piena di vita

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riconoscibili sul pullman, come gli organizzatori della
gita. Facevamo le scelte più oculate sulla comodità dei
sedili e sulla…privacy che avrebbero potuto offrire.
Determinavamo con cura i posti per i passeggeri, in modo
da “sistemare” l’amico a fianco dell’agognata…preda. Ci
adoperavamo, con il massimo impegno, nello stabilire gli
orari di partenza e, soprattutto, quelli del rientro, in
funzione della distanza e del tempo necessario per il
tragitto. L’obiettivo consisteva nel poter contare su un
periodo di “buio” sufficiente a “lavorarci” la…vittima
predestinata. Il tutto ci costava cospicue mance all’autista
che, al segnale convenuto, spegneva le luci per creare
l’atmosfera più adatta. Ne valeva comunque la pena! Tra
le feste, le gite, le colleghe di lavoro e le loro amiche, le
nostre conoscenze si andavano ampliando e
s’incominciavano a formare delle “coppie fisse“. Voglio
ricordare alcuni colleghi e amici che creavano il nòcciolo
duro del gruppo: Franco Motta, Claudio Sordo, Giorgio
Aiolfi, Franco Bozzoni, Anna Stroppa, Mariuccia Diazzi,
Antonio, Irene, Liliana, Milvia, Luigi e la sorella Luisa, e
tanti altri di cui “vedo“ le sembianze, ma non me ne
ricordo i nomi. Mi riprometto, in un prossimo futuro, di
cercare di rintracciarne il maggior numero possibile, per
organizzare una bella…rimpatriata. Di alcuni ho perso
completamente le tracce, altri invece, li ho frequentati per
qualche anno, anche dopo aver lasciato l’Olivetti e di altri
ancora, mi sono arrivate, nel tempo, frammentarie notizie.
Franco Brambilla è uno di quelli con cui il rapporto si è
protratto per alcuni anni.
Una domenica di metà marzo del ‘60, avevamo
in programma uno dei nostri pomeriggi danzanti. La