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Guida alla Psichiatria

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COMPETENZA PER UNA MIGLIORE QUALITÀ DI VITA<br />

GUIDA ALLA PSICHIATRIA


INDICE<br />

PREMESSA<br />

2010<br />

1 Le MALATTIE PSICHICHE SI CURANO BENE<br />

2 MAMMA E FIGLIO: QUANDO LA GIOIA NON VUOLE ARRIVARE<br />

3 BUONI RISULTATI CON LA FITOTERAPIA<br />

4 QUANDO LA PAURA DIVENTA TROPPO POTENTE<br />

5 DEPRESSI, SENZA STIMOLI, TRISTI E SCORAGGIATI?<br />

6 PRIMA E DOPO LA DIAGNOSI DI SCHIZOFRENIA – E ORA?<br />

7 MALATI DI MENTE – IN CURA PSICHIATRICA INVECE CHE IN CARCERE<br />

8 L’ALCOL – UN NEMICO TRAVESTITO DA AMICO<br />

9 DEPRESSIONE SENILE – TERAPIE EFFICACI E…UN GATTO<br />

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2011<br />

10 PAZIENTI BORDERLINE: «TIENIMI FERMO MA NON MI TOCCARE»<br />

11 NUOVA GIOIA DI VIVERE ANCHE CON L’ACUFENE<br />

12 CLINICA DELLA MEMORIA – NIENTE PAURA DELLA DEMENZA<br />

13 IN CURA PSICHIATRICA CONTRO IL DOLORE?<br />

14 COSA FARE QUANDO È TROPPO? VIE D’USCITA DALLE CRISI<br />

15 NESSUN DESIDERIO SESSUALE O TROPPO?<br />

16 «BABY BLUES»? NIENTE PANICO<br />

17 TROPPO STRESS PORTA A UN BURN-OUT<br />

18 QUANDO LE CELLULE GRIGIE PERDONO LE FORZE<br />

19 PER NON AVERE PIÙ PAURA<br />

20 UNA COPPIA DI SUCCESSO: FITOTERAPIA E PSICHIATRIA<br />

21 IMPARARE COME COMPORTARSI CON I PENSIERI OSSESSIVI<br />

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2012<br />

22 TROVARE UN BUON EQUILIBRIO ED EVITARE IL BURN-OUT<br />

23 DEMENZA: FARE UNO SCHERZO ALLA PERDITA DI ME<br />

24 LA FITOTERAPIA È EFFICACE IN PSICHIATRIA<br />

25 SESSUALITÀ – NESSUN DESIDERIO, TROPPO DESIDERIO?<br />

26 STRESS – IN SECONDA marcia ALLA VELOCITÀ DELLA LUCE<br />

27 QUANDO AL BABY BLUES FA SEGUITO UNA DEPRESSIONE<br />

28 LAVORO ADEGUATO PER PERSONE CON RIDOTTA CAPACITÀ PSICHICA<br />

29 ARCHE NOVA – UNA CASA SPECIALE, ASSISTITA<br />

30 LA SINDROME ADHD: «QUANDO IL BAMBINO TROPPO VIVACE<br />

DIVENTA ADULTO»<br />

31 LE PAURE «BUONE» E QUELLE CHE FANNO AMMALARE<br />

32 IL BICCHIERE DI TROPPO CAUSA MOLTA SOFFERENZA AI FAMILIARI<br />

33 BASTA CON LE DROGHE: IL CENTRO DIPENDENZE DANIS OFFRE<br />

UN’ANCORA DI SALVEZZA<br />

CONTATTI<br />

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COLOPHON<br />

Editore: Servizi psichiatrici dei Grigioni<br />

Pubblicato nella Bündner Woche<br />

Giornalista responsabile: Karin Huber<br />

Traduzione: Giuliana Santoro, Mathias Picenoni<br />

Fotografia: Susi Haas<br />

Grafica: Silvia Giovanoli, Coira<br />

Stampa: Südostschweiz Print, Coira


PREMESSA<br />

D<strong>alla</strong> primavera 2010 in abbinamento al settimanale Bündner Woche esce con cadenza mensile una<br />

guida del Servizio psichiatrico dei Grigioni. Negli articoli si presenta il quadro clinico di diverse malattie insieme<br />

<strong>alla</strong> loro sintomatologia. Esperti di diversi ambiti mettono a disposizione le loro conoscenze. Il lettore<br />

trova informazioni sui centri nei quali i malati e i familiari possono trovare assistenza. La giornalista Karin<br />

Huber ha condotto interviste con specialisti sui singoli temi e a partire da queste ha redatto gli interessanti<br />

testi della guida. La fotografa Susi Haas ha completato adeguatamente l’opera con i ritratti fotografici e<br />

con le immagini illustrative.<br />

La serie delle guide è proseguita con successo nel 2011 e nel 2012. Nell’opuscolo che avete tra le mani sono<br />

raccolti gli articoli pubblicati. Il fascicolo è disponibile anche in formato elettronico sul sito www.pdgr.ch.<br />

RINGRAZIAMENTI<br />

Desideriamo ringraziare la signora Portmann della Bündner Woche per l’opportunità di pubblicare regolarmente<br />

una guida alle malattie psichiche e alle loro cure. Un ringraziamento particolare va ai medici,<br />

al personale di assistenza sanitaria e agli psicologi, che hanno offerto il loro impegno sia nella fase di<br />

preparazione che nelle interviste. Un altro ringraziamento spetta a Karin Huber per la realizzazione delle<br />

interviste e per la redazione dei testi e a Susi Haas per le foto creative. Senza tutte le persone ricordate non<br />

sarebbe stato possibile portare la psichiatria all’attenzione del pubblico e sensibilizzare i lettori su questo<br />

tema.<br />

Markus Pieren<br />

Direttore del dipartimento Marketing e comunicazione<br />

5


7 aprile 2010<br />

LE MALATTIE PSICHICHE SI<br />

CURANO BENE<br />

Capita a molti: si ammalano di una malattia psichica, sono depressi, soffrono di sintomi<br />

schizofrenici, di disturbi della paura, di dipendenze o di demenza. Chi vuole guarire ha<br />

bisogno dell’aiuto di specialisti. Il servizio psichiatrico dei Grigioni (PDGR) esiste per questo.<br />

Le forme delle malattie psichiche sono molteplici.<br />

Chiunque può esserne colpito. L’importante<br />

è cercare l’aiuto di uno specialista.<br />

In ogni caso i malati psichici trovano una buona<br />

assistenza nelle case di cura, nelle cliniche diurne<br />

e negli ambulatori del Servizio psichiatrico.<br />

Suzanne von Blumenthal, primario delle cliniche<br />

PDGR Waldhaus a Coira e Beverin a Cazis, è responsabile<br />

del reparto di <strong>Psichiatria</strong> acuta ed è<br />

«la donna per le emergenze». È lei infatti che conosce<br />

le possibilità di cura più efficaci. «Non c’è<br />

motivo di vergognarsi se si soffre di una malattia<br />

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CENTRO D’ASSISTENZA PDGR<br />

Chi cerca aiuto per sé o per i familiari in caso di malattie psichiche<br />

deve rivolgersi prima di tutto, quando è possibile, al medico di famiglia<br />

o prendere un appuntamento con un medico del PDGR.<br />

Informazioni sul sito www.pdgr.ch. Si può trovare aiuto anche<br />

negli studi privati di psichiatri e psicoterapeuti. Nel caso di malattie<br />

schizofreniche è di supporto il gruppo di auto-aiuto VASK Malati e<br />

familiari (VASK Grigioni, casella postale, 7208 Malans).<br />

«La donna per le emergenze»: Suzanne von Blumenthal, primario delle cliniche PDGR Waldhaus<br />

a Coira e Beverin a Cazis, conosce tutte le malattie psichiche e le possibilità di cura più efficaci.<br />

È primario della clinica Beverin dal 1995 e di tutto il PDGR dal 2007.<br />

psichica» – dice. «Sono sempre di più le persone<br />

colpite e che necessitano di un aiuto specialistico.<br />

I pregiudizi spesso resistono dove la gente è male<br />

informata».<br />

Suzanne von Blumenthal suddivide le diverse malattie<br />

in categorie: malattie organiche, che sono<br />

conseguenze di un’apoplessia o di un’emorragia<br />

cerebrale e possono provocare modifiche strutturali<br />

del cervello (per esempio la demenza). Le dipendenze<br />

da sostanze che danno assuefazione<br />

(alcol, droghe), che modificano la psiche; le malattie<br />

schizofreniche e affettive (tra le altre le depressioni);<br />

i disturbi di adattamento, che possono<br />

sorgere per esempio dopo un trauma, o i disturbi<br />

della paura. Oltre a questi ci sono spesso disturbi<br />

alimentari e della personalità (come borderline,<br />

ecc.). Il servizio psichiatrico dei Grigioni si prende<br />

cura degli adulti. Per i bambini ci sono strutture<br />

specifiche.<br />

MOLTE CAUSE<br />

Molteplici e diverse quanto le cause sono anche<br />

le tipologie di malattia. Spesso si crea uno squilibrio<br />

tra corpo, anima e mente oppure esiste una<br />

predisposizione genetica. Tra le cause di un disturbo<br />

della paura possono rientrare senz’altro<br />

un lutto, la perdita del posto di lavoro o del partner.<br />

«In linea di massima» – dice Suzanne von Blumenthal<br />

– «tutte le malattie sono curabili. Spesso<br />

la cura dura solo poche settimane, a volte anche<br />

più a lungo.»<br />

COME MI RENDO CONTO CHE NON STO<br />

BENE?<br />

«Ci si accorge che qualcosa non funziona più<br />

quando, apparentemente senza motivo, ci si sente<br />

tristi, quando la mente si confonde, quando non<br />

si hanno più energie o ci si agita spesso. Quando<br />

questo stato peggiora la qualità della vita si dovrebbe<br />

cercare in ogni caso un aiuto specialistico»<br />

– consiglia Suzanne von Blumenthal. Il primo luogo<br />

di assistenza è lo studio del medico di famiglia.<br />

«Ma ci si può anche presentare direttamente nelle<br />

cliniche e nelle diverse basi PDGR»<br />

COSA SUCCEDE DURANTE LA CURA?<br />

Dopo l’anamnesi (la raccolta dei dati del paziente)<br />

si stabilisce il piano terapeutico. Le cure prevedono<br />

spesso la combinazione di medicinali e di<br />

terapie (terapia del disegno, del movimento, del<br />

linguaggio, del comportamento, ecc.). «Noi includiamo<br />

sempre anche i nostri pazienti nella cura,<br />

li informiamo sulla loro malattia e li aiutiamo a<br />

risolvere i loro conflitti».<br />

7


5 maggio 2010<br />

MAMMA E FIGLIO:<br />

QUANDO LA GIOIA NON<br />

VUOLE ARRIVARE<br />

A volte succede prima della nascita, a volte dopo: la mamma è esausta, triste, non ha più<br />

energie. Questo stato ha un nome: depressione da sfinimento. In questo caso si è in buone<br />

mani al reparto intensivo Salvorta della clinica psichiatrica Beverin a Cazis, specializzato<br />

proprio nel rapporto mamma/figlio. Ci si aspetta stanze tristi e desolate, ci si imbatte invece<br />

in allegre risate di bambini, in giocattoli, in un angolo ayurvedico con ogni tipo di tè, in oli da<br />

bagno profumati, fiori e disegni infantili. Si presenta così un reparto intensivo aperto nella<br />

clinica Beverin a Cazis.<br />

Christine Holzfeind, direttrice del reparto<br />

Cura patologie psichiatriche acute e Riabilitazione,<br />

conosce bene i pregiudizi di alcune<br />

persone nei confronti di una clinica psichiatrica.<br />

«Quei tempi tristi sono finiti da un pezzo» – dice<br />

Christine Holzfeind con un sorriso caloroso. «Le<br />

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CENTRO D’ASSISTENZA PDGR<br />

