IL CAMALEONTE - Liceo Ginnasio Statale «Raimondo Franchetti
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4<br />
Un tema scottante<br />
Punti di vista<br />
Ci può essere quindi amicizia tra professori e studenti sul social-network più popolare e usato del mondo? Due dei nostri redattori hanno<br />
provato a esprimere le loro opinioni:<br />
perché no<br />
Io non sono molto favorevole all'amicizia tra insegnanti e<br />
professori su Facebook, in quanto essa secondo me non ha<br />
utilità pratica. Sono convinto innanzitutto che siano veramente<br />
pochi gli studenti disposti a chiedere al pomeriggio ai<br />
rispettivi insegnanti delucidazioni su quanto fatto la mattina<br />
in classe: infatti credo che Facebook abbia perso l'iniziale<br />
funzione riassunta nel termine "social-network" (cioè qualcosa<br />
che rende unite le persone a dispetto di qualsiasi barriera<br />
spaziale) a vantaggio di una che potremmo chiamare "asocialnetwork",<br />
perché esso crea una sorta di benessere virtuale,<br />
un appagamento che dà solo l'illusione di trovarsi in una<br />
sorta di piazza telematica, ma che in realtà non va oltre, e<br />
lascia una persona che si sente in compagnia sola di fronte a<br />
uno schermo.<br />
Per spiegarmi meglio, questo meccanismo ricorda il dipinto<br />
di Magritte, chiamato "Ceci n'est pas une pipe" in cui è raffigurata<br />
una pipa con sotto la provocante frase "Questa non è<br />
una pipa". La prima reazione è :"Ma come, certo che è una<br />
pipa!" e la seconda è: “No, questo è un quadro”. Ecco, a me<br />
Facebook dà questa impressione. Il concetto è semplicissimo:<br />
ti siedi davanti allo schermo, spegni il cervello e lasci che il<br />
mouse vaghi per ore. E la mente, il pensiero? Perduti.<br />
Alla luce di ciò, lo studente medio percepirà negativamente il<br />
sospetto di poter venire controllato da in adulto concepito<br />
come l'autorità e quindi come una forma di coercizione alla<br />
sua libertà; oppure, peggio ancora, inizierà a sottovalutare<br />
l'insegnante, perdendo la corretta valutazione del suo ruolo<br />
in quanto lo sentirà più vicino a sé dal momento in cui gli ha<br />
appena concesso oppure chiesto "l'amicizia" e questo non sarà<br />
di certo un bene. Allo stesso modo non credo che esistano<br />
molti insegnanti che sarebbero contenti di condividere informazioni<br />
con i propri studenti, sempre per quanto detto precedentemente.<br />
Inoltre, poiché molte associazioni e movimenti giovanili vietano<br />
espressamente il contatto su Facebook tra educati ed<br />
educatori, non vedo il motivo per cui la scuola pubblica<br />
dovrebbe fare eccezione.<br />
Lorenzo Manzoni<br />
perché sì<br />
Non trovo che le amicizie in rete con i professori possano<br />
causare problemi così gravi, anzi, le trovo molto utili. Avendo<br />
il professore/ssa come amico, disponibile fuori dalla<br />
scuola, si possono chiedere gli argomenti che non si sono<br />
capiti durante la lezione in classe; fare troppe domande potrebbe<br />
occupare troppo tempo, togliendo al professore la<br />
possibilità di andare avanti con il programma. Penso che<br />
servano anche per i professori, nel caso un insegnante stia<br />
assente per problemi di salute e volesse assegnare dei compiti<br />
così da recuperare, almeno in parte, le ore perse.<br />
Riguardo alla mancanza di privacy, ritengo che sia inutile<br />
pensare ad un problema del genere visto che i professori<br />
non indagherebbero mai su un certo alunno per semplice<br />
curiosità e gli studenti non sarebbero così ingenui da scrivere<br />
sulla propria bacheca di bigiare la scuola per saltare un<br />
dato compito o interrogazione, etc.<br />
Secondo me i professori dovrebbero conoscere meglio gli<br />
alunni, comprenderli e ciò dovrebbe valere anche per gli<br />
studenti. In alcuni paesi i professori si fermano a scuola a<br />
bere il tè con i propri alunni, non per qualche secondo fine,<br />
ma semplicemente per parlare. Oramai la parola ha perso il<br />
suo vero valore, e non lo trovo giusto; la parola è l’unico<br />
mezzo che abbiamo per conoscerci, e non serve guardare per<br />
forza in faccia una persona per poterla comprendere: da ciò<br />
che una persona scrive, si possono capire i suoi pensieri e<br />
anche gli stati d’animo.<br />
Alessia Hu Jiaxi<br />
Giustizia per Gabriele<br />
(e per molti altri)<br />
Le furiose guerriglie urbane dei Black Block e più recentemente le<br />
proteste del Movimento No-Tav in Val di Susa lasciano regolarmente<br />
sul campo un buon numero di feriti e spesso qualcuno di loro non<br />
si alza più. Ma i colpevoli effettivi vengono sempre puniti?<br />
L'11 novembre 2007, in un autogrill nei pressi di Arezzo l’<br />
agente della Polstrada Luigi Spaccarotella uccise il tifoso laziale<br />
Gabriele Sandri. Il 15 febbraio 2012 il processo si è definitivamente<br />
concluso e Spaccarotella è stato condannato per<br />
omicidio volontario a 9 anni e 4 mesi di reclusione.<br />
E' possibile che ancora una volta i tempi della giustizia italiana<br />
debbano essere così lunghi e ci vogliano ben 5 anni prima<br />
di arrivare ad una sentenza?<br />
L'omicidio di Gabriele Sandri può apparire come un caso<br />
isolato, ma in realtà non lo è: talvolta la "violenza di Stato”,<br />
commessa non da ultras o manifestanti, ma dalle forze<br />
dell'ordine, la cui divisa sembra pesare più della verità, viene<br />
giustificata dalle autorità.<br />
Nessuno dovrebbe scordare il caso di Stefano Cucchi, un<br />
giovane che venne massacrato di botte dalla polizia peniten-