />
climatiche anticipando di molto le attuali innovazioni e ricerche inerenti <strong>ai</strong> fenomeni ciclici<br />
del clima: “Si sa che gli ammassi dei ghiacci vicino <strong>ai</strong> <strong>poli</strong> devono influire sulla distribuzione<br />
del calore sopra tutta la superficie terrestre … Anzi i ghiacci delle regioni polari potrebbero<br />
essere i regolatori delle nostre condizioni climatiche…” ed ancora “Le regioni polari sono<br />
ancora sommamente giovevoli alla dottrina delle fasi, che in epoche diverse ha passato il<br />
nostro pianeta. Ed invero grandi prove in argomento di paleontologia danno la Siberia coi<br />
suoi animali fossili…” .<br />
Le idee di Weyprecht sulle spedizioni <strong>ai</strong> Poli si possono riassumere in 6 punti (Berger,<br />
inedito):<br />
1. La <strong>ricerca</strong> polare è importante per la conoscenza delle leggi della natura.<br />
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2. Le scoperte geografiche sono importanti soltanto quando servono alla preparazione<br />
della successiva indagine <strong>scientifica</strong>.<br />
3. I dettagli della geografia artica hanno importanza secondaria.<br />
4. Il polo geografico è un punto non più importante di altri.<br />
5. Le stazioni di osservazione circumpolari dovrebbero registrare i fenomeni polari.<br />
6. Le osservazioni isolate hanno limitato valore.<br />
Queste affermazioni erano rivoluzionarie per quegli anni e immediatamente il mondo<br />
scientifico legato alla <strong>ricerca</strong> polare si divise tra i sostenitori delle sue idee e i fautori delle<br />
spedizioni polari di stampo classico, tra i quali Julius Payer e il rinomato geografo tedesco<br />
August Petermann.<br />
Dopo la spedizione 1872-74, Weyprecht si fece promotore di una collaborazione <strong>scientifica</strong><br />
internazionale su temi polari, rivolgendosi alle nascenti accademie scientifiche nazionali<br />
degli stati che erano in quel periodo coinvolti nelle esplorazioni <strong>ai</strong> Poli. L’idea di Weyprecht<br />
era di far installare osservatori scientifici in almeno otto località artiche.<br />
Il progetto scientifico di Weyprecht fu accolto con entusiasmo dalle accademie scientifiche,<br />
ma la realizzazione del primo <strong>Anno</strong> <strong>Polare</strong> <strong>Internazionale</strong> fu rinviata varie volte a causa<br />
degli eventi <strong>poli</strong>tici e bellici dell’epoca. La neonata International Meteorologic Organization,<br />
durante il suo Secondo Congresso tenutosi a Roma nel 1879, indicò il piano di Weyprecht<br />
come prioritario e, per la discussione di quest’ultimo, indisse un’apposita Conferenza<br />
<strong>Polare</strong> <strong>Internazionale</strong> da tenersi nel corso di quello stesso anno ad Amburgo. Nel corso di<br />
detta Conferenza furono così gettate le basi per un anno internazionale di studi polari,<br />
affinando il progetto nel corso di un’ulteriore Conferenza tenutasi a Berna l’anno<br />
successivo.<br />
Weyprecht morì di tubercolosi il 29 Marzo 1881 ad appena 42 anni senza poter vedere il<br />
suo progetto compiuto, ma con la certezza che il suo sogno fosse orm<strong>ai</strong> vicino ad essere<br />
realizzato.<br />
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How can anyone describe the whole until he has learned the total of the parts?<br />
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John Godfrey, 1878<br />
Trascorso poco più di un mese dalla morte di Weyprecht quando, con una circolare del<br />
primo maggio 1881, la Presidenza della Commissione <strong>Polare</strong> <strong>Internazionale</strong> convocò<br />
presso l’Osservatorio di San Pietroburgo una Terza Conferenza <strong>Polare</strong> <strong>Internazionale</strong>,<br />
intesa finalmente a definire la fase esecutiva dell’<strong>Anno</strong> <strong>Polare</strong> <strong>Internazionale</strong> e i cui lavori<br />
si svolsero dall’1 al 6 agosto 1881.<br />
Durante le tre conferenze polari internazionali venne stabilito il programma di lavoro che<br />
le stazioni di <strong>ricerca</strong> avrebbero seguito. Fu deciso che ciascuna stazione avrebbe condotto<br />
osservazioni sulla meteorologia (temperatura, pressione atmosferica, umidità, vento,<br />
nuvole, precipitazioni); sul magnetismo terrestre (inclinazione, declinazione e intensità) e<br />
di astronomia. Venne deciso come e dove installare gli strumenti affinché le misure non<br />
subissero interferenze a causa delle attività di vita alla base ed inoltre si stabilì quali<br />
strumenti usare per ciascun tipo di misura. La conferenza di San Pietroburgo stabilì che<br />
ciascuna stazione dovesse eseguire misure orarie per un periodo di 10 ore al giorno nel<br />
periodo dal 1 settembre 1882 al 31 agosto 1883. Fu anche stabilito che durante 1° ed il 15°<br />
giorno di ciascun mese le misure fossero effettuate ogni 15 minuti per 24 ore di seguito 1 .<br />
L’inizio dell’<strong>Anno</strong> <strong>Polare</strong> <strong>Internazionale</strong> venne fissato al primo agosto 1882, con la<br />
conclusione prevista per il primo settembre 1883.<br />
Al primo <strong>Anno</strong> <strong>Polare</strong> <strong>Internazionale</strong> parteciparono 12 nazioni, organizzando 15 spedizioni<br />
e installando 12 stazioni in zone artiche e 3 in zone antartiche.<br />
Al programma di <strong>ricerca</strong> avrebbero partecipato pure 34 istituti scientifici sparsi in tutto il<br />
mondo, da Pechino al Nepal, da San Diego in California a Bombay, da Rio de Janeiro a<br />
1 http://pubs.<strong>ai</strong>na.ucalgary.ca/arctic/Arctic34-4-370.pdf
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Taskent in Uzbekistan, che avrebbero effettuato misurazioni analoghe a quelle delle<br />
stazioni polari in modo tale da confrontare i dati. Tra questi figurava, per l’Austria-<br />
Ungheria, l’Istituto Idrografico di Pola.<br />
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Distribuzione geografica delle 12 Stazioni<br />
Artiche durante il primo <strong>Anno</strong> <strong>Polare</strong><br />
<strong>Internazionale</strong> 1882-83.<br />
Ciascuna spedizione era guidata da una singola nazione, ma l’acquisizione dei dati era stata<br />
coordinata e seguiva uno stesso protocollo le cui linee guida erano indicate in un manuale<br />
redatto da Weyprecht in previsione dell’evento.<br />
Si dice che i membri delle spedizioni del primo <strong>Anno</strong> <strong>Polare</strong> trascorsero più tempo<br />
cercando di sopravvivere, che raccogliendo dati. Il lavoro degli scienziati avveniva in<br />
situazioni climatiche severe e condizioni ambientali non confortevoli, a dir poco. Non<br />
