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piena di vita

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al raggiungimento della maggiore età, non avendo più a<br />

<strong>di</strong>sposizione quella risorsa, le nostre prime esperienze<br />

sessuali avvennero con scalcinate ed economiche prostitute<br />

da strada con il risultato che quasi tutti ci “beccammo lo<br />

scolo”.<br />

Allora, i costumi sessuali delle nostre coetanee erano<br />

ben <strong>di</strong>fferenti da quelli in uso oggigiorno. Le nostre<br />

peccaminose serate primaverili ed estive consistevano in<br />

partite a “fopette”(un gioco che avevamo inventato e che<br />

consisteva nel cercare <strong>di</strong> segnare nella “porta” <strong>di</strong> uno degli<br />

avversari, “porta”, che altro non era, che una finestrella<br />

delle cantine del palazzo), oppure a “tennis”(dove<br />

dovevamo, a turno, respingere una pallina da tennis con la<br />

mano e farla rimbalzare su un delimitato spazio <strong>di</strong> muro).<br />

Poi, se eravamo in tanti, si giocava a “mago libero”, a<br />

“ban<strong>di</strong>era” o al classico “nascon<strong>di</strong>no”. Di giorno invece,<br />

si giocava con i “tolini”(tappi a corona riempiti <strong>di</strong> stucco<br />

con appiccicate le fotografie ritagliate dei campioni del<br />

ciclismo). Si tracciava sul marciapiede con il gesso (che si<br />

rubava a scuola) un percorso e quin<strong>di</strong>, con i nostri<br />

campioni in bell’evidenza sui nostri “tolini”, ci si sfidava in<br />

un appassionante “giro d’Italia”. Giocavamo molto anche<br />

con il pallone (allora il traffico automobilistico era scarso e<br />

pochissime auto erano parcheggiate in strada). In<br />

compenso, avevamo gravi problemi che ci assillavano: le “<br />

secchiate ”, che ci elargiva la signora Brembati del<br />

pianoterra perché arrivava qualche pallonata sulle sue<br />

finestre e i vigili urbani, che comparivano dal nulla e ci<br />

sequestravano il pallone. Fra i partecipanti alle nostre<br />

bravate, ricordo un ragazzino del quarto piano in cortile,<br />

che aveva una sorella <strong>di</strong> nome Gian Carla, per la quale

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