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piena di vita

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facilmente e, nonostante la nostra timidezza e qualche<br />

<strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> comprensione dovuta alla lingua (anche se la<br />

mamma si adoperava amorevolmente da interprete), nel<br />

giro <strong>di</strong> qualche giorno avevamo raggiunto un notevole<br />

grado <strong>di</strong> confidenza con la straripante tedeschina. Fra<br />

l’in<strong>di</strong>fferenza del padre e la complicità della madre, per me<br />

fu un’esperienza entusiasmante. Nessuna delle ragazzine<br />

conosciute fino allora mi aveva permesso o concesso tanto.<br />

Una sera le offrii un fritto <strong>di</strong> calamari e scampi che ci costò<br />

due giorni <strong>di</strong> vacanza, ma ne valse assolutamente la pena.<br />

Dopo 17 giorni <strong>di</strong> “sopravvivenza”, trovammo un<br />

passaggio per rientrare a Milano. Il nostro benefattore ci<br />

accompagnò fino a cento metri da casa dove giungemmo,<br />

felici e affamati, con ancora 500 lire in saccoccia. Avevamo<br />

trascorso le nostre prime, vere, esaltanti vacanze da soli.<br />

L’anno successivo replicammo l’esperienza con un po’ <strong>di</strong><br />

sol<strong>di</strong> in più e viaggiando in motoretta, ma, l’elettrizzante<br />

magia della prima volta, non si ripropose con la stessa<br />

galvanizzante gioia.<br />

Un giorno, non so come né perché, capitò che litigai<br />

violentemente con Giorgio. Per qualche tempo<br />

c’ignorammo. Sicuramente soffrivamo <strong>di</strong> questa situazione<br />

anomala, ma, ritenendo entrambi <strong>di</strong> essere dalla parte della<br />

ragione, nessuno era <strong>di</strong>sposto a cedere o ad ammettere un<br />

qualsiasi torto. Passarono alcune settimane senza neppure<br />

vederci, quando mi fu riferito da un amico comune, che era<br />

stato ricoverato all’ospedale Niguarda, per un problema<br />

che allora appariva piuttosto serio. Non ce la feci più. La<br />

mattina della successiva domenica mi presentai in ospedale.<br />

Arrivato sulla porta della stanza, i nostri sguar<strong>di</strong><br />

s’incontrarono. Mi avvicinai al suo letto e con un filo <strong>di</strong>

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