mancarono eventi tragici. Nel Luglio 1881 la spedizione americana guidata da Adolphus W.<br />
Greely si insediò alla bocca della B<strong>ai</strong>a Lady Franklin, alla base che chiamarono “Fort Coger”.<br />
Nell’aprile del 1882 il sergente David L. Br<strong>ai</strong>nard, componente della stazione polare<br />
americana diretta da A. W. Greely, nel corso di una puntata esplorativa riuscì a raggiungere<br />
con un eschimese il punto più a Nord fino ad allora m<strong>ai</strong> esplorato, ad una latitudine di 83°<br />
24’. Concluso l’<strong>Anno</strong> <strong>Polare</strong> <strong>Internazionale</strong>, la nave che avrebbe dovuto recuperare Greely e<br />
compagni non comparve all’appuntamento. Gli americani ripararono a Sud e come<br />
convenuto, piantarono un campo leggero a Cape Sabine, dove era stato previsto che, in caso<br />
di emergenza, avrebbero trovato rifornimenti e sarebbero stati recuperati. Ma le loro<br />
aspettative andarono deluse: i viveri che trovarono erano scarsi e l’inverno incombeva.<br />
Trascorsero un inverno in condizioni inimmaginabili. Nella primavera del 1884, quando
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LA PARTECIPAZIONE ITALIANA<br />
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finalmente giunsero i soccorsi,<br />
la maggior parte degli uomini<br />
era morta per il gelo e la fame;<br />
solo sei erano sopravvissuti,<br />
ricorrendo anche, a quanto si<br />
riporta, al cannibalismo 2 .<br />
L’Italia non partecipò ufficialmente al primo <strong>Anno</strong> <strong>Polare</strong> <strong>Internazionale</strong> per totale<br />
disinteresse del Governo, in quegli anni più interessato all’espansione coloniale in Africa<br />
che non alle regioni polari. Guido Cora, geografo torinese, pur non avendo ottenuto alcun<br />
appoggio da parte del proprio Governo, fece in modo che il suo Paese non restasse del tutto<br />
estraneo all’impresa attivando per le previste misurazioni gli Osservatori nazionali di<br />
Moncalieri e di Na<strong>poli</strong>, mentre la Società Meteorologica Italiana realizzò l’Osservatorio<br />
argentino di Montevideo, in tempo utile per la sua attivazione all’inizio dell’<strong>Anno</strong> <strong>Polare</strong><br />
<strong>Internazionale</strong>. Nello stesso periodo, dal suo osservatorio di Velletri il sismologo Ignazio<br />
Galli effettuò regolari osservazioni relative alle correnti telluriche, secondo il programma<br />
stabilito dalla Commissione.<br />
Il primo Italiano che progettò di esplorare l’Antartide fu Giacomo Bove, nel 1880. Il<br />
progetto fu giudicato interessante ma troppo costoso e non fu finanziato. Giacomo Bove<br />
riuscì tuttavia ad organizzare ugualmente una spedizione grazie ad un finanziamento<br />
privato dell’allora presidente della Società Geografica Italiana Cristoforo Negri e del<br />
governo Argentino. Dopo aver esplorato l’Isola degli Stati e lo Stretto di Magellano, il 31<br />
Maggio 1882 la nave su cui era imbarcato Bove fece naufragio e i naufraghi vennero tratti<br />
in salvo da una nave inglese.<br />
2 http://pubs.<strong>ai</strong>na.ucalgary.ca/arctic/Arctic34-4-370.pdf
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I RISULTATI<br />
Durante il primo <strong>Anno</strong> <strong>Polare</strong> <strong>Internazionale</strong> furono raccolti dati ed osservazioni su<br />
magnetismo, gravimetria, biologia, aurore e meteorologia. Lo spirito dell’<strong>Anno</strong> <strong>Polare</strong><br />
<strong>Internazionale</strong> voluto da Weyprecht fu in parte tradito perché alla fine mancò una sintesi<br />
comune dei dati raccolti e i risultati di ciascuna nazione vennero pubblicati in modo<br />
indipendente. I dati raccolti furono tuttavia depositati e resi accessibili alle nazioni che<br />
avevano partecipato all’impresa. Da qui una prima analisi climatologica dell’Artico, la<br />
scoperta dei collegamenti tra le macchie solari e le variazioni del magnetismo terrestre, la<br />
realizzazione di un atlante della meteorologia, di uno sul magnetismo terrestre e di uno<br />
idrografico.<br />
I dati meteorologici di quegli anni sono ancora oggi di enorme valore per le informazioni<br />
che forniscono, specie se analizzati per confronto con i dati attuali.<br />
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LA CONFERENZA INTERNAZIONALE DI VIENNA DEL 1884<br />
Concluso l’<strong>Anno</strong> <strong>Polare</strong> <strong>Internazionale</strong>, su proposta di Hans von Wilczek – il mecenate<br />
viennese che aveva finanziato le imprese polari di Weyprecht e il suo progetto di <strong>ricerca</strong><br />
polare internazionale - fu convocata a Vienna una quarta Conferenza <strong>Polare</strong> <strong>Internazionale</strong>,<br />
intesa a valutare i risultati dell’impresa. Ai lavori della Conferenza, che si svolsero, dal 17 al<br />
24 aprile 1884, presero parte numerosissimi scienziati, fra cui Wild che ne era il presidente<br />
e l’italiano Cora. In detta sede fu deciso che tutti gli Stati che avevano preso parte all’evento<br />
provvedessero, come da impegno assunto ancora nel 1881, a pubblicare i dati raccolti.<br />
L’Imperiale Accademia delle Scienze di San Pietroburgo avrebbe infine pubblicato a sue<br />
spese il bollettino della Commissione <strong>Polare</strong> <strong>Internazionale</strong> e, in effetti, a questo lavoro<br />
provvide Wild, il presidente stesso della Commissione, il quale fece riportare in tre lingue –<br />
tedesco, francese e inglese – tutti gli atti relativi alla preparazione e alla successiva<br />
realizzazione dell’<strong>Anno</strong> <strong>Polare</strong> <strong>Internazionale</strong>, fino alla chiusura dei lavori della<br />
Commissione stessa.<br />
Un’ultima conferenza internazionale per l’<strong>Anno</strong> <strong>Polare</strong> <strong>Internazionale</strong>, la 5 a , si tenne a<br />
Monaco di Baviera nel 1891 chiudendo ufficialmente i lavori del primo <strong>Anno</strong> <strong>Polare</strong> (1882-<br />
1883).<br />
L’ANNO ANTARTICO DEL 1901 – 1903<br />
Dopo le ricerche effettuate nel corso dell’<strong>Anno</strong> <strong>Polare</strong> <strong>Internazionale</strong> del 1882–1883 anche<br />
l’Antartide aveva iniziato a suscitare sempre più interesse, sia per quanto riguarda<br />
l’<strong>esplorazione</strong> pura – il “continente di ghiaccio” si presentava ancora del tutto inesplorato –<br />
sia per quel che concerne la <strong>ricerca</strong> <strong>scientifica</strong>. Dobbiamo così andare a Brema dove, nel<br />
1895, si tenne un congresso dei geografi tedeschi i quali, sotto l’impulso di Neumayer,<br />
deliberarono di farsi promotori di una campagna internazionale di studi sul continente<br />
antartico creando, il 18 aprile di quell’anno, la Deutsche Kommission für die<br />
