03.09.2014 Views

Animali 7 - Liceo Classico Psicopedagogico Cesare Valgimigli

Animali 7 - Liceo Classico Psicopedagogico Cesare Valgimigli

Animali 7 - Liceo Classico Psicopedagogico Cesare Valgimigli

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

6. In che modo i vertebrati hanno colonizzato le terre emerse?<br />

Come abbiamo visto nel paragrafo precedente, i primi tetrapodi si originarono da un antenato acquatico nel corso del<br />

Devoniano. In questa linea evolutiva, le tozze pinne lobate e articolate si trasformarono in arti adatti alla deambulazione. La<br />

struttura scheletrica di base di tali arti si è mantenuta in seguito per tutta la storia evolutiva dei vertebrati terrestri, pur<br />

essendo cambiata considerevolmente per quanto riguarda la forma.<br />

Gli anfibi sono vertebrati legati<br />

dall’ambiente acquatico.<br />

Gli anfibi sono vertebrati che vivono al limite tra<br />

acqua e terra. Essi sono stati i primi vertebrati a<br />

colonizzare le terre emerse e derivano da progenitori<br />

crossopterigi come si può notare grazie al confronto dei<br />

resti fossili che rivela significative omologie. Nel<br />

passaggio dai crossopterigi agli anfibi la porzione dorsale<br />

dell'arco ioideo (non impegnata in funzioni di sostegno)<br />

si è trasformata nella staffa.<br />

Dai pesci progenitori i primi vertebrati terrestri hanno<br />

ereditato la robusta corazzatura ossea del cranio, i<br />

polmoni mediocremente efficienti e le pinne articolate<br />

che si sono trasformate in arti, in grado di garantire<br />

movimenti, sia pur goffi, sul terreno; per la presenza di<br />

quattro arti, i vertebrati terrestri vengono definiti<br />

tetrapodi. I polmoni degli anfibi sono coadiuvati dalla<br />

pelle, che garantisce scambi gassosi supplementari o<br />

rappresenta addirittura l'unico organo respiratorio.<br />

Figura 37. Dentro e fuori dall’acqua.<br />

La maggior parte degli stadi del ciclo biologico di molti anfibi delle zone temperate si compie in acqua. I girini acquatici si trasformano in adulti<br />

terrestri attraverso la metamorfosi.


