piena di vita

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vedersi contornati dalle stesse persone. Fu così che, fra i
commenti dei passeggeri e le lamentele sul disservizio,
s’incominciò a familiarizzare con qualche altro sfortunato
viaggiatore. Saliva e scendeva, alle mie stesse fermate,
un’avvenente ragazza che avevo più volte notato, in
precedenza, per un trucco molto curato, anche se, per i
miei gusti, un po’ troppo marcato. Cominciammo a
scambiarci qualche frase banale e c’informammo
reciprocamente sulle nostre attività lavorative. Lalla,
questo era il suo nome, era impiegata presso una
profumeria di “Montenapo”. Ci s’incontrava abbastanza
spesso e ci si scambiava frasi di circostanza o, da lontano,
cenni di saluto. Frequentemente la vedevo accompagnarsi
ad una giovanissima e graziosissima biondina che, scoprii
dopo, lavorava con lei e abitava nel suo stesso stabile. Un
giorno che c’incontrammo sul mezzanino della stazione, in
attesa del convoglio, me la presentò. Conobbi così anche
Rosy, che mi colpì particolarmente per i lunghi capelli
biondi (che sono un po’ un debole nell’immaginario
collettivo dell’uomo medio italiano) e per i suoi grandi
occhioni azzurri, ben truccati, che spiccavano da un visino
luminoso. Anche con lei, quando capitava di vederci, iniziò
uno scambio di saluti. Dopo qualche tempo c’incrociammo
del tutto fortuitamente e casualmente m’informò che la sua
collega, nonché amica, Lalla, aveva lasciato il posto di
lavoro. Le riferii che la “Gobbi” stava cercando la
sostituta di un’impiegata che, di li a poco, ci avrebbe
lasciato, e che, se la cosa fosse stata di suo interesse, Lalla
avrebbe potuto presentarsi per un colloquio conoscitivo.
In effetti Rosy avvisò Lalla dell’opportunità, ma ella non
dette séguito all’invito. Dopo qualche giorno, la titolare
della profumeria dove prestava la sua opera, la informò