Südpolarforschung, finalizzata alla realizzazione di detta campagna di studi. Nel corso<br />
dell’anno l’idea fu presentata al Congresso Geografico <strong>Internazionale</strong> di Londra e quindi<br />
sviluppata nel corso di successive riunioni della Commissione, ad una delle quali Julius<br />
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Payer propose, senza successo, l’organizzazione di una spedizione austro-tedesca al Polo<br />
Sud.<br />
Nel 1898 lo stesso Governo tedesco diramò alle cancellerie dei diversi Stati un invito a<br />
manifestare interesse per un’impresa internazionale in Antartide. Finalmente, nel corso del<br />
7° Congresso <strong>Internazionale</strong> dei Geografi che si tenne a Berlino dal 28 settembre al 4<br />
ottobre 1899 sotto la presidenza dello scienziato tedesco Ferdinand von Richthofen, si<br />
pervenne ad un primo accordo internazionale per la <strong>ricerca</strong> in Antartide. In tale occasione<br />
fu deciso, riprendendo in pratica il progetto Weyprecht, di avviare una campagna di<br />
osservazioni concordate e simultanee da effettuarsi tramite una cintura di stazioni allestite<br />
attorno al Continente bianco a cura dei diversi Stati partecipanti, a ognuno dei quali fu<br />
pertanto assegnata una “fetta” di Antartide nella quale esercitare le proprie ricerche<br />
scientifiche e geografiche. Agli inglesi fu destinata la Terra Vittoria ed il mare di Ross; agli<br />
scozzesi il mare di Weddell; agli svedesi l’Antartide Occidentale e <strong>ai</strong> tedeschi la zona della<br />
Terra di Enderby, a sud dell’arcipelago delle Kerguélen. Le osservazioni simultanee ebbero<br />
luogo dal 1° ottobre 1901 al 31 marzo 1903, e con ciò fu avviata l’<strong>esplorazione</strong> sistematica<br />
dell’Antartide.<br />
In tale contesto gli inglesi decisero di affidare la loro missione, soprannominata National<br />
Antarctic Expedition ad un giovane ufficiale di marina, Robert Falcon Scott, il quale non<br />
aveva m<strong>ai</strong> visto l’Antartide e sembra si fosse proposto per quell’incarico unicamente <strong>ai</strong> fini<br />
della carriera. Fu affiancato in questa impresa da un altro neofita delle regioni polari,<br />
l’irlandese Ernest Henry Shackleton, anch’egli mosso dal desiderio di fama e avventura.<br />
Giunti in Antartide nel genn<strong>ai</strong>o 1901 con la nave Discovery appositamente realizzata per<br />
l’impresa, mentre gli scienziati imbarcati procedevano alle rilevazioni previste per l’<strong>Anno</strong><br />
<strong>Internazionale</strong>, Scott e compagni attraversarono il Mare di Ross fino a raggiungere la<br />
catena montuosa battezzata “Barriera di Ross”, mentre l’anno successivo tentarono invano<br />
di raggiungere il Polo Sud. I tedeschi, invece, si mossero organizzando una spedizione al<br />
comando della quale fu posto lo studioso Erik von Drygalski, affiancato da una squadra di<br />
validi scienziati tra i quali il fisico F. Bildlingm<strong>ai</strong>er, al quale si doveva la preparazione del<br />
programma di osservazioni per l’<strong>Anno</strong> <strong>Polare</strong> <strong>Internazionale</strong>. Imbarcata sulla nave Gauss,<br />
l’11 agosto del 1901 la spedizione lasciò Kiel per raggiungere, il 31 dicembre di quello<br />
stesso anno, l’isola Kerguélen dove fu allestita la stazione tedesca, nella quale si dette inizio<br />
alle previste rilevazioni che in pratica ricalcavano quelle dell’<strong>Anno</strong> <strong>Polare</strong> del 1882 – 1883,<br />
suddivise in obbligatorie (come quelle sul magnetismo) e in facoltative. Lasciati sul posto<br />
Bildlingm<strong>ai</strong>er e gli altri addetti alla base, alla fine del genn<strong>ai</strong>o 1902 la Gauss si diresse verso<br />
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la costa dell’Antartide scoprendo, e quindi battezzando, la “Terra dell’Imperatore<br />
Guglielmo” che ancora oggi porta tale nome. Il 15 febbr<strong>ai</strong>o, però, i ghiacci l’imprigionarono<br />
fino al 15 febbr<strong>ai</strong>o dell’anno successivo, quando riuscì a riguadagnare il mare aperto e a far<br />
ritorno alle Kerguélen.<br />
Oltre all’Inghilterra e alla Germania, parteciparono all’<strong>Anno</strong> Antartico <strong>Internazionale</strong> pure<br />
la Svezia e la Scozia, che allestirono ognuna la propria stazione <strong>scientifica</strong>.<br />
La spedizione svedese, diretta da Otto Nordenskjöld, nel genn<strong>ai</strong>o del 1902 aveva toccato le<br />
Shetland australi e quindi la Terra di Luigi Filippo, realizzando in zona alcune interessanti<br />
scoperte geografiche. Raggiunta infine la Terra di Grahm e impossibilitato per via dei<br />
ghiacci a spingersi ulteriormente verso sud, Nordenskjöld era sbarcato con i suoi scienziati<br />
sull’isola di Snow Hill dove allestì la prevista stazione per le osservazioni. Nordenskjöld e i<br />
suoi eseguirono sull’isola pure delle ricerche geologiche, che portarono alla scoperta di<br />
importanti giacimenti fossiliferi destinati ad aprire un nuovo capitolo nella storia della<br />
<strong>ricerca</strong> in Antartide.<br />
La spedizione scozzese, diretta da William Speirs Bruce e imbarcata sulla Scotia, prese il<br />
mare verso la fine del 1902 entrando, agli inizi del 1903, nel mare di Weddell. Lo scopo<br />
della missione, raggiungere la costa dell’Antartide, non venne raggiunto per i ghiacci che<br />
ben presto impedirono alla nave di avanzare, costringendo Bruce a ripiegare sulle Orcadi<br />
Australi dove installò la sua stazione. Nel febbr<strong>ai</strong>o del 2004 la Scotia tentò nuovamente di<br />
inoltrarsi nel mare di Weddell, giungendo innanzi ad una immensa barriera di ghiaccio alta<br />
decine di metri, che si stendeva senza soluzione di continuità. Bruce volle dedicare a Coat, il<br />
finanziatore dell’impresa, la terra che intuiva doversi trovare oltre la barriera di ghiaccio e<br />
infine, il 12 marzo, ordinò di far rotta verso casa.<br />
Con ciò il programma dei rilevamenti previsti dall’accordo internazionale sottoscritto a<br />
Berlino poteva dirsi concluso, ma non fu così: mosso dall’intento di andare alla <strong>ricerca</strong> della<br />
spedizione svedese di Nordenskjöld della quale non si avevano più notizie, il francese Jean<br />
Baptiste Charcot aveva infatti organizzato una spedizione di soccorso, che, avvalendosi<br />
della nave Franc<strong>ai</strong>s il 1 agosto 1903 aveva lasciato la Bretagna con destinazione l’Antartide.<br />
Sull’isola di Wandel Charcot decise di realizzare una stazione per le osservazioni, che si<br />
protrassero fino al dicembre 1904.<br />
Nel frattempo una spedizione <strong>scientifica</strong> argentina s’era sostituita agli scozzesi nei lavori<br />