Questo avviene quando la degenerazione delle<br />

branchie alla metamorfosi non è compensata dallo<br />

sviluppo dei polmoni. Gli anfibi sono strettamente<br />

vincolati all'acqua in quanto sono soggetti al rischio di<br />

disidratazione; essi non dispongono di strutture<br />

anatomiche che li isolino adeguatamente dall'ambiente<br />

subaereo, né di meccanismi fisiologici adatti al risparmio<br />

idrico. Ma il legame con l'acqua si riscontra soprattutto<br />

nel ciclo biologico (▶figura 37), poiché gli anfibi si<br />

riproducono di regola in tale ambiente, dove<br />

depongono le loro uova, sprovviste di dispositivi capaci<br />

di evitarne la disidratazione (▶figura 38).<br />

Figura 38. Uova di rana.<br />

Le rane depongono le uova, avvolte da gelatina, in ammassi.<br />

Anche lo sviluppo embrionale e la fase larvale sono<br />

solitamente acquatici. Esistono notevoli differenze<br />

rispetto a questo schema: alcune specie sono<br />

totalmente acquatiche, mentre altre possono vivere<br />

lungamente nell'ambiente subaereo, purché nel<br />

contesto di nicchie ecologiche caratterizzate da elevati<br />

tassi di umidità. In ogni caso lo sviluppo embrionale e<br />

quello larvale non possono prescindere dall'ambiente<br />

acquatico, e a tal fine possono servire anche raccolte di<br />

acqua transitorie e di modesta entità. Alcune<br />

popolazioni di anfibi sembrano destinate a scomparire in<br />

tempi rapidissimi: tale eventualità ha sollecitato<br />

particolari attenzioni da parte dei ricercatori, anche in<br />

rapporto ai riflessi che questi eventi possono avere su<br />

altri organismi.<br />

Quadro anatomico degli anfibi.<br />

la colonna vertebrale sostiene il peso del<br />

corpo come un ponte sospeso tra gli arti<br />

e per questo gli anfibi si muovono sul<br />

terreno ondeggiando con movimenti<br />

natatori<br />

le due narici immettono l’aria nella<br />

cavità buccale e da qui essa viene spinta<br />

nei polmoni con un movimento simile<br />

alla deglutizione<br />

nelle forme larvali la respirazione è<br />

branchiale mentre negli adulti<br />

solitamente è polmonare e cutanea (in<br />

alcuni adulti può permanere la<br />

respirazione branchiale oppure è solo<br />

cutanea)<br />

i polmoni sono piccoli, sacciformi e poco<br />

concamerati<br />

il cuore possiede due atri e un ventricolo<br />

la circolazione è doppia ma incompleta<br />

(in quanto avvengono commistioni tra<br />

sangue ossigenato e sangue non<br />

ossigenato)<br />

l’apparato escretore è costituito dal<br />

mesorene<br />

l’N è eliminato come urea (ureotelici)<br />

la temperatura corporea è identica a<br />

quella dell’ambiente circostante<br />

il mesencefalo è il centro che controlla<br />

l’attività nervosa<br />

la vista è l’organo di senso più<br />

sviluppato<br />

la fecondazione è esterna o a metà<br />

strada tra esterna e interna<br />

le uova, dotate di una discreta quantità<br />

di tuorlo e avvolte da un involucro<br />

gelatinoso, vengono deposte in gran<br />

numero in acqua<br />

la forma larvale diventa adulta tramite<br />

metamorfosi<br />

in diverse specie la determinazione del<br />

sesso è cromosomica<br />

La classe degli anfibi comprende<br />

tre ordini.<br />

Le oltre 6000 specie descritte di anfibi attuali<br />

appartengono a tre ordini principali chiamati urodeli,<br />

anuri e apodi:<br />

Le parole:<br />

<br />

<br />

l’epidermide è nuda, poco ispessita e<br />

ricca di ghiandole mucose che la<br />

proteggono dalla disidratazione<br />

gli arti sono adatti per la locomozione<br />

terrestre o per il nuoto e sono collegati<br />

alla colonna vertebrale tramite una<br />

cintura (scapolare per gli arti anteriori e<br />

pelvica per quelli posteriori)<br />

Anfibio deriva dal greco amphí, «da due parti»,<br />

e bíos, «vita». Il termine richiama il fatto che molti<br />

anfibi possono vivere sia in acqua che sulla<br />

terraferma.<br />

Se apodi e anuri devono il loro nome a ciò di cui sono<br />

privi, negli urodeli, invece, la coda (in greco ourá) è<br />

ben evidente (dêlos, «appariscente»).


Negli URODELI, come le salamandre e i tritoni, la coda<br />

persiste invece per tutta la vita (▶figura 39). Essi<br />

mantengono una forma più conservativa simile a quella<br />

dei primitivi anfibi.<br />

Alcune specie sono prive di polmoni e vivono in acqua<br />

per tutta la vita respirando con le branchie, altre,<br />

terrestri possono respirare esclusivamente con la<br />

cute.<br />

In alcuni casi gli arti si riducono e quelli posteriori<br />

possono scomparire del tutto. Alcune specie possono<br />

presentare neotenia e pedogenesi. Sono diffusi nelle<br />

regioni temperate dell’emisfero settentrionale,<br />

sebbene molte specie si trovino anche in ambienti<br />

montuosi umidi e freddi dell’America centrale. Molti<br />

urodeli vivono su substrati vegetali in<br />

decomposizione o sul suolo umido.<br />

Figura 39. Urodeli<br />

(A) In alto a sinistra, Salamandra salamandra, la salamandra pezzata. (B) In alto Figura a destra, 82. Triturus Urodeli carnifex, un tritone crestato. (C) Al centro, a<br />

sinistra, Triturus vulgaris, il tritone punteggiato. (D) Al centro a destra, Triturus Salamandra alpestris, il salamandra, tritone alpino la (maschio salamandra sopra, pezzata. femmina, sotto). (E)<br />

In basso, a sinistra, Proteus anguineus, il proteo. (F) In basso a destra, Ambystoma mexicanum, l’axolotl. Queste ultime due specie sono<br />

perennibranchiate e presentano neotenia e pedogenesi.


Gli ANURI, che significa «privi di coda» (una<br />

caratteristica riferita alle forme adulte),<br />

comprendono le rane, le raganelle e i rospi. Tutti gli<br />

anuri presentano notevoli specializzazioni nello<br />

scheletro; queste consistono nella perdita della porzione<br />

caudale del tronco nel corso del passaggio dalla fase<br />

larvale a quella adulta (essi hanno quindi una colonna<br />

vertebrale molto breve) e nella specializzazione degli<br />

arti posteriori per il salto e per il nuoto.<br />

Gli anuri manifestano la maggiore biodiversità nelle<br />

regioni tropicali umide e in quelle temperate calde,<br />

sebbene alcune specie si siano adattate ad altitudini<br />

elevate (▶figura 40).<br />

Con 5300 specie descritte, il numero di specie di anuri<br />

è notevolmente più alto rispetto a quello degli altri<br />

anfibi e nuove specie vengono scoperte ogni anno.<br />

Figura 40. Anuri.<br />

(A) In alto a sinistra, Rana esculenta, una delle rane più comuni. (B) In alto a destra, Bufo bufo, il rospo comune. (C) In basso, a sinistra, Hyla<br />

arborea, la raganella. (D) In basso a destra, Bombina variegata, l’ululone dal ventre giallo.<br />

Gli APODI, corrispondono alle poco note cecilie: si tratta<br />

di forme tropicali che, come si ricava dalla loro seconda<br />

denominazione scientifica, sono sprovviste di arti. Gli<br />

apodi risultano adattati per lo più a una vita ipogea, e in<br />

tali condizioni le loro modestissime capacità visive, da<br />

cui deriva il loro nome comune di cecilie, non<br />

rappresentano un fattore limitante (▶figura 41).<br />

Figura 41. Apodi.<br />

Cecilia linneana. Le cecilie conducono una vita ipogea e hanno<br />

un Figura aspetto 90. vermiforme.<br />

Loricati.<br />

(A) In alto a sinistra, Crocodylus niloticus, il coccodrillo del Nilo. (B) In alto a destra, Alligator mississippiensis, l’alligatore del Mississippi. (C) In<br />

basso, a sinistra, Caiman sclerops, il caimano. (D) In basso a destra, Gavialis gangeticus, il gaviale del Gange.


