piena di vita

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uccelli. La vegetazione rigogliosa, il clima estivo perenne,
le spiagge incontaminate di sabbia accecante e il mare
caldo e limpido, ci ripagarono abbondantemente delle
piccole restrizioni che vengono necessariamente imposte
dal sistema politico, nei confronti dei “ricchi” turisti
occidentali. Un giorno ci organizzarono un’escursione a
bordo di un grande motoscafo, con il quale fummo
accompagnati a visitare un’isola abitata esclusivamente da
centinaia d’iguane. In seguito avremmo dovuto fare una
battuta di pesca, ma il malessere provocato dal rollio e dal
beccheggio del natante, ci spinse ad attraccare a un isolotto
denominato Cayo Rico. Laggiù, essendo appena arrivato
dall’Avana un “cocinero”(cuoco), ci fu proposto di
fermarci a pranzare presso il piccolo e unico locale
presente. Accettammo con favore l’offerta e, dopo averle
raccolte al momento, ci fu preparato un pasto a base di
aragoste, che ricordiamo ancora oggi con piacere. La
settimana passò in un batter d’occhi e, a malincuore, arrivò
il momento del rientro. Bruciacchiati dal sole e con il
ricordo di tante bellezze ancora vivo nella nostra mente,
dovemmo riprendere le nostre abituali occupazioni, questa
volta più d’altre, con un briciolo di amarezza e malavoglia.
L’estate successiva, come preventivato, tornammo
nella sempre bella Sardegna, dove trascorremmo il mese di
agosto nelle vicinanze di Baia Sardinia, ospiti di quel Ringo
Hotel, che avevamo considerato idoneo alle nostre esigenze
l’anno prima. Quell’anno la compagnia si allargò
notevolmente con l’adesione, oltre ai canonici amici
milanesi e trevigiani, di altri loro conoscenti. L’albergo era
di un discreto livello, il cibo nei canoni della struttura, una
bella piscina, la spiaggia ampia e non sovraffollata e il