presso la stazione allestita da questi nelle Orcadi Australi, dando continuità all’attività della<br />
stessa. Intanto una nuova spedizione, stavolta argentino–norvegese e guidata da Larsen,<br />
raggiungeva la Georgia Australe realizzandovi una stazione permanente abbinata ad una<br />
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stazione commerciale ad uso delle baleniere. Aveva così inizio il periodo delle stazioni fisse<br />
in Antartide, destinate a dare un fondamentale contributo alla conoscenza della Terra.<br />
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SECONDO ANNO POLARE INTERNAZIONALE: 1932-1933.<br />
IL PROMOTORE<br />
Fu sempre un ufficiale della Marina, ma questa volta tedesca, il promotore del secondo<br />
<strong>Anno</strong> <strong>Polare</strong> <strong>Internazionale</strong>. Studiando i moti atmosferici in alta quota (tra i 10 e i 15 km)<br />
Johannes Georgi, ufficiale dell’Istituto Idrografico della Marina, aveva individuato alcune<br />
particolari correnti violente, apparentemente indipendenti dalle condizioni atmosferiche al<br />
suolo. Correnti simili furono successivamente descritte anche da meteorologi giapponesi,<br />
ed un aviatore, Wiley Post, riportò di aver incontrato “impetuosi fiumi di aria” sorvolando<br />
in quota la Siberia.<br />
L’aeronautica era un settore che andava sviluppandosi molto velocemente in quegli anni.<br />
La comprensione dei fenomeni atmosferici e la capacità di fare previsioni meteorologiche<br />
attendibili erano di vitale importanza per il volo.<br />
In quegli anni si andavano anche sviluppando le comunicazioni via radio e gli scienziati si<br />
erano trovati di fronte a “misteriose” interferenze, a disturbi nella propagazione delle onde<br />
nell’alta atmosfera, a tempeste magnetiche.<br />
Il 23 Novembre 1927 Johannes Georgi, rifacendosi all’esperienza dell’<strong>Anno</strong> <strong>Polare</strong><br />
<strong>Internazionale</strong>, propose alla comunità <strong>scientifica</strong> dei meteorologi uno studio internazionale<br />
per risolvere questi e numerosi altri enigmi dell’atmosfera terrestre. In particolare gli studi<br />
vennero indirizzati alla ionosfera, una zona dell’atmosfera della quale si era da poco<br />
scoperto il ruolo nella ionizzazione dei gas presenti.<br />
LA STORIA<br />
Agli inizi del 1929 l’International Meteorological Organization istituì una commissione per<br />
la pianificazione del secondo <strong>Anno</strong> <strong>Polare</strong> <strong>Internazionale</strong> da tenersi nel 1932-33, a 50 anni<br />
dal precedente.<br />
Nei 50 anni intercorsi tra i due Anni Polari le scienze avevano avuto uno sviluppo<br />
rapidissimo. Le applicazioni pratiche delle scoperte scientifiche di quegli anni avrebbero<br />
avuto un’influenza determinante nella pianificazione e realizzazione del secondo <strong>Anno</strong><br />
<strong>Polare</strong>. Si pensi ad esempio all’importanza delle comunicazioni radio (il brevetto di<br />
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Fioretti, Salvi e Mazzoli 2008 Gli Anni Polari Internazionali<br />
Marconi risale al 1896); alla disponibilità di automobili (prima auto a motore costruita da<br />
Karl Friedrich Benz nel 1886) e di aeroplani (le imprese dei fratelli Wright iniziano nel<br />
1903).<br />
Nel frattempo, le spedizioni polari, a Nord e a Sud del rispettivo 60° parallelo, erano<br />
continuate anche dopo il 1883. Nel 1909 gli statunitensi Robert Peary e Matthew Henson<br />
avevano raggiunto il Polo Nord. Il 14 dicembre 1911 il norvegese Amundsen conquistò il<br />
Polo Sud, seguito nel genn<strong>ai</strong>o 1912 dal più sfortunato Robert Falcon Scott, che morì sulla<br />
via del ritorno.<br />
A causa degli effetti della grave depressione, nel 1929 ci fu lunga discussione<br />
sull’opportunità di portare a termine la realizzazione del secondo <strong>Anno</strong> <strong>Polare</strong>. Alla fine la<br />
commissione decise di proseguire, anche se questo <strong>Anno</strong> <strong>Polare</strong> risultò ridotto rispetto a<br />
quanto pianificato. Parteciparono 44 nazioni, furono installate 23 nuove basi per misure<br />
magnetiche, oltre alle 7 già in funzione; e in totale 94 stazioni operarono in territorio artico<br />
effettuando misure per un anno intero.<br />
Durante il secondo <strong>Anno</strong> <strong>Polare</strong> gli Stati Uniti d’America inaugurarono la prima base di<br />
<strong>ricerca</strong> del continente antartico, McMurdo nella zona della Ross Ice Shelf, vicino alla<br />
capanna costruita da Scott agli inizi del 1900 .<br />
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La capanna di Scott<br />
a Ross Island. Sullo<br />
sfondo la base USA<br />
di McMurdo.<br />
Le misurazioni, molte delle quali da effettuarsi simultaneamente, iniziarono il 1° agosto<br />
1932 nell’emisfero settentrionale, mentre in quello australe ebbero inizio il primo genn<strong>ai</strong>o
Fioretti, Salvi e Mazzoli 2008 Gli Anni Polari Internazionali<br />
1933, per concludersi il 31 settembre 1933. In tutto parteciparono 44 nazioni, tra cui<br />
l’Italia. Oltre agli studi nelle materie già individuate da Weyprecht, stavolta le ricerche<br />
poterono espandersi alla “terza dimensione”, l’altezza, grazie agli aereoplani e <strong>ai</strong> palloni<br />
sonda, capaci di raggiungere la troposfera estrema e studiare pure la jonosfera<br />
trasmettendo a terra, via radio, i dati raccolti. Un altro elemento che fece fare al secondo<br />
<strong>Anno</strong> <strong>Polare</strong> un notevole salto di qualità fu la radio. Questa permetteva a gran parte delle<br />
stazioni di tenersi in contatto con gli istituti della madrepatria, così da trasmettere i dati<br />
raccolti in tempo reale, ricevere istruzioni, concordare e pianificare nuove osservazioni in<br />
base a eventi geofisici inaspettati, e così via.<br />
LA PARTECIPAZIONE ITALIANA<br />
Il secondo <strong>Anno</strong> <strong>Polare</strong> <strong>Internazionale</strong> prevedeva stazioni di misura anche in zone non<br />
polari. L’Italia partecipò ufficialmente all’<strong>Anno</strong> <strong>Polare</strong> pur senza organizzare spedizioni<br />
scientifiche <strong>ai</strong> Poli. In quegli anni Umberto Nobile, al comando del dirigibile Italia (da lui<br />
stesso progettato), era riuscito a sorvolare il Polo Nord. L’esito sfortunato dell’impresa del<br />
1928 e la morte di numerosi uomini, tra qui alcuni tra quelli che erano accorsi in <strong>ai</strong>uto degli<br />
sventurati (incluso Amundsen) innescò vivaci polemiche.<br />
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Il Dirigibile Italia.<br />
Foto Archivio PolarNet.