7. I rettili sono vertebrati del tutto indipendenti dall’acqua.<br />

Mentre gli anfibi restano legati all’ambiente acquatico per la riproduzione, la conquista della terraferma da parte dei<br />

tetrapodi doveva prevedere un affrancamento maggiore da questo habitat. Numerose modifiche innovative hanno<br />

permesso a un particolare gruppo di tetrapodi di colonizzare un’ampia varietà di habitat terrestri: gli animali che hanno<br />

evoluto caratteri capaci di trattenere l’acqua anche nell’ambiente terrestre e di affrancarsi completamente dall’acqua per<br />

la riproduzione vengono definiti amnioti. Essi comprendono i rettili, gli uccelli e i mammiferi.<br />

La conquista definitiva<br />

dell'ambiente terrestre.<br />

Tre eventi di grande rilevanza hanno coinvolto i<br />

tetrapodi, consentendo loro l'acquisizione non precaria<br />

dell'ambiente subaereo:<br />

<br />

<br />

<br />

la comparsa dell’uovo amniotico, da cui prende il<br />

nome il gruppo degli amnioti<br />

la messa a punto di strutture cutanee, le squame<br />

cornee, in grado di impedire la disidratazione degli<br />

adulti;<br />

il perfezionamento nella struttura polmonare;<br />

la comparsa di un rene molto efficiente<br />

(metarene), capace di operare un risparmio idrico;<br />

L’uovo cleidoico (chiuso) è relativamente<br />

impermeabile all’acqua e permette all’embrione di<br />

svilupparsi in un ambiente acquoso protetto. Il guscio<br />

dell’uovo amniotico è coriaceo e rigido, impregnato di<br />

carbonato di calcio, e limita fortemente<br />

l’evaporazione dei liquidi contenuti al suo interno<br />

mentre permette il passaggio di ossigeno e di<br />

diossido di carbonio (▶figura 42).<br />

Nell’uovo vengono inoltre immagazzinate notevoli<br />

quantità di riserve nutritive sotto forma di tuorlo<br />

(vitello) che permettono all’embrione di raggiungere<br />

uno stadio di sviluppo relativamente avanzato prima<br />

della schiusa. Internamente al guscio si trovano<br />

le membrane extraembrionali, tra le quali c’è ad<br />

esempio l'allantoide, l'annesso embrionale devoluto agli<br />

scambi gassosi e all’escrezione dei rifiuti azotati, e<br />

robusti rivestimenti dell'uovo dotati di consistenza<br />

coriacea o calcarea.<br />

Questa serie di innovazioni evolutive sono state messe a<br />

punto dai rettili, derivati da anfibi arcaici circa 300 milioni<br />

di anni fa, nel periodo Carbonifero del Paleozoico. L'uovo<br />

rettiliano dispone di notevoli quantità di riserve<br />

alimentari che garantiscono all'embrione di raggiungere<br />

uno stadio di sviluppo relativamente avanzato prima di<br />

uscire dal guscio e nutrirsi autonomamente.<br />

Nei rettili attuali non si descrivono di regola complesse<br />

cure parentali, per quanto in alcuni casi sia presente<br />

l'ovoviviparità.<br />

Figura 42. Un uovo adatto a svilupparsi all’asciutto.<br />

L’evoluzione dell’uovo amniotico, caratterizzato dalla presenza di un guscio capace di trattenere l’acqua, da quattro membrane extraembrionali e<br />

dal vitello, ha rappresentato la tappa principale della colonizzazione dell’ambiente terrestre da parte degli animali. L’allantoide raccoglie i prodotti<br />

di rifiuto metabolici dell’embrione; il sacco vitellino racchiude il vitello, che nutre l’embrione in via di sviluppo. L’amnios produce il liquido che<br />

protegge l’embrione, mentre il corion provvede agli scambi gassosi.


La respirazione cutanea non può aver luogo nei rettili a<br />

causa delle barriere rappresentate dalle squame cornee;<br />

per tale motivo tutto il carico degli scambi respiratori<br />

pesa sui polmoni che, partendo dai mediocri livelli<br />

strutturali e funzionali degli anfibi, si fanno più<br />

efficienti nei loricati (coccodrilli e alligatori).<br />

Parallelamente alla messa a punto di un sistema<br />

respiratorio più efficiente, anche l'apparato circolatorio<br />

si perfeziona. La circolazione, doppia e incompleta come<br />

quella degli anfibi, tende a farsi quasi completa nei<br />

loricati.<br />

Il perfezionamento del sistema circolatorio e delle<br />

funzioni respiratorie consente ai rettili prestazioni<br />

metaboliche notevoli, anche se non confrontabili con<br />

quelle degli uccelli o dei mammiferi.<br />

Un altro adattamento molto importante alla vita sulla<br />

terra riguarda gli organi escretori, i reni, che<br />

permettono agli amnioti di eliminare urina<br />

concentrata, allontanando dal corpo i rifiuti senza<br />

perdere quantità eccessive di acqua. Tutti gli amnioti<br />

sostituiscono pertanto il mesorene con il più<br />

efficiente metarene. I rettili, a causa del loro<br />

peculiare e innovativo sviluppo embrionale,<br />

eliminano i rifiuti azotati sotto forma di acido urico<br />

che essendo meno solubile dell’urea, cristallizza e non<br />

crea quindi problemi.<br />

Quadro anatomico dei rettili:<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

Il corpo è rivestito da un epidermide secca<br />

provvista di squame o di scudi cornei<br />

gli arti sono collegati alla colonna vertebrale<br />

tramite due cinture e sono inseriti<br />

lateralmente al corpo che nella maggior<br />

parte dei casi rimane poco sollevato da terra.<br />

In alcune specie sono ridotti e in altre sono<br />

del tutto assenti<br />

i polmoni sono più sviluppati di quelli degli<br />

anfibi e presentano un mesobronco centrale<br />

dal quale si dipartono bronchi secondari e di<br />

ordine successivo. La superficie di scambio è<br />

comunque inferiore rispetto a quella del<br />

polmone degli uccelli e dei mammiferi<br />

il cuore possiede due atri e un ventricolo. In<br />

alcune forme è già presente un setto<br />

interventricolare comunque non del tutto<br />

completo<br />

la circolazione è doppia e incompleta<br />

il mesorene è sostituito dal metarene<br />

l’N è eliminato come acido urico (uricotelici)<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

