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Animali 6 - Liceo Classico Psicopedagogico Cesare Valgimigli

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1. I Lofoforati presentano affinità sia con i protostomi che con i<br />

deuterostomi.<br />

I Lofoforati sono un raggruppamento di animali che presentano alcuni caratteri comuni ai protostomi ed altri comuni ai<br />

deuterostomi. Essi sono caratterizzati dalla presenza del lofoforo che permette la nutrizione. Quest’ultimo è un organo filtratore,<br />

dotato di una piega anteriore a forma di ferro di cavallo che sorregge tentacoli ciliati e cavi. Il celoma si forma con modalità<br />

intermedie tra quelle dei protostomi e quelle dei deuterostomi.<br />

I Lofoforati presentano il corpo<br />

suddiviso in tre parti.<br />

Due di questi phyla, i più importanti, dal punto di<br />

vista del numero di specie, sono i Briozoi e i<br />

Brachiopodi.<br />

I Lofoforati rappresentano un gruppo di animali<br />

che presentano caratteri comuni. Il loro piano<br />

organizzativo è caratterizzato da tre parti che si<br />

succedono in senso antero-posteriore: il prosoma, il<br />

mesosoma e il metasoma; queste porzioni corporee<br />

in molte specie dispongono di una specifica cavità<br />

celomatica: il protocele, il mesocele e il metacele.<br />

I lofoforati di regola producono un rivestimento<br />

I Briozoi sono simili ai coralli.<br />

Gli organismi appartenenti a questo phylum, tutti<br />

acquatici e per la maggior parte marini, presentano<br />

abitudini coloniali e, al pari di altri animali del gruppo dei<br />

deuterostomi, «abitano» entro involucri secreti dal loro<br />

tegumento (▶figura 1).<br />

corporeo esterno, e costantemente presentano un<br />

intestino con percorso a U, che termina con un<br />

ano prossimo all'apertura orale, ma comunque<br />

esterno alle strutture accessorie di corredo alla<br />

bocca.<br />

Tali strutture specializzate rappresentano il tratto<br />

caratteristico di questi organismi, dal quale deriva il<br />

loro stesso nome; i lofoforati dispongono infatti<br />

di un lofoforo, una corona singola o duplice di<br />

tentacoli ciliati, in grado di muoversi grazie a una<br />

specifica muscolatura disposta intorno al mesocele.<br />

La funzione del lofoforo è quella di catturare gli<br />

organismi planctonici di cui si nutrono i lofoforati;<br />

questi sono infatti animali sessili (cioè fissati a un<br />

substrato e quindi immobili) in fase adulta. Secondo<br />

alcuni autori, i tessuti che rivestono i tentacoli cavi del<br />

lofoforo consentirebbero gli scambi gassosi tra<br />

l'organismo e l'ambiente. Anche nei primitivi<br />

vertebrati acquatici, come vedremo, la struttura<br />

ancestrale devoluta alla raccolta del cibo svolge<br />

un'accessoria funzione respiratoria. Ai lofoforati, che<br />

attualmente comprendono 4500 specie, si ascrivono<br />

tre phyla, tutti praticamente comprendenti organismi<br />

marini, con poche eccezioni rappresentate da forme<br />

adattate all'acqua dolce.<br />

Figura 1. Le caratteristiche dei Briozoi.<br />

In alto: espanso o retratto che sia, il lofoforo rappresenta la<br />

struttura predominante nell’anatomia dei Briozoi. I Briozoi,<br />

spesso agitano il loro lofoforo per aumentare la sua efficienza.<br />

In basso: particolare del lofoforo.


Il singolo componente della colonia viene definito polipide<br />

o zooide, mentre la colonia stessa è detta zooario.<br />

Dotati di notevoli specializzazioni legate alla loro condizione<br />

coloniale, i briozoi rappresentano, tra i lofoforati, l'unico<br />

esempio di organismi in grado di protrarre, di ruotare e<br />

esterno, dove avviene la fecondazione. Le larve dei<br />

brachiopodi rappresentano una componente dello<br />

zooplancton, ma la fase larvale è breve, poiché dopo pochi<br />

giorni l'organismo si fa sedentario e compie la<br />

metamorfosi, trasformandosi in adulto.<br />

di retrarre la struttura tentacolata periorale; in questo<br />

modo risulta potenziata la funzione di raccolta del cibo, che<br />

altrimenti richiederebbe l'afflusso di notevoli quantità di<br />

acqua verso il lofoforo.<br />

Lo zooario si forma per opera di un esemplare fondatore,<br />

che si riproduce in modo asessuale; la struttura sociale che<br />

ne deriva può contenere un numero variabile di organismi a<br />

seconda della specie, arrivando sino a un massimo di 2<br />

milioni di individui.<br />

In alcuni casi la vita coloniale comporta la presenza di<br />

organismi specializzati, ognuno con una funzione diversa:<br />

la nutrizione, la riproduzione sessuale (che si affianca a<br />

quella asessuale) o il sostegno. Gli spermatozoi vengono<br />

rilasciati nell'ambiente esterno, e da questo sono<br />

successivamente raccolti per portare a termine la<br />

fecondazione che è interna; gli individui si liberano solo in<br />

fase larvale, allorché si muovono attivamente alla ricerca di<br />

un substrato adatto al loro ancoraggio, sul quale si<br />

trasformeranno in adulti.<br />

I Brachiopodi sono simili ai bivalvi.<br />

Figura 2. Le caratteristiche dei Brachiopodi.<br />

(A) Lingula anatina è una specie bentonica che vive infossata<br />

nella sabbia grazie all’azione di un peduncolo muscolare e che<br />

si alimenta con un lofoforo. (B) Le due valve della conchiglia dei<br />

Brachiopodi sono una dorsale e una ventrale e non una destra e<br />

una sinistra come nei molluschi bivalvi.<br />

II phylum comprende organismi marini solitari che<br />

superficialmente ricordano i molluschi dei bivalvi,<br />

presentando una porzione mantellare e una conchiglia a<br />

due valve (▶figura 2); queste si muovono però secondo<br />

piani dorso-ventrali e non latero-laterali. Il loro lofoforo si<br />

presenta organizzato in due rami e risulta protetto dalla<br />

conchiglia. L'acqua carica dei microscopici organismi da<br />

filtrare viene richiamata all'interno della camera delimitata<br />

dalle due valve socchiuse. Si tratta di animali fissi,<br />

ancorati a un substrato o immersi in sedimenti di<br />

consistenza molle; talvolta si fissano tramite un peduncolo<br />

flessibile che consente loro di elevarsi rispetto al substrato<br />

stesso. Gli scambi gassosi avvengono attraverso porzioni<br />

non specializzate della superficie corporea o in<br />

corrispondenza dei tentacoli del lofoforo. La maggior<br />

Numerosissimi nel Paleozoico (o Primario) e nel Mesozoico<br />

(o Secondario), come testimoniano 12000 specie fossili, i<br />

brachiopodi sono attualmente rappresentati da un numero<br />

non elevato di specie (circa 350) che, comunque, sono<br />

abituali in numerosi ambienti marini. Si ritiene, a livello di<br />

ipotesi, che il loro declino a partire dal Mesozoico sia<br />

dovuto alla competizione con i molluschi, rispetto ai quali<br />

condividono le medesime fonti alimentari.<br />

Le parole:<br />

Briozoi deriva dal greco brýon, «muschio», e zoion,<br />

«animale».<br />

Brachiopodi deriva dal greco brakhýs «corto», e póuspodós,<br />

«piede».<br />

parte dei brachiopodi libera i propri gameti nell'ambiente


2. I deuterostomi condividono molte caratteristiche embriologiche e<br />

strutturali.<br />

Saranno ora passati in rassegna gli organismi animali appartenenti alla linea evolutiva dei deuterostomi che, come abbiamo<br />

visto precedentemente, presentano caratteristiche di sviluppo diverse, se non alternative, rispetto ai protostomi. Nel corso di<br />

questa trattazione verranno messe in risalto le fasi critiche della filogenesi dei vari gruppi appartenenti a questa fondamentale<br />

categoria sistematica. Tali punti cruciali dell'evoluzione dei deuterostomi saranno correlati ai cambiamenti delle strategie<br />

alimentari e a quelli di tipo ecologico (cioè relativi all'habitat). In rapporto ai meccanismi di alimentazione, verranno trattati in<br />

modo dettagliato i processi evolutivi che hanno coinvolto gli apparati specializzati per l'assunzione del cibo.<br />

I deuterostomi.<br />

Tra tutti i gruppi riferibili ai deuterostomi verranno<br />

descritti il phylum degli Echinodermi (▶figura 3) e quello<br />

dei Cordati (▶figura 4), una categoria sistematica di<br />

grandissimo rilievo per l'ampio spettro adattativo che<br />

la caratterizza e per il fatto di comprendere la nostra<br />

Alcune specie possiedono un corpo segmentato,<br />

sebbene i singoli segmenti siano meno evidenti rispetto<br />

a quanto si osserva negli anellidi e negli artropodi.<br />

I due phyla più importanti della linea evolutiva dei<br />

deuterostomi sono gli Echinodermi e i Cordati.<br />

specie. I caratteri embriologici essenziali dei<br />

deuterostomi sono i seguenti:<br />

<br />

<br />

lo sviluppo dell'uovo è di tipo sostanzialmente<br />

regolativo;<br />

il blastoporo da origine all’ano mentre la bocca si<br />

forma all’estremità opposta rispetto al blastoporo;<br />

il celoma si forma a partire da tasche<br />

di mesoderma che si separano dalla cavità<br />

della gastrula (enterocelia), invece che per scissione<br />

del mesoderma (schizocelia), come avviene nei<br />

protostomi.<br />

Gli stretti rapporti evolutivi tra echinodermi e cordati (i<br />

due phyla più importanti dei deuterostomi) sono<br />

accertati anche dalle analisi genetiche; infatti le<br />

sequenze del DNA di molti geni indicano una loro<br />

Figura 3. Riccio di mare: un Echinoderma.<br />

Gli Echinodermi sono animali acquatici, esclusivamente marini<br />

dotati di uno scheletro dermico di materiale calcareo. Da adulti<br />

presentano simmetria radiale ma questa condizione può essere<br />

considerata secondaria in quanto le larve di questi animali<br />

presentano simmetria bilaterale.<br />

comune discendenza.<br />

Difficilmente riconducigli a un progenitore comune<br />

(i primi fossili sono già riferibili alle principali linee del<br />

gruppo), i deuterostomi rivelano un piano<br />

organizzativo fondamentalmente simile, basato<br />

sulla presenza di tre foglietti embrionali e di cavità<br />

celomatiche ben definite.<br />

Per quanto non così ricchi in numero di specie come i<br />

protostomi, i deuterostomi rivelano una maggiore<br />

varietà di piani strutturali. Tutti i deuterostomi sono<br />

celomati, triblastici e provvisti di endoscheletro.<br />

Figura 4. Rana: un Cordato.<br />

I Cordati si sono diversificati notevolmente e tra essi, i<br />

Vertebrati sono quelli che hanno colonizzato praticamente tutti<br />

gli ambienti del pianeta.


