piena di vita

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per la profilassi antimalarica che, nei nostri fisici, arrecano
notevoli disturbi al fegato e all’apparato digerente. In ogni
caso, fu una vacanza senz’altro valida, tanto che, anche a
distanza di anni, la ricordiamo ancora con grande piacere.
Rientrati a Milano, tanto per cambiare, incominciammo a
programmare quelle che sarebbero state le vacanze
agostane. Dopo aver esaminato varie possibilità,
decidemmo che avremmo rivolto la nostra attenzione alle
isole slave e in particolare all’isola di Rab.
Quell’anno si unirono a noi, oltre agli “storici”
Carlo e Angela, alcuni colleghi e loro amici: il tecnico
orologiaio Ivo, Tiziana con marito e figlio e alcuni loro
conoscenti. Rab è una bell’isoletta della Croazia, che si
raggiunge con pochi minuti di traghetto dalla costa
balcanica dell’alto Adriatico. All’arrivo, si presenta con
una conformazione del terreno roccioso e desertico; la
prima impressione è quella che abitualmente si usa definire
uno “spettacolo lunare”. La cosa curiosa sta nel fatto, che
risalendola verso nord, come per incanto, la vegetazione
diventa assai rigogliosa. Nel centro del paese vi è un
profondo porticciolo turistico ben attrezzato, con tutti i
servizi utili per l’alaggio dei natanti e una pompa di
carburante in banchina. A pochi chilometri verso est
s’incontrano un paio d’insediamenti turistici abbastanza
confortevoli. La nostra destinazione finale era uno di quelli:
l’Hotel Eva. Si trattava di una solida struttura prospiciente
un minuscolo porticciolo naturale, con campi da tennis e
minigolf. L’attracco per il nostro motoscafo era agevole e
sicuro ed il complesso sufficientemente gradevole. Era
un’ottima base di partenza per lunghe escursioni lungo la
costa o per visitare isolette vicine. La sera, a pochi passi