Le parole:<br />

la temperatura corporea è identica a quella<br />

dell’ambiente circostante<br />

il mesencefalo è molto sviluppato e controlla<br />

l’attività nervosa e anche il telencefalo è più<br />

sviluppato rispetto alle classi precedenti.<br />

la vista è l’organo di senso guida dell’animale<br />

la fecondazione è interna e generalmente il<br />

maschio possiede organi copulatori<br />

le uova, molto ricche di tuorlo e avvolte da<br />

un involucro rigido (uovo cleidoico), vengono<br />

deposte in terra anche dalle specie<br />

acquatiche<br />

sono presenti vari annessi embrionali tra cui<br />

l’amnios che avvolge l’embrione e gli<br />

permette di completare lo sviluppo lontano<br />

dall’acqua<br />

la determinazione del sesso è ambientale ed<br />

è causata dalla temperatura<br />

Rettile deriva dal latino repere, «strisciare»: un<br />

termine un po’ ingiusto, dato che molti rettili non<br />

strisciano affatto, ma che rende l’idea delle differenze<br />

tra i rettili e i mammiferi, presi come naturale<br />

termine di paragone.<br />

I rettili attuali si classificano in<br />

quattro ordini:<br />

Durante il Carbonifero, gli amnioti si differenziarono<br />

dando origine a due classi principali: i mammiferi e i<br />

rettili (▶figura 43). La linea evolutiva che porta<br />

ai rettili attuali, che comprendono oggi oltre 7500<br />

specie, ha iniziato a divergere dagli altri amnioti circa<br />

250 milioni di anni fa.<br />

I rettili comprendono diversi gruppi rappresentati<br />

attualmente (cheloni, squamati, rincocefali e loricati e<br />

diversi gruppi estinti (come i dinosauri).<br />

Figura 43. L’albero filogenetico degli amnioti.<br />

Questo albero filogenetico illustra la prima separazione tra<br />

mammiferi e rettili. Uno dei rami corrispondenti ai rettili porta<br />

ai cheloni, uno ai lepidosauri (i serpenti, le lucertole e i tuatara)<br />

e uno comprende tutti gli arcosauri (i coccodrilli, numerosi<br />

gruppi estinti e gli uccelli).


I CHELONI, comprendono le testuggini (terrestri o<br />

d’acqua dolce) e le tartarughe (marine) (▶figura 44)<br />

e costituiscono un ordine di rettili che ha subito pochi<br />

cambiamenti nel corso del tempo. Essi sono<br />

rappresentativi di una sottoclasse primitiva che<br />

comprende anche gli antichi rettili estinti di immediata<br />

derivazione dagli anfibi. Le lamine ossee dorsali e<br />

ventrali delle testuggini formano un guscio all’interno<br />

del quale gli animali possono retrarre testa e zampe:<br />

la parte dorsale si chiama carapace, mentre la parte<br />

ventrale prende il nome di piastrone. I cheloni, non<br />

possiedono denti, ma un astuccio corneo (ranfoteca)<br />

che permette loro di sopperire alla mancanza dei<br />

denti. La maggior parte dei cheloni vive in ambienti<br />

acquatici, ma numerosi gruppi, come le testuggini,<br />

sono terrestri. Le tartarughe marine passano l’intera<br />

vita nell’acqua e salgono sulla terraferma soltanto per<br />

deporre le uova.<br />

Figura 44. Cheloni<br />

(A) In alto a sinistra, Testudo hermanni, una testuggine molto comune. (B) In alto a destra, Geochelone elephantopus, la testuggine gigante<br />

delle galapagos. (C) Al centro, a sinistra, Emys orbicularis, la testuggine palustre europea. (D) Al centro a destra, Trachemys scripta elegans,<br />

una testuggine d’acqua dolce nordamericana. (E) In basso, a sinistra, Caretta caretta, una tartaruga comune nel mediterraneo. (F) In basso a<br />

destra, Chelonia mydas, una tartaruga dei mari tropicali e subtropicali, presente anche nel mediterraneo.


Gli SQUAMATI hanno il corpo allungato, cilindrico,<br />

sono caratterizzati dalla cute rivestita di squame<br />

cornee e dalla presenza di polmoni con proporzioni<br />

notevolmente superiori rispetto a quanto si osserva<br />

negli anfibi. Il loro cuore è suddiviso in camere che<br />

separano parzialmente il sangue ossigenato<br />

proveniente dai polmoni da quello povero di ossigeno<br />

che ritorna al cuore dalla periferia. Con questo tipo di<br />

cuore, gli squamati possono generare elevate<br />

pressioni ematiche e sostenere quindi livelli<br />

metabolici relativamente alti.<br />

Gli Squamati vengono a loro volta suddivisi in<br />

Lacertiliani e Ofidi.<br />

I Lacertiliani (▶figura 45) comprendono le lucertole,<br />

i gechi, i varani, le iguane e i camaleonti. Sono<br />

provvisti di due paia di arti qualche volta ridotti o<br />

mancanti. Hanno sempre le due cinture. L’occhio è<br />

dotato di palpebre. Alcune specie sono ovipare e<br />

altre ovovivipare. La maggior parte delle lucertole è<br />

insettivora, sebbene alcune specie siano erbivore e<br />

poche si nutrano di altri vertebrati. La lucertola più<br />

grande è il varano di Komodo, un predatore che<br />

raggiunge una lunghezza di 3 m e vive nelle Indie<br />

Orientali. La maggior parte delle lucertole cammina<br />

su quattro zampe, sebbene esistano forme prive di<br />

arti, come i comuni orbettini.<br />

Figura 45. Lacertiliani<br />

(A) In alto a sinistra, Podarcis muralis, la lucertola muraiola. (B) In alto al centro, Lacerta bilineata, un ramarro. (C) In alto, a destra, Tarentola<br />