3. Gli Echinodermi: deuterostomi a simmetria radiale con rivestimento<br />

spinoso e scheletro interno.<br />

Di regola la simmetria bilaterale è associata ad abitudini di vita che prevedono attivi movimenti, mentre la simmetria raggiata è tipica di<br />

organismi sessili o, al più, mediocremente mobili. Tra i deuterostomi è comunque presente un numero notevole di organismi di grande<br />

successo evolutivo, che combinano la simmetria raggiata con peculiari adattamenti motori.<br />

I caratteri distintivi degli<br />

Echinodermi.<br />

Questo phylum comprende organismi molto complessi che<br />

hanno messo a punto un elaborato scheletro superficiale<br />

dermico (dermascheletro) a base di sali di calcio<br />

(prevalentemente calcarei), rivestito da tessuti molli:<br />

tegumento e muscoli. Un'ulteriore, notevole<br />

specializzazione è rappresentata dall'idrocele, un derivato<br />

del celoma (per lo più del mesocele), che consente loro di<br />

modificare la forma del corpo e di compiere movimenti.<br />

L'idrocele comprende una serie di canali che dispongono di<br />

estensioni terminali definite pedicelli ambulacrali, devolute<br />

alla locomozione, all'alimentazione e agli scambi<br />

respiratori. L'acqua marina penetra nell'idrocele tramite un<br />

sistema di pori in corrispondenza della placca madreporica,<br />

L'acqua dell'idrocele è mantenuta in movimento, grazie alla<br />

spinta di strutture muscolari specializzate, in particolare di<br />

quelle associate ai pedicelli.<br />

Le cinque classi degli Echinodermi.<br />

La documentazione fossile sugli echinodermi è notevole: se<br />

ne conoscono 17 classi estinte e 5 tuttora esistenti; 6000<br />

sono le specie attualmente viventi alle quali se ne devono<br />

aggiungere altre 13 000 fossili, per altro rappresentative<br />

solo di una parte di quelle scomparse.<br />

Quasi tutte le specie prevedono una fase larvale<br />

caratterizzata da un individuo ciliato a simmetria bilaterale<br />

(▶figura 6), il quale vive nello zooplancton prima di<br />

acquisire abitudini sedentarie e metamorfosare,<br />

trasformandosi nell'adulto a simmetria raggiata.<br />

che in alcune specie è in connessione con un canale con<br />

decorso anulare che circonda l'esofago. Da questo canale<br />

anulare si dipartono altri canali, definiti radiali, uno per<br />

ognuno delle braccia ambulacrali. Con questo termine si<br />

indicano le caratteristiche appendici che, in alcuni gruppi di<br />

echinodermi, garantiscono i movimenti sul substrato con<br />

il concorso dei pedicelli connessi ai canali radiali (▶figura<br />

5).<br />

Figura 6. La larva degli Echinodermi è dotata di simmetria<br />

bilaterale.<br />

Questa curiosa “candela” è una larva di Luidia ciliaris, una delle<br />

tante specie di stelle marine.<br />

Il phylum degli Echinodermi viene suddiviso in due subphyla:<br />

i pelmatozoi e gli eleuterozoi. I due sub-phyla sono<br />

distinguibili in base alla struttura dell'idrocele e al numero<br />

delle appendici del corpo.<br />

I pelmatozoi comprendono la classe dei Crinoidei, gli<br />

Figura 5. Le caratteristiche degli echinodermi.<br />

Una visione dorsale della stella marina illustra lo scheletro<br />

interno calcificato e il sistema vascolare acquifero composto dai<br />

canali acquiferi e dai pedicelli ambulacrali.<br />

eleuterozoi comprendono le restanti classi: Ofiuroidei,<br />

Asteroidei, Echinoidei ed Oloturoidei.


I crinoidei: i gigli di mare.<br />

Nei Crinoidei, l’unica classe di pelmatozoi, il lofoforo ha<br />

subito, al pari delle altre parti del corpo, un processo di<br />

calcificazione.<br />

Attualmente ne sopravvivono solo due gruppi: i<br />

pentacrinidi e gli antedonidi, per non più di 80 specie.<br />

I pentacrinidi (▶figura 7) vengono definiti gigli di mare<br />

per la loro forma; vivono ancorati al substrato tramite un<br />

peduncolo che è flessibile, in quanto il suo scheletro<br />

calcareo è formato da dischi.<br />

Al peduncolo segue la porzione espansa del corpo, simile a<br />

una coppa, dalla quale si dipartono da cinque a centinaia di<br />

braccia (di regola il numero è comunque multiplo di<br />

cinque). Le braccia presentano uno scheletro articolato e<br />

dunque possono piegarsi. Ogni braccio è percorso da un<br />

solco che porta sui due lati una serie di pedicelli corredati<br />

Figura 8. Gli antedonidi sono simili ai gigli di mare.<br />

Antedon mediterranea, una specie molto diffusa nel<br />

mediterraneo.<br />

Gli ofiuroidei: le stelle serpentine.<br />

Gli ofiuroidei comprendono le cosiddette stelle serpentine<br />

(▶figura 9) che ricordano i crinoidei liberi per la presenza<br />

di appendici flessibili, poiché le placchette calcaree<br />

dell'endoscheletro risultano reciprocamente articolate.<br />

da elementi cellulari secernenti muco.<br />

Il meccanismo di acquisizione del cibo prevede la cattura di<br />

particelle alimentari o di minuti organismi tramite i<br />

pedicelli; il cibo è quindi trasferito al solco e di qui alla<br />

cavità orale grazie al movimento di un epitelio ciliato. I<br />

pedicelli servono anche agli scambi gassosi e all'escrezione.<br />

Figura 7. I Pentacrinidi sono definiti gigli di mare.<br />

I Pentacrinidi vengono spesso definiti “gigli di mare”.<br />

Gli antedonidi (▶figura 8) sono simili ai gigli di mare, a<br />

parte l'assenza del peduncolo e la presenza di braccia<br />

flessibili e piumose. Essi utilizzano le loro braccia per<br />

nutrirsi, ma anche per ancorarsi al substrato, per<br />

spostarsi su questo e per nuotare.<br />

Figura 9. Gli Ofiuroidei vengono definiti stelle serpentine.<br />

In alto, Ophiura ophiura presenta cinque braccia allungate ed è<br />

per questo che gli Ofiuroidei vengono definiti “stelle<br />

serpentine”. In basso, una stella serpentina nelle mani di un<br />

ricercatore viene confrontata con una stella marina che si vede<br />

sullo sfondo.<br />

Durante il movimento vengono agitate le braccia, che sono<br />

sempre cinque anche se provviste di rami, e in certi casi


anche i pedicelli sono coinvolti nel movimento. Come<br />

caratteristica anatomica peculiare, gli ofiuroidei presentano<br />

una sola apertura del canale digerente, attraverso la quale<br />

essi assumono il cibo, particelle del sedimento presenti in<br />

braccia e spingendo nel senso dell'apertura le due valve,<br />

gli asteroidei possono alla lunga rendere i muscoli del<br />

mollusco totalmente esausti e scardinare dunque la pur<br />

ermetica chiusura della conchiglia.<br />

sospensione e piccoli organismi animali, oppure eliminano<br />

i residui dei processi alimentari.<br />

Oltre a ciò i pedicelli funzionano come organi locomotori e<br />

di scambio respiratorio. Nel corso della predazione sui<br />

Gli asteroidei: le stelle marine.<br />

bivalvi le stelle di mare sono in grado di estroflettere la<br />

porzione gastrica del loro tratto digerente dall'apparato<br />

orale, e di introdurla nella cavità della conchiglia attraverso<br />

Gli asteroidei comprendono le comuni stelle di mare<br />

(▶figura 10). Simili agli ofiuroidei, ma provvisti di<br />

appendici meno flessibili, le stelle marine presentano per<br />

lo più abitudini predatorie anche nei confronti dei<br />

molluschi e dei pesci (esse causano spesso danni ingenti<br />

agli allevamenti di ostriche). I loro pedicelli rappresentano<br />

efficienti organi adesivi, grazie a un meccanismo che<br />

funziona come una ventosa a depressione, reso più<br />

efficiente dalla presenza di secreti adesivi (▶figura 10).<br />

le due valve divaricate. In questo modo vengono emessi<br />

all'esterno gli enzimi digestivi che agiscono sui tessuti<br />

molli indifesi del mollusco. Altri asteroidei, che si nutrono<br />

di prede minute, praticano una digestione più tradizionale,<br />

mantenendo lo stomaco all'interno del corpo.<br />

Gli echinoidei: i ricci di mare.<br />

Gli echinoidei comprendono i ricci di mare (▶figura 11)<br />

sono sprovvisti di braccia e sono ben noti per la loro forma<br />

emisferica e per le caratteristiche spine che risultano<br />

applicate allo scheletro sottostante, formato da placche<br />

reciprocamente fuse. Il rapporto tra spine e scheletro<br />

dermico è regolato da un'articolazione analoga all'enartrosi<br />

dell'anatomia umana. Gli echinoidei si nutrono di alghe o di<br />

minuti detriti alimentari e presentano una tipica struttura<br />

raschiante che essi utilizzano per alimentarsi “brucando” le<br />

alghe del fondale: la lanterna di Aristotele (▶figura 12). Molti<br />

autori rinvengono omologie tra le stelle marine e i ricci di<br />

mare, i quali corrisponderebbero ad asteroidei con le<br />

braccia ripiegate e fuse sul dorso.<br />

Figura 10. Gli Asteroidei vengono definiti stelle marine.<br />

In alto, una stella marina tropicale che presenta delle sculture e<br />

una colorazione vivace. In basso, si vedono molto bene i<br />

pedicelli ambulacrali con i quali le stelle marine riescono a<br />

spostarsi e ad alimentarsi.<br />

La possibilità di usare simultaneamente centinaia di<br />

pedicelli a ventosa rende le stelle marine predatori<br />

potentissimi: ancorandosi a un bivalve con le proprie<br />

Figura 11. Gli Echinoidei vengono definiti ricci di mare.<br />

Un riccio di mare dall’aspetto globoso e con le tipiche spine che<br />

caratterizzano questa classe.


