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DELLA SOCIETÀ LIGURE DI STORIA PATRIA

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scaturito dall ultima guerra: se si voleva evitare il riproporsi delle<br />

situazioni e dei pericoli appena superati, era necessario che tutte le<br />

forze militari della Contea fossero direttamente controllate dai<br />

Genovesi.<br />

Una simile politica, però, esponeva il Comune ad un rischio:<br />

quello di vedere aumentare il numero dei propri nemici. Se era<br />

comprensibile, in quanto misura prudenziale, la requisizione dei<br />

castelli di coloro che erano nemici tradizionali e che da poco, e<br />

solo perchè costretti dalla sfortuna delle armi, si erano piegati a<br />

riconoscere il dominio di Genova, tale misura, estesa anche ai figli<br />

di Manuele, non poteva non essere giudicata ingiusta e sleale e non<br />

poteva non compromettere la loro tradizionale fedeltà. Il governo<br />

genovese decise di correre questo rischio, ed era così convinto della<br />

opportunità della propria politica che non la cambiò, sostanzialmente,<br />

nemmeno col Capitano del popolo, alla fine del 1257, quando<br />

dovettero affiorare sospetti, ben presto confermati dagli avvenimenti,<br />

che non soltanto il conte Guglielmino, ma anche Bonifacio e Giorgio<br />

avevano intavolato trattative segrete con Carlo d’Angiò per lo scambio<br />

delle terre in Contea con altre in Provenza.<br />

I patti dell 8 dicembre 1257 sono la continuazione della politica<br />

del 1253. Non vi troviamo nessuna modificazione sostanziale,<br />

ma solo piccole aggiunte, insignificanti concessioni ai conti, come<br />

1 aumento della somma annua prò feudo da 30 a 40 lire di genovini,<br />

e la promessa del risarcimento dei danni, probabilmente assente dalle<br />

convenzioni del 1253, come lo era da quelle del 1249, col diritto riconosciuto<br />

ai figli di Manuele di scegliersi un estimatore gradito, di<br />

Ventimiglia. Nessuna parola sulle questioni più importanti, quelle<br />

che dovevano stare maggiormente a cuore ai conti, quale, per esempio,<br />

la durata dell’occupazione genovese: nel 1249 Genova, occupando<br />

il castello di Roccabruna, aveva promesso di restituirlo alla<br />

fine della guerra contro Federico II; ora, nel 1257, non si fissa<br />

nessun termine, anzi si usa una clausola cronologicamente indeterminata,<br />

— quo tem pore comune Ianue castra ipsorum te n ere t et<br />

possideret, — che lascia, praticamente, a Genova una possibilità<br />

illimitata di occupazione.<br />

Rimarrebbe ancora da chiedersi per quale motivo Guglielmo<br />

Boccanegra abbia sentito la necessità di apportare queste modifiche<br />

alle convenzioni del 1253 e quale sia il loro vero significato. Di Carlo<br />

— 165 —<br />

Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012

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