Chi cerca aiuto per sé o per i familiari in caso<br />

di malattie psichiche deve rivolgersi prima di<br />

tutto, quando è possibile, al medico di famiglia o<br />

prendere un appuntamento con un medico del<br />

PDGR.<br />

Ecco il consiglio di Lora Vidic per le madri con<br />

i sintomi di una depressione da sfinimento:<br />

«Quando ci si accorge che qualcosa non funziona<br />

bisogna innanzitutto parlarne apertamente con il<br />

partner o con il medico»<br />

Informazioni sul sito www.pdgr.ch<br />

Lora Vidic dal 2006 è caporeparto <strong>alla</strong> clinica Beverin a Cazis.<br />

Christine Holzfeind, direttrice del reparto Cura patologie psichiatriche acute e Riabilitazione<br />

pazienti trovano da noi un clima accogliente, che<br />

le mette a proprio agio. Si muovono liberamente<br />

e in modo indipendente, partecipano individualmente<br />

a terapie di gruppo e per singoli, si occupano<br />

dei loro figli in maniera molto autonoma a<br />

seconda delle loro condizioni di salute o li danno<br />

in custodia ai nostri collaboratori.»<br />

«Le depressioni da sfinimento e i disturbi postnatali<br />

delle mamme si possono curare bene» – conferma<br />

Lora Vidic, caporeparto. «L’importante è che<br />

le mamme vengano curate il più presto possibile.»<br />

Ogni donna può essere colpita, tanto la manager<br />

quanto la commessa o l’impiegata con contratto<br />

collettivo.<br />

Un importante punto d’incontro del reparto Salvorta<br />

è un grosso tavolo. Qui si mangia insieme<br />

o semplicemente si fanno quattro chiacchiere. Intorno<br />

<strong>alla</strong> stanza del tavolo sono disposti gli spazi<br />

adibiti <strong>alla</strong> terapia e le camere dei pazienti. L’atmosfera<br />

sembra serena, anche se qui sono temporaneamente<br />

in cura mamme con la depressione<br />

da sfinimento.<br />

LE CAUSE<br />

Le cause di questa malattia sono varie. «Non<br />

soltanto le donne ansiose, insicure o sensibili sviluppano,<br />

dopo la nascita del loro bambino, una<br />

reazione <strong>alla</strong> nuova situazione; anche donne perfettamente<br />

sane possono sviluppare depressioni<br />

per via di compromesse condizioni ormonali o<br />

anche sociali o familiari» – spiega Lora Vidic, da<br />

quattro anni caporeparto presso il PDGR. «Probabilmente<br />

si è trattato semplicemente di un parto<br />

difficile oppure la mamma si sente sovraffaticata<br />

dal bambino che strilla.»<br />

COME SI MANIFESTA UNA<br />

DEPRESSIONE?<br />

«Le donne sono spesso stanche, senza stimoli,<br />

hanno eventualmente disturbi di memoria e di<br />

concentrazione o fanno semplicemente fatica a<br />

gestire la casa. Per questo motivo alcune sviluppano<br />

sensi di colpa e dubitano di se stesse. Molte<br />

si vergognano della loro condizione. In realtà non<br />

ce n’è motivo, perché le depressioni da sfinimento<br />

e i disturbi postnatali sono malattie ben curabili» –<br />

dice Lora Vidic. È lei a stabilire dopo un’anamnesi<br />

approfondita (diagnosi) il piano di cura, adattato<br />

ai bisogni individuali della paziente, all’interno di<br />

un programma che prevede trattamenti a base di<br />

farmaci, terapia del linguaggio, terapia del movimento,<br />

del disegno e fitoterapia. Sono previsti<br />

anche esercizi di rilassamento come i training di<br />

competenze sociali. «Ma facciamo attenzione che<br />

le nostri pazienti non vengano caricate eccessivamente.»<br />

Tra l’altro: il partner è sempre benvenuto,<br />

per le visite o anche per restare di notte.<br />

9


2 giugno 2010<br />

IL PDGR E LE CLINICHE<br />

BEVERIN E WALDHAUS:<br />

BUONI RISULTATI CON LA<br />

FITOTERAPIA<br />

Le cliniche Beverin e Waldhaus del Servizio psichiatrico dei Grigioni appartengono, nel campo<br />

della medicina complementare tra gli altri, alle cliniche più progressiste della Svizzera. Qui<br />

infatti, oltre <strong>alla</strong> terapia d’espressione e a quella cranio-sacrale, viene impiegata con successo<br />

anche la fitoterapia.<br />

I<br />

risultati parlano da soli: da quando in entrambe<br />

le cliniche psichiatriche del PDGR, Beverin e<br />

Waldhaus, a integrazione dei trattamenti farmacologici<br />

e terapeutici viene usata anche la fitoterapia,<br />

i pazienti si sentono presi ancora più sul<br />

serio. In accordo con il medico curante decidono<br />

a favore o contro la fitoterapia. «Oggi curiamo già<br />

più della metà dei nostri pazienti, parallelamente<br />

<strong>alla</strong> terapia farmacologica, con rimedi naturali»<br />

– dicono il caporeparto Michael Prapotnik ed<br />

Eduard Felber, direttore del servizio sanitario. «E<br />

grazie a questi otteniamo buoni risultati, dimostrabili.»<br />

Nel 2007 la direzione del PDGR ha deciso di introdurre<br />

anche la fitoterapia in aggiunta ai trattamenti<br />

di medicina complementare già praticati<br />

con successo, come le tecniche di rilassamento o<br />

la terapia cranio-sacrale. Per il personale medico<br />

e sanitario sono stati organizzati corsi di forma-<br />

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CENTRO D’ASSISTENZA PDGR<br />

Chi cerca aiuto per sé o per i familiari in<br />

caso di malattie psichiche deve rivolgersi<br />

prima di tutto, quando è possibile, al<br />

medico di famiglia o prendere un<br />

appuntamento con un medico del PDGR.<br />

Informazioni sul sito www.pdgr.ch<br />

Il dottor Michael Prapotnik, caporeparto, ed Eduard Felber, direttore del servizio sanitario: «Con<br />

l’impiego della fitoterapia otteniamo buoni risultati. Noi vogliamo dare attenzione al malato psichico<br />

e considerarlo nella sua globalità.»<br />

zione in questo nuovo ambito della psichiatria.<br />

Come caporeparto Michael Prapotnik è ormai<br />

uno dei pochi medici psichiatri addirittura specializzati<br />

in fitoterapia.<br />

SENTIRE GLI ODORI E I SAPORI<br />

La medicina naturale viene utilizzata per la cura<br />

di molte malattie psichiatriche, tra le quali depressioni,<br />

stati di paura e di tensione o disturbi<br />

del sonno. Ma sembra che al PDGR alcune cose<br />

funzionino diversamente e in modo più progressista<br />

che altrove.<br />

«Noi consideriamo i nostri pazienti in senso globale<br />

e con grande attenzione e spieghiamo loro<br />

che aspetto hanno le piante, che odore e che<br />

sapore, come sono al tatto; raccontiamo anche<br />

come agiscono le piante e cosa possono provocare»<br />

– raccontano Prapotnik e Felber.<br />

Spesso la fitoterapia viene impiegata come completamento<br />

della cura a base di farmaci. «Ma abbiamo<br />

anche pazienti che dopo un certo periodo<br />

di tempo vengono curati esclusivamente con prodotti<br />

vegetali.» Poiché nel caso della fitoterapia<br />

non si tratta di un placebo, è molto importante<br />

armonizzare bene tra loro tutti i farmaci.<br />

Nelle cliniche Beverin e Waldhaus si acquistano<br />

esclusivamente preparati fitoterapici della qualità<br />

più alta, per ottenere i migliori risultati terapeutici<br />

possibili. «Oltre a questo, nella cura dei nostri<br />

pazienti andiamo sempre <strong>alla</strong> ricerca di soluzioni<br />

individuali» – spiega Michael Prapotnik. L’obiettivo<br />

è quello di ridurre i normali psicofarmaci a<br />

favore dei preparati fitoterapici e di ridurre in<br />

questo modo al minimo la dipendenza.<br />

«SIAMO APERTI»<br />

«Noi siamo aperti a nuovi concetti di terapia» dice<br />

Michael Prapotnik. Infatti al PDGR si occupano<br />

già di medicina ortomolecolare (che mira ad assicurare<br />

un’alimentazione con tutti i minerali, gli<br />

aminoacidi, le vitamine e i microelementi vitali).<br />

Attualmente un’esperta di medicina naturale sta<br />

conducendo un’indagine tra 60 pazienti che dovrebbe<br />

provare l’efficacia e l’utilità della medicina<br />

ortomolecolare.<br />

«Al momento facciamo parte delle cliniche più<br />

progressiste nel nuovo campo della medicina<br />

complementare alternativa» – assicurano Michael<br />

Prapotnik ed Eduard Felber. E hanno già in<br />

mente altri progetti nell’ambito della medicina<br />

complementare: forse l’impiego della medicina<br />

tradizionale cinese o anche promettenti terapie<br />

che si basano sull’impiego degli animali. Il futuro<br />

è già qui.<br />

11


7 luglio 2010<br />

QUANDO LA PAURA DIVENTA<br />

TROPPO POTENTE<br />

Molte persone, anche medici e celebrità, soffrono di disturbi della paura. Spesso le paure<br />

sono di natura incomprensibile, ma devono essere curate da specialisti, affinchè le persone<br />

colpite possano di nuovo andare per il mondo allegre e senza paura. Il PDGR è d’aiuto.<br />