mauritanica, un geco. (D) Al centro a sinistra, Varanus komodoensis, il varano di komodo, la lucertola più grande del mondo. (E) Al centro a<br />

destra Iguana iguana, un’iguana dell’america meridionale. (F) In basso a destra, Chamaleo chamaleon, il camaleonte. (G) In basso al centro,<br />

Chalcides chalcides, la luscengola, una specie che presenta una notevole riduzione degli arti. (H) In basso a destra, Anguis fragilis, l’orbettino,<br />

una specie completamente priva di arti.


Gli Ofidi (▶figura 46) comprendono i serpenti che<br />

hanno il corpo cilindrico privo di arti, talvolta con<br />

residui del bacino o di arti posteriori. Il polmone<br />

sinistro è ridotto o mancante. L’orecchio è privo di<br />

cassa timpanica e per questo più che veri e propri<br />

suoni avvertono le vibrazioni del terreno e quindi, a<br />

differenza dei lacertiliani, essi sono sordi. Non<br />

possiedono le palpebre. La lingua bifida ha funzione<br />

tattile.<br />

Tutti i serpenti sono predatori di altri vertebrati e<br />

molti possono ingoiare prede notevolmente più<br />

grandi di loro stessi grazie ad un’articolazione<br />

particolare della mandibola che consente la<br />

disarticolazione dal cranio durante la deglutizione;<br />

molti gruppi hanno evoluto ghiandole del veleno che<br />

iniettano tramite denti specializzati, altre uccidono la<br />

preda strangolandola.<br />

Ù<br />

Figura 46. Ofidi<br />

(A) In alto a sinistra, Phyton molurus, il pitone. (B) In alto a destra, Boa constrictor, il serpente boa. (C) Al centro, a sinistra, Natrix natrix, una<br />

biscia d’acqua. (D) Al centro a destra, Naja naja, il cobra indiano. (E) In basso, a sinistra, Vipera aspis, una vipera. (F) In basso a destra,<br />

Crotalus horridus, il serpente a sonagli.


L’ordine dei LORICATI comprende i coccodrilli<br />

propriamente detti, i caimani, i gaviali e gli alligatori,<br />

tutti di ambienti tropicali o caldi (▶figura 47). Questi<br />

rettili hanno il corpo allungato coperto da scudi<br />

cornei e ossei sovrapposti. Raggiungono notevoli<br />

dimensioni e hanno grande robustezza. La bocca<br />

presenta denti di diverse dimensioni ma con la stessa<br />

forma. A livello cardiaco, i due ventricoli sono<br />

completamente separati.<br />

I loricati sono carnivori che trascorrono gran parte<br />

del loro tempo in acqua, ma allestiscono il nido sulla<br />

terraferma o su cumuli di materiale vegetale<br />

galleggiante. Le uova, incubate dal calore prodotto da<br />

materiale organico marcescente nel nido, vengono<br />

protette dalla femmina sino alla schiusa; spesso la<br />

madre aiuta i piccoli a liberarsi dal guscio. In alcune<br />

specie, essa continua a prestare cure parentali e a<br />

comunicare con i piccoli anche dopo la schiusa.<br />

Figura 47. Loricati.<br />

(A) In alto a sinistra, Crocodylus niloticus, il coccodrillo del Nilo. (B) In alto a destra, Alligator mississippiensis, l’alligatore del Mississippi. (C) In<br />

basso, a sinistra, Caiman sclerops, il caimano. (D) In basso a destra, Gavialis gangeticus, il gaviale del Gange.<br />

L’ordine dei RINCOCEFALI, molto più piccolo,<br />

comprende poche specie, come il tuatara.<br />

Questi animali somigliano superficialmente alle<br />

iguane ma differiscono da queste per il tipo di<br />

inserzione dei denti e per numerosi caratteri<br />

anatomici interni. Molte specie imparentate con i<br />

tuatara erano presenti durante l’era mesozoica e<br />

soltanto due sopravvivono su alcune isole in<br />

prossimità delle coste della Nuova Zelanda (▶figura<br />

48).<br />

Figura 48. Rincocefali<br />

Sphenodon punctatus, il tuatara, una specie endemica della<br />

Nuova Zelanda Questo tuatara appartiene a una delle due specie<br />

sopravvissute di una linea evolutiva che si è distaccata dai rettili<br />

molto tempo fa.