Privi di spine, dispongono di serie di pedicelli disposte su<br />

ambo i lati di cinque solchi che si sviluppano<br />

longitudinalmente sul corpo; i pedicelli servono per<br />

garantire adesione e ancoraggio al substrato piuttosto che<br />

per il movimento, e in certe specie possono risultare del<br />

tutto assenti. Quando presenti, i pedicelli appaiono<br />

modificati in corrispondenza dell'estremità orale, dove<br />

formano voluminosi tentacoli finemente ramificati e<br />

provvisti di una sostanza adesiva deposta superficialmente.<br />

Questi tentacoli vengono periodicamente estroflessi e<br />

Figura 12. La lanterna di Aristotele.<br />

E’ la tipica struttura dell’apparato raschiatore dei ricci di mare<br />

che permette loro di brucare il substrato. La lanterna é<br />

composta da cinque placche calcaree, dette piramidi, unite da<br />

fibre muscolari trasverse. Lungo la faccia interna di ogni<br />

piramide scorre un lungo dente dall'estremità appuntita.<br />

introflessi dalla bocca: nell'ambiente esterno catturano<br />

minuti organismi e detriti che vengono poi digeriti e<br />

assimilati, una volta che i tentacoli vengono reintrodotti<br />

nella bocca.<br />

Alcune specie, quando vengono disturbate, possono<br />

Gli oloturoidei: i cetrioli di mare.<br />

Gli oloturoidei comprendono i cetrioli di mare (▶figura 13)<br />

anch’essi sprovvisti di braccia. Essi possono essere considerati<br />

emettere lunghi filamenti vischiosi e, al tempo stesso,<br />

espellere per autotomia, parti dei loro organi interni<br />

(polmoni acquiferi), dall’orifizio cloacale al fine di<br />

disorientare il loro aggressore. Esse, in attesa di rigenerare<br />

le parti perdute, respirano tramite la cavità corporea.<br />

ricci di mare dal corpo flessibile (per la riduzione del proprio<br />

scheletro) e allungato.<br />

Le parole:<br />

Echinoderma deriva dal greco echínos «riccio», e derma<br />

«pelle» e fa riferimento alla presenza di placche<br />

scheletriche nella pelle.<br />

Nei termini che seguono, la desinenza -idei deriva dal<br />

greco eidés «simile a».<br />

Crinoideo deriva dal greco krínon «giglio ».<br />

Ofiuoroideo deriva dal greco óphis «serpente», e ourá,<br />

«coda».<br />

Asteroidei deriva dal greco astér «stella».<br />

Echinoidei deriva dal greco echínos «riccio».<br />

Oloturoidei<br />

mare».<br />

deriva dal greco olothurion «cetriolo di<br />

Figura 13. Gli Oloturoidei vengono definiti cetrioli di mare.<br />

In alto, un cetriolo di mare dall’aspetto allungato mostra un<br />

aspetto quasi cilindrico. In basso, un’altra specie di oloturoideo<br />

dall’aspetto ancora più allungato e quasi vermiforme.


4. L’evoluzione della faringe: i Cordati.<br />

Un'altra linea evolutiva dei deuterostomi, per utilizzare le abbondanti risorse alimentari del plancton marino, ha messo a<br />

punto un complesso dispositivo fessurato in corrispondenza della faringe, in grado, come i lofofori, di raccogliere per<br />

filtrazione le minute prede planctoniche. In un secondo tempo queste fessure faringee, definite anche branchiali, hanno<br />

assunto il significato di dispositivi per lo scambio respiratorio, probabilmente attraverso una fase transitoria nella quale le<br />

funzioni di scambio gassoso e quelle di filtraggio coesistevano. La trasformazione dell'apparato branchiale filtrante nel<br />

corso della filogenesi, costituisce un processo evolutivo di grandissimo rilievo che caratterizza un gruppo peculiare di<br />

deuterostomi: i cordati.<br />

Le caratteristiche dei Cordati.<br />

I cordati presentano simmetria bilaterale e, in<br />

sostituzione dei lofofori, possiedono una regione<br />

faringea (o branchiale) estesamente fessurata, o<br />

almeno, caratterizzata da abbozzi di fessure in stadi<br />

Il phylum dei Cordati si divide in tre<br />

sub-phyla.<br />

La classificazione dei Cordati tiene conto della<br />

localizzazione della corda e della sua permanenza o<br />

meno nell’adulto. I sub-phyla sono:<br />

precoci di sviluppo. Il piano organizzativo dei cordati<br />

comprende un endoscheletro assile in posizione<br />

SUB-PHYLUM Quando è<br />

presente:<br />

Dove<br />

localizzata:<br />

è<br />

dorsale, interposto tra due apparati parimenti assili<br />

che gli sono adiacenti e paralleli: ventralmente il<br />

canale alimentare e dorsalmente il sistema nervoso.<br />

Urocordati temporanea o coda<br />

permanente<br />

Cefalocordati permanente in tutto il<br />

corpo<br />

Per quanto l'endoscheletro definitivo nei cordati<br />

adulti possa variare notevolmente in consistenza e<br />

struttura, tutti possiedono, in qualche fase di<br />

sviluppo, un esclusivo organo di sostegno definito<br />

corda dorsale, (notocorda). Essa è formata da un asse<br />

di cellule con vacuoli colmi di liquido, che rendono l’intera<br />

struttura rigida ma flessibile. Questa struttura può<br />

avere estensioni diverse e può essere permanente o<br />

transitoria a seconda dei sub-phyla. In diversi casi,<br />

Vertebrati quasi sempre<br />

Le parole:<br />

temporanea<br />

tronco e coda<br />

negli adulti, essa viene rimpiazzata da formazioni<br />

scheletriche più consistenti.<br />

Riassumendo, i caratteri peculiari dei cordati sono:<br />

una struttura dorsale di sostegno definita notocorda;<br />

delle fessure branchiali situate a livello della<br />

faringe, la porzione del tubo digerente posta subito<br />

dopo la bocca.<br />

un tubo neurale dorsale;<br />

La notocorda delle larve degli urocordati non arriva fino<br />

all’estremità anteriore del corpo; da questo deriva il<br />

nome del gruppo (in greco ourá significa «coda»).<br />

Il contrario di ciò che accade per icefalocordati (kephalé,<br />

«testa»).<br />

Anfiosso, dal greco amphí, «da due parti», e oxýs,<br />

«appuntito», significa «animale con due punte».<br />

In italiano si chiama anche (impropriamente!) «pesce<br />

lanceolato» e in inglese lancelet, da lancet, bisturi. Tutti<br />

i termini si rifanno alla forma caratteristica del corpo di<br />

questo animale.<br />

<br />

una coda che si estende oltre l’ano;


Gli urocordati comprendono le<br />

ascidie, le salpe e le appendicolarie.<br />

Il movimento dell'acqua attraverso le numerose<br />

fessure branchiali è assicurato dall'epitelio ciliato<br />

della faringe, internamente rivestita da muco, il quale<br />

I tunicati, appartenenti al sub-phylum urocordati,<br />

rappresentano cordati ancestrali esclusivamente<br />

marini e spesso, da adulti, sono adattati a vivere<br />

ancorati a un substrato. In alcuni casi è presente una<br />

distinta fase larvale mobile che possiede le<br />

caratteristiche anatomiche del tipo: una regione<br />

branchiale filtrante, un sistema nervoso assile e, nella<br />

sola regione della coda, una corda dorsale, sulla quale<br />

si inseriscono i muscoli responsabili del movimento<br />

serve a intrappolare le particelle alimentari. L'acqua<br />

penetra nella faringe tramite un sifone orale, passa<br />

attraverso il cestello per raggiungere uno spazio<br />

definito atrio, compreso tra il cestello stesso e la<br />

tunica, e viene quindi esalata attraverso un sifone<br />

atriale. Alcune ascidie formano colonie mediante<br />

gemmazione (riproduzione asessuata) a partire da un<br />

individuo fondatore; queste colonie possono<br />

raggiungere un diametro di diversi metri.<br />

(▶figura 14A). Questi muscoli vengono definiti<br />

segmentali poiché hanno una struttura modulare<br />

formando una serie in senso cefalo-caudale, e poiché<br />

derivano da mesoderma segmentato. Dopo una breve<br />

fase di vita, caratterizzata da attivi movimenti, la larva<br />

si trasforma in un adulto sedentario. Lo stato di<br />

immobilità viene compensato dall'ampliamento<br />

dell'apparato filtrante, divenuto simile a un cestello<br />

estesamente fessurato.<br />

Più del 90% delle specie note di tunicati appartengono<br />

alla classe degli ascidiacei i cui adulti, solitari o<br />

coloniali, presentano un corpo sacciforme rivestito da<br />

un involucro (tunica) di natura proteica e glucidica<br />

Un secondo gruppo di tunicati comprende le salpe che<br />

possono vivere singolarmente oppure formare colonie<br />

simili a catenelle, che raggiungono diversi metri di<br />

lunghezza (▶figura 14C). Questi animali fluttuano negli<br />

oceani tropicali e subtropicali fino a 1500 m di<br />

profondità.<br />

In un terzo gruppo di tunicati, i larvacei o<br />

appendicolarie vengono mantenute costantemente<br />

aspetto e abitudini larvali (neotenia); queste forme,<br />

riconducibili a specie poco numerose ma molto<br />

diffuse, raggiungono la maturità sessuale in fase<br />

larvale (pedogenesi).<br />

(▶figura 14B).<br />

Figura 14. Gli urocordati.<br />

(A) Uno schema della larva di un’ascidia, in cui è ben visibile la notocorda. (B) L’aspetto iridescente della tunica è evidente in queste ascidie<br />

trasparenti. Nella fotografia sono illustrate due diverse specie appartenenti a uno stesso genere. (C) Una colonia di salpe che galleggia nelle acque<br />

tropicali.


I cefalocordati sono filtratori a vita<br />

libera.<br />

Per la maggior parte del tempo, questi animali si<br />

trovano infossati nella sabbia, con il capo sporgente dal<br />

sedimento, sebbene in realtà essi siano anche capaci di<br />

Le trenta specie di anfiossi sono piccoli animali che<br />

nuotare.<br />

raramente superano la lunghezza di 5 cm. La notocorda<br />

si estende per l’intera lunghezza del corpo e persiste<br />

per tutta la vita (▶figura 15). Gli anfiossi vivono nelle<br />

acque salate e salmastre poco profonde di tutto il<br />

mondo.<br />

Gli anfiossi estraggono le prede dall’acqua grazie ai<br />

cestelli branchiali. Durante la stagione riproduttiva<br />

entrambi i sessi liberano uova e spermatozoi nell’acqua,<br />

dove ha luogo la fecondazione.<br />

Figura 15. I cefalocordati.<br />

Questo animale, chiamato anfiosso, è un tipico esempio di cefalocordato.<br />

I vertebrati e le loro caratteristiche.<br />

I vertebrati presentano un più efficiente dispositivo di<br />

sostegno del tronco rispetto alla corda: una colonna<br />

Un'estesa fessurazione faringea rappresenta un<br />

adattamento assai efficiente per raccogliere, tramite<br />

filtrazione, le particelle alimentari e i piccoli organismi<br />

contenuti in sospensione nell'acqua. Le numerose<br />

aperture del cestello branchiale consentono infatti<br />

l'eliminazione dell'acqua e delle particelle non utilizzabili<br />

ingerite dalla bocca. Nel tardo Cambriano, oltre<br />

500 milioni di anni fa, i primi cordati hanno messo a<br />

punto tale meccanismo piuttosto innovativo per<br />

ricavare cibo dal fondo fangoso o sabbioso. I loro<br />

discendenti noti come vertebrati hanno mantenuto<br />

inizialmente tali abitudini alimentari utilizzando un<br />

apparato branchiale filtrante, nel quale le singole<br />

fessure risultavano sorrette da specifici sostegni<br />

scheletrici (archi).<br />

vertebrale, costituita da elementi scheletrici tra loro<br />

articolati.<br />

I vertebrati costituiscono un gruppo di cordati che<br />

devono il proprio nome alla colonna vertebrale, una<br />

nuova struttura dorsale di supporto che sostituisce la<br />

notocorda durante le prime fasi di sviluppo embrionale.<br />

Essi comprendono due grandi suddivisioni:<br />

gli agnati (privi di mandibole e di mascelle) e<br />

gli gnatostomi (i pesci cartilaginei, i pesci ossei, gli<br />

anfibi, i rettili, gli uccelli e i mammiferi).<br />

Prima di prendere in considerazione le varie classi di<br />

Vertebrati, passiamo in rassegna i principali sistemi ed<br />

apparati che si riscontrano nei vertebrati facendo un<br />

breve cenno sulle loro funzioni generali.


