piena di vita

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certe “ammucchiate” parlamentari nell’approvazione di
leggi e leggine che, lungi dal salvaguardare gli interessi
della comunità, tendevano solo a preservare interessi
privati o corporativi e in ogni caso di parte, m’indussero ad
assumere una posizione di rifiuto della politica. Siccome
ritengo che la politica sia importante nella gestione di un
Paese, e avendo ragionato a lungo sulle posizioni e i
princìpi che ispiravano le variegate forze presenti nella
politica italiana, mi ritrovai sempre più vicino al pensiero e
all’azione di uomini come Einauidi e Malagodi. Per anni ho
dato il mio appoggio e il mio voto al PLI, condividendone
pienamente i principii di libertà e liberalità, la mentalità
favorevole all’iniziativa privata e un’intromissione assai
discreta dello Stato nei problemi dei singoli. Ho sempre
pensato che i compiti dello Stato debbano essere quelli di
fornire le “regole”, predisporre gli strumenti, occuparsi in
qualche modo della Previdenza, della Sanità Pubblica e
della Difesa, creare le infrastrutture, agevolare l’iniziativa
privata, aiutare e difendere i cittadini contro i soprusi dei
prepotenti e le malefatte della delinquenza spicciola od
organizzata, occuparsi della gestione di una Giustizia
giusta e demandare ai cittadini tutto quanto riguarda la
conduzione diretta delle cose economiche, con la sola
esclusione, della fornitura dei servizi indispensabili alla
comunità. Forse è una visione troppo ottimistica o
addirittura utopica di una società moderna, ma penso che,
se questi principi fossero condivisi dalla stragrande
maggioranza degli italiani, tutto potrebbe funzionare
decisamente meglio. Scusatemi se sono un inguaribile
ottimista, ma così è. Oggi la personalità alla quale mi sento
più vicino è Silvio Berlusconi, anche se ritengo che, pur se
giustificato dalla composizione assai variegata della sua