Tra i rettili estinti ricordiamo i dinosauri che erano i<br />

vertebrati terrestri predominanti circa 215 milioni di<br />

anni fa, e hanno dominato gli ambienti terrestri per<br />

circa 150 milioni di anni. Secondo le ipotesi più<br />

recenti e ormai condivise, soltanto un gruppo di<br />

dinosauri, gli antenati degli odierni uccelli, è<br />

sopravvissuto alla grande estinzione di massa<br />

verificatasi tra il Cretaceo e il Terziario (circa 65<br />

milioni di anni fa). I dinosauri, assieme ai loricati e agli<br />

uccelli, fanno parte della linea evolutiva<br />

degli arcosauri (rettili dominanti). Di questi se ne<br />

distinguevano due categorie, entrambe ad habitat<br />

terrestre e classificate in base alla struttura della cintura<br />

pelvica (il cingolo osseo che nei tetrapodi raccorda gli arti<br />

posteriori alla colonna vertebrale): i saurischi e gli<br />

ornitischi. I primi presentavano una cintura tipicamente<br />

rettiliana (molto simile a quella dei loricati), i secondi una<br />

cintura simile a quella degli uccelli. Quest'ultima<br />

somiglianza rappresenta il risultato di un'evoluzione<br />

convergente, poiché i progenitori degli uccelli devono<br />

essere ricercati tra i saurischi. Gli arcosauri terrestri<br />

vengono definiti comunemente dinosauri (rettili<br />

terrificanti, sebbene molti rettili giganteschi di aspetto<br />

feroce fossero erbivori.<br />

Altre forme rettiliane imponenti corrispondono ai<br />

plesiosauri e agli ittiosauri, tetrapodi riadattati in modo<br />

eccellente all'ambiente acquatico, e ai rettili volanti (gli<br />

pterosauri). I rettili arcosauri sopravvissuti, i loricati,<br />

rappresentano le forme più evolute nell'ambito della<br />

classe e, dal punto di vista comportamentale, sono in<br />

grado di garantire una certa cura alla prole prima della<br />

schiusa (▶figura 49).<br />

La regolazione della temperatura<br />

corporea.<br />

Molti di noi sono abituati a considerare i rettili (e<br />

anche i pesci e gli anfibi) come animali «a sangue<br />

freddo»; ciò implica un paragone con la nostra<br />

condizione di animali «a sangue caldo», caratteristica<br />

dei mammiferi e degli uccelli. Questa distinzione non<br />

tiene conto del fatto che nei mammiferi che vanno in<br />

letargo la temperatura del corpo può abbassarsi<br />

anche notevolmente (fino a 2 °C negli scoiattoli) e<br />

che, al contrario, molti rettili possono riscaldarsi<br />

parecchio quando sono in attività. Un modo per<br />

evitare questo tipo di contraddizioni è usare un<br />

sistema di classificazione basato sulla fonte di calore<br />

principale che determina la temperatura dell’animale.<br />

Secondo tale criterio, si definiscono esotermi gli<br />

animali la cui temperatura corporea dipende<br />

principalmente da fonti di calore esterne: ti sarà<br />

certamente capitato di vedere, in estate, le lucertole<br />

che si scaldano al Sole; se, al contrario, si<br />

surriscaldano, questi animali si riparano all’ombra. Gli<br />

endotermi sono invece animali che possono<br />

mantenere costante la propria temperatura corporea<br />

producendo calore grazie alle reazioni metaboliche o,<br />

al contrario, disperdendo calore per mezzo di<br />

meccanismi attivi come la sudorazione.<br />

Di conseguenza, mammiferi e uccelli sono considerati<br />

endotermi, mentre tutti gli altri animali sono<br />

esotermi.<br />

Figura 49. Dinosauri<br />

Albero filogenetico che illustra i principali rami evolutivi dei dinosauri ed il loro grado di parentela.


8. Gli uccelli sono rettili alati con squame trasformate in penne e piume.<br />

Molti anatomo-comparati e molti paleontologi definiscono gli uccelli come dinosauri con le penne. Non si tratta di una battuta a<br />

effetto ma di un'affermazione carica di verità. Infatti il primo uccello noto, Archaeopteryx aveva un tipico scheletro rettiliano e<br />

sarebbe stato probabilmente classificato fra i rettili se nel calco di arenaria che conteneva il suo scheletro non fossero state<br />

rinvenute, chiarissime, le impronte delle penne. Tra i caratteri tipicamente rettiliani posseduti dal fossile si devono citare la<br />

presenza di denti nella mascella e nella mandibola, e di una coda dotata di scheletro.<br />

Oltre alle notevoli somiglianze morfologiche, negli ultimi decenni analisi molecolari e dati provenienti dallo studio dei<br />

fossili hanno definitivamente confermato l’appartenenza degli uccelli al gruppo dei rettili. Si ritiene che gli antenati degli<br />

uccelli siano comparsi fra i teropodi, un gruppo di dinosauri predatori con i quali essi condividono molti caratteri, come la<br />

posizione bipede, le ossa dotate di cavità, la presenza di un osso a forcella nello sterno e diversi tratti riguardanti gli arti.<br />