Il sistema tegumentario è deputato alla protezione del<br />

corpo può presentare vari tipi di strutture come scaglie<br />

ossee, squame cornee, unghie, penne e peli. Nelle<br />

specie che hanno un sistema respiratorio ridotto, è<br />

formato da pelle nuda che consente gli scambi gassosi.<br />

o quattro cavità, definite atri (se accolgono il sangue<br />

proveniente dalla periferia) o ventricoli (se inviano il<br />

sangue verso la periferia). I vasi sanguigni che<br />

trasportano il sangue dal cuore alla periferia sono detti<br />

arterie, esse si ramificano in arterie a calibro via via<br />

inferiore fino a che si risolvono nei capillari a livello dei<br />

Lo scheletro dei vertebrati può essere cartilagineo<br />

oppure osseo, ma fondamentalmente, esso presenta lo<br />

stesso modello di base (▶figura 16). E’ suddiviso in<br />

scheletro assile (presente lungo l’asse del corpo) e<br />

quali avvengono gli scambi tra il sangue e le cellule. I<br />

capillari confluiscono nelle vene che riportano il sangue<br />

al cuore (▶figura 17).<br />

scheletro appendicolare (che costituisce le appendici).<br />

Lo scheletro assile è formato dal cranio che protegge<br />

l’encefalo e dalla colonna vertebrale che protegge il<br />

midollo spinale. Le appendici possono essere<br />

rappresentate da pinne nelle forme acquatiche o da arti<br />

nelle forme terrestri e in qualche caso, si può assistere<br />

alla perdita, parziale o totale degli arti. Le ossa o i<br />

segmenti cartilaginei che costituiscono lo scheletro<br />

sono articolati tra loro tramite articolazioni più o meno<br />

mobili. Sullo scheletro si inseriscono i muscoli che<br />

tramite la contrazione, permettono il movimento. Lo<br />

scheletro, unitamente alle articolazioni e ai muscoli<br />

scheletrici forma il sistema locomotore.<br />

Figura 17. Il sistema circolatorio dei Vertebrati.<br />

Il sistema circolatorio dei Vertebrati è chiuso e il sangue scorre<br />

sempre all’interno dei vasi sanguigni.<br />

L’apparato respiratorio, sempre strettamente connesso<br />

al sistema circolatorio, è rappresentato da branchie<br />

nelle forme acquatiche e da polmoni, nelle forme<br />

terrestri. In alcuni casi, la pelle rappresenta un organo<br />

con funzione respiratoria che coadiuva o addirittura<br />

sostituisce gli organi respiratori veri e propri.<br />

L’apparato digerente è dotato di bocca posta<br />

sull’estremità cefalica e di ano, che si trova in<br />

Figura 16. L’endoscheletro dei Vertebrati.<br />

Lo scheletro dei Vertebrati si suddivide in scheletro assile e<br />

scheletro appendicolare.<br />

Il sistema circolatorio dei Vertebrati è di tipo chiuso<br />

perché il sangue non esce mai dai vasi sanguigni e si<br />

possono distinguere diversi tipi di circolazione. La<br />

distinzione principale è basata sul fatto che il sangue<br />

possa passare una sola volta o due volte dal cuore<br />

durante il suo ciclo. Nel primo caso, la circolazione è<br />

detta semplice, mentre nel secondo caso è detta<br />

doppia. Un’altra distinzione importante tiene conto del<br />

fatto che il sangue ossigenato si mescoli anche<br />

parzialmente con il sangue povero di ossigeno e ricco<br />

di anidride carbonica, oppure no. In questi due casi si<br />

parla di circolazione incompleta e completa,<br />

rispettivamente. Il cuore rappresenta la pompa del<br />

sistema circolatorio e può essere costituito da due, tre<br />

prossimità della coda (ma non proprio alla sua<br />

estremità). Il tubo digerente è formato da organi cavi<br />

all’interno dei quali avvengono le varie fasi della<br />

digestione ed è posizionato sempre ventralmente<br />

rispetto alla corda. Al tubo digerente sono annesse<br />

ghiandole che producono diversi enzimi digestivi. Nella<br />

bocca possono essere presenti, squame cornee o veri e<br />

propri denti che vengono utilizzati inizialmente solo<br />

per trattenere il cibo oppure per la masticazione.<br />

Quando i denti sono tutti uguali tra loro come forma, si<br />

ha una condizione detta omodonzia, nel caso in cui i<br />

denti siano diversificati, si parla di eterodonzia.<br />

L’assenza di denti è detta anodonzia.<br />

Il sistema immunitario consente ai vertebrati di<br />

difendersi dalle aggressione dei microrganismi<br />

patogeni tramite la produzione di cellule immunitarie e<br />

di molecole proteiche, le immunoglobuline (anticorpi).


Il sistema nervoso dei Vertebrati è suddiviso in centrale<br />

(SNC) e periferico (SNP). Il primo è costituito<br />

dall’encefalo (protetto all’interno della scatola cranica)<br />

e dal midollo spinale (protetto all’interno della colonna<br />

vertebrale). Il secondo è costituito dai nervi che<br />

collegano il SNC alla periferia. Il sistema nervoso dei<br />

Vertebrati si forma a partire dal tubo neurale che a sua<br />

volta si forma dorsalmente rispetto alla corda. Durante<br />

Nei vertebrati possono essere presenti vari tipi di<br />

recettori spesso riuniti per formare veri e propri organi<br />

di senso. In base al tipo di stimoli che vengono<br />

percepiti si distinguono: fotorecettori (sensibili alla<br />

luce), chemiorecettori (sensibili a stimolazioni<br />

chimiche), meccanorecettori (sensibili a stimolazioni<br />

meccaniche), termorecettori (sensibili a stimolazioni<br />

termiche), etc..<br />

lo sviluppo embrionale, la porzione di tubo neurale che<br />

si sviluppa nel capo, si suddivide prima in tre ed poi in<br />

cinque vescicole encefaliche. Allo stadio di tre<br />

vescicole, si distinguono in senso cefalo-caudale:<br />

prosencefalo, mesencefalo e romboencefalo. In seguito<br />

dal prosencefalo si formano telencefalo e diencefalo, il<br />

mesencefalo non si suddivide e dal romboencefalo si<br />

sviluppano metaencefalo e mielencefalo (▶figura 18).<br />

Il sistema endocrino è un sistema di controllo costituito<br />

dalle ghiandole endocrine che producono ormoni. Tali<br />

molecole, di natura lipidica o proteica, regolano<br />

importanti funzioni come l’accrescimento, la<br />

riproduzione e l’omeostasi. Esso è strettamente<br />

collegato funzionalmente al sistema nervoso.<br />

L’ apparato escretore è costituito dai reni che filtrano il<br />

sangue e eliminano nell’urina<br />

le scorie metaboliche<br />

prodotte dal metabolismo cellulare. Le scorie azotate<br />

prodotte dal metabolismo delle proteine e degli acidi<br />

nucleici possono essere eliminate come ammoniaca,<br />

urea o acido urico e gli animali possono essere definiti<br />

rispettivamente ammoniotelici, ureotelici ed uricotelici.<br />

L’ammoniaca è prodotta dai vertebrati che vivono in un<br />

ambiente acquatico perché è molto tossica e quindi<br />

deve essere eliminata con un grande dispendio idrico. I<br />

Vertebrati terrestri eliminano principalmente urea<br />

(meno tossica dell’ammoniaca) o acido urico (che<br />

cristallizza e può permettere di effettuare un grande<br />

risparmio idrico). Nel corso dell’evoluzione dei<br />

Vertebrati, si sono evoluti tre tipi diversi di reni che,<br />

nell’ordine di comparsa sono: il prorene, il mesorene<br />

ed il metarene. Quest’ordine di comparsa non riguarda<br />

solo l’evoluzione, ma si ripete anche nello sviluppo di<br />

ogni singolo individuo: nei vertebrati primitivi compare<br />

solo il prorene e tale organo funziona come organo<br />

escretore nell’adulto, in altri vertebrati, invece,<br />

esso<br />

funziona solo durante la vita embrionale mentre<br />

nell’adulto viene sostituito dal mesorene. In vertebrati<br />

ancora più evoluti, anche il mesorene viene sostituito<br />

dal metarene.<br />

La riproduzione dei vertebrati è quasi sempre sessuata<br />

e i due sessi sono separati (il maschio produce gameti<br />

maschili all’interno dei testicoli, mentre la femmina<br />

Figura 18. Lo sviluppo delle vescicole encefaliche.<br />

Lo sviluppo delle vescicole encefaliche nell’uomo.<br />

produce gameti femminili, all’interno delle ovaie).<br />

Spesso esiste dimorfismo sessuale.


I caratteri derivati dei cordati.<br />

una struttura dorsale di sostegno definita<br />

notocorda;<br />

In base a una combinazione di dati fossili, anatomici e<br />

molecolari, i biologi hanno formulato ipotesi<br />

sull’evoluzione del phylum dei cordati.<br />

La ▶figura 19 illustra l’idea più condivisa che inquadra i<br />

vari gruppi di cordati, assieme ad alcuni dei caratteri<br />

derivati che li contraddistinguono e la (▶figura 20)<br />

mostra l’evoluzione dei Vertebrati con uno schema<br />

cronologico.<br />

Riassumendo, sarebbero comparsi in sequenza, i<br />

seguenti caratteri:<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

un encefalo<br />

un vero e proprio capo ed una colonna vertebrale<br />

una bocca dotata di mascelle e mandibole distinte<br />

i polmoni<br />

le pinne lobate<br />

gli arti<br />

l’uovo dotato di amnios<br />

la capacità di allattare i piccoli<br />

Figura 19. L’albero filogenetico dei cordati.<br />

Lo schema mette in evidenza i caratteri derivati condivisi.<br />

Figura 20. Filogenesi dei Vertebrati.<br />

Lo schema rappresenta l’evoluzione dei Vertebrati nelle varie ere geologiche.