Niki Lauda, Barbra Streisand, David Bowie,<br />

Johan Wolfgang von Goethe e anche Sigmund<br />

Freud – tutti loro hanno sofferto di<br />

disturbi della paura. «Le paure» dice il dottor G.<br />

Franco J. Arnold-Keller, psicoterapeuta e psicologo<br />

della riabilitazione presso il Servizio psichiatrico<br />

dei Grigioni (PDGR) nella clinica Waldhaus a<br />

Coira «sono ampiamente diffuse.» Spesso esse<br />

salvaguardano gli uomini dal mettere a repentaglio<br />

la propria vita. Esse nascono di solito come<br />

reazioni ad avvenimenti e situazioni giudicati minacciosi,<br />

incerti e incontrollabili. Ma le reazioni di<br />

paura non sono determinate solo d<strong>alla</strong> biologia.<br />

Si formano anche nel contesto culturale, si imparano<br />

e si trasmettono nella società: «Un uomo non<br />

può avere paura» è una «tipica frase-dogma del<br />

passato» dice Arnold. «Se le paure aumentano<br />

eccessivamente al punto da ridurre la qualità della<br />

vita bisogna ricorrere a un aiuto specializzato.»<br />

ricorda Franco Arnold. Lo psicologo specializzato<br />

ha già avuto in cura molti pazienti con disturbi<br />

della paura e in stretta collaborazione con loro ha<br />

elaborato delle strategie per risolvere i loro timori.<br />

REAZIONI<br />

Il motivo per cui le paure con il tempo arrivano<br />

a dominare la vita è spesso riconducibile a una<br />

condizione continua di stress e a carichi e pressioni<br />

insoliti. Può anche succedere che uno, da<br />

solo, finisca per concentrare tutti i propri pensieri<br />

solo sulle paure stesse e non più sulla vita nor-<br />

PAURA DEI RAGNI, PAURA DI PERDERE<br />

IL LAVORO?<br />

Circa il 10% della popolazione svizzera soffre di<br />

disturbi della paura. Esistono molti tipi di paure.<br />

Alcuni hanno paura dei gatti, altri dei ragni. Altri<br />

ancora si intimoriscono a entrare in un determinato<br />

grande magazzino, subiscono attacchi di<br />

panico, hanno paura delle grosse concentrazioni<br />

di persone o temono di ammalarsi perché l’ambiente<br />

non è perfettamente igienico. Oggi molti<br />

hanno sempre più paura di perdere il lavoro e,<br />

con questo, anche il loro status sociale. «Se simili<br />

e altre grosse paure dominano la vita è importante<br />

fare rapidamente qualcosa contro di esse»,<br />

12


male. «Le persone con disturbi della paura mostrano<br />

dal punto di vista fisico, tra le altre cose,<br />

un’elevata frequenza respiratoria, palpitazioni e<br />

tensioni muscolari. Alcuni di conseguenza evitano<br />

le situazioni che scatenano la propria paura,<br />

altri impietriscono per lo spavento e altri ancora<br />

combattono contro le cause della paura» – spiega<br />

Franco Arnold.<br />

Nelle cliniche del Servizio psichiatrico dei Grigioni<br />

(PDGR) i pazienti che soffrono di disturbi della paura<br />

sono in buone mani. Qui personale specializzato<br />

si occupa delle persone e delle loro paure sia<br />

in formula day-hospital sia con il ricovero in clinica.<br />

Fanno parte del piano di cura tanto i trattamenti<br />

farmacologici quanto quelli psicoterapeutici, che<br />

vengono combinati con esercizi di rilassamento.<br />

Franco Arnold: «Quando si riescono ad apportare<br />

dei cambiamenti nel modo di pensare e di comportarsi<br />

spesso poi le paure scompaiono.»<br />

Il piano terapeutico viene adattato al singolo paziente<br />

e sempre stabilito insieme a lui. «Abbiamo<br />

bisogno di molto lavoro di motivazione e di capacità<br />

d’immedesimazione. E’ questa la base per<br />

trovare insieme le soluzioni per interagire con le<br />

paure.» E una volta che i pazienti hanno le paure<br />

sotto controllo si aprono di nuovo, per loro, strade<br />

ancora tutte da percorrere. Spesso cambia la situazione<br />

esistenziale e si vede con chiarezza che<br />

la vita senza paure pone tanti nuovi obiettivi da<br />

raggiungere.<br />

CENTRO<br />

D’ASSISTENZA PDGR<br />

Chi cerca aiuto per sé o per i<br />

familiari in caso di malattie<br />

psichiche, anche disturbi<br />

della paura, deve rivolgersi<br />

prima di tutto, quando è<br />

possibile, al medico di famiglia<br />

o prendere un appuntamento<br />

con uno specialista del PDGR.<br />

Informazioni sul sito<br />

www.pdgr.ch<br />

«Le paure si possono curare in modo efficace.» Il dottor G. Franco<br />

J. Arnold-Keller, MBA, è psicoterapeuta, psicologo della carriera, del<br />

personale e della riabilitazione. Lavora presso il Servizio psichiatrico<br />

dei Grigioni nella clinica Waldhaus a Coira.<br />

13


4 agosto 2010<br />

DEPRESSI, SENZA STIMOLI,<br />

TRISTI E SCORAGGIATI?<br />

LE DEPRESSIONI SI CURANO<br />

BENE<br />

Malattie croniche, sovraffaticamento da lavoro, difficili condizioni finanziarie o familiari, pesi<br />

interiori, ereditarietà: sono molti i fattori che possono provocare delle depressioni. Ma queste<br />

possono essere curate in modo efficace, come sanno gli specialisti del Servizio psichiatrico dei<br />

Grigioni (PDGR).<br />

«Noi funzioniamo spesso come robot e non<br />

percepiamo più i nostri bisogni fisici e psichici.<br />

Prima o poi si arriva proprio a un crollo e allo<br />

sviluppo di una malattia depressiva» ricorda Manuela<br />

Brizzi, capo del progetto «Lega grigionese<br />

contro la depressione». All’inizio dell’anno 2010 il<br />

cantone Grigioni ha lanciato la «Lega grigionese<br />

contro la depressione» allo scopo di informare.<br />

«Purtroppo ancora oggi i malati depressivi vengono<br />

bollati. Per questo, sia attraverso il nostro sito<br />

web (www.bbgd.ch) sia attraverso i nostri eventi<br />

informativi, vogliamo divulgare più conoscenze<br />

sulle malattie depressive.»<br />

con sintomi che vanno dal livello medio a quello<br />

alto comincia una cura specialistica» – dice Manuela<br />

Barizzi. «Quando c’è il sospetto di una depressione<br />

consigliamo ai malati e ai loro familiari<br />

Una depressione può colpire chiunque: uno studente,<br />

un impiegato, un artigiano, un manager,<br />

un pensionato. Chiunque, per i motivi più diversi,<br />

può finire in un buco nero. Il buco nero ha un<br />

nome: depressione. Non è affatto una vergogna<br />

ricorrere a un aiuto professionale. «Al contrario.<br />

Quanto più velocemente si cura una depressione<br />

tanto migliori sono le possibilità di guarigione» –<br />

dice Manuela Barizzi.<br />

Il 15% della popolazione svizzera soffre di depressioni<br />

leggere e un altro 3% presenta addirittura<br />

sintomi di livello medio e grave. Riportando questi<br />

numeri <strong>alla</strong> realtà grigionese risulta che 28mila<br />

grigionesi soffrono di depressioni leggere e all’incirca<br />

6mila di forme depressive di grado medio<br />

e grave. «Purtroppo solo una persona su quattro<br />

14


CENTRO D’ASSISTENZA PDGR<br />

Chi cerca aiuto per sé o per i familiari in caso<br />

di malattie psichiche, anche di disturbi della<br />

paura e depressioni, deve rivolgersi al medico<br />

di famiglia o prendere un appuntamento con<br />

uno specialista del PDGR.<br />

Informazioni sul sito www.pdgr.ch,<br />

tel. 058 225 25 25.<br />

Foto in alto. Manuela Barizzi, capo progetto «Lega grigionese contro la depressione»,<br />

e Rahul Gupta, capo medico PDGR: le depressioni sono ben curabili.<br />

di recarsi subito dal medico di famiglia. Altri punti<br />

di riferimento per l’assistenza sono persone specializzate<br />

nel settore, guide spirituali o lßAssociazione<br />

Svizzera del Telefono Amico.»<br />

AUTOTEST DEPRESSIONE<br />

Non è sempre molto facile scoprire se si tratta<br />

«solo» di un malumore passeggero oppure di una<br />

depressione. Perciò specialisti del settore hanno<br />

sviluppato un autotest che può fornire un primo<br />

indizio. Le condizioni elencate di seguito possono<br />

essere sintomo di una malattia depressiva: se ci<br />

si sente spesso stanchi, abbattuti, se si avverte<br />

un’inquietudine interiore, se si è tristi, irritabili, si<br />

soffre di disturbi della paura, non si ha più desiderio<br />

sessuale. «Se condizioni fisiche o psichiche<br />

di questo tipo durano più di due settimane è<br />

importante confidarsi con del personale medico<br />

specializzato o con un terapeuta», spiega Raul<br />

Gupta, capo medico PDGR.<br />

A seconda del tipo e della gravità della depressione<br />

il medico di famiglia manderà il paziente<br />

da uno psichiatra o da uno psicoterapeuta. «Sono<br />

possibili sia cure ambulatoriali che ospedaliere»,<br />

dice Gupta. «Nessuno deve avere paura delle<br />

degenze in ospedale. Anche chi ha una malattia<br />

fisica va in ospedale, no…?» E: «Gli antidepressivi<br />

non rendono dipendenti né modificano la<br />

personalità. Poiché il metabolismo nel cervello è<br />

alterato, i farmaci, semplicemente, ristabiliscono<br />

l’equilibrio.»<br />

Se una depressione viene curata si<br />

risveglia la voglia di vivere.<br />

15


1 settembre 2010<br />

PRIMA E DOPO LA DIAGNOSI<br />

DI SCHIZOFRENIA – E ORA?<br />

Una cosa è certa: nessuno è colpevole. Né il paziente né i familiari. Poiché chiunque può<br />

ammalarsi di schizofrenia. Le cure e le possibilità di guarigione di oggi sono buone. A offrire<br />

