piena di vita

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avrebbe funzionato solo a marcia indietro. Rientrammo
avvolti dalle tenebre in albergo, da dove, dandoci per
dispersi, stavano partendo le ricerche dei “naufraghi
milanesi”. In effetti ci mancò poco. Navigammo molte ore
a ritroso, con il motore al minimo per imbarcare meno
acqua possibile e con la pompa di sentina che faceva gli
“straordinari”. Tutto è bene quel che finisce bene. Anche
in quel caso ce la cavammo egregiamente. Trovammo un
bravo meccanico che ci riparò il guasto e potemmo
trascorrere il resto delle vacanze in assoluta tranquillità.
Quell’anno facemmo conoscenza di una famigliola
dell’hinterland milanese con la quale intrattenemmo, dopo
il rientro in città, una breve relazione amicale. Avendo
però loro un tipo di vita e di esigenze molto diverse dalle
nostre, il rapporto si esaurì nel giro di qualche mese.
L’anno successivo, nell’82, andammo in vacanza
con gli amici di Bologna. Avevamo preso in affitto un
appartamentino in Sardegna, a Porto Faro, nelle vicinanze
di Palau. Era un eccezionale punto di partenza per le
escursioni, a sud, verso la Costa Smeralda, di fronte,
nell’arcipelago della Maddalena e, poco più a nord, verso
le splendide isolette di Budelli, Spargi, Santa Maria e
Lavezzi. Ogni giorno salpavamo verso mete diverse, alla
ricerca di spiaggette solitarie, per trascorrere splendide
giornate nella massima libertà. Dopo pochi giorni ci
raggiunsero Rossella e Marcello. Lui era il rappresentante
di una nota fabbrica di oreficeria, fornitrice del negozio.
Ci conoscevamo da anni e il rapporto fornitore-cliente si
era trasformato in una sincera amicizia. Rossella, dopo
che Marcello si era separato dalla moglie, era diventata la
sua nuova compagna. Allora possedevo un’automobile