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piena di vita

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innamoratissimo <strong>di</strong> Laila (e delle scarpette), ma non<br />

esprimevo la mia preferenza in quanto Emma, che era più…<br />

anziana, aveva maggiore facoltà <strong>di</strong> elargire dolciumi.<br />

Acquisita la licenza elementare, fui iscritto alle “me<strong>di</strong>e”<br />

nella scuola Ascoli, il cui imponente e<strong>di</strong>ficio troneggiava<br />

nell’omonima piazza. Avendo scelto il francese come lingua<br />

straniera, con mio grande rincrescimento, fui inserito in<br />

una classe maschile, Per avvicinare le ragazzine delle<br />

poche classi miste, offrii la mia collaborazione per la<br />

stesura <strong>di</strong> un giornalino scolastico. Spesso così, nei<br />

pomeriggi, tornavo nei locali della scuola, dove ci<br />

cimentavamo, con un vecchio e mal funzionante ciclostile,<br />

nella stampa del “prestigioso” perio<strong>di</strong>co. Mi presi così la<br />

seconda cotta della <strong>vita</strong> per una compagna della II° B <strong>di</strong><br />

nome Clara Bernareggi che, se ricordo bene, abitava in Via<br />

Rombon. Essendo stato sempre molto timido, credo che<br />

Clara, non si sia mai accorta della mia passione. Tanto non<br />

mi piacevano il latino e le storia, quant’ero innamorato del<br />

francese, della geografia e della matematica e riuscivo<br />

<strong>di</strong>scretamente anche nel <strong>di</strong>segno “ornato”. Forse una<br />

premonizione, dato che oggi mi <strong>di</strong>letto, da auto<strong>di</strong>datta, a<br />

“imbrattare” le tele e gli amici (sempre troppo buoni)<br />

<strong>di</strong>cono che eseguo delle opere …niente male.<br />

Mentre frequentavo la III° classe, m’invaghii della<br />

ragazzina del mio migliore amico. Lui si chiama Giorgio<br />

Garbujo e lei Franca Meani. Abitavamo nello stesso stabile<br />

e ci si conosceva fin da bambini. Con la con<strong>di</strong>scendenza<br />

dell’amico, facevo <strong>di</strong> tutto per conquistare la sua attenzione<br />

e la sua simpatia. Allora bastava uno sguardo o un sorriso,<br />

elargiti con velata intesa, per “gasarsi”. Sapevo che<br />

“<strong>di</strong>vorava” i fotoromanzi e <strong>di</strong> conseguenza io rinunciavo

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