aiuto c’è il Servizio psichiatrico dei Grigioni (PDGR).<br />

«Quanto più velocemente, in presenza di sintomi<br />

di schizofrenia, si cerca un aiuto specialistico,<br />

tanto più efficaci sono le terapie<br />

prescritte individualmente e tanto maggiori le<br />

possibilità di una guarigione completa.» Markus<br />

Büntner, co-primario e direttore del reparto di<br />

<strong>Psichiatria</strong> geriatrica del Servizio psichiatrico dei<br />

Grigioni (PDGR), parla in nome di un’esperienza<br />

pluriennale.<br />

«Da un quarto a un terzo degli episodi di schizofrenia<br />

guariscono spontaneamente. Ma anche i<br />

decorsi difficili spesso hanno un miglioramento<br />

se si svolge una terapia costante» dice Büntner.<br />

PERCHÉ CI SI AMMALA?<br />

Il motivo per cui uno si ammali di schizofrenia non<br />

è stato ancora, così come in passato, investigato<br />

a fondo. Le persone che si ammalano sono più<br />

vulnerabili a carichi fisici, psichici e sociali. Anche il<br />

consumo di cannabis può aumentare il rischio di<br />

ammalarsi. Nei casi più frequenti la malattia comincia<br />

tra i 18 e i 35 anni con l’apice di massima<br />

frequenza a 24 anni per gli uomini e a 28 per le<br />

donne. «Ma la malattia può colpire chiunque.»<br />

Spesso una schizofrenia comincia in modo impercettibile.<br />

Il fatto che una persona reagisca in<br />

16<br />

La percezione dei malati di schizofrenia è spesso distorta.


CENTRO D’ASSISTENZA PDGR<br />

Chi cerca aiuto per sé o per i familiari in<br />

caso di malattie psichiche e schizofreniche<br />

o di depressioni deve rivolgersi al medico di<br />

famiglia o prendere un appuntamento con uno<br />

specialista del PDGR. Informazioni sul sito<br />

www.pdgr.ch, tel. 058 225 25 25<br />

CENTRO D’ASSISTENZA VASK<br />

Un importante centro d’assistenza è anche<br />

la VASK, l’Associazione dei familiari di malati<br />

psichici e schizofrenici, www.vaskgr.ch<br />

Il dottor Markus Bünter, co-primario e direttore del reparto di psichiatria geriatrica presso il PDGR, e Romy Lachmann,<br />

direttrice del reparto di riabilitazione C 22 nella clinica Waldhaus, aiutano e assistono i malati di schizofrenia sia<br />

ambulatoriali che ricoverati in clinica.<br />

modo molto sensibile a pesi interiori ed esteriori<br />

o che sia più vulnerabile degli altri può essere un<br />

sintomo. Anche il fatto di fare sempre più fatica<br />

ad alzarsi la mattina o un calo di prestazioni possono<br />

indicare l’inizio della malattia» – dice Romy<br />

Lachmann, direttrice del reparto di Riabilitazione<br />

C 22 presso il PDGR della clinica Waldhaus a Coira.<br />

In altri casi si modifica la percezione stessa dei<br />

malati. Le persone colpite da schizofrenia sentono,<br />

vedono, avvertono odori e sapori che per gli<br />

altri non sono percettibili. Alcuni credono che le<br />

altre persone possano percepire i loro pensieri<br />

più intimi. Allo stesso modo si può modificare la<br />

vita emotiva. «Spesso i primi sintomi non appaiono<br />

in modo evidente e perciò molte volte è difficile<br />

riconoscere la schizofrenia», dice Büntner. Presso<br />

il PDGR è a disposizione del pubblico una lista<br />

(che si può anche ordinare) dei segni che devono<br />

mettere in pre<strong>alla</strong>rme.<br />

IN CLINICA<br />

«Da noi non è molto diverso dall’ospedale. Nello<br />

stadio acuto, quando una persona è molto<br />

pericolosa per sé o per gli altri, viene ricoverata,<br />

proprio come in ospedale, nel reparto intensivo<br />

ossia d’emergenza, e qui viene curata per un<br />

breve periodo di tempo, in modo intensivo, con<br />

i medicinali. Successivamente e in tutti i casi non<br />

così acuti i malati ricevono terapie individuali nei<br />

reparti aperti» – spiegano Markus Bünter e Romy<br />

Lachmann. Le cure si basano su tre pilastri: i medicinali<br />

(neurolettici), le psicoterapie e l’assistenza<br />

sociale. L’obiettivo è quello di raggiungere una<br />

qualità della vita individuale il migliore possibile.<br />

Molti successivamente sono in grado di riprendere<br />

la loro professione.<br />

Nelle cliniche Waldhaus e Beverin la giornata è<br />

strutturata in modo molto vario: si va d<strong>alla</strong> terapia<br />

di disegno e di rilassamento all’attività motoria e<br />

allo sport, passando per il giardinaggio e altre<br />

possibilità di occupazione e di conversazione. Di<br />

sera i pazienti possono organizzare in prima persona<br />

il loro tempo libero con giochi di società, tv,<br />

letture o passeggiate.<br />

Possono anche intrattenersi a chiacchierare con<br />

gli altri pazienti, usare la sala fitness o andare al<br />

bar dei pazienti.<br />

«Sappiamo che il termine schizofrenia ha una<br />

connotazione fortemente negativa. Purtroppo i<br />

pregiudizi perdurano ostinatamente e anche per<br />

questo i malati di schizofrenia vengono stigmatizzati»,<br />

si rammaricano Markus Büntner e Romy<br />

Lach mann, che in modo altrettanto ostinato cercano<br />

di lottare contro tutto questo. Ma per il momento<br />

la loro battaglia è ancora contro i mulini a<br />

vento.<br />

17


13 ottobre 2010<br />

MALATI DI MENTE –<br />

IN CURA PSICHIATRICA<br />

INVECE CHE IN CARCERE<br />

Accanto al suo tradizionale, ampio spettro di cure, il Servizio psichiatrico dei Grigioni<br />

(PDGR) offre anche terapie rivolte a persone che hanno commesso un crimine e<br />

soffrono di una malattia psichiatrica. L’obiettivo è reinserire queste persone nella<br />

società.<br />

«Il nostro obiettivo principale è quello di inserire<br />

di nuovo nella società, senza che sussista<br />

un rilevante rischio di recidiva, persone che<br />

hanno commesso un crimine e che sono affette<br />

da patologie psichiatriche.», dice Mathias Betz,<br />

caporeparto nella clinica Beveris a Cazis. Qui<br />

vengono sottoposti a terapia i criminali che dopo<br />

un esame psichiatrico sono stati classificati dal<br />

tribunale come non imputabili o solo parzialmente.<br />

Invece che in carcere vanno in uno dei quattro<br />

ospedali psichiatrici giudiziari della Svizzera o nei<br />

centri di cura per un’intensiva terapia psichiatrica.<br />

Un reparto apposito si trova nella clinica Beverin<br />

a Cazis e viene gestito dal PDGR.<br />

18<br />

Il malato psichico che commette un reato non va dietro le sbarre ma nella clinica Beverin, a Cazis, per una<br />

terapia efficace.


RISCHIO DI VIOLENZA «SOTTO<br />

CONTROLLO»<br />

«Noi abbiamo in cura soprattutto criminali con disturbi<br />

della personalità e con sindromi schizofreniche,<br />

così come quelli che, in più, hanno problemi<br />

di alcolismo e di droga» spiega Mathias Betz.<br />

Per i medici curanti e per il personale sanitario<br />

il rapporto con i criminali è il pane quotidiano. E<br />

non hanno alcuna paura di essere aggrediti in<br />

prima persona.<br />

«Tuteliamo noi stessi e il nostro ambiente e ci<br />

accorgiamo velocemente quando la situazione<br />

sta per diventare davvero pericolosa» nota Sepp<br />

Weber, assistente sanitario specializzato, che<br />

dissipa così, immediatamente, ogni eventuale<br />

dubbio. «Io abito a Cazis e so che la popolazione<br />

locale ha molta fiducia nel nostro compito e non<br />

si preoccupa per il possibile aumento del rischio<br />

di violenza.»<br />

NIENTE PAZIENTI «ALTAMENTE CRITICI»<br />

«Già nel primo stadio riconosciamo il tipo di cura<br />

di cui ha bisogno il paziente», aggiunge Mathias<br />

Betz. «Con le giuste cure a base di farmaci e di<br />

terapie non appianiamo solo i possibili conflitti.<br />

L’intera cura è infatti strutturata in modo da permettere<br />

ai pazienti, una volta guariti, di essere di<br />

nuovo inseriti nella società. Ma qui non accogliamo<br />

pazienti altamente critici, che vengono invece<br />

curati in istituti specifici ad alta sicurezza.»<br />

In Svizzera ci sono troppo pochi posti di cura per<br />

i pazienti che hanno commesso un crimine. Per<br />

questo motivo il tempo medio di attesa (in carcere)<br />

per ricevere un posto in clinica è di almeno<br />

un anno. Il reparto Nova nella clinica Beverin dispone<br />

di 13 posti di cura e di due posti dedicati<br />

<strong>alla</strong> fase acuta della malattia (a partire dal 2011<br />

ci saranno 14 letti in più nel reparto Selva). Ma il<br />

numero di criminali con problemi psichiatrici è in<br />

crescita costante. Di questo fenomeno sono probabimente<br />

responsabili – è il giudizio di Mathias<br />

Betz – la velocità con cui, per lo più, i tribunali<br />

riconoscono le problematiche e l’altrettanta, crescente<br />

rapidità con cui si procede <strong>alla</strong> denuncia.<br />

«Noi lavoriamo duramente con i pazienti. Loro<br />

devono modificare il loro modo di pensare e i<br />

Il dottor Mathias Betz, caporeparto, e Sepp Weber, assistente<br />

sanitario specializzato: «Chi ha commesso un reato riceve nella<br />

nostra clinica intensive cure psichiatriche.»<br />

CENTRO D’ASSISTENZA PDGR, VASK<br />

O EQULIBRIUM<br />

Chi soffre di disturbi psichiatrici e commette un reato non finisce<br />

in carcere ma viene ricoverato, dopo un’adeguata perizia, in una<br />

clinica specializzata. Qui hanno luogo cure intensive che durano<br />

diversi anni.<br />

Chi cerca aiuto per sé o per i familiari in caso di malattie psichiche<br />

e schizofreniche o di depressioni deve rivolgersi al medico di<br />

famiglia o prendere un appuntamento con uno specialista del<br />

PDGR. Informazioni sul sito www.pdgr.ch, tel. 058 225 25 25<br />

(Hotline 24 ore su 24). Importanti centri d’assistenza sono anche la<br />

VASK, l’Associazione dei familiari di malati psichici/schizofrenici,<br />

www.vaskgr.ch, e l’Associazione per combattere la depressione,<br />

www.depressionen.ch.<br />

loro comportamenti, rivedere i propri problemi e<br />

riconoscere i propri reati per non ricadere nuovamente<br />

in fallo. E questo», sostengono Betz e<br />

Weber, «è tutt’altro che semplice per i pazienti<br />

e assolutamente non paragonabile a un comodo<br />

‹soggiorno in hotel›, come si continua ancora,<br />

erroneamente, a raccontare.» Inoltre, il periodo<br />

di cura di questo tipo di pazienti dura in media<br />

dai tre ai tre anni e mezzo. Dopo questo arco di<br />

tempo i pazienti continuano a essere osservati e<br />

seguiti con attenzione nel loro ambiente privato.<br />

«Nella maggior parte dei casi si tratta di storie<br />

di successo. Questo dimostra che il nostro lavoro<br />

e le nostre terapie sono efficaci» si rallegra<br />

Mathias Betz.<br />

19


3 novembre 2010<br />

L’ALCOL – UN NEMICO<br />

TRAVESTITO DA AMICO<br />

Persone con dipendenza dall’alcol si trovano in ogni ceto sociale. Ma nessuno diventa<br />