Le penne degli uccelli sono derivati<br />

delle squame degli antichi rettili.<br />

Durante il Mesozoico, circa 175 milioni di anni fa, una<br />

linea di teropodi (▶figura 50 A) diede origine agli<br />

uccelli. Uno dei fossili più antichi di uccelli, del<br />

genere Archaeopteryx, vissuto all’incirca 150 milioni<br />

di anni fa, era provvisto di denti ma aveva il corpo<br />

rivestito di penne praticamente identiche a quelle<br />

degli uccelli attuali (▶figura 50 B).<br />

Le penne remiganti costituiscono la superficie portante<br />

dell'ala e si impiantano sull'arto anteriore, che,<br />

nonostante la riduzione nelle ossa della mano, presenta<br />

una struttura piuttosto conservativa, cioè<br />

mediocremente specializzata, rispetto allo schema<br />

generale dell'arto dei tetrapodi; le penne di contorno<br />

definiscono la sagoma dell'animale prendendo origine<br />

da aree ben delimitate della superficie corporea, gli<br />

pterili; le penne timoniere, localizzate in corrispondenza<br />

della ridotta regione caudale, stabilizzano il volo.<br />

Figura 50. Fossili di uccelli risalenti all’era Mesozoica.<br />

I reperti fossili dimostrano l’evoluzione degli uccelli da altri<br />

dinosauri. (A)Microraptor gui, un dinosauro provvisto di penne,<br />

risalente all’inizio del Cretaceo (circa 140 milioni di anni fa).<br />

(B) Archaeopteryx è il più antico fossile conosciuto simile agli<br />

uccelli.<br />

Il carattere peculiare degli uccelli è rappresentato dalle<br />

penne (▶figura 51), dalle piume e dalle filopiume,<br />

strutture cornee derivate dalle squame rettiliane,<br />

coinvolte nella funzione del volo e nella<br />

termoregolazione.<br />

Figura 51. Una innovazione evolutiva importante.<br />

Le prime penne potrebbero essere state rappresentate da un<br />

semplice rachide centrale, o calamo, provvisto di rami laterali.<br />

Una struttura di sottili ramificazioni provviste di uncini e barbe<br />

ha dato origine in seguito alla superficie robusta ma leggera<br />

delle penne che permette il volo.<br />

Negli individui adulti le piume (strutture con funzione<br />

puramente coibentante) sono di regola limitate alla<br />

superficie corporea ventrale, mentre le filopiume,<br />

sottilissime, sono di norma diffuse; in alcuni uccelli<br />

insettivori le filopiume fanno parte di organi di senso<br />

tattile, disposti intorno alla base del becco.


Gli uccelli hanno sviluppato<br />

strutture anatomiche adatte al volo.<br />

Lo scheletro degli uccelli è molto robusto ma anche<br />

straordinariamente leggero, per la presenza di molti<br />

elementi cavi (ossa pneumatizzate) (▶figura 52). Le<br />

articolazioni nel tronco sono piuttosto rigide, affinché sia<br />

fornito uno stabile attacco ai muscoli del volo; a tal fine<br />

lo sterno dei volatori è peculiare, essendo provvisto di<br />

una carena disposta sul piano sagittale di simmetria,<br />

sulla quale si applicano i potenti muscoli pettorali, veri<br />

organi propulsori nella fase di volo attivo.<br />

Figura 53. L’apparato respiratorio di un uccello<br />

(A) I sacchi aerei e le camere d’aria presenti nelle ossa sono<br />

strutture esclusive degli uccelli. (B) L’aria scorre attraverso i<br />

polmoni dell’uccello in maniera unidirezionale verso i<br />

parabronchi. I capillari aeriferi, i siti di scambio gassoso, si<br />

ramificano a livello dei parabronchi.<br />

Il lavoro muscolare del volo produce una gran quantità<br />

di energia termica che viene dissipata sia mediante<br />

l'iperventilazione polmonare che attraverso la<br />

dispersione cutanea di calore. In questo caso le penne<br />

giocano un ruolo regolatore di coibentazione variabile,<br />

basato sulla posizione che assumono rispetto al corpo.<br />

Confrontati con i rettili di pari dimensioni, gli uccelli<br />

utilizzano quotidianamente quantità di energia otto<br />

volte superiori.<br />

Figura 52. L’apparato scheletrico di un uccello<br />

Da notare la trasformazione degli arti anteriori in ali e lo sterno<br />

carenato.<br />

In termini energetici, il volo rappresenta un'attività<br />

molto dispendiosa che richiede un metabolismo assai<br />

elevato (endotermico) e infatti, durante il volo un<br />

uccello consuma l’energia a una velocità 15-20 volte<br />

maggiore rispetto a una lucertola in corsa dello stesso<br />

peso corporeo. Tutto ciò è reso possibile da un<br />

efficiente sistema circolatorio con cuore formato da 4<br />

cavità (due atri e due ventricoli) e quindi con<br />

circolazione doppia e completa e da un efficiente<br />

sistema respiratorio con polmoni perfezionatissimi.<br />

Questi sono interessati da un flusso continuo di aria e<br />

consentono scambi di gas più efficaci di quelli dei<br />

mammiferi (▶figura 53).<br />

L'encefalo degli uccelli presenta dimensioni di tutto<br />

rispetto, dovute soprattutto al cervelletto<br />

(coordinatore delle attività motorie) e ai cosiddetti<br />

corpi striati del telencefalo (centri del notevole<br />

psichismo di questa classe) (▶figura 54).<br />

Figura 54. L’ encefalo di un uccello<br />

Da notare l’aumento delle dimensioni del telencefalo rispetto ai<br />

rettili e un mesencefalo ancora discretamente sviluppato.