Fioretti, Salvi e Mazzoli 2008 Gli Anni Polari Internazionali<br />
I RISULTATI<br />
I risultati conseguiti ebbero risvolti pratici importantissimi nel campo delle<br />
telecomunicazioni, della navigazione, dell’aeronautica e delle previsioni del tempo. un<br />
posto di primo piano lo ebbe anche questa volta il magnetismo terrestre, e il fatto che alla<br />
presidenza della Commissione <strong>Internazionale</strong> vi fosse il geofisico danese la Cour, forse il<br />
più eminente studioso del magnetismo terrestre dell’epoca, indica l’importanza attribuita a<br />
questo campo di <strong>ricerca</strong>. La maggiore disponibilità di mezzi rispetto a quelli utilizzabili <strong>ai</strong><br />
tempi del primo <strong>Anno</strong> <strong>Polare</strong> <strong>Internazionale</strong>, nonché l’accresciuta possibilità di raggiungere<br />
con relativa facilità le regioni polari, permisero la realizzazione di ben 55 stazioni, di cui 43<br />
nell’Artico (la più settentrionale fu allestita dalla Russia nella Terra di Francesco Giuseppe),<br />
5 in Antartide e 7 in altri luoghi di difficile accesso come, ad esempio, alcune aree africane.<br />
Nell’impresa furono coinvolti pure numerosi istituti europei ed extraeuropei, per cui alla<br />
fine gli osservatori coinvolti nel programma furono circa 200.<br />
Conclusosi l’<strong>Anno</strong> <strong>Polare</strong> <strong>Internazionale</strong>, gli istituti di <strong>ricerca</strong> coinvolti iniziarono il lungo<br />
lavoro di catalogazione, studio e confronto dei dati raccolti, lavoro che si presentava<br />
veramente improbo per la loro enorme quantità. Così, quando nel 1939 scoppiò la Seconda<br />
Guerra Mondiale, la comunità <strong>scientifica</strong> era appena a metà dell’opera di studio, con il<br />
rischio di far finire pure questo secondo appuntamento internazionale in un nulla di fatto.<br />
Per evitare questo, alla conclusione delle ostilità l’Organizzazione Meteorologica<br />
<strong>Internazionale</strong> invitò il Comitato Speciale per l’<strong>Anno</strong> <strong>Polare</strong> <strong>Internazionale</strong> a farsi<br />
promotore presso le nazioni e gli istituti di <strong>ricerca</strong> coinvolti della ripresa del lavoro<br />
interrotto dalla guerra.<br />
A tal fine, l’8 ottobre 1947 fu convocata a Washington una Commissione temporanea<br />
formata da sei membri, per l’archiviazione dell’<strong>Anno</strong> <strong>Polare</strong> 1932–1933, la quale fissò al 31<br />
dicembre 1950 il termine entro il quale la compilazione, l’analisi e la discussione dei dati<br />
raccolti avrebbe dovuto essere conclusa.<br />
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Fioretti, Salvi e Mazzoli 2008 Gli Anni Polari Internazionali<br />
TERZO ANNO POLARE INTERNAZIONALE: 1957-1958<br />
IL PROMOTORE<br />
L’idea di promuovere un terzo <strong>Anno</strong> <strong>Polare</strong> <strong>Internazionale</strong><br />
risale al 1950. Non nasce in Europa, ma in America. Studiando i dati raccolti nel corso del<br />
secondo <strong>Anno</strong> <strong>Polare</strong> <strong>Internazionale</strong>, gli scienziati constatarono quanto più rilevanti gli<br />
stessi avrebbero potuto essere se fossero stati impiegati gli strumenti di <strong>ricerca</strong> sviluppati<br />
nel corso del secondo conflitto mondiale (impianti radar, razzi e aerei a reazione capaci di<br />
raggiungere le alte quote, sonar, sofisticate apparecchiature elettroniche, misuratori della<br />
radioattività).<br />
Negli ambienti scientifici s’era orm<strong>ai</strong> consolidata l’idea di organizzare gli anni<br />
internazionali di <strong>ricerca</strong> sul modello proposto da Weyprecht ogni cinquant’anni. Il terzo<br />
evento si sarebbe dovuto realizzare nel 1982-1983 ma, alla luce delle considerazioni<br />
suddette a molti sembrava assurdo che si dovesse attendere tanto per applicare le nuove<br />
tecnologie in un piano di <strong>ricerca</strong> internazionale.<br />
L’idea di un’anticipazione dei tempi prese forma nell’aprile del 1950 quando a Washington,<br />
i fisici Sidney Chapman, Marcel Nicollet e James A. Van Allen discussero della qualità dei<br />
dati raccolti nel corso del secondo <strong>Anno</strong> <strong>Polare</strong> <strong>Internazionale</strong>, il cui studio proprio allora si<br />
stava concludendo. Dopo aver passato in rassegna i vantaggi ed i limiti degli Anni Polari<br />
Internazionali del 1882–1883 e del 1932–1933, i tre studiosi convennero sull’opportunità<br />
di accorciare i tempi per la prossima edizione dell’evento, fissandoli eccezionalmente a 25<br />
anni da quello precedente. A loro favore giocava un motivo contingente: proprio in<br />
occasione del 25° anniversario del secondo <strong>Anno</strong> <strong>Polare</strong> <strong>Internazionale</strong>, e quindi nel 1957–<br />
1958, gli astronomi avevano previsto un periodo di attività particolarmente intensa del<br />
Sole, che avrebbe offerto le migliori condizioni per lo studio dei fenomeni fisici relativi.<br />
Presa la decisione, i tre scienziati non persero tempo e in breve riuscirono a convincere<br />
l’ICSU (Consiglio <strong>Internazionale</strong> delle Unioni Scientifiche), a farsi promotore dell’impresa.<br />
Questo, convocati i rappresentanti delle otto principali istituzioni scientifiche mondiali 3 ,<br />
3 l’Unione Astronomica <strong>Internazionale</strong>, L’Unione Geodetico-Geofisica <strong>Internazionale</strong>, l’Unione <strong>Internazionale</strong><br />
per la Fisica Pura ed Applicata, l’Organizzazione Meteorologica Mondiale, l’Unione Geografica <strong>Internazionale</strong>,<br />