alcolizzato per una mancanza di forza di carattere. Spesso la dipendenza è una conseguenza<br />

di difficoltà personali o professionali. Assistenza e comprensione nel campo offre il Centro<br />

dipendenze Danis del Servizio psichiatrico dei Grigioni (PDGR), nella clinica Beverin.<br />

Una terapia permette agli alcolizzati di scoprire un nuovo modo di vedere le cose e una nuova qualità della vita.<br />

Poveri, ricchi, donne, uomini, giovani o vecchi<br />

– la dipendenza dall’alcol non conosce<br />

barriere sociali. Corrono il rischio di dipendenza<br />

soprattutto persone che hanno poca o nulla<br />

fiducia in se stesse e pensano che l’alcol le aiuti<br />

a diventare più sicure e coraggiose. «Una conclusione<br />

sbagliata» ricorda Claudio Blumenthal,<br />

che da 25 anni è, con anima e corpo, il direttore<br />

organizzativo del Centro dipendenze Danis della<br />

clinica Beverin a Cazis.<br />

«Noi assistiamo i nostri pazienti in senso globale<br />

(medico e psicoterapeutico) durante la disintossicazione<br />

di circa una settimana e la terapia colle-<br />

20


gata, che dura in media dalle sei alle otto settimane»<br />

– dice Birgit Reimann Meisser, psicologa<br />

e psicoterapeuta al Centro dipendenze Danis del<br />

PDGR. Entrambi gli specialisti hanno molta comprensione<br />

per i loro pazienti e sanno benissimo<br />

quanto sia arduo per loro cambiare il proprio<br />

comportamento e imparare ad affrontare situazioni<br />

difficili senza fare ricorso all’alcol.<br />

ABBANDONARE I VECCHI RITUALI<br />

«Come posso vivere senza i rituali avuti sinora?<br />

Come sono io senza l’alcol? Come mi sento?»<br />

Sono queste, spiegano i due esperti, le esperienze<br />

fondamentali che le persone con dipendenza<br />

dall’alcol fanno durante la terapia. I due accompagnano<br />

i pazienti, con professionalità e con grande<br />

capacità di immedesimazione, durante la fase di<br />

disintossicazione e poi lungo tutto il percorso terapeutico.<br />

«Durante la terapia i nostri pazienti riconoscono<br />

da soli le condizioni della loro vita che<br />

non li soddisfacevano e in questo modo scoprono<br />

i motivi della loro fuga nell’alcol. Noi mostriamo<br />

loro come prendere nuove abitudini e scoprire<br />

una qualità della vita completamente nuova.»<br />

Nel centro terapeutico Danis lavora una squadra<br />

composta da sette persone che non hanno mai il<br />

dito puntato. «Siamo in grado di aiutare il paziente<br />

solo se quest’ultimo capisce quali processi sono<br />

avvenuti fino a quel momento nel suo pensiero e<br />

nelle sue azioni. Questa è la chiave per cambiare<br />

e guarire», dice Claudio Blumenthal.<br />

Hanno molta esperienza con gli alcolizzati e grande comprensione per<br />

la sofferenza Claudio Blumenthal, direttore organizzativo del Centro<br />

dipendenze Danis, e Birgit Reimann Meisser, psicologa e psicoterapeuta.<br />

CENTRO D’ASSISTENZA PDGR<br />

L’alcol non risolve nessun problema, come sanno gli specialisti del<br />

Servizio psichiatrico dei Grigioni e gli alcolisti che hanno trovato aiuto<br />

nel Centro dipendenze Danis della clinica Beverin.<br />

Spesso i datori di lavoro offrono ai loro collaboratori con problemi di<br />

alcolismo la possibilità, dopo la terapia di disintossicazione, di tornare<br />

al loro posto di lavoro.<br />

Importante è anche il coinvolgimento del partner e/o dei genitori<br />

nel processo di cura. Ai familiari sono dedicate le serate informative<br />

organizzate nel Centro dipendenze Danis. Qui tra le altre cose si<br />

scopre che non si tratta di assegnare colpe ma di toglierle.<br />

Offrono aiuto:<br />

il PDGR con i suoi centri d’assistenza ambulatoriali regionali e con il<br />

Centro dipendenze Danis, tel. 058 225 35 35, www.pdgr.ch; la Blaue<br />

Kreuz, tel. 081 252 43 37, www.blaueskreuz.gr.ch, gli AA, Alcolisti<br />

Anonimi, Hotline 0848 848 885, www.anonyme-alkoholiker.ch.<br />

DAY HOSPITAL O DEGENZA?<br />

Una terapia di disintossicazione a casa, in accordo<br />

e con l’assistenza del medico di famiglia, è<br />

possibile, anche se difficile. Più facili sono infatti le<br />

cure nella clinica Beverin, dove è garantita una costante<br />

assistenza medica e psicoterapeutica. Alla<br />

fase di disintossicazione segue la terapia vera e<br />

propria che si svolge in formula day hospital o con<br />

degenza in clinica. Il paziente che resta in clinica<br />

stipula con i suoi medici e terapeuti una sorta di<br />

«contratto d’astinenza», in cui promette press’a<br />

poco di non bere alcol, di non assumere droghe e<br />

anche di condividere gli obiettivi della cura.<br />

Le ricadute sono possibili, spiegano Blumenthal<br />

e Reimann Meisser. «Ma una ricaduta è sempre<br />

una nuova possibilità di capire ancora meglio se<br />

stessi. Non abbiamo mica pulsanti sul corpo che<br />

basta semplicemente programmare! E quindi<br />

vediamo una ricaduta sempre come una crescita<br />

e mai come la fine del mondo…Chi con il nostro<br />

aiuto trova il coraggio di abbandonare l’alcol<br />

come suo presunto amico trova anche la chiave<br />

per capire se stesso e avere una vita migliore.»<br />

21


1 dicembre 2010<br />

DEPRESSIONE SENILE –<br />

TERAPIE EFFICACI E…UN<br />

GATTO<br />

Molte persone tra i 55 e i 90 anni soffrono di sindrome depressiva. La maggior parte<br />

di loro va dal medico per via di disturbi fisici, che però sono spesso la spia di problemi<br />

psichici. In casi come questi si è in buone mani al reparto di psicoterapia «55+ Cresta»<br />

nella clinica Beverin a Cazis.<br />

Non lontano dall’orticello di erbe aromatiche<br />

e medicinali, Junis se ne sta sdraiato<br />

pigramente su una sedia da giardino nella<br />

terrazza del reparto «55+ Cresta». Il gatto bianco<br />

e nero, che già da anni si è scelto il reparto<br />

di psicoterapia come suo luogo di benessere, è<br />

ben tollerato dai pazienti e dalle pazienti, che lo<br />

viziano con numerose sessioni di carezze. Il micio,<br />

che qui probabilmente ha trovato la sua ragione<br />

di vita, continua ad aiutare le «sue» persone nel<br />

processo di guarigione.<br />

«Spesso la depressione senile non viene affatto<br />

percepita come tale», dicono il medico specializzato<br />

in psichiatria e psicoterapia Claudia Böttner<br />

e il direttore del reparto Josef Sadiku. Sono loro a<br />

curare e ad assistere nel reparto «55+ Cresta» del<br />

PDGR (Servizio psichiatrico dei Grigioni) le persone<br />

nella loro seconda metà della vita che accusano<br />

crisi specifiche dell’età o soffrono di sindromi<br />

depressive. Le persone anziane, infatti, devono<br />

combattere con i sintomi della depressione più<br />

spesso di quelle giovani.<br />

MOLTEPLICI CAUSE<br />

Tra i fattori scatenanti ci sono spesso problemi di<br />

carattere sociale, come la mancanza di contatti,<br />

la morte del partner, la perdita del posto di lavoro,<br />

22<br />

Molti soffrono di depressione senile. Durante una psicoterapia nel reparto «55+ Cresta» si riascquista il coraggio di<br />

vivere e spesso si stringono nuove amicizie durante le occasioni di gioco e di divertimento.


