piena di vita

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fermezza, a deviare il nostro percorso in quanto avrebbe
potuto essere pericoloso, per la nostra incolumità,
proseguire verso Zagabria. Dopo un viaggio molto faticoso,
giungemmo a Budapest all’ora di pranzo della domenica. Il
nostro appuntamento con l’altro gruppo, che aveva
raggiunto la Grecia via mare da Brindisi, era fissato per il
lunedì, nel primo pomeriggio a Vòlos, da dove ci saremmo
imbarcati sul traghetto per Skiathos. Sulle strade alquanto
dissestate dell’Ungheria, ci capitò la sventura di squarciare
una gomma dell’auto. Nell’impossibilità di reperire, di
domenica e in quel Paese, un nuovo pneumatico,
provvedemmo alla sostituzione con quello di scorta,
avventurandoci nella prosecuzione del viaggio senza altre
risorse. Doppiata la zona critica, rientrammo nell’ex
Iugoslavia a sud di Belgrado, dove sostammo, presso un
discreto albergo, per cenare e riposare un po’ le nostre
“stanche membra”. All’alba del lunedì, riprendemmo la
strada alla volta del nostro appuntamento, dove giungemmo
però, con oltre un’ora di ritardo. Il buon Maurizio si era
dato un gran da fare, prenotando tutti i posti disponibili sui
traghetti e sugli aliscafi in partenza per Skiathos, cosicché,
seppure divisi in due distinti gruppi, riuscimmo a
imbarcarci tutti nella stessa serata. Arrivammo a notte
fonda all’Hotel dove ci fornirono, con l’indispensabile
aiuto di Maurizio, alcuni viveri di conforto e ci
assegnarono le camere. L’indomani, fatta una breve
ricognizione per visitare le strutture dell’albergo e la
spiaggia antistante, potemmo alare il motoscafo. Essendo
impossibile prendere posto tutti sul mio, Maurizio ne
noleggiò un’altro per tutto il periodo del nostro soggiorno.
Così attrezzati, avemmo la possibilità di fare ampie
escursioni lungo le coste, scoprendo degli “ angolini ”