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Fioretti, Salvi e Mazzoli 2008 Gli Anni Polari Internazionali<br />
costituì con gli stessi un Comitato Speciale presieduto dallo scienziato inglese Sydney<br />
Chapman, che alla fine sarà il vero realizzatore dell’evento.<br />
A livello mondiale fu deciso che le ricerche si sarebbero svolte dal 1 luglio 1957 al 31<br />
dicembre 1958, e quindi per un periodo di un anno e mezzo. Le stazioni geofisiche attive<br />
avrebbero formato una rete per monitorare l’intera superficie terrestre, in particolare la<br />
zona compresa tra i meridiani 75°W, 10°E e 140°W, la fascia equatoriale e le due calotte<br />
polari, con un occhio di riguardo all’Antartide, dove sarebbero state attivate ben 57<br />
stazioni.<br />
LA STORIA<br />
Dal punto di vista organizzativo il terzo <strong>Anno</strong> <strong>Polare</strong> fu il più complesso, non solo per la<br />
vastità degli obiettivi scientifici che coinvolgevano il globo intero ma anche per la<br />
situazione <strong>poli</strong>tica internazionale. Siamo alla fine di una guerra mondiale devastante<br />
(come lo sono tutte le guerre!), nel bel mezzo della crisi tra Cina e T<strong>ai</strong>wan e in pieno clima<br />
di guerra fredda con USA e URSS contrapposte nella gara alla conquista dello Spazio. Da un<br />
lato, in America, ci si chiedeva se fosse opportuno “invitare” gli scienziati del blocco<br />
sovietico a partecipare; dall’altro, una volta invitati, gli scienziati sovietici faticavano ad<br />
accettare la “trasparenza” e l’impegno di condividere i dati che erano alla base<br />
dell’adesione al progetto internazionale (Korsmo, 2007).<br />
Il progetto di inviare satelliti nello spazio per osservare la Terra fu tra quelli in cui questo<br />
atteggiamento emerse in modo lampante. Nell’ottobre 1957, proprio mentre era in corso<br />
una riunione di coordinamento internazionale, a cui partecipava anche l’URSS, su come e<br />
quando inviare i primi satelliti, l’URSS mise in orbita lo Sputnik senza che nessuno dei<br />
partecipanti alla riunione ne fosse avvertito (Korsmo, 2007).<br />
Nell’<strong>Anno</strong> Geofisico <strong>Internazionale</strong> furono coinvolte 67 Nazioni e quasi 80.000 persone e<br />
furono installate 8.000 stazioni di osservazione.<br />
l’Unione <strong>Internazionale</strong> per la Radio Scientifica, l’Unione <strong>Internazionale</strong> per le Scienze Biologiche e il<br />
Comitato Consultivo <strong>Internazionale</strong> delle Comunicazioni Radio.<br />
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Fioretti, Salvi e Mazzoli 2008 Gli Anni Polari Internazionali<br />
LA PARTECIPAZIONE ITALIANA<br />
L’Italia partecipò all’<strong>Anno</strong> Geofisico <strong>Internazionale</strong> con attività di misura in Italia, ma non<br />
contribuì al terzo <strong>Anno</strong> <strong>Polare</strong>. Il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) provvide a<br />
nominare nel 1954 una Commissione presieduta inizialmente dal geofisico Giovanni Silva e<br />
dal 1957 dal geodeta Paolo Doré dell’Università di Bologna 4 . Era composta da una<br />
quindicina di membri, in modo da annoverare un esperto per ogni campo oggetto<br />
d’indagine dell’IGY. Alla fine la Commissione riuscì a coinvolgere nel progetto 90 fra<br />
stazioni meteorologiche, osservatori astronomici ed altri centri di <strong>ricerca</strong> nazionali,<br />
interessanti 12 delle 15 sezioni nelle quali erano stati suddivisi i lavori del IGY.<br />
Fino agli anni ’60 l’interesse dell’Italia per le ricerche polari fu scarso. Ci furono<br />
partecipazioni individuali di scienziati a spedizioni di altri, o spedizioni “private”, ma m<strong>ai</strong><br />
niente di ufficiale a livello di nazione.<br />
Franco Faggioni, tenente colonnello della Marina italiana, fu ospite dei neozelandesi alla<br />
base Scott nell’ambito di un programma di ricerche di sismologia e fisica dell’atmosfera e fu<br />
il primo italiano a trascorrere la notte polare in Antartide.<br />
Nel 1960-61 un gruppo composto da un geochimico del CNR e da tre tecnici del CNEN<br />
(Comitato Nazionale per l’Energia Nucleare) prelevò carote di ghiaccio nella piattaforma<br />
fluttuante al largo della Terra della Regina Maud, ospite della spedizione antartica belga.<br />
Nel 1962 il celebre geologo Ardito Desio mise piede in Antartide. Nei suoi ricordi lamenterà<br />
che si trattò di una sorta di “viaggio organizzato” dagli Statunitensi più che una spedizione<br />
degna del suo nome. Nel libro “ Sulle vie della sete dei ghiacci e dell’oro”, Desio ricorda le sue<br />
impressioni dell’arrivo in Antartide come: “da un lato la gioia di avere finalmente realizzato<br />
un’aspirazione che aveva tenuti imbrigliati i miei pensieri per tanto tempo, dall’altro la<br />
delusione per essere arrivato al Polo come passeggero di una specie di linea aerea, anziché<br />
lungo una rotta da me progettata e percorsa con mezzi terrestri”.<br />
I RISULTATI<br />
Visto il numero degli Stati coinvolti, i mezzi impiegati, il numero di <strong>ricerca</strong>tori e la quantità<br />
di osservatori attivati, l’<strong>Anno</strong> Geofisico – e terzo <strong>Anno</strong> <strong>Polare</strong> – si rivelò la più proficua<br />
impresa <strong>scientifica</strong> della storia dell’Umanità.<br />
4 http://www.esa.int/esapub/hsr/HSR_30.pdf<br />
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Fioretti, Salvi e Mazzoli 2008 Gli Anni Polari Internazionali<br />
Tra i risultati scientifici più rilevanti sono da ricordare:<br />
- il lancio dei primi satelliti artificiali (fra cui lo Sputnik,<br />