5. I vertebrati acquatici.<br />

Le prime tre classi di vertebrati comprendono animali quasi esclusivamente acquatici comunemente denominati “pesci”. Va<br />

però chiarito che questo termine non ha un significato sistematico ben preciso in quanto comprende animali molto diversi<br />

tra loro e non necessariamente vicini dal punto di vista filogenetico.<br />

I Ciclostomi dovrebbero essere considerati separatamente dai pesci rispetto ai quali presentano importanti differenze: la<br />

bocca è priva di strutture articolate e la narice è impari e mediana (monorrini). Le altre due classi, invece comprendono i<br />

pesci propriamente detti, con arco orale suddiviso nell’arcata mascellare (superiore) e mandibolare (inferiore) e narici<br />

doppie (anfirrini). Essi si distinguono in Condroitti (pesci cartilaginei) e in Osteoitti (pesci ossei).<br />

Gli agnati presentano scheletro<br />

cartilagineo e arco orale non<br />

suddiviso.<br />

.<br />

I primi vertebrati, gli ostracodermi (▶figura 21),<br />

disponevano anche di uno scheletro esterno<br />

costituito da tavolati ossei che era in grado di<br />

proteggerli dagli attacchi dei loro predatori,<br />

artropodi giganteschi, e che viene ricordato nel<br />

nome stesso di questa classe, che letteralmente<br />

significa «animali dotati di scheletro cutaneo simile a<br />

una conchiglia». Gli ostracodermi rappresentano una<br />

classe della più ampia categoria (superclasse) degli<br />

agnati, definiti in tal modo per l'assenza di uno<br />

scheletro orale incernierato (si veda in seguito). II<br />

robusto esoscheletro consentiva ai piccoli<br />

ostracodermi (6-30 cm di lunghezza) di muoversi<br />

sul fondo piuttosto che scavare gallerie per sfuggire<br />

ai predatori; per quanto lenti nuotatori questi primi<br />

vertebrati erano in grado di esplorare il loro ambiente<br />

cercando substrati alimentari più ricchi e più adatti<br />

alla filtrazione. Il movimento autonomo<br />

nell'ambiente rappresenta, nel quadro<br />

comportamentale complessivo dei vertebrati, un<br />

elemento preso in considerazione dai paleontologi<br />

per ipotizzare la derivazione di questo gruppo da<br />

cordati ancestrali. Tra questi, le larve dei tunicati<br />

Figura 21. Ostracodermi.<br />

Ricostruzione di un Ostracodermo: Cephalaspis.<br />

I Ciclostomi: gli unici agnati attuali.<br />

Tornando ai vertebrati agnati, possiamo citare una<br />

classe attuale, i ciclostomi, comprendente un gruppo<br />

che, oltre a esplorare attivamente l'ambiente, ha<br />

escogitato un sistema più economico per muoversi e<br />

per nutrirsi. Le lamprede (petromizonti) (▶figura 22) si<br />

applicano con la loro bocca agnata, che funziona come<br />

una ventosa, al corpo di vertebrati più evoluti, si<br />

fanno da questi trasportare e li parassitano in un<br />

modo piuttosto cruento. Con una sorta di lingua<br />

dotata di dentelli cornei lacerano i tessuti superficiali<br />

dell'ospite (di solito un rappresentante dei pesci a<br />

scheletro osseo) e si nutrono del loro sangue e del<br />

liquido interstiziale.<br />

rappresentano attualmente gli organismi più spesso<br />

indiziati di tale paternità filogenetica, poiché<br />

contrariamente agli adulti, tali forme giovanili sono<br />

attive nuotatrici. Basta ammettere la concomitanza<br />

di due eventi non insoliti tra gli animali: il<br />

mantenimento delle caratteristiche larvali (neotenia) e<br />

la capacità di una riproduzione sessuale in fase<br />

larvale (pedogenesi), per accettare la nostra<br />

discendenza da forme immature di questi barilotti<br />

filtranti!<br />

Figura 22. Le lamprede.<br />

Molte specie sono parassiti di altri pesci e utilizzano la loro<br />

grande bocca circolare per raschiare la carne e succhiare il<br />

sangue.


Le circa 50 specie di lamprede vivono sia nelle acque<br />

dolci sia in quelle costiere, per poi trasferirsi nei fiumi<br />

durante la stagione riproduttiva. Le lamprede<br />

possiedono una scatola cranica completa e vertebre<br />

vere (sebbene rudimentali) formate da cartilagine. Prima<br />

di trasformarsi in adulti, le larve delle lamprede si<br />

nutrono per filtrazione e hanno un aspetto piuttosto<br />

simile agli anfiossi adulti. Gli adulti di molte specie di<br />

lamprede sono parassiti, sebbene numerose linee<br />

evolutive abbiano dato origine ad adulti che non si<br />

nutrono. In quest’ultimo caso, dopo la metamorfosi la<br />

lampreda adulta sopravvive per poche settimane, giusto<br />

il tempo per potersi riprodurre. Nelle specie che da<br />

adulte conducono una vita parassita, la bocca circolare<br />

è trasformata in un organo che svolge le funzioni di una<br />

ventosa, usata per fissarsi alla preda e raschiarne la<br />

carne (▶figura 23).<br />

Figura 23. Bocca di una lampreda.<br />

Si possono notare sia il labbro circolare, tipico delle lamprede,<br />

sia i dentelli cornei con i quali, questi ectoparassiti lacerano i<br />

tessuti delle loro vittime.<br />

Figura 24. Le missine.<br />

Le missine vivono poggiate sul fango dei fondali, da cui<br />

estraggono piccole prede.<br />

Quadro anatomico dei ciclostomi:<br />

il corpo è allungato e cilindrico<br />

lo scheletro è interamente cartilagineo<br />

la corda dorsale è persistente<br />

l’arco orale non è suddiviso in mascella e<br />

mandibola (agnati)<br />

la bocca è dotata, in alcune specie, di un<br />

labbro disposto circolarmente<br />

le branchie, poste in tasche branchiali<br />

indipendenti, sono dotate di fori<br />

branchiali<br />

il cuore possiede un atrio e un ventricolo<br />

la circolazione è semplice e completa<br />

il prorene spesso è funzionale anche<br />

nell’adulto<br />

l’N è eliminato come ammoniaca<br />

(ammoniotelici)<br />

la temperatura corporea è identica a<br />

quella dell’ambiente circostante<br />

il midollo allungato (bulbo) è il centro che<br />

controlla l’attività nervosa<br />

l’olfatto e il gusto sono gli organi di senso<br />

più sviluppati<br />

la fecondazione è esterna<br />

Altri ciclostomi, i missinoidei, dispongono di una<br />

bocca agnata più primitiva e vivono dei tessuti in<br />

disfacimento delle carogne di altri vertebrati.<br />

Le missine (▶figura 24) sono animali marini, quasi<br />

ciechi ma con quattro tentacoli sensoriali disposti<br />

intorno alla bocca. Questi animali sono provvisti di una<br />

struttura simile a una lingua, dotata di dentelli adatti a<br />

raschiare, che vengono usati per strappare pezzi di<br />

carne da organismi morti (carogne) e per catturare<br />

piccoli invertebrati. Le missine hanno sviluppo diretto<br />

(cioè privo di uno stadio larvale); gli individui inoltre<br />

possono cambiare sesso da un anno all’altro (da<br />

maschio a femmina e viceversa).<br />

Le parole:<br />

Agnati deriva da a privativa e da gnáthos, «mascella» e<br />

letteralmente significa, privi di mascelle.<br />

Gnatostomi viene da gnáthos, «mascella», e stóma,<br />

«bocca». Il termine pone l’accento sulla più importante<br />

innovazione evolutiva di questo gruppo.<br />

Ciclostoma deriva dal greco kýklos, «cerchio», e stóma,<br />

«bocca». Il nome pone l’accento sulla caratteristica<br />

tipica di questi animali, che possono sembrare pesci,<br />

ma hanno una bocca circolare e sempre aperta.<br />

Ostracodermi deriva dal greco ostráx, «conchiglia»,<br />

e derma, «pelle» e fa riferimento alla pelle corazzata di<br />

questi animali.


Caratteristiche generali dei pesci<br />

propriamente detti.<br />

Solo più tardi nel corso dell'evoluzione i denti saranno<br />

utilizzati per la masticazione. La presenza di un arco<br />

orale dotato di denti dischiude agli gnatostomi la<br />

I pesci hanno subito diversi milioni di anni<br />

di evoluzione negli ambienti acquatici prima che i primi<br />

vertebrati iniziassero a colonizzare le terre emerse e a<br />

diversificarsi in un numero enorme di specie. II periodo<br />

possibilità di nutrirsi di organismi voluminosi.<br />

L'attività predatoria si associa inoltre a notevoli progressi<br />

nel sistema nervoso, in quello sensoriale e in quello<br />

muscolare.<br />

del Paleozoico noto come Devoniano viene definito<br />

«età dei pesci», poiché in quel tempo comparve sugli<br />

scenari evolutivi una straordinaria varietà di tali<br />

vertebrati, sia nelle acque interne che nel mare. Il gruppo<br />

dei pesci non rappresenta una categoria sistematica<br />

unitaria; essa comprende i pesci a scheletro osseo e<br />

quelli a scheletro cartilagineo, oltre agli estinti placodermi.<br />

Occorre rilevare che anche attualmente i pesci ossei<br />

costituiscono il gruppo dei vertebrati più rappresentativo<br />

in termini numerici assoluti e per diversità di specie. Nel<br />

Primario agli agnati si aggiunsero altri vertebrati nei quali<br />

una coppia degli archi scheletrici di sostegno alle fessure<br />

branchiali (la seconda o la terza coppia) si era trasformata<br />

in una sorta di tagliola, definita arco orale, con un<br />

elemento dorsale (mascella) e uno ventrale (mandibola), in<br />

grado di aprire e chiudere la fessura (rima) buccale<br />

(▶figura 25A). L'arco orale incernierato rappresenta<br />

un'acquisizione rivoluzionaria. Il valore adattativo di tale<br />

apparato muscolo-scheletrico risiede nella capacità di<br />

Sono pervenuti resti paleontologici dei primi vertebrati<br />

gnatostomi (cioè con bocca provvista di fauci incernierate),<br />

appartenenti al gruppo dei placodermi (▶figura 26). Si<br />

tratta di organismi che condividevano il robusto<br />

esoscheletro dei progenitori ostracodermi, ma che, oltre<br />

alla presenza di un arco orale articolato, disponevano<br />

anche di una sagoma più idrodinamica e delle prime<br />

pinne pari. Queste strutture, sia pure nella loro<br />

primitività, attestano una migliore manovrabilità in<br />

acqua, consentita anche da una certa flessibilità del<br />

l'esoscheletro del tronco, che era costituito da elementi più<br />

piccoli e numerosi rispetto a quello degli ostracodermi.<br />

Alcuni placodermi raggiungevano dimensioni<br />

ragguardevoli e rappresentavano, con i calamari, i<br />

predatori più attivi negli oceani del Devoniano. Nonostante<br />

il loro temporaneo successo evolutivo la maggior parte<br />

dei placodermi non ha superato tale periodo e nessuno ha<br />

valicato il Paleozoico.<br />

afferrare saldamente la preda, che viene poi trasferita nella<br />

faringe e nei tratti posteriori del canale digerente. A tale<br />

funzione concorrono i denti (▶figura 25B) che<br />

consentono di trattenere la preda in modo più efficace.<br />

Figura 26. Placodermi.<br />

(A) Ricostruzione intera di Coccosteus.<br />

(B) Cranio di Dunkleosteous nel quale si possono apprezzare i<br />

denti e le placche che circondano l’occhio.<br />

Figura 25. Le mascelle e i denti hanno aumentato l’efficienza<br />

nella ricerca di cibo.<br />

(A) Questa serie di schemi illustra un possibile percorso<br />

evolutivo dell’arcata mandibolare a partire dagli archi branchiali<br />

anteriori dei pesci. (B) L’arcata mandibolare dello squalo gigante<br />

(Carcharodon megalodon), oggi estinto, è un buon esempio di<br />

dentatura tipica di uno stile di vita predatorio<br />

Le parole:<br />

Placodermi deriva dal greco pláx, «placca», e derma,<br />

«pelle» e fa sempre riferimento alla pelle corazzata di<br />

questi animali.


