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DELLA SOCIETÀ LIGURE DI STORIA PATRIA

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n e l possesso d ei suoi beni e dei suoi diritti, con l’abrogazione della<br />

con dan na a ll’esilio. Le trattative, poi, con Saorgio, Briga ed altri<br />

lu o g h i n on sap p iam o nem m eno se superarono la fase iniziale. Solo<br />

con D o lceac q u a l ’attività diplom atica del Capitano del popolo si<br />

ch iu se a ll’a ttiv o , con l ’occupazione genovese del castello. Quest’unico<br />

risu ltato p o sitivo non poteva certo consigliare la prosecuzione di<br />

un a lin e a p o litica rivelatasi inefficace in tutte le altre direzioni, ed<br />

a llo ra G u g lie lm o Boccanegra cercò di ottenere col denaro ciò che<br />

n on a v e v a p o tu to conseguire altrim enti. I risultati non si fecero<br />

a tten d ere e fu ron o soddisfacenti. Nel 1259-60, Veirana, figlia di<br />

O berto, q u o n d a m conte d i Ventim iglia, e Pagano, suo marito, m archese<br />

di C eva, vendono a G enova i loro possedimenti di Badalucco,<br />

B a ia rd o , A r m a , Bussana ed altre lo calità135; negli anni 1260-61,<br />

B o n ifa c io , a n c h ’egli figlio di Oberto, q u ondam conte di Ventimiglia,<br />

e Iaco b in o ed Avvocato Ianella, fratelli, vendono a Genova i loro<br />

p o ssed im en ti di T riora, Dodo, A rm a e Bussana 136.<br />

L efficacia di questa politica va ascritta naturalmente al potenziam<br />

en to m ilita re effettuato dal Boccanegra che, rendendo più sensib<br />

ile e te m u ta la presenza genovese in Contea, scoraggiava i conti<br />

d al ric o rre re a Carlo d’A n g iò; ma non soltanto ad esso: anche la<br />

p re fe re n za m anifestata dai conti per le vendite piuttosto che per le<br />

a llea n ze u m ilia n ti, e anche il diminuito interesse per le cose della<br />

R iv ie ra di P onente, m anifestato da Carlo d’Angiò, impegnatissimo<br />

su a ltri fro n ti, ebbero un peso rilevante nella buona riuscita della<br />

p o litica d egli acquisti. La storia recente e passata, intessuta di lotte<br />

con G e n o va e con i comuni locali, aveva insegnato ai conti che. per<br />

la lo ro sicu rezza e tranquillità, era necessario non tanto allearsi alla<br />

poten te R ep u b b lica , di cui sapevano fin dove potevano fidarsi,<br />

qu an to sbarazzarsi delle proprie terre ed abbandonare la Contea.<br />

Così in fa tti avevano fatto Bonifacio e Giorgio, che avevano ceduto<br />

tutto a C a rlo d ’Angiò e si erano ritirati in Provenza 137. Il conte di<br />

P ro v e n z a , dal canto suo, dopo essere penetrato molto decisamente e<br />

135 Liber luriu m cit., dore. DCCCCXX-VI1I, DCCCCXXXIV.<br />

136 Liber lurium rit., dore. DCCCCXXXV-IX; rfr. anche Liber lurium, II,<br />

T o rin o , 1 8 5 7 , doc. XXIV.<br />

137 G . R o s s i, Im Storia cit., p. 87, e sgg.<br />

— 195 —<br />

Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012

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