CENTRO D’ASSISTENZA PDGR<br />

Chi cerca aiuto per sé o per i familiari<br />

in caso di malattie psichiche, anche di<br />

depressioni senili, deve rivolgersi prima<br />

di tutto, quando è possibile, al medico di<br />

famiglia o prendere un appuntamento con<br />

uno specialista del PDGR, tel. 058 225 25 25,<br />

informazioni su www.pdgr.ch<br />

Claudia Böttcher, medico specializzato in psichiatria e psicoterapia, e Josef Sadiku, direttore del<br />

reparto, assistono i pazienti con grande capacità di immedesimazione nella loro situazione.<br />

il processo d’invecchiamento o anche un settore<br />

del cervello organico che si sta modificando. Piuttosto<br />

spesso persino la mancanza di sostanze<br />

nutritive può condurre <strong>alla</strong> depressione. «Le persone<br />

anziane non vogliono essere un peso per<br />

nessuno, non chiedono aiuto e, in numero sempre<br />

maggiore, si ritirano in isolamento», spiega<br />

Claudia Böttcher. «Le conseguenze sono le malattie<br />

depressive, che possono anche associarsi<br />

a pensieri suicidi. A partire dai 55 anni – è stato<br />

dimostrato – il tasso di suicidi cresce fortemente.»<br />

Non tutti i medici che visitano le persone anziane<br />

analizzano criticamente i disturbi fisici dei loro pazienti.<br />

Alcune cadute d<strong>alla</strong> scala si rivelano, a uno<br />

sguardo più da vicino, un grido d’aiuto.<br />

TERAPIE PER ANZIANI<br />

Quando ci si accorge che la voglia di vivere diminuisce<br />

è il momento giusto per parlarne con i familiari<br />

e con il medico di famiglia o per fissare un<br />

appuntamento da uno psicoterapeuta o direttamente<br />

al PDGR. Questi centri specializzati offrono<br />

aiuto psicoterapeutico mirato per le persone anziane.<br />

Nel reparto «55+ Cresta» della clinica Beverin<br />

a Cazis le terapie sono ben armonizzate tra<br />

loro. Nel programma terapeutico ci sono training<br />

mnemonici e sensoriali così come terapie della<br />

musica, del disegno e del linguaggio, esercizi di<br />

meditazione e di rilassamento. Ad accompagnare<br />

i pazienti ci pensa un team esperto, che lavora<br />

in modo interdisciplinare e si contraddistingue<br />

per la grande capacità di immedesimazione. Al<br />

termine della terapia i pazienti continuano a essere<br />

seguiti in ambulatorio attraverso incontri e<br />

appuntamenti.<br />

Molti partecipano anche volentieri all’incontro annuale<br />

degli ex pazienti del reparto «55+ Cresta».<br />

Su richiesta i familiari vengono inclusi nella terapia.<br />

I pazienti trascorrono i fine settimana per lo<br />

più a casa. E dopo la terapia, che dura dalle tre<br />

alle sei settimane, spesso la depressione senile<br />

non è che un lontano ricordo…<br />

23


26 gennaio 2011<br />

PAZIENTI BORDERLINE:<br />

«TIENIMI FERMO MA NON<br />

MI TOCCARE»<br />

Molte persone con un disturbo borderline di personalità sono sensibili, intelligenti e<br />

disciplinate. Eppure soffrono di paure, di crisi, di altalene di sentimenti, del loro «essere<br />

diversi». Si può trovare aiuto nella clinica diurna Waldhaus a Coira.<br />

«I pazienti borderline possono vivere bene con<br />

i loro disturbi di personalità, devono solo sapere<br />

come», dice Rahul Gupta, medico capo<br />

del reparto di <strong>Psichiatria</strong> specialistica del Servizio<br />

psichiatrico dei Grigioni (PDGR). Il «come» i pazienti<br />

con un «disturbo di personalità emotivamente<br />

instabile», come si definisce nel linguaggio scientifico<br />

il disturbo «borderline» (linea di confine), lo<br />

imparano durante una terapia, per lo più di carattere<br />

ambulatoriale, nella clinica Waldhaus a Coira.<br />

Spesso a essere colpite sono giovani donne tra<br />

i 16 e i 25 anni. La loro vita è un’altalena di sentimenti.<br />

«Il motore è surriscaldato o sovraraffreddato»:<br />

sintetizzano così l’esperienza-borderline<br />

Rahul Gupta e Werner Guler, direttore del reparto<br />

di <strong>Psichiatria</strong> specialistica nella clinica diurna di<br />

psicoterapia Waldhaus. Chi è colpito da questo<br />

disturbo è in grado di distinguere soltanto tra<br />

«buono e cattivo» e tra «bianco e nero».<br />

«La vita quotidiana dei pazienti è caratterizzata da<br />

crisi, da conflitti relazionali, d<strong>alla</strong> paura dell’abbandono,<br />

da difficoltà sociali e talvolta anche da<br />

24


CENTRO D’ASSISTENZA PDGR<br />

Chi cerca aiuto per sé o per i familiari in caso di<br />

disturbi di personalità emotivamente instabile<br />

(borderline) o di altre malattie psichiche deve<br />

rivolgersi prima di tutto, quando è possibile, al<br />

medico di famiglia o prendere un appuntamento<br />

con uno specialista del PDGR. Tel. 058 225 25 25,<br />

clinica diurna di psicoterapia a Coira:<br />

058 225 23 15, informazioni su www.pdgr.ch,<br />

informazioni sui disturbi di personalità borderline:<br />

www.borderline.ch, www.borderline-selbsthilfe.ch.<br />

Il dottor Rahul Gupta, medico capo, e Werner Guler, direttore di reparto nella clinica<br />

diurna di psicoterapia Waldhaus a Coira: «Ai pazienti borderline offriamo aiuto per<br />

imparare ad autoaiutarsi».<br />

comportamenti autodistruttivi come l’abuso di<br />

droghe e alcol, da attacchi di fame, da desiderio<br />

cronico di suicidio o azioni di autolesionismo.» Ma<br />

dietro questi effetti e dietro le tipiche contraddizioni<br />

interiori come «ti odio, non mi lasciare», «tienimi<br />

fermo ma non mi toccare» si cela in realtà qualcos’altro.<br />

LE CAUSE<br />

La psichiatria fa risalire il disturbo borderline, in<br />

molti casi, a disturbi della prima infanzia. Elementi<br />

scatenanti possono essere esperienze traumatiche<br />

come un abuso sessuale, una violenza fisica<br />

o la trascuratezza emotiva. Ma solo a distanza<br />

di anni il disturbo di personalità emotivamente<br />

instabile diventa evidente. Nel periodo precedente<br />

i bambini hanno infatti imparato a distaccarsi<br />

dagli avvenimenti che li opprimono. Strategie di<br />

sopravvivenza di questo tipo sfociano spesso, in<br />

un secondo momento, in disturbi borderline, che<br />

si accompagnano di frequente ad altre malattie<br />

psichiche.<br />

LA TERAPIA – UN AIUTO PER L’AUTO-<br />

AIUTO<br />

Nella clinica Waldhaus di Coira i problemi si discutono<br />

con i pazienti. «Lo facciamo in primo luogo<br />

nell’ambito della terapia comportamentale e<br />

offriamo aiuto per imparare ad aiutarsi da soli»<br />

spiegano Rahul Gupta e Werner Guler, professionisti<br />

nel campo con una lunga esperienza alle<br />

spalle.<br />

Al momento sono in cura da loro otto giovani donne,<br />

che attraverso training di gruppo e individuali<br />

imparano a migliorare il modo di affrontare le<br />

proprie tensioni interiori, i sentimenti e lo stress.<br />

Nel processo terapeutico ricoprono un ruolo di<br />

grande importanza anche i peperoncini piccanti.<br />

«Perché chi addenta un pezzetto di peperoncino<br />

sperimenta una sensazione (voluta) di pizzicore<br />

doloroso. In questa maniera focalizziamo l’attenzione<br />

sulle sensazioni, sui sapori e sugli odori invece<br />

che sui comportamenti autodistruttivi.»<br />

Il piano terapeutico si basa su cinque pilastri:<br />

attenzione, resistenza allo stress, rapporto con<br />

i sentimenti, capacità di relazioni interpersonali<br />

(competenze sociali) e ricostruzione della fiducia<br />

in se stessi e dell’autostima. «Pretendiamo molto<br />

dai nostri pazienti; ci aspettiamo che collaborino,<br />

che non compiano azioni autolesionistiche e acconsentano<br />

a percorrere nuove strade sotto una<br />

guida amorevole.» Una terapia dura all’incirca sei<br />

mesi, a volte un po’ di meno, a volte un po’ più a<br />

lungo. L’obiettivo è quello di mettere le persone<br />

con disturbi borderline in condizione di gestire la<br />

vita in prima persona.<br />

25


23 febbraio 2011<br />

NUOVA GIOIA DI VIVERE<br />

ANCHE CON L’ACUFENE<br />

Tintinnii, fruscii, sibili o fischi all’interno dell’orecchio: in questi casi la diagnosi, di regola, parla<br />

di acufene (in latino o inglese tinnitus). I rumori nell’orecchio sono continui, in parte molto<br />

opprimenti. Dal 2006 i pazienti con acufene vengono curati nella prima clinica svizzera<br />

specializzata in questo disturbo.<br />

Chi impara a farsi passare davanti il pensiero dell’acufene come una nuovola passeggera in cielo ha definitivamente<br />

trovato una nuova qualità della vita.<br />

«È come se accanto a me ci fosse sempre una<br />

sega circolare in funzione o il motore di un’auto<br />

che scoppietta. È rumoroso. Fastidioso.<br />

Continuo, senza pausa. C’è da disperarsi.» Queste<br />

e altre sensazioni vengono raccontate da chi<br />

soffre di acufene. I pazienti che vengono ricoverati<br />

nella clinica di acufene, annessa <strong>alla</strong> clinica<br />

Waldhaus di Coira del Servizio psichiatrico dei Gri-<br />

26


gioni (PDGR), hanno un’acufene molto grave e un<br />

lungo periodo di sofferenza alle spalle. L’acufene<br />

può anche essere accompagnata da iperacuità<br />

uditiva (ipersensibilità ai rumori). Le cause sono<br />

molteplici e spesso a essere colpite da acufene<br />

sono persone affidabili, estremamente efficienti e<br />

produttive.<br />

«Attraverso terapie diverse e tecniche mirate i nostri<br />

pazienti imparano a trattare la propria malattia<br />

e a conquistare una migliore qualità della vita»,<br />

dice Tatiana Miusskaya Fehr, caporeparto nella<br />

clinica di acufene del PDGR a Coira. Poiché l’acufene<br />

cronica con il suo fardello di sofferenza è una<br />

malattia psicosomatica, il principio di cura risiede<br />

nella terapia cognitivo-comportamentale (modi di<br />

vedere, pensieri, valutazioni, convinzioni). La vita<br />

quotidiana dei malati di acufene è pesantemente<br />

danneggiata da problemi di concentrazione e<br />

disturbi del sonno, dall’abbandono della vita sociale,<br />

da paure e depressioni.<br />

ALLENARE L’ATTENZIONE E I SENSI<br />

Il caporeparto Tatiana Miusskaya Fehr e Karoline<br />

Julien, direttrice del reparto di psicoterapia e della<br />

clinica di acufene, si basano su terapie multimodali<br />

che prevedono la combinazione di esercizi<br />

per superare il disturbo uditivo con training basati<br />

sulla musica, sul rilassamento e sul biofeedback.<br />

Poiché tra le cause dell’acufene rientra spesso<br />

anche lo stress lavorativo e della vita di tutti i giorni,<br />

i pazienti praticano esercizi di rilassamento (secondo<br />

i princìpi di Jacobsen), allenano la capacità<br />

di attenzione e imparano a percepire di nuovo, in<br />

modo cosciente, i propri sensi. Se necessario, si<br />

abbinano alle terapie farmaci e rimedi della medicina<br />

complementare.<br />

«Per i pazienti è importante poter mobilitare in<br />

ogni attività la propria forza vitale di autoguarigione»,<br />

dice Karoline Julien. Per le cure i pazienti<br />

restano in clinica dalle quattro alle sei settimane.<br />

Le giornate sono strutturate secondo i programmi<br />

terapeutici. Nel tempo libero i pazienti fanno<br />

camminate insieme, giri in bicicletta o altre attività.<br />

Nel fine settimana tornano a casa con la loro<br />

acufene ma anche con le conoscenze necessarie<br />

per affrontarla.<br />

La dottoressa Tatiana Miusskaya Fehr, caporeparto Psicoterapia e<br />

clinica di acufene a Coira, e Karoline Julien, direttrice del reparto di<br />

psicoterapia e della clinica di acufene: da noi chi soffre di acufene<br />

ritrova una nuova qualità della vita.<br />

CENTRO D’ASSISTENZA PDGR/CLINICA DI<br />

ACUFENE<br />

La prima clinica svizzera di acufene è stata fondata nel 2006. È<br />

annessa <strong>alla</strong> clinica Waldhaus. Qui vengono accettati pazienti gravi<br />