Il piano strutturale di un pesce, con le caratteristiche<br />

tipiche dei vertebrati in evidenza, è illustrato<br />

nella ▶figura 27: lo scheletro assile costituito<br />

dal cranio che protegge l’encefalo, posto anteriormente<br />

e dalla colonna vertebrale che protegge il midollo<br />

spinale che fa seguito al cranio.<br />

un’enorme superficie allo scambio dei gas, le branchie<br />

sono presenti non soltanto nei pesci, ma anche in molti<br />

altri gruppi animali, tra cui gli artropodi, i molluschi, gli<br />

anellidi e, tra i vertebrati, gli anfibi (nelle forme larvali e<br />

anche in alcune forme adulte). Nei pesci, le branchie<br />

sono organizzate intorno agli archi branchiali, strutture<br />

rigide che forniscono supporto e protezione, oltre a<br />

comprendere le vene e le arterie in cui scorre il sangue<br />

fino ai filamenti branchiali (▶figura 28). I filamenti<br />

(o lamelle) branchiali sono disposti fittamente in file<br />

lungo gli archi (di solito vi sono quattro archi branchiali<br />

per ciascun lato del pesce) e formano un vero e proprio<br />

filtro in cui scorre, in modo forzato, l’acqua. Nei<br />

Figura 27. Il piano strutturale dei pesci.<br />

Il disegno riassume gli elementi strutturali comuni a tutti i<br />

vertebrati. Oltre alle pinne pelviche pari (le pinne posteriori),<br />

questi pesci possiedono pinne pettorali (le «pinne anteriori») su<br />

entrambi i lati del corpo (che non sono visibili nella figura).<br />

I pesci sono vertebrati dotati di pinne che permettono<br />

loro di stabilizzare la propria posizione e di nuotare. La<br />

maggior parte dei pesci possiede una coppia di<br />

pinne pettorali (che corrispondono agli arti anteriori dei<br />

tetrapodi) appena posteriormente alle fessure branchiali<br />

e una coppia di pinne pelviche (che corrispondono agli<br />

arti posteriori dei tetrapodi), anteriormente alla zona<br />

anale.<br />

Oltre alle pinne pari e simmetriche, ci sono poi, pinne<br />

impari e mediane, come la pinna dorsale e<br />

filamenti branchiali scorre un fitto sistema<br />

di capillari sanguigni, la sede in cui avviene<br />

effettivamente lo scambio dei gas.<br />

Il sistema di ventilazione, quel meccanismo per cui<br />

l’acqua si trova a scorrere a ritmo forzato lungo i<br />

filamenti, fa in modo che per un pesce sia sufficiente<br />

aprire la bocca per far penetrare l’acqua che andrà a<br />

fluire nelle branchie. L’apertura della bocca da una<br />

parte e la chiusura alternata degli opercoli branchiali (i<br />

«coperchietti» rigidi che ricoprono le branchie<br />

all’esterno) dall’altra mantengono e modulano il flusso<br />

dell’acqua secondo le esigenze della respirazione.<br />

Questo è il motivo per cui i pesci continuano a<br />

«boccheggiare».<br />

quella caudale, che contribuiscono a stabilizzare il<br />

pesce promuovendo il movimento, o ancora<br />

permettendo all’animale di cambiare rapidamente<br />

direzione. Spesso è presente anche una pinna anale<br />

posta in prossimità dell’apertura anale.<br />

I pesci dispongono, inoltre, di una struttura sensoriale<br />

detta sistema della linea laterale, costituita da una fila<br />

di recettori che corre lungo ciascun lato del corpo<br />

dell’animale; questo sistema è sensibile alle variazioni<br />

di pressione e consente di registrare le minime<br />

vibrazioni provocate dai pesci che nuotano nelle<br />

vicinanze, oppure di rilevare gli ostacoli.<br />

Le branchie sono un sistema efficientissimo nella<br />

cattura dell’ossigeno presente nell’acqua, che è soltanto<br />

1/20 di quello percentualmente presente nell’aria, a<br />

parità di volume. Conformate in modo da offrire<br />

Figura 28. Le branchie dei pesci.<br />

(A) L’acqua fluisce sulle branchie di un pesce in maniera<br />

unidirezionale. (B) Le lamelle branchiali di primo ordine sono<br />

caratterizzate da un’ampia superficie di scambio e da tessuti<br />

molto sottili. (C) Il sangue scorre attraverso le lamelle di<br />

secondo ordine nella direzione opposta (da sinistra a destra) a<br />

quella in cui fluisce l’acqua (da destra a sinistra).


I condroitti sono pesci con<br />

scheletro cartilagineo.<br />

L'endoscheletro dei condroitti è costituito da tessuto<br />

cartilagineo opportunamente infiltrato di sali; si tratta di<br />

un connettivo specializzato per il sostegno, caratterizzato<br />

I condroitti o pesci cartilaginei costituiscono una classe<br />

da robustezza, da leggerezza e da flessibilità.<br />

di pesci comparsa durante il Devoniano che attualmente<br />

comprende gli squali, le razze e le chimere (per un<br />

totale di circa 1000 specie).<br />

Di regola gli squali sono eccellenti nuotatori grazie anche<br />

alla presenza di due coppie di pinne pari, una posteriore<br />

alla regione branchiale, l'altra anteriore alla regione<br />

Come gli agnati, anche questi pesci possiedono uno<br />

scheletro interamente formato da un materiale rigido<br />

ma flessibile, la cartilagine. Immediatamente dietro<br />

all'arco orale, si differenzia dal «cestello» faringeo<br />

un'ulteriore struttura scheletrica, definita arco ioideo.<br />

L'apparato cutaneo di queste forme, quasi esclusivamente<br />

marine, non è apparentemente dotato di strutture ossee<br />

di protezione e appare del tutto nudo. In realtà,<br />

cloacale, che consentono all'animale di dirigere<br />

efficacemente il nuoto (▶figura 30). Le pinne pari<br />

corrispondono agli arti delle forme terrestri e<br />

appartengono a tutti gli effetti al piano strutturale dei<br />

vertebrati. Il movimento degli squali è garantito dai potenti<br />

movimenti della porzione caudale del tronco provvista di<br />

una caratteristica pinna a lobo dorsale più sviluppata<br />

(coda eterocerca).<br />

soprattutto gli squali dispongono di particolari scaglie<br />

definite placoidi o dentelli cutanei, poiché risultano<br />

conformati e strutturati come veri denti; la loro pelle,<br />

opportunamente trattata, può essere impiegata come<br />

un'eccellente carta vetrata (zigrino).<br />

I denti posti nella<br />

bocca sono a crescita continua (▶figura 29).<br />

Figura 30. Squalo bianco.<br />

Il grande squalo bianco, Carcharodon carcharias, chiamato<br />

anche carcarodonte o talvolta semplicemente pescecane, è il più<br />

grande pesce predatore del pianeta.<br />

Le razze, le mante e le torpedini, che hanno una coda<br />

filiforme, nuotano invece utilizzando le ampie pinne<br />

pettorali (▶figura 31 e 32).<br />

Figura 29. Dente di squalo.<br />

Dente di squalo bianco, Carcharodon carcharias (lato interno).<br />

Inconfondibile per le sue caratteristiche uniche: dente grande,<br />

triangolare, dritto, fortemente seghettato ai margini. I denti<br />

delle mandibole superiore ed inferiore sono molto simili.<br />

Il notevole alleggerimento dello scheletro cutaneo è stato<br />

favorito dal contemporaneo miglioramento delle capacità<br />

cinetiche che rende loro possibile di sfuggire celermente<br />

ai predatori. D'altra parte il ruolo dei condroitti nel<br />

proprio ecosistema è quello dei predatori piuttosto che<br />

quello delle prede. La notevole riduzione dello scheletro<br />

cutaneo si è realizzata contemporaneamente alla<br />

scomparsa secondaria del tessuto osseo interno.<br />

Quasi tutti i pesci cartilaginei sono marini, ma alcuni<br />

vivono nelle acque di estuario o migrano in laghi e<br />

fiumi. Gli squali più grandi si nutrono di plancton, come<br />

lo squalo balena che con i suoi 18 m rappresenta il più<br />

grande pesce vivente. La maggior parte delle specie<br />

comprende formidabili predatori dotati di un corpo<br />

affusolato, di una notevole velocità, di mascelle potenti<br />

e di organi di senso estremamente sensibili; oltre alla<br />

vista acuta, all’olfatto molto sviluppato e all’organo<br />

della linea laterale, gli squali possiedono infatti speciali<br />

elettrosensori capaci di rivelare i debolissimi campi<br />

elettrici prodotti dalle contrazioni muscolari delle<br />

potenziali prede.