messo in orbita d<strong>ai</strong> Sovietici, immagine a sinistra), che<br />
avrebbero inaugurato l’era dell’osservazione della Terra<br />
dallo Spazio, permettendo fra l’altro una maggiore<br />
conoscenza delle calotte polari;<br />
Pagina 21 di 29<br />
- la scoperta, da parte dei satelliti Explorer,<br />
di due fasce di intensissime radiazioni<br />
circondanti la Terra all’incirca all’altezza<br />
dell’equatore, a distanze variabili d<strong>ai</strong> 2.000<br />
<strong>ai</strong> 12.000 Km dalla superficie terrestre,<br />
causate da particelle cariche bloccate nello<br />
spazio dal campo magnetico terrestre, alle<br />
quali venne dato il nome di “fasce di Van<br />
Allen”.<br />
- l’analisi della densità dei raggi cosmici, variabile in rapporto alla latitudine;<br />
- la misura del campo magnetico del Sole, risultato superiore di almeno 8.000 volte a quello<br />
terrestre;
Fioretti, Salvi e Mazzoli 2008 Gli Anni Polari Internazionali<br />
– la constatazione che le aurore polari si verificano contemporaneamente a Nord e a Sud, e<br />
sono quindi originate da un unico fenomeno; la corrispondenza delle tempeste magnetiche<br />
nei due emisferi opposti, caratterizzate da analoghi disturbi radioelettrici;<br />
– la scoperta di una corrente che scorre a 3.000 metri di profondità sotto la Corrente del<br />
Golfo, in senso contrario a quest’ultima e più in generale l’esistenza di correnti sottomarine<br />
differenti da quelle superficiali, che rendono più attivo lo scambio di calore fra i mari polari<br />
e quelli tropicali;<br />
- l’identificazione delle dorsali medio-oceaniche che porterà dieci anni dopo alla<br />
formulazione della teoria delle tettonica a placche.<br />
- l’inizio delle misurazioni di CO2 in atmosfera, al Polo Sud e alle Haw<strong>ai</strong>i;<br />
- l’analisi del contenuto di ozono dell’aria, variabile a seconda della temperatura e della<br />
latitudine.<br />
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Fioretti, Salvi e Mazzoli 2008 Gli Anni Polari Internazionali<br />
TRA IL TERZO E IL QUARTO ANNO POLARE: 1959-2007<br />
IL TRATTATO ANTARTICO<br />
Il risultato più significativo del terzo <strong>Anno</strong> <strong>Polare</strong> <strong>Internazionale</strong> fu il Trattato Antartico<br />
(firmato a Washington il 1° Dicembre 1959 ed attivo dal 1961): una pietra miliare non solo<br />
per la scienza ma per l’umanità.<br />
Il Trattato Antartico, valido per le aree a sud del 60° parallelo, sancisce la libertà della<br />
<strong>ricerca</strong> <strong>scientifica</strong> a scopo pacifico; interdice attività di carattere militare; vieta le attività di<br />
sfruttamento minerario (almeno fino al 2041, quando il trattato sarà ridiscusso ed<br />
aggiornato); vieta uso e deposito di materiale radioattivo. Persegue inoltre la libertà di<br />
<strong>ricerca</strong> e la cooperazione internazionale attraverso lo scambio di informazioni e di<br />
personale scientifico tra le diverse stazioni, e dispone infine il congelamento delle pretese<br />
di sovranità territoriale delle parti contraenti sull’Antartide, funzionale ad un utilizzo<br />
pacifico del continente.<br />
Il Trattato si arricchisce di un protocollo per la difesa delle foche (Londra, 1972), un<br />
protocollo di difesa delle risorse marine (Canberra, 1980) e di un protocollo per la<br />
protezione dell’ambiente (Madrid, 1991).<br />
Sono Membri Consultivi del Trattato i Paesi che dimostrano interesse per l’Antartide<br />
svolgendovi concrete attività di <strong>ricerca</strong>.<br />
L’ITALIA E IL TRATTATO ANTARTICO<br />
Con l’obiettivo di diventarne Membro Consultivo, il 18 Marzo 1981 l’Italia aderiva al<br />
Trattato Antartico e nel 1985 veniva istituito il Programma Nazionale di Ricerche in<br />
Antartide (PNRA) che prevedeva attività di <strong>ricerca</strong> nel periodo 1985-1991. Già durante la<br />
spedizione del 1986-87 venne costruita a B<strong>ai</strong>a Terra Nova, sulla costa del Mare di Ross, la<br />
prima stazione <strong>scientifica</strong> permanente italiana.<br />
Nel 1987, grazie alle attività di <strong>ricerca</strong> realizzate in territorio antartico e all’interesse a<br />
proseguirle, testimoniato dalla costruzione di una base permanente, l’Italia divenne<br />
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Fioretti, Salvi e Mazzoli 2008 Gli Anni Polari Internazionali<br />
Membro Consultivo. Dopo il 1991, le attività intraprese vengono estese con programmi a<br />
scadenza quinquennali.<br />
Con la spedizione del 1993-94, iniziarono in collaborazione con la Francia le attività di<br />
ricognizione sul plateau antartico per identificare il punto più idoneo per una nuova<br />
stazione <strong>scientifica</strong> franco-italiana. Stazione Concordia, completata nel 2004, è la quarta<br />
stazione permanente ed annuale all’interno del plateau antartico. Ha costituito la base<br />
logistica per un sito di perforazione profonda di ghiacci del progetto EPICA. La<br />
perforazione si è arrestata ad una profondità di 3270 m e ha campionato ghiacci con età di<br />
oltre 800.000 anni.<br />
Nel 2004 la Stazione di B<strong>ai</strong>a Terra Nova viene dedicata alla memoria dell’Ing. Mario<br />
Zucchelli, instancabile, entusiasta ed inarrestabile manager del programma Nazionale di<br />
Ricerche in Antartide; vero “propulsore”, più che promotore, di numerose e prestigiose<br />
collaborazioni internazionali.<br />
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I festeggiamenti per<br />
la conclusione della<br />
perforazione a<br />
Stazione Concordia.