e gravissimi, cioè con una grande sofferenza e spesso con malattie<br />

correlate. Obiettivo della cura di acufene è l’alleviamento della<br />

sofferenza dei pazienti. Durante le terapie multimodali i pazienti<br />

imparano a convivere meglio con la loro acufene. La domanda di<br />

posti letto in clinica per sottoporsi alle terapie è forte. Per questo<br />

la clinica di acufene di Coira dovrà forse essere ingrandita. Al<br />

momento si possono curare dalle 50 alle 60 persone all’anno.<br />

Informazioni su www.tinnitusklinik.ch, www.pdgr.ch, tel. 058 225<br />

25 25. La lega svizzera acufene è l’organizzazione di auto-aiuto per<br />

le persone colpite dall’acufene in Svizzera: www.tinnitus-liga.ch,<br />

segretariato STL Ziegelgut 18, 7206 Igis, tel. 081 330 85 51.<br />

«Spesso non possiamo far scomparire l’acufene.<br />

Ma alleviamo la sofferenza dei pazienti, li facciamo<br />

diventare esperti della loro malattia e diamo<br />

loro gli strumenti per affrontarla nella vita di ogni<br />

giorno», assicurano Tatiana Miusskaya Fehr e<br />

Karoline Julien. Dopo la terapia in clinica la sofferenza<br />

è minore, il rumore nell’orecchio non conta<br />

più così tanto, si avverte di nuovo il terreno sotto i<br />

piedi e rifioriscono coraggio e gioia di vivere.<br />

27


23 marzo 2011<br />

CLINICA DELLA MEMORIA<br />

– NIENTE PAURA DELLA<br />

DEMENZA<br />

Demenza: la diagnosi precipita spesso i malati e i loro familiari nella paura e nel terrore.<br />

Nella clinica della memoria del Servizio psichiatrico dei Grigioni (PDGR) a Coira conoscono le<br />

sensazioni, sanno come comportarsi in questi casi e hanno le terapie giuste.<br />

Nella clinica della memoria (clinica diurna<br />

di psichiatria geriatrica a Coira) i pazienti<br />

trovano comprensione, terapie (training<br />

della memoria, terapie di attivazione, della percezione<br />

e del movimento) e assistenza specializzata.<br />

Nelle stanze per il riposo si trovano i letti per<br />

il pisolino pomeridiano, nelle stanze di soggiorno<br />

fanno capolino dalle pareti foto colorate, sul tavolo<br />

ci sono pezzi di puzzle e matite da disegno.<br />

Di quando in quando in cucina i pazienti preparano<br />

insieme il pranzo per tutti. A volte c’è proprio<br />

una grande allegria.<br />

In ogni caso nessuno si immagina una clinica in<br />

questo modo. Ma <strong>alla</strong> clinica della memoria del<br />

PDGR sanno per esperienza che cosa fa bene ai<br />

pazienti con demenza. Accanto ai farmaci specifici<br />

per le malattie di Alzheimer dal grado leggero<br />

fino a quello medio-grave, che servono a mantenere<br />

più a lungo il lavoro del cervello, sono utili<br />

anche un regolare training della memoria e l’esercizio<br />

fisico.<br />

Nella definizione di demenza rientrano oltre 50<br />

malattie. In tutte, anche nell’Alzheimer, compaiono<br />

perdite del patrimonio di ricordi e altri disturbi<br />

della capacità cerebrale, accompagnati spesso<br />

da problemi psichici e fisici e da disturbi del comportamento.<br />

Visite mediche e test permettono<br />

una diagnosi precoce. «Per i malati si tratta di una<br />

chance importante, perché in questo stadio possono<br />

ancora regolare bene da soli le proprie faccende<br />

personali» spiegano Birgit Walser e Christian<br />

Koch. I due però sono anche consapevoli del<br />

fatto che la diagnosi di demenza provoca paura<br />

e tristezza. «E alcuni, dopo, sono semplicemente<br />

contenti di sapere cosa succede loro.»<br />

Oltre alle forme più frequenti di demenza, come il<br />

morbo di Alzheimer, c’è una serie di cause della<br />

28


demenza ben curabili che, con la terapia adeguata,<br />

portano a un miglioramento o anche a<br />

una scomparsa dei disturbi della memoria.<br />

PROCESSO DI ACCERTAMENTO DELLA<br />

DEMENZA<br />

L’accertamento della demenza avviene in ambulatorio<br />

nel giro di due giorni e mezzo. Il primo<br />

giorno nella clinica della memoria è dedicato <strong>alla</strong><br />

verifica della capacità mnemonica e di concentrazione.<br />

Si accertano anche i problemi del momento<br />

e viene ripercorsa la storia della malattia. La visita<br />

neurologica e un Imaging a risonanza magnetica<br />

(testa) hanno luogo il secondo giorno. Due settimane<br />

più tardi medico e paziente si incontrano<br />

per un colloquio diagnostico. In quest’occasione<br />

si spiegano e si discutono i risultati dell’accertamento,<br />

la diagnosi e le possibili terapie. Il medico<br />

di famiglia viene informato con una relazione<br />

dettagliata.<br />

AIUTO PER I FAMILIARI<br />

Nonostante oggi si ammalino di demenza anche<br />

persone giovani, «il più grosso fattore di rischio<br />

per la malattia è costituito dall’età», nota Christian<br />

Koch. Nei Grigioni soffrono di demenza circa 2700<br />

persone. «Purtroppo», si rammarica Birgit Walser,<br />

«ancora troppo pochi familiari decidono di richiedere<br />

aiuto. Eppure nessuno è in grado di offrire<br />

un’assistenza continuativa per 24 ore. Bisogna<br />

assolutamente chiedere aiuto all’Associazione<br />

Christian Koch, medico capo di <strong>Psichiatria</strong> geriatrica e direttore della<br />

Clinica della memoria, e Birgit Walser, direttrice della clinica diurna<br />

di <strong>Psichiatria</strong> geriatrica: le persone diventano sempre più anziane,<br />

perciò cresce notevolmente anche il numero dei malati di demenza.<br />

CONSIGLI PER I FAMILIARI<br />

- Cercare di mantenere le abitudini (le azioni di routine danno<br />

sicurezza).<br />

- Non avere pretese eccessive.<br />

- Mantenere una comunicazione sincera con i propri familiari.<br />

Parlare forte e in modo chiaro. Usare frasi brevi. Non dare troppe<br />

informazioni <strong>alla</strong> volta.<br />

- Utilizzare espedienti mnemonici (come mettere cartelli nelle stanze,<br />

etichette sugli armadi, appendere foto).<br />

- Comportamento in caso di aggressioni e violenza: cercare di<br />

rimanere calmi. Spostare l’attenzione su un’attività tranquillizzante.<br />

- Confusione temporale: non cercare di dissuadere il proprio<br />

familiare malato dalle cose che vede o sente. Andare a prenderlo<br />

nella sua «finestra temporale».<br />

- Prendersi assolutamente anche tempo per se stessi.<br />

CENTRO D’ASSISTENZA PDGR<br />

Per i primi accertamenti c’è il medico di famiglia. Altri punti di<br />

riferimento sono: il Servizio psichiatrico dei Grigioni, clinica<br />

Waldhaus la Clinica della memoria/ clinica diurna di <strong>Psichiatria</strong><br />

geriatrica, Loëstrasse 220, 7000 Coira, tel. 058 225 25 25.<br />

Informazioni su www.pdgr.ch.<br />

Dal novembre 2010 il PDGR offre accertamenti per la diagnosi di<br />

demenza anche a St. Moritz, in Engadina.<br />

svizzera Alzheimer, sezione grigionese, a Coira,<br />

<strong>alla</strong> Pro Senectute, allo Spitex o ad altre organizzazioni<br />

che esistono per questo.»<br />

29


27 aprile 2011<br />

IN CURA PSICHIATRICA<br />

CONTRO IL DOLORE?<br />

Un dolore fisico che persiste da molto tempo si marca a fuoco nelle cellule nervose e nel<br />

cervello. Il dolore diventa involontariamente il centro dell’esistenza. Offre un grosso aiuto in<br />

