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piena di vita

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rispe<strong>di</strong>rono al Corpo <strong>di</strong> appartenenza. Passai la notte<br />

dell’ultimo dell’anno in camerata scolandomi una<br />

bottiglia <strong>di</strong> grappa e prendendomi così una poderosa<br />

“sbornia triste” che, invece <strong>di</strong> consolarmi delle avverse<br />

fortune, mi ridusse in uno stato pietoso. Il Capodanno del<br />

‘63 mi risvegliai in “un mare” <strong>di</strong> vomito, con lo stomaco<br />

dolente e un mal <strong>di</strong> capo rabbioso. Chi crede <strong>di</strong> poter fare<br />

il troppo furbo, alla fine riceve la giusta punizione!<br />

Se si ha la forza <strong>di</strong> non arrendersi, come sempre, a<br />

un periodo buio, segue, ine<strong>vita</strong>bilmente, una sequenza <strong>di</strong><br />

eventi positivi spesso assolutamente impreve<strong>di</strong>bili.<br />

Imputando il fatto a un’inadeguata alimentazione, mi resi<br />

conto che, oltre a qualche <strong>di</strong>sturbo dell’apparato<br />

masticatorio, mi si era alquanto abbassata la vista. Decisi<br />

<strong>di</strong> sfruttare la situazione, cercando <strong>di</strong> farmi fare un nuovo<br />

paio <strong>di</strong> occhiali dallo Stato. Marcai visita e fui inviato<br />

all’Ospedale Militare <strong>di</strong> Taranto per un attento esame<br />

oculistico. In effetti mi fu riscontrato un notevole calo del<br />

“visus” nell’occhio sinistro. Mi furono prescritte delle<br />

lenti e fui rispe<strong>di</strong>to al Corpo. Qui, con la complicità <strong>di</strong> un<br />

aviere amico, che prestava servizio nell’infermeria, ebbi<br />

accesso alla consultazione <strong>di</strong> un manualetto, dov’erano<br />

descritte le deficienze fisico-psichiche che potevano<br />

determinare la “riforma”. Il tarlo incominciò a lavorare<br />

nel mio cervello. Durante una breve licenza, mi recai a<br />

Bari, dove consultai un eminente specialista <strong>di</strong> oculistica.<br />

Mi fu spiegato che, mentre era facile stabilire un <strong>di</strong>fetto<br />

del “visus”, era praticamente impossibile, senza la<br />

collaborazione del soggetto interessato, determinarne<br />

esattamente l’entità. I limiti che configuravano la riforma<br />

per un <strong>di</strong>fetto visivo erano chiaramente precisati nel

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