Fioretti, Salvi e Mazzoli 2008 Gli Anni Polari Internazionali<br />
QUARTO ANNO POLARE: 2007-2009<br />
PROMOTORE<br />
Il quarto <strong>Anno</strong> <strong>Polare</strong> <strong>Internazionale</strong> è un evento atteso dagli scienziati fin dalla fine<br />
dell’<strong>Anno</strong> Geofisico <strong>Internazionale</strong>, di cui, ricordiamo, fece parte il terzo <strong>Anno</strong> <strong>Polare</strong><br />
<strong>Internazionale</strong>. L’<strong>Anno</strong> Geofisico <strong>Internazionale</strong> rappresentò un’esperienza indimenticabile<br />
nella storia della scienza. Non fu solo un importante evento scientifico, ma fu un<br />
catalizzatore di collaborazioni internazionali che non si esaurirono con la fine dell’<strong>Anno</strong><br />
<strong>Polare</strong>, ma si intensificarono e aumentarono con il tempo. La firma del Trattato Antartico,<br />
che bandiva dal suolo antartico qualunque attività militare e di sfruttamento delle risorse<br />
minerari, diede agli scienziati la consapevolezza che anche la scienza può giocare un ruolo<br />
<strong>poli</strong>tico importante, a favore della pace e del benessere dell’umanità.<br />
Leggendo alcuni dei documenti prodotti dall’<strong>Anno</strong> Geofisico <strong>Internazionale</strong> e parlando con<br />
persone che parteciparono direttamente all’evento scientifico del 1957-58 è chiara<br />
l’impressione che il quarto <strong>Anno</strong> <strong>Polare</strong> <strong>Internazionale</strong> fosse previsto ed atteso già dalla<br />
fine del Terzo. Non furono necessarie, questa volta, la visione illuminata e l’idea di un<br />
singolo individuo per dare il via a questo evento.<br />
Ufficialmente l’idea del quarto <strong>Anno</strong> <strong>Polare</strong> <strong>Internazionale</strong> venne lanciata nell’ottobre 2004<br />
congiuntamente dal World Meteorological Organization (WMO) e dall’International Council<br />
for Science (ICSU).<br />
CARATTERISTICHE DEL QUARTO ANNO POLARE INTERNAZIONALE (IPY) 2007-2009<br />
Il quarto IPY 2007-2009 costituisce uno dei più ambiziosi programmi di collaborazione<br />
<strong>scientifica</strong> internazionale m<strong>ai</strong> fino ad oggi pianificati.<br />
L’IPY si prefigge di osservare e studiare le regioni artiche e antartiche e di analizzare i<br />
legami che queste regioni hanno con il resto del pianeta.<br />
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Lo svolgimento dell’IPY 2007-2009 avviene in<br />
contemporanea all’<strong>Anno</strong> <strong>Internazionale</strong> del<br />
Pianeta, all’<strong>Anno</strong> Geofisico Elettronico<br />
<strong>Internazionale</strong> e all’<strong>Anno</strong> Eliofisico<br />
<strong>Internazionale</strong>. In pratica, dall’origine del<br />
“progetto Weyprecht” le scienze fisiche<br />
riguardanti la Terra, il Sole e il Cosmo hanno<br />
assunto una tale complessità, da non poterle<br />
più analizzare tramite un singolo evento.<br />
Meglio, quindi, una serie di iniziative ognuna<br />
con la sua specializzazione, in stretto<br />
collegamento tra di loro. Volendo seguire nel<br />
tempo lo sviluppo degli Anni Polari si osserva<br />
che la scala di studio è andata via via<br />
aumentando.<br />
Sviluppo delle ricerche Polari nel tempo, tratto<br />
da<br />
http://jekyll.sissa.it/image.php?id=1956<br />
• Nel primo <strong>Anno</strong> <strong>Polare</strong> dovettero essere escluse notevoli regioni del Globo, allora<br />
non accessibili come il Continente Antartico.<br />
• Nel secondo <strong>Anno</strong> <strong>Polare</strong> il progetto si espanse all’Antartide e alla troposfera.<br />
• Il terzo <strong>Anno</strong> <strong>Polare</strong>, battezzato “<strong>Anno</strong> Geofisico <strong>Internazionale</strong>”, permise uno<br />
studio compiuto dell’intera fisica terrestre, compresi gli strati più elevati<br />
dell’atmosfera e i fenomeni fisici immediatamente esterni a questa.<br />
• Il quarto <strong>Anno</strong> <strong>Polare</strong> include ricerche che si prefiggono di studiare l’influenza della<br />
eliosfera sul sistema Terra.<br />
• Il quinto <strong>Anno</strong> <strong>Polare</strong>, tra 50 anni, di che cosa si occuperà?<br />
La nostra Galassia!
Fioretti, Salvi e Mazzoli 2008 Gli Anni Polari Internazionali<br />
I PRINCIPALI TEMI SCIENTIFICI<br />
I temi principali scientifici dell’IPY sono sei:<br />
1 – Studio dello stato attuale dei Poli, da ogni punto di vista (per esempio clima,<br />
ambiente, atmosfera, ghiacci, oceani, geologia, biologia, popolazioni).<br />
2 – Analisi dei cambiamenti in atto per quantificare e capire i cambiamenti naturali e<br />
sociali presenti e passati per migliorare le previsioni per il futuro.<br />
3 – Esame delle interconnessioni a scala globale al fine di migliorare la comprensione a<br />
tutte le scale dei legami e delle interazioni tra regioni polari e resto del globo e dei processi<br />
le regolano.<br />
4 – Nuove Frontiere: usare le regioni polari per indagare sulle nuove frontiere della<br />
scienza.<br />
5 –Poli come luogo privilegiato di osservazione per migliorare e sviluppare osservatori<br />
mirati a studiare l’interno della Terra, il sole, il cosmo e oltre.<br />
6 – Dimensione Umana: studiare i processi culturali, storici e sociali che hanno modellato<br />
la sostenibilità delle società circumpolari e identificare e valorizzare l’unicità del loro<br />
contributo alla diversità cultura globale.<br />
DATI<br />
63 Nazioni coinvolte<br />
50.000 partecipanti<br />
228 Grandi progetti (risultato dell’accorpamento di circa 900 progetti più piccoli)<br />
Di questi: 170 Progetti Scientifici<br />
57 Progetti “Education & Outreach”<br />
1 progetto Revisione del Trattato Antartico<br />
Le linee guida dell’<strong>Anno</strong> <strong>Polare</strong> richiedono che gli scienziati che partecipano accettino di:<br />
1. Lavorare a scala internazionale<br />
2. Interagire con il maggior numero di partners scientifici<br />
3. Costruire nuovi legami con altri scienziati e altre nazioni<br />
4. Condividere i dati acquisiti<br />
5. Partecipare attivamente a progetti di educazione e divulgazione<br />
6. Allargare la comunità “polare”<br />
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.<br />
Ognuno dei 228 progetti finali è rappresentato da un esagono che richiamano i 6 punti precedenti.<br />
Nella fascia in alto sono riportati i progetti dedicati allo studio delle zone artiche; in basso quelli dedicati allo<br />
studio dell’Antartide e in mezzo quelli dedicati ad entrambi i Poli.<br />
http://www.ipy.org/index.php?/ipy/det<strong>ai</strong>l/ipy_country_charts/<br />
Nelle colonne da sinistra a destra sono riportati i progetti suddivisi per soggetto di studio<br />
Pianeta Terra<br />
Ambiente terrestre<br />
Po<strong>poli</strong><br />
Oceani<br />
Ghiacci<br />
Atmosfera<br />
Spazio<br />
Comunicazione e Divulgazione<br />
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Fioretti, Salvi e Mazzoli 2008 Gli Anni Polari Internazionali<br />
Bibliografia<br />
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