A differenza dei pesci ossei, gli squali non sono dotati<br />

di una muscolatura faringea in grado di creare una forte<br />

corrente d’acqua sulle branchie: affinchè gli scambi<br />

gassosi possano avvenire, però, lo scorrimento<br />

dell’acqua attraverso le branchie deve essere continuo,<br />

altrimenti lo squalo rischierebbe di morire per asfissia.<br />

Per questo motivo, le modalità di respirazione sono<br />

diverse a seconda delle specie: gli squali pelagici, che<br />

nuotano in mare, devono muoversi in continuazione<br />

tenendo la bocca semiaperta per permettere il<br />

passaggio dell’acqua e l’ossigenazione delle branchie.<br />

Recenti studi hanno dimostrato che alcune specie<br />

rimangono immobili disponendosi controcorrente: in<br />

questo modo sfruttano le correnti per garantire un<br />

flusso costante di acqua sulle branchie.<br />

Figura 32. Torpedine.<br />

Torpedo torpedo ha forma appiattita ed è caratterizzata dalla<br />

presenza, ai lati del corpo, di organi elettrogeni, derivati da<br />

muscoli, in grado di produrre scariche elettriche sensibili anche<br />

per l'uomo.<br />

Le chimere sono i pesci cartilaginei meno noti, e vivono<br />

nelle acque profonde e fredde (▶figura 33).<br />

Gli squali bentonici, cioè che nuotano a stretto contatto<br />

con il fondo, possono anche rimanere fermi per lunghi<br />

periodi, aspirando l’acqua con la bocca e spingendola<br />

forzatamente attraverso le branchie.<br />

Alcuni squali hanno recuperato abitudini alimentari basate<br />

sulla filtrazione e vivono di plancton, una fonte alimentare<br />

che ha consentito loro di raggiungere dimensioni<br />

ragguardevoli; si pensi al gigantesco squalo-balena<br />

(Rhincodon typhus) che può raggiungere una lunghezza di<br />

15 m e un peso di 9000 kg!<br />

Un componente collegato alla respirazione degli squali<br />

è lo spiracolo, un piccolo foro posto dietro l’occhio che<br />

si apre e si chiude grazie all’azione di un muscolo<br />

involontario. Lo spiracolo viene utilizzato dal pesce<br />

come una pompa, per aspirare l’acqua e spingerla verso<br />

le branchie integrando l’azione della bocca.<br />

La maggior parte delle razze, caratterizzate da un corpo<br />

fortemente appiattito, vive invece sui fondali<br />

dell’oceano, dove si nutre di molluschi e di altri animali<br />

infossati nei sedimenti.<br />

Figura 31. Manta gigante.<br />

Manta birostris, ha il corpo costituito da un disco, distinto dalla<br />

coda, piatto e depresso. Gli occhi sono sul dorso mentre sul<br />

ventre ci sono la bocca e le fessure branchiali. Quest'ultime<br />

sono munite di un filtro per il plancton e sono larghe. La pelle è<br />

zigrinata, con piccole o grandi spine.<br />

Figura 33. Chimera.<br />

Chimaera monstrosa, o pesce ratto, vive nelle profondità<br />

oceaniche e possiede spesso pinne dorsali modificate che<br />

contengono tossine.<br />

Quadro anatomico dei condroitti:<br />

la cute è rivestita da scaglie dure e appuntite<br />

(squame placoidi)<br />

lo scheletro è interamente cartilagineo<br />

l’arco orale è suddiviso in mascella e<br />

mandibola (gnatostomi)<br />

la bocca è in posizione ventrale<br />

la coda è eterocerca (è cioè suddivisa in due<br />

lobi asimmetrici)<br />

le branchie, in tasche branchiali indipendenti,<br />

hanno fessure branchiali<br />

nell’intestino è presente una lunga piega che<br />

aumenta l’assorbimento (valvola spirale)<br />

il cuore possiede un atrio e un ventricolo<br />

la circolazione è semplice e completa<br />

il prorene è sostituito dal mesorene<br />

l’N è eliminato come urea (ureotelici)<br />

la regolazione osmotica si attua mantenendo<br />

la concentrazione dei soluti nei liquidi interni<br />

uguale a quella esterna<br />

la temperatura corporea è identica a quella<br />

dell’ambiente circostante<br />

il midollo allungato (bulbo) è il centro che<br />

controlla l’attività nervosa dell’animale e il<br />

cervelletto è molto sviluppato<br />

l’olfatto e il gusto sono gli organi di senso più<br />

sviluppati<br />

la fecondazione è interna; il maschio possiede<br />

organi copulatori<br />

le uova sono grandi, ricche di tuorlo e protette<br />

da una dura guaina


Gli osteoitti sono pesci con<br />

scheletro osseo.<br />

Per quanto la storia evolutiva dei pesci conduca sempre al<br />

mare, si ritiene che il loro ambiente ancestrale fosse<br />

rappresentato dalle acque dolci, o al più dalle acque di<br />

estuario, a concentrazione salina intermedia. Questo vale<br />

tanto per i condroitti che per gli osteoitti o pesci ossei,<br />

l'altra classe degli gnatostomi a esclusivo e primitivo<br />

habitat acquatico attualmente viventi. Il nome di questi<br />

organismi deriva dal fatto che essi dispongono di uno<br />

scheletro interno osseo, in contrapposizione a quello<br />

cartilagineo dei condroitti.<br />

L'ambiente ancestrale degli osteoitti era rappresentato da<br />

raccolte d'acqua stagnante, esposte a rischi di<br />

prosciugamento e di regola poco ossigenate. In tali<br />

condizioni gli osteoitti hanno messo a punto un elaborato<br />

apparato branchiale, con un opercolo sorretto da uno<br />

scheletro specifico, che esclude ed espone<br />

alternativamente le fessure nei confronti dell'ambiente,<br />

coadiuvando la loro funzione e facilitando il flusso<br />

dell'acqua attraverso di esse.<br />

In passato un opercolo simile, ma non derivato dalle<br />

medesime strutture ossee, proteggeva la camera<br />

branchiale dei placodermi, mentre i condroitti ne sono<br />

sprovvisti, con l'eccezione delle chimere, che tuttavia<br />

presentano un opercolo puramente carnoso.<br />

I primitivi pesci ossei, e forse gli stessi placodermi,<br />

possedevano organi ancestrali per coadiuvare la<br />

respirazione branchiale, difficoltosa in acque poco<br />

ossigenate: le sacche polmonari. Queste strutture, connesse<br />

con il cavo orale, potevano essere riempite d'aria, che il<br />

pesce abboccava sulla superficie dell'acqua, e scambiare<br />

gas con il sangue contenuto nei capillari arteriosi aderenti<br />

alla loro sottile parete. Attualmente limitate a poche<br />

forme arcaicizzanti, nelle quali talvolta non presentano più<br />

funzioni respiratorie, le sacche polmonari hanno consentito a<br />

un gruppo di primitivi pesci ossei la conquista<br />

dell'ambiente subaereo.<br />

Nelle forme più moderne, i teleostei , le sacche si sono<br />

trasformate in un efficacissimo organo idrostatico impari, la<br />

vescica natatoria. I ruoli di questo organo cavo sono<br />

molteplici, potendo funzionare come camera di risonanza<br />

per la percezione del suono, come organo di senso<br />

recettore della pressione e, infine, come dispositivo<br />

variabile di equilibrio e di galleggiamento a varie<br />

profondità, tramite la regolazione della quantità e della<br />

qualità dei gas contenuti.<br />

Gli osteoitti si sono suddivisi in tre linee evolutive:<br />

1) Attinopterigi (hanno pinne pari con raggi<br />

disposti da un solo lato: pinne uniseriali)<br />

2) Dipnoi (hanno pinne pari peduncolate)<br />

3) Crossopterigi (hanno pinne pari con raggi<br />

disposti da entrambi i lati: pinne biseriali)<br />

Dipnoi e Crossopterigi vengono inclusi nella sottoclasse<br />

dei Sarcopterigi (con pinne carnose).<br />

Gli attinopterigi, pesci ossei a pinne<br />

raggiate, sono il gruppo più<br />

rappresentato tra i vertebrati attuali.<br />

Gli attinopterigi possiedono oltre ad uno scheletro<br />

formato da tessuto osseo, anche pinne pari a scheletro<br />

raggiato, molto efficienti per dirigere il nuoto<br />

che li<br />

distinguono dai sarcopterigi. Queste pinne pari<br />

presentano i raggi disposti da un solo lato dell’asse e<br />

sono pertanto definite pinne uni seriali.<br />

Gli attinopterigi si sono diversificati durante il Terziario,<br />

fino a dare origine a circa 30 000 specie di acque dolci e<br />

marine caratterizzate da taglia, forma, tipo di<br />

alimentazione e ciclo biologico estremamente variabili<br />

(▶dalla figura 34 alla figura 45): questa straordinaria<br />

abbondanza di specie fa degli attinopterigi il gruppo più<br />

rappresentato di vertebrati moderni.<br />

La superficie esterna del corpo degli acttinopterigi è<br />

rivestita da squame sottili e leggere, che forniscono un<br />

certo grado di protezione e facilitano il movimento<br />

nell’acqua; le branchie si aprono in una singola camera<br />

coperta da un rigido lembo di tessuto, detto opercolo: il<br />

movimento dell’opercolo aumenta il flusso dell’acqua<br />

attraverso le branchie, dove hanno luogo gli scambi<br />

gassosi.<br />

Negli antenati dei pesci attuali, la funzione respiratoria<br />

delle branchie era aumentata da sacche simili a<br />

polmoni, che permettevano loro di sopravvivere in<br />

acque povere di ossigeno. Nella maggior parte dei pesci<br />

ossei queste sacche hanno dato origine alla vescica<br />

natatoria, un organo di spinta idrostatica: regolando la<br />

quantità di gas presente nella vescica natatoria, il pesce<br />

è in grado di controllare la profondità, spendendo poca<br />

energia per mantenere la propria posizione.<br />

Gli attinopterigi rappresentano i vertebrati dominanti nei<br />

mari e nelle acque interne, date le loro notevoli capacità<br />

adattative.


Gli attinopterigi più evoluti corrispondono ai teleostei: si<br />

tratta di organismi con forme, dimensioni e quadri<br />

comportamentali estremamente variabili, che vivono<br />

predando tutti gli altri organismi marini, vertebrati<br />

compresi, con l'eccezione dei cetacei.<br />

Teleostei notevolmente adattati si rinvengono anche nelle<br />

acque interne. Essi presentano notevoli specializzazioni<br />

nell'apparato genitale e strategie riproduttive talvolta<br />

complesse. Per quanto si descrivano nei due sessi<br />

comportamenti elaborati che tendono a rendere non<br />

casuale la fecondazione delle uova, l'incontro dei gameti<br />

avviene nell'ambiente esterno, dove si compie anche lo<br />

sviluppo embrionale, con un alto tasso di mortalità per gli<br />

zigoti e per gli embrioni.<br />

Figura 37. Pesce pagliaccio.<br />

Il pesce pagliaccio, Amphiprion percula. Diffuso nell'Oceano<br />

Indiano e pacifico, frequenta le acque calme delle barriere<br />

coralline ed è particolarmente frequente nelle lagune degli atolli<br />

Vive in simbiosi mutualistica con anemoni di mare al cui veleno<br />

è immune. Comune ospite degli acquari marini e vi si può<br />

riprodurre.<br />

Figura 34. Storione.<br />

Lo storione, Acipenser sturio, è il più grande pesce d’acqua<br />

dolce e salmastra diffuso in Europa. E’ famoso per le sue carni<br />

pregiate e per le sue uova (caviale).<br />

Figura 38. Cavalluccio marino.<br />

Il cavalluccio marino Hippocampus, è così chiamato per via della<br />

testa che ricorda quella di un piccolo cavallo. I cavallucci marini<br />

si trovano in tutte le acque del mondo tranne quelle glaciali,<br />

prevalentemente in prossimità delle coste dove trovano rifugio e<br />

sostegni dove potersi ancorare durante i movimenti con la lunga<br />

coda prensile. Sono particolarmente diffusi nelle barriere<br />

coralline. La femmina depone le uova in una speciale sacca<br />

incubatrice nel ventre del maschio, situata vicino all'apertura<br />

anale. Alla schiusa, il maschio espelle gli avannotti con delle<br />

contrazioni addominali simili al parto femminile, evento<br />

piuttosto insolito in natura, chiamato gravidanza maschile.<br />

Figura 35. Salmone.<br />

Il salmone dell'Atlantico, Salmo salar, è un pesce predatore<br />

tipico dei mari freddi del nord Atlantico. È un<br />

pesce anàdromo (dal greco anádromos, composto da aná<br />

'all'indietro' e drómos 'corsa') in quanto nasce in acqua dolce,<br />

passa la fase centrale della sua vita in mare e torna in acqua<br />

dolce per riprodursi<br />

Figura 36. Tonno rosso.<br />

Il tonno rosso, Thunnus thynnus, è un grande pesce pelagico.<br />

Conosciuto anche come tonno pinna blu.<br />

Figura 39. Pesce luna.<br />

Il pesce luna, Mola mola, è il più grande tra i pesci ossei. Abita il<br />

mare aperto, ma è localizzato prevalentemente lungo le acque<br />

costiere. E’ caratterizzato da una forma allungata, ovaloide,<br />

molto compressa ai fianchi. I denti sono fusi tra loro nella<br />

piccola bocca e formano una sorta di becco. La sua pelle può<br />

raggiungere lo spessore di 15 cm e ospita<br />

parassiti e microorganismi che possono provocare il fenomeno<br />

della bioluminescenza. Raggiunge la lunghezza di 3 m per<br />

un'altezza di 3 m ed un peso di oltre due tonnellate. Si tratta<br />

inoltre di un pesce estremamente longevo: presumibilmente<br />

può superare ampiamente i cento anni di età.


