piena di vita

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dormendo, come usava dire, con un occhio solo, e la
mattina ce lo faceva ritrovare agganciato a una boa di
fronte all’albergo. Era un servizio un po’ costoso, ma ci
permetteva di dormire sonni tranquilli, considerando che,
in zona, c’era un’organizzazione specializzata nel furto
delle imbarcazioni. Ci raccontavano che, con il favore
delle tenebre, spesso navigava sotto costa un gozzo a luci
spente e con il motore al minimo. Recise le cime, i
gentiluomini a bordo s’impadronivano di un certo numero
di barche e, dopo averle trascinate al largo, affondavano
gli scafi e ricuperavano i motori, per farne pezzi di
ricambio. So per certo che, allo stesso proprietario
dell’Hotel, avevano sottratto il motoscafo e che il
guardiano di una lussuosa villa nelle adiacenze
dell’albergo, era stato costretto a sparare nel buio, verso
il mare, per evitare un furto.
Rispettando il detto che recita che i motori sono
come le donne “gioie e dolori”, anche il mio nuovo 45
cavalli decise di fare i capricci. Una mattina, con il mare
calmo come l’olio, decidemmo di fare una gita a Capri.
Con una buona scorta di carburante, navigammo
costeggiando fino a Massa Lubrense per puntare, in
seguito, in direzione dell’isola che si stagliava a 12 miglia
in mezzo al mare. Giungemmo tranquillamente, doppiando
i famosi faraglioni, a Marina Piccola, dove, senza
difficoltà, potemmo ormeggiare in modo sicuro. Una volta
sbarcati, ci godemmo la spiaggia e prendemmo un po’ di
sole. Poi pranzammo in riva al mare e quindi visitammo
l’isola inebriandoci delle sue bellezze. A metà pomeriggio
prendemmo la via del ritorno. Dopo una decina di miglia
di navigazione, il motore “decise” che, da quel momento,