A parte le forme estinte di uccelli dotati di denti, le<br />

specie attuali presentano l'arco orale corredato da<br />

un becco, una struttura cornea attualmente<br />

presente anche in alcuni mammiferi (nei<br />

monotremi) e in alcuni rettili (nei cheloni).<br />

I meccanismi regolatori della temperatura<br />

corporea e i dispositivi metabolici endotermici non<br />

funzionano nell'embrione, e quindi si rende<br />

necessaria la cova delle uova con un periodo di<br />

incubazione di regola molto breve. I megapodi<br />

dell'Australia e della Nuova Guinea seppelliscono<br />

le uova in cumuli di materiale organico<br />

marcescente, utilizzando per l'incubazione il calore<br />

che si sviluppa da questi.<br />

In alcuni casi la prole sguscia dall'uovo inetta e<br />

richiede dunque cure parentali e, in particolare, di<br />

essere alimentata. I piccoli inetti sono definiti<br />

tardivi; al contrario in altre specie i piccoli risultano<br />

precoci, potendo nutrirsi autonomamente poco<br />

dopo la schiusa. In ogni caso, anche in presenza di<br />

prole precoce, i genitori prestano cure parentali<br />

prolungate, di tipo sia alimentare che educativo. Il<br />

basso ritmo riproduttivo degli uccelli risulta<br />

correlato al notevole impegno che essi pongono<br />

nella riproduzione stessa; ciò è già evidente a<br />

partire dalle riserve energetiche che forniscono<br />

all'uovo e si verifica sino alle cure parentali che<br />

garantiscono alla prole, prima e dopo la schiusa.<br />

Complessivamente considerati, gli uccelli presentano<br />

abitudini alimentari assai varie; addirittura alcune<br />

forme acquatiche si nutrono con tecniche di<br />

filtraggio grazie al becco modificato. Quelli che si<br />

nutrono di nettare e di polline svolgono un ruolo<br />

fondamentale per la riproduzione di molte piante,<br />

mentre i frugivori distribuiscono con i loro escrementi<br />

i semi nei vari ecosistemi. Comunque quelli adattati<br />

all'ambiente terrestre sono prevalentemente<br />

insettivori, diurni o notturni; ciò vale anche per i<br />

passeriformi, un ordine che comprende la<br />

maggioranza assoluta degli uccelli viventi.<br />

Al di là di variazioni dimensionali e di morfologia<br />

esterna spesso molto appariscenti, gli uccelli<br />

presentano caratteristiche anatomiche estremamente<br />

omogenee, soprattutto per il fatto di essere derivati<br />

da un gruppo di rettili già avanzati (gli arcosauri<br />

coelurosauri) e quindi dotati di un ristretto ventaglio<br />

di potenzialità adattative.<br />

Nel corso della filogenesi degli uccelli, tutto l'impegno<br />

adattativo è stato rivolto alla messa a punto del<br />

complesso meccanismo del volo, che coinvolge<br />

funzioni neurali, sensoriali e motorie.<br />

Quadro anatomico degli uccelli:<br />

il corpo è rivestito da penne e piume e le<br />

squame sono ancora presenti<br />

lo scheletro è alleggerito e le ossa sono<br />

spesso pneumatizzate grazie ai sacchi aerei<br />

che si originano dai polmoni<br />

gli arti anteriori sono modificati in ali che<br />

consentono il volo<br />

la bocca, priva di denti, è provvista di un<br />

becco corneo<br />

i polmoni sono molto sviluppati e<br />

presentano un mesobronco centrale dal<br />

quale si dipartono bronchi secondari e di<br />

ordine successivo.<br />

i sacchi aerei e l’estesa superficie di scambio<br />

consentono scambi gassosi tramite un<br />

meccanismo controcorrente che permette ai<br />

polmoni di raggiungere la massima efficienza<br />

tra i vertebrati<br />

il cuore possiede due atri e due ventricoli<br />

la circolazione è doppia e completa<br />

il metarene è molto efficiente<br />

l’N è eliminato come acido urico (uricotelici)<br />

la termoregolazione è assicurata<br />

(omeotermia)<br />

il mesencefalo è ben sviluppato e si pensa<br />

che questo centro abbia ancora una<br />

notevole importanza nell’attività nervosa ma<br />

anche il telencefalo è molto voluminoso<br />

il cervelletto è sviluppato per l’attività di<br />

coordinamento dei movimenti connessa al<br />

volo<br />

la vista è l’organo di senso guida<br />

la fecondazione è interna ma il maschio<br />

generalmente non possiede organi<br />

copulatori e l’accoppiamento avviene per<br />

combaciamento delle cloache<br />

le uova amniotiche, molto simili a quelle dei<br />

rettili, vengono covate per mantenere<br />

costante la temperatura<br />

la determinazione del sesso è cromosomica<br />

con eterogametia femminile<br />

La classe degli uccelli è divisa in<br />

due sottoclassi.<br />

Fino ad ora sono state descritte approssimativamente<br />

10 000 specie di uccelli, che si possono suddividere in<br />

due sottoclassi: paleognati e neognati.


I PALEOGNATI<br />

comprendono 5 ordini di uccelli<br />

caratterizzati da ali ridotte e spesso da sterno<br />

acarenato. Sono inetti al volo o cattivi volatori. Molti<br />

di essi hanno zampe lunghe e robuste adatte alla<br />

corsa, Comprendono struzzi, nandù, casuaro, emù,<br />

kiwi.<br />

I NEOGNATI comprendono 23 ordini di uccelli che<br />

si sono diversificati moltissimo nella morfologia, nelle<br />

dimensioni, nella dieta e nel comportamento. Per la<br />

loro classificazione ci si basa sulla struttura del becco,<br />

delle zampe, delle unghie e sul piumaggio. La ▶figura<br />

55 mostra una carrellata di diverse specie aviarie.<br />

Figura 55. La biodiversità degli uccelli:<br />

(A) Casuarius casuarius, (casuario). (B) Pavus cristatus (pavone). (C) (pinguino). (D) Apteryx australis (kiwi). (E) Opisthocomus hoazin (hoatzin).<br />

(F) Struthio camelus (struzzo). (G) Vultur gryphus (condor delle ande). (H) Cynanthus latirostris (colibrì). (I) Cygnus olor (cigno reale). (L) Bubo<br />

bubo (gufo reale). (M) Phoenicopterus ruber (fenicottero rosso). (N) Larus occidentalis (gabbiano occidentale). (O) Amazona auropalliata<br />

(pappagallo). (P) Corvus albus (corvo pettobianco). (Q) Geococcyx californianus (corridore della strada). (R) Dryocopus pileatus (picchio). (S)<br />

Pelecanus (pellicano). (T) Goura victoria (gura di Vittoria).

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!