Figura 40. Murena.<br />

La murena mediterranea, Muraena helena è un pesce d'acqua<br />

salata diffusa nel Mar Mediterraneo e nell'Atlantico orientale.<br />

Essendo un animale schivo preferisce le coste rocciose ricche di<br />

anfratti, da dove esce solo per cacciare.<br />

Figura 43. Sogliola.<br />

Le sogliole, Solea solea, sono pesci la cui evoluzione li ha<br />

portati alla postura sdraiata su un fianco, con uno dei due occhi<br />

che si è spostato a fianco dell'altro, sul lato rivolto verso la<br />

superficie dell'acqua. Anche la colorazione ha seguito<br />

quest'evoluzione: il lato rivolto verso il fondo è bianco, quello<br />

verso l'alto è bruno, marezzato, mimetico e spesso<br />

camaleontico: le sogliole riescono infatti a cambiare colore per<br />

imitare l'ambiente circostante grazie ai cromatofori, cellule con<br />

pigmenti colorati dell'epidermide.<br />

Figura 41. Piranha.<br />

I piranha sono un gruppo di pesci d'acqua dolce che vivono<br />

in fiumi e lagune del Sudamerica. Normalmente sono lunghi dai<br />

15 ai 25 cm e raramente superano i 40 cm. Sono celebri per i<br />

loro denti affilati, capaci di tranciare un amo, e un appetito<br />

vorace per la carne.<br />

Figura 44 Remora.<br />

La remora, Echeneis naucrates, è caratterizzata dalla presenza<br />

di una vistosa ventosa dorsale con la quale si attacca a grandi<br />

animali marini come squali, tartarughe marine o cetacei da cui<br />

si fa trasportare. Si nutre di pesciolini o avanzi del pasto del suo<br />

ospite. Talvolta può attaccarsi ai subacquei.<br />

Figura 42. Pesce combattente.<br />

Il pesce combattente, Betta splendens, è un pesce d’acqua dolce<br />

che vive nel Sud-est asiatico. Abita acque stagnanti, risaie,<br />

canali, specchi lacustri e aree fluviali con deboli correnti,<br />

sopportando acque poco ossigenate. Il maschio è molto<br />

territoriale ed è aggressivo nei confronti di altri maschi. E’<br />

diventato comune tra gli acquariofili i quali comunemente<br />

tengono un solo esemplare maschi in ogni acquario.<br />

Figura 45. Carpa.<br />

La carpa, Cyprinus carpa, è un pesce d’acqua dolce molto<br />

diffuso in Italia che predilige i fiumi a corso lento e i laghi.<br />

Originario delle regioni orientali d’Europa e dell’Asia minore, è<br />

stato introdotto molti secoli fa dai romani per l’allevamento.


I sarcopterigi, pesci ossei a pinne<br />

lobate, comprendono gli antenati dei<br />

vertebrati terrestri.<br />

La presenza di sacche polmonari in un gruppo ancestrale<br />

di pesci ossei rappresenta il principale preadattamento alla<br />

conquista dell'ambiente subaereo. La disponibilità di tali<br />

organi non solo consentiva di integrare la respirazione<br />

branchiale in acque povere di ossigeno, ma rendeva anche<br />

possibili brevi spostamenti nell'ambiente terrestre, alla<br />

ricerca di raccolte d'acqua più ospitali. La pinna raggiata,<br />

efficiente per dirigere il nuoto, rappresenta un mediocre<br />

supporto sul terreno; i pesci che si impegnarono nei primi<br />

tragitti fuori dall'acqua erano in realtà provvisti di un tipo<br />

di appendice del tronco assai primitivo ma adatto a tali<br />

spostamenti. Si trattava di una pinna di aspetto carnoso e<br />

provvista di un asse scheletrico articolato, sul quale si<br />

impiantavano segmenti marginali, paralleli piuttosto che<br />

raggiati. Per l'aspetto carnoso della loro pinna tali pesci<br />

ossei si definiscono sarcopterigi.<br />

I crossopterigi sono dotati di pinne pari con i raggi<br />

disposti da entrambi i lati (pinne biseriali).<br />

Comprendono i celacanti e i progenitori (fossili) dei<br />

vertebrati terrestri.<br />

I crossopterigi celacanti furono abbondanti a partire dal<br />

Devoniano fino a circa 65 milioni di anni fa, quando si<br />

estinsero quasi completamente. Casualmente, nel 1938<br />

un peschereccio catturò un celacanto al largo delle<br />

coste del Sudafrica. Da allora sono stati pescati<br />

centinaia di individui della specie Latimeria chalumnae,<br />

che è considerata un «fossile vivente». Una seconda<br />

specie, L. menadoensis, è stata scoperta nel 1998 al<br />

largo dell’isola indonesiana di Sulawesi. I pesci del<br />

genere Latimeria sono predatori e raggiungono una<br />

lunghezza di circa 1,8 m e un peso fino a 82 kg<br />

(▶figura 47). Entrambe le specie sono forme aberranti di<br />

dimensioni considerevoli, che nel corso del loro<br />

adattamento alle acque marine si sono evolute in modo<br />

specialistico.<br />

Attualmente il gruppo comprende i dipnoi e i crossopterigi.<br />

I dipnoi, anch’essi provvisti di pinne lobate e articolate,<br />

erano importanti predatori nelle acque basse durante il<br />

periodo Devoniano. La maggior parte delle linee<br />

evolutive di questi pesci attualmente è estinta: le sole<br />

sei specie sopravvissute vivono nelle paludi e nelle<br />

acque fangose del Sudamerica, dell’Africa e<br />

dell’Australia (▶figura 46).<br />

Figura 47. I parenti più prossimi dei vertebrati terrestri.<br />

Questo celacanto, che vive nelle acque profonde dell’oceano<br />

Indiano, rappresenta una delle due specie di celacanti<br />

sopravvissute fino ai giorni nostri.<br />

Le parole:<br />

Actinopterigi deriva dal greco aktís, «raggio»<br />

e pterygion, diminutivo di pteryx «ala», qui nel senso di<br />

pinna. Questi pesci hanno infatti le pinne raggiate, con<br />

raggi di sostegno disposti a ventaglio.<br />

Sarcopterigi deriva dal greco sarx, «carne» Questi pesci<br />

hanno infatti le pinne lobate, carnose.<br />

Figura 46. I dipnoi sono pesci polmonati.<br />

Tutte le specie attuali di pesci polmonati (come i dipnoi) vivono<br />

nelle acque dolci dell’emisfero meridionale.<br />

I dipnoi sono animali dotati sia di polmoni (derivati dalle<br />

sacche simili ai polmoni presenti nei loro antenati) sia di<br />

branchie. Quando uno stagno si prosciuga, i dipnoi<br />

possono infossarsi nel fango e sopravvivere per molti<br />

mesi in uno stato di sostanziale inattività, respirando<br />

direttamente l’aria atmosferica.<br />

Crossopterigi deriva dal greco krossós, «frangia»<br />

Questi pesci hanno infatti le pinne frangiate.<br />

Dipnoi deriva dal greco dipnos, «doppia respirazione».<br />

Questi pesci hanno infatti hanno una doppia<br />

respirazione: branchiale e polmonare.<br />

Latimeria chalumnae fu scoperto presso la foce del<br />

fiume Chalumna, in Sudafrica, dalla naturalista Marjorie<br />

Courtenay-Latimer. Chi identificò questo pesce scelse<br />

di dedicarlo al luogo e alla protagonista del<br />

ritrovamento.


I veri progenitori dei primi vertebrati terrestri, gli anfibi,<br />

devono essere ricercati tra i crossopterigi ripidisti, presenti<br />

attualmente solo come fossili, che a partire dal Devoniano<br />

intrapresero la conquista dell'ambiente subaereo.<br />

In modo apparentemente paradossale, i paleontologi<br />

affermano che l'adattamento all'ambiente subaereo dei<br />

ripidisti, dal quale ha preso l'avvio la colonizzazione delle<br />

terre emerse da parte dei vertebrati, sia avvenuto nel<br />

corso delle loro escursioni sul terreno per cercare un<br />

Figura 49. Tiktaalik roseae.<br />

Ricostruzione di un esemplare.<br />

ambiente acquatico più idoneo.<br />

L’evoluzione dei polmoni e delle pinne articolate, in<br />

grado di sostenere il pesce nelle acque basse, diede via<br />

alla colonizzazione delle terre emerse; in seguito,<br />

cambiamenti strutturali delle pinne consentirono ad<br />

alcuni pesci di sostenersi meglio nell’acqua bassa e,<br />

successivamente, di muoversi sulla terraferma.<br />

Dall’acqua alla terraferma.<br />

Si ritiene che alcuni crossopterigi acquatici primitivi<br />

abbiano iniziato a utilizzare fonti di cibo terrestri,<br />

adattandosi alla vita sulla terraferma e, infine,<br />

evolvendosi nei progenitori dei tetrapodi (vertebrati<br />

provvisti di quattro arti).<br />

Possiamo chiederci dunque da che cosa fu<br />

accompagnata la transizione da un animale che nuota<br />

nell’acqua a uno che cammina sulla terraferma.<br />

All’inizio del 2006, alcuni ricercatori hanno descritto la<br />

scoperta di un fossile del Devoniano caratterizzato da<br />

appendici che rappresenterebbero uno stadio<br />

intermedio tra le pinne dei pesci e gli arti dei tetrapodi<br />

terrestri (▶figure 48 – 49 - 50).<br />

Sembra che arti capaci di sollevare un pesce voluminoso<br />

con il movimento antero-posteriore, indispensabile per<br />

la deambulazione sulla terraferma, si siano evoluti<br />

quando gli animali vivevano ancora nell’acqua.<br />

Figura 48. Tiktaalik roseae.<br />

Questa specie fossile, scoperta di recente, fornisce ulteriori dati<br />

relativi all’evoluzione degli arti a partire dalle pinne pettorali<br />

Figura 50.Il passaggio dall’acqua alla terraferma.<br />

In questa figura si può notare quali trasformazioni hanno<br />

permesso di trasformare le pinne in arti.<br />

Quadro anatomico degli osteoitti:<br />

la cute è rivestita da scaglie ossee (squame<br />

cosmoidi o ganoidi)<br />

lo scheletro è prevalentemente costituito da<br />

tessuto osseo<br />

l’arco orale è suddiviso in mascella e<br />

mandibola (gnatostomi)<br />

la bocca non è in posizione ventrale<br />

la coda è generalmente omocerca (è cioè<br />

suddivisa in due lobi simmetrici)<br />

le branchie, contenute in una camera<br />

branchiale, sono protette da un opercolo<br />

branchiale<br />

è presente una sacca polmonare o un organo<br />

idrostatico (vescica natatoria)<br />

il cuore possiede un atrio e un ventricolo<br />

la circolazione è semplice e completa<br />

gli organi escretori sono rappresentati<br />

generalmente da mesoreni<br />

l’N è eliminato come ammoniaca<br />

(ammoniotelici)<br />

la temperatura corporea è identica a quella<br />

dell’ambiente circostante<br />

il mesencefalo è il centro che controlla<br />

l’attività nervosa<br />

la vista è l’organo di senso più sviluppato<br />

la fecondazione è esterna<br />

le uova sono numerose e di piccole dimensioni<br />

in diverse specie la determinazione del sesso è<br />

cromosomica

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