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156 concludere la sua prestigiosa carriera, come “Maestro” del corpo di ballo. Liberi da impegni di lavoro, si aggregarono molto volentieri a noi e da allora, sono diventati i nostri più disponibili e fedeli compagni di viaggio. Rosy ed io partimmo una settimana prima degli amici e la sfruttammo per fare un interessante giro di visite presso gli importanti resti delle civiltà Maia e Atzeca. Si è trattato di un tour culturale di grande fascino, che sarebbe piaciuto moltissimo anche ai nostri compagni, ma i loro impegni glielo impedirono. Ci raggiunsero ad Acumal, un Villaggio Turistico qualche decina di chilometri a sud di Cancun e trascorremmo insieme le due settimane successive. Trovammo un gruppo di animazione veramente eccellente, guidato da un certo Gianni Salvetti, che abbiamo ritrovato successivamente in altri villaggi, e con il quale è nata una grande intesa e una gioiosa amicizia. Abbiamo attivamente partecipato ai loro giochi, fino a organizzare una memorabile serata finale, dedicata agli ospiti, nella quale ci siamo esibiti in una riuscitissima e applauditissima parodia dei vari componenti del gruppo. Hanno completato l’ottima riuscita della vacanza, una bella spiaggia, il bel mare e la tradizionale ospitalità e la buona cucina dei Viaggi del Ventaglio, oltre, naturalmente, alle notevoli bellezze locali. Entusiasti della bell’esperienza e convinti di aver formato un gruppo “giusto”, al ritorno in Italia, cominciammo immediatamente a studiare le possibili destinazioni per quello che sarebbe stato il successivo viaggio nell’inverno del ‘99. Per quel che riguardava invece la vacanza estiva del ‘98, avevamo programmato, con gli amici Lilly e Chito, di trascorrere il mese di luglio nelle vicinanze di Palinuro.
157 Un loro cugino, in società con altri parenti, gestiva un Villaggio Turistico a Caprioli di Pisciotta, il “Baia del Silenzio”. Con una buona organizzazione, un’ottima cucina, essenziali, ma sufficientemente comodi gli alloggi, domina un’ampia baia su un mare pulito e una spiaggia ben servita. Un ottimo intrattenimento diurno e serale, con feste e piacevoli spettacolini, allietavano il soggiorno degli ospiti, lasciando un ricordo assai gradevole di una vacanza allegra e rilassante. Come ormai d’abitudine, al termine della vacanza “marinara”, ci trasferimmo a Edolo. Quell’estate si aggiunse alla mamma e alla sorella di Rosy anche mio papà, cosicché potemmo riunire i nostri “vecchi” superstiti. Negli ultimi mesi del ‘98 papà, ormai ottantaseienne, accusò una serie di piccoli disturbi. Era un uomo che difficilmente si lamentava, che non voleva dare fastidio a nessuno e che sperava, quando fosse venuto il suo momento, di non soffrire. Trascorse il giorno di Natale con noi e con i familiari di Rosy, che notarono quanto non fosse del suo solito umore. Sapendolo ospite per qualche giorno di mia sorella, decidemmo di andare a trascorrere la fine dell’anno in montagna. Il 9 di gennaio del ‘99, mentre stavamo rientrando in auto a Milano, mi raggiunse la chiamata di mia sorella, che mi esprimeva le sue preoccupazioni sullo stato di salute del papà. Non aveva più voglia di far nulla, neppure di mangiare, non reagiva alle sollecitazioni e aveva lo sguardo perso nel vuoto. L’indomani mattina, riscontrate queste strane anomalie e ritenendo critica la situazione, lo portammo d’urgenza al San Raffaele, dove ben conoscevano l’anamnesi del paziente. Come fu ricoverato entrò in coma e non riprese più conoscenza. Il 15 di gennaio lasciò questo mondo, senza lamentarsi, arrecando il minimo fastidio al prossimo e, mi
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