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piena di vita

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Sovietica, graziosamente donato ai “compagni” cubani.<br />

Alla sua vista fummo colti da sudori fred<strong>di</strong>, nonostante la<br />

torrida temperatura che regnava nell’aeroporto a<strong>di</strong>bito ai<br />

voli “domestici”, nel quale eravamo stati trasportati, a<br />

bordo <strong>di</strong> una scalcinata “navetta”, a<strong>di</strong>bita al collegamento<br />

con la più nobile stazione aeroportuale internazionale. Ci<br />

facemmo coraggio,“ormai eravamo in ballo”, e salimmo<br />

tremanti la scaletta che c’introdusse in una maleodorante<br />

carlinga, sicuramente a<strong>di</strong>bita in passato al trasporto delle<br />

merci, dov’erano state sistemate delle panchette <strong>di</strong> legno,<br />

nelle quali prendemmo posto. L’ambiente era “rinfrescato”<br />

da un mini-ventilatore appeso a una parete <strong>di</strong> fronte alle<br />

“poltrone” e rischiarato dalla luce esterna che penetrava<br />

da un oblò, “molto casalingo”, ricavato da un foro che era<br />

stato aperto sul fianco dell’apparecchio. Il servizio <strong>di</strong> bordo<br />

consisteva nell’offerta <strong>di</strong> caramelle, deposte su <strong>di</strong> un<br />

vassoietto <strong>di</strong> metallo, ed elargite, con un compiaciuto<br />

sorriso, da un’inappuntabile negretto in <strong>di</strong>visa. Nonostante<br />

la situazione non fosse fra le più raccomandabili, dopo una<br />

breve e rumorosa trasvolata, atterrammo felicemente sulla<br />

polverosa pista in terra battuta dello scalo <strong>di</strong> Cayo Largo.<br />

Un’allegro trio ci accolse strimpellando le chitarre e<br />

cantandoci un vivace motivetto <strong>di</strong> benvenuto. Espletate le<br />

operazioni doganali, a bordo <strong>di</strong> un fatiscente pulmino,<br />

fummo condotti all’Hotel che ci avrebbe ospitato. Ci furono<br />

ritirati (leggasi: sequestrati) i passaporti, che ci sarebbero<br />

stati restituiti solo al momento dell’imbarco sull’aereo <strong>di</strong><br />

ritorno per l’Italia. S’iniziò così, la nostra vacanza in<br />

quella splen<strong>di</strong>da “prigione” dorata. Per una settimana la<br />

rigirammo <strong>di</strong>ligentemente, andando a visitare le spiagge<br />

più belle, gl’incantevoli isolotti semi deserti, l’allevamento<br />

dei coccodrilli e un parco naturale con infinite specie <strong>di</strong>

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