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DELLA SOCIETÀ LIGURE DI STORIA PATRIA

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puniti alla stregua degli uomini di Dolceacqua, colpevoli degli stessi<br />

delitti ; se il comune di Genova dovesse restituire il castello, lo restituirà<br />

nello stesso buono stato in cui l’ha ricevuto o in uno stato<br />

migliore; il comune di Genova promette di non fare pace con Bonifacio<br />

e Giorgio, olim dicti comites V intim ilii, nè col conte di Provenza,<br />

senza inserire nel trattato di pace anche il comune di Dolceacqua<br />

; Genova, infine, autorizza i creditori di Bonifacio e Giorgio<br />

a recuperare i propri crediti prelevandoli sui redditi che i detti conti<br />

erano soliti percepire da Dolceacqua.<br />

I quondam comites, nominati il giorno prima, sono quindi Bonifacio<br />

e Giorgio. Essi non sono più conti di Ventimiglia, non perchè<br />

hanno ceduto i loro possessi a Carlo d’Angiò (Genova, evidentemente,<br />

non poteva riconoscere valida tale cessione, insieme a quella<br />

di Guglielmino, e non cessava dal considerare sua tutta la Contea,<br />

da lei ceduta in feudo ai conti)85, ma perchè essendosi rivolti al<br />

conte di Provenza, avevano tradito il loro signore e si erano resi<br />

indegni di continuare ancora a godere del possesso del feudo.<br />

I Genovesi intendono occupare al più presto il castello di Dolceacqua<br />

per prevenire qualsiasi colpo di mano da parte dei conti o di<br />

Carlo d’Angiò. Sembra infatti che la situazione andasse facendosi<br />

ogni giorno più pericolosa. Il 19 aprile, abbiamo visto, si parla di<br />

danni che i conti potrebbero arrecare agli abitanti di Dolceacqua ;<br />

il mese successivo il pericolo si concretizza nell’eventualità di un<br />

assedio. Il 13 maggio si incontrano ancora Zaccaria de Castro ed<br />

Ansuisio C artaenia con i consoli di Dolceacqua, e concordano una<br />

aggiunta alle convenzioni del 20 aprile precedente. L’incontro avviene<br />

sotto il portico della casa di Oberto Saonese e del fratello,<br />

ancora a Ventimiglia 86. Nel caso che Dolceacqua sia stretta d’assedio,<br />

il comune di Genova si impegna a corrispondere ad ogni abitante,<br />

che impugnerà le armi, 8 denari di genovini al giorno, per tutta la<br />

durata dell’assedio, a patto, però, che Dolceacqua rimanga in am ore<br />

et servicio com unis Ianue, nel rispetto delle convenzioni appena<br />

stipulate. Evidentemente il pericolo di un assedio si riteneva abbastanza<br />

imminente, se si pensava che potesse accadere anche prima<br />

dell’arrivo della guarnigione genovese, dal momento che si faceva<br />

85 Annali Genovesi cit., V, p. 162 (cfr. più avanti nota 144).<br />

86 A.S.G., Cartul. 56 cit., c. 40 v.<br />

- 175 —<br />

Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012

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