piena di vita

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Cuba, ci siamo sentiti elemosinare lamette da barba e
saponette anche usate e rossetto per labbra. E’ pur vero che
a Cuba, se uno vuole studiare, ha la possibilità di farlo, a
certe condizioni, in modo gratuito, ma poi lo Stato, per
alcuni anni, tratterrà metà salario per rimborsarsi delle
spese sostenute. Il problema sta nel fatto che la normale
retribuzione di un operaio è di circa 10 dollari mensili,
mentre un laureato può arrivare anche a 20. Nel 2000
esistono ancora le tessere, per avere delle miserrime
dotazioni mensili di cibo. Lo Stato tollera la proprietà
privata di vecchie automobili, purché gli autisti carichino a
bordo, chiunque chieda un passaggio lungo la strada, di
piccoli appezzamenti di terreno per uso strettamente
personale e un micro artigianato di prodotti poveri
L’embargo americano è regolarmente aggirato per il
tramite di altri Paesi, ma le “preziose” merci che il regime
fa arrivare, non trovano certo acquirenti fra la popolazione
locale. I Centri commerciali nelle zone turistiche, sono
preclusi agli indigeni e “tutti” sono alle dipendenze dello
Stato Padrone. Tutto ciò, e molto altro che non mi
dilungherò a descrivere, è assolutamente inconcepibile e
inaccettabile da chi, come noi, ha l’impagabile fortuna di
vivere in un Paese moderno, civile e democratico. Il nostro
tour cominciò dalla capitale Avana, dove visitammo la
suggestiva parte antica, con la sua Piazza della Cattedrale,
quella delle Armi, il Capitolio, il Castello della Reale
Forza, il palazzo dell’Artigianato e la famosa “bodeguita
del Medio. Nella parte “moderna” dell’Avana c’è da vedere
la Plaza de la Revolucion, con i monumenti eretti agli “eroi
nazionali” Che Guevara e Josè Martì, la Quinta Avenida di
Miramar, che costeggia, per una decina di chilometri, il
rinomato Malecom (il lungomare dell’Avana) e il giardino