situazioni del genere il Servizio psichiatrico dei Grigioni (PDGR).<br />

Affidarsi agli psichiatri in caso di malattie<br />

fisiche? Di primo acchito la domanda<br />

provoca stupore. Ma appunto nel caso<br />

di disturbi del dolore sarebbe proprio il Servizio<br />

psichiatrico dei Grigioni l’ente di assistenza a cui<br />

rivolgersi dopo la visita dal medico di famiglia o<br />

da uno specialista.<br />

Il dolore acuto è sempre un segnale d’<strong>alla</strong>rme.<br />

Quando il dolore perdura per molto tempo e non<br />

viene curato può diventare cronico. Attraverso le<br />

cellule nervose il dolore viene trasmesso al cervello,<br />

che può salvare nella memoria i continui<br />

messaggi di sofferenza. Un’azione fatale per i<br />

malati, che spesso vanno di medico in medico,<br />

invano, perché allo stadio cronico i medici non<br />

possono (più) localizzare le cause del dolore.<br />

dolore cronici, che spesso <strong>alla</strong> base hanno anche<br />

la mancanza di neurotrasmettitori nel cervello, a<br />

rientrare nell’ambito della psichiatria specialistica.<br />

I conflitti psicologici vengono infatti trasferiti spesso<br />

sul piano fisico e si manifestano sotto forma di<br />

dolore. «Lo stress, la mancanza di movimento e<br />

di riguardo nei propri confronti» ricordano Rahul<br />

Gupta e Peggy Guler-Stützer «possono rinforzare<br />

ulteriormente il dolore.»<br />

NON ASPETTARE TROPPO A LUNGO<br />

«Poiché spesso i pazienti aspettano troppo a lungo<br />

per farsi fare una diagnosi del loro dolore, di<br />

frequente, purtroppo, arrivano in clinica solo dopo<br />

un lungo calvario», dice Rahul Gupta, medico<br />

capo di <strong>Psichiatria</strong> specialistica del PDGR. «Di norma<br />

i medici vanno dapprima <strong>alla</strong> ricerca di cause<br />

fisiche. Perciò per lungo tempo il disturbo del dolore<br />

non viene riconosciuto. Quando poi i pazienti<br />

arrivano in clinica da noi in un primo momento<br />

probabimente non capiscono affatto cosa abbia<br />

a che fare il loro dolore con una cura psichiatrica»<br />

aggiunge Peggy Guler-Stützer, medico capo del<br />

Servizio ambulatoriale e delle cliniche diurne del<br />

PDGR. E invece sono proprio questi disturbi del<br />

30


CENTRO D’ASSISTENZA PDGR<br />

Il Servizio psichiatrico dei Grigioni (PDGR)<br />

offre ai pazienti con disturbo del dolore un<br />

aiuto efficace nella propria clinica diurna a<br />

Coira.<br />

Informazioni: tel. 058 225 25 25,<br />

www.pdgr.ch<br />

Il dottor Rahul Gupta e la dottoressa Peggy Guler-Stützer permettono ai pazienti<br />

con disturbo del dolore di raggiungere una migliore qualità della vita.<br />

SITUAZIONI PESANTI<br />

Chiunque – è l’opinione degli specialisti del PDGR<br />

Gupta e Guler – può sviluppare un disturbo del<br />

dolore. Nel novero delle fasce d’età più a rischio<br />

rientra quella delle persone occupate tra i 35 e i<br />

55 anni. Per un lungo arco di tempo prima della<br />

comparsa del dolore, le persone che soffrono di<br />

questo disturbo hanno vissuto situazioni gravose<br />

in importanti sfere della vita. Pesi di questo genere,<br />

paure, stress o anche l’apatia si manifestano<br />

sotto forma di dolore. Al PDGR – dopo precisi<br />

accertamenti precedenti – si cercano insieme ai<br />

pazienti le terapie adatte, che possono essere<br />

condotte in singoli colloqui in ambulatorio, in clinica<br />

diurna o nel reparto di Psicoterapia. Tra le altre<br />

cose la terapia comprende un trattamento a base<br />

di farmaci in combinazione con misure di carattere<br />

psicoterapeutico, come le terapie del dolore,<br />

di superamento dello stress o anche le terapie di<br />

movimento e rilassamento. «Durante la terapia<br />

è inoltre molto utile tenere un diario del dolore.<br />

Questo permette di osservare il decorso del dolore<br />

e adottare così terapie molto più mirate», dice<br />

Rahul Gupta.<br />

Il dolore non scompare mai del tutto, perché esso<br />

– più o meno come l’ABC che si imparava una<br />

volta – si può imprimere nel cervello. Per questo<br />

motivo nei pazienti con il disturbo del dolore è<br />

raro avere una scomparsa completa dei sintomi.<br />

Tuttavia è possibile raggiungere una qualità della<br />

vita molto più alta. I pazienti con il disturbo del dolore<br />

imparano a relazionarsi meglio con il proprio<br />

problema, imparano anche ad aumentare il loro<br />

livello di attività, a riprendere i contatti sociali e a<br />

uscire dal loro stato d’animo depressivo. «Per una<br />

terapia efficace occorre un po’ di tempo; bisogna<br />

preventivare come minimo dai sei ai dodici mesi»,<br />

spiega Peggy Guler-Stützer.<br />

31


25 maggio 2011<br />

COSA FARE QUANDO<br />

È TROPPO? VIE D’USCITA<br />

DALLE CRISI<br />

A volte ne succede una dopo l’altra e non si sa più come affrontare situazioni particolarmente<br />

pesanti. In momenti del genere si può sprofondare in una crisi acuta. In<br />

circostanze come queste offre un aiuto importante, rapido e professionale, il Servizio<br />

psichiatrico dei Grigioni (PDGR).<br />

Durante e dopo le crisi ci sono sprazzi di luce.<br />

Magari oggi va ancora tutto a meraviglia.<br />

Ma poi, solo pochi mesi o appena una<br />

settimana dopo, il mondo è cambiato<br />

completamente: la partner vuole divorziare, un<br />

genitore si ammala e poi arriva anche il licenziamento<br />

sul lavoro o la disdetta dell’appartamento.<br />

Queste e altre situazioni pesanti possono «abbattere»<br />

anche l’uomo o la donna più forte. Una persona<br />

è sovraccarica, precipita nella disperazione,<br />

subisce magari anche un crollo, le viene una depressione.<br />

Cosa bisogna fare allora quando ci si<br />

trova in crisi psicologiche acute di questo tipo?<br />

«In situazioni del genere i malati o i loro familiari<br />

dovrebbero contattare rapidamente il Servizio psichiatrico<br />

dei Grigioni o un altro ente specializzato»<br />

consigliano Tobias Müller, caporeparto Patologie<br />

psichiatriche acute, e Martin Aebi, direttore del reparto<br />

Patologie psichiatriche acute.<br />

32


Crisi acute e disturbi da sovraccarico hanno bisogno<br />

dell’intervento di specialisti. Durante la fase<br />

acuta il paziente viene assistito sin dal primo momento<br />

da una squadra del PDGR che lavora in<br />

modo interdisciplinare ed è composta da psichiatria,<br />

psicologo, assistente sociale, padre spirituale<br />

e da altri specialisti. In questa maniera è possibile<br />

affrontare i problemi in modo mirato.<br />

TERAPIE DIVERSE<br />

Per prima cosa i malati vengono sottoposti a cure<br />

intensive in uno dei reparti di Patologie psichiatriche<br />

acute. In qualità di direttore del reparto, Martin<br />

Aebi si trova spesso a vivere fatti stupefacenti.<br />

«Quando i malati riconoscono che la terapia li<br />

aiuta sono spesso pieni di gratitudine nei nostri<br />

confronti – anche per quelle misure che all’inizio<br />

potevano capire a stento.» Segue un’ampia tipologia<br />

di cure: si va d<strong>alla</strong> terapia del linguaggio e<br />

dall’aiuto farmacologico – tra gli altri anche con<br />

sostanze vegetali – fino alle terapie della creatività<br />

e a quelle occupazionali. «Spesso è già d’aiuto<br />

avere, una buona volta, un po’ di pace» dice Tobias<br />

Müller.<br />

«Ovviamente siamo a conoscenza dei pregiudizi<br />

di molte persone nei confronti della psichiatria e<br />

tanto a noi quanto ai malattia psichici rincresce<br />

che il tema psichiatria rappresenti ancora un<br />

grosso tabù. Molti pregiudizi nascono proprio dal<br />

fatto che una malattia psichica non si vede e che<br />

i sintomi e quello che accade non sono misurabili<br />

come succede press’ a poco in chirurgia o in medicina<br />

interna.»<br />

Il dottor Tobias Müller, caporeparto Patologie psichiatriche acute del<br />

PDGR, e Martin Aebi, direttore del reparto Patologie psichiatriche acute,<br />

consigliano di cercare rapidamente aiuto in caso di crisi.<br />

CENTRO D’ASSISTENZA PDGR<br />

I primi interlocutori in caso di crisi psichiche sono i medici di<br />

famiglia, gli psichiatri e psicologi, le guide spirituali e anche<br />

gli ospedali. Nelle cure psichiatriche di questi casi è invece<br />

specializzato il Servizio psichiatrico dei Grigioni (PDGR).<br />

Tel. 058 225 25 25, informazioni su www.pdgr.ch.<br />

ULTERIORI INFORMAZIONI<br />

Il team di auto-aiuto dei Grigioni può fornire a chi è interessato<br />

informazioni dettagliate sui numerosi gruppi di auto-aiuto.<br />

Tel. 081 353 65 15, www.teamselbsthilfe.ch.<br />

Un aiuto prezioso in caso di malattie psichiche è per esempio<br />

quello offerto d<strong>alla</strong> VASK, l’Associazione dei familiari dei malati<br />

schizofrenici/psichici, www.vaskgr.ch, e da Equilibrium, la Lega<br />

contro la depressione, www.depression.ch. Per i bambini che<br />

hanno un genitore malato ci sono anche libri adatti a loro (per es.<br />

«Fufu e il cappotto verde» o «Perché piangi, mamma?»),<br />

tel. 081 353 65 15, www.teamselbsthilfe.ch.<br />

LE SOLUZIONI CI SONO<br />

Per i malati psichici e per i pazienti in cura psichiatrica<br />

si ripropone sempre la stessa domanda:<br />

come comportarsi con i pregiudizi di questo<br />

tipo? Cosa rispondere quando qualcuno fa una<br />

domanda in proposito? Al PDGR conoscono bene<br />

simili preoccupazioni.<br />

«Discutiamo insieme ai nostri pazienti le soluzioni<br />

possibili per alleggerire questa fase difficile. Loro<br />

imparano anche in colloqui individuali e in terapie<br />

di gruppo con gli altri pazienti quali segnali<br />

d’<strong>alla</strong>rme precedono le crisi e come si possono<br />

evitare in futuro le crisi stesse.» Le malattie psichiche<br />

sono tra le malattie più diffuse in assoluto.<br />

Crisi psicologiche possono colpire tutti. Per questo<br />

è così importante conoscere i centri d’assistenza.<br />

33


29 giugno 2011<br />

NESSUN DESIDERIO<br />

SESSUALE O TROPPO?<br />

Molte persone non riescono a vivere un rapporto sessuale felice. I disturbi sono molto<br />

diversi e si riconducono a molteplici cause. Una terapia sessuale è una strada utile per<br />

una vita sessuale soddisfatta. Il PDGR offre buone terapie nel campo.<br />

Molte donne e molti uomini sono colpiti<br />

da distrubi sessuali di carattere funzionale<br />

(cioè senza cause fisiche). Ma solo<br />

una piccola parte – sospettano gli esperti – cerca<br />

un aiuto specialistico. «Molti semplicemente<br />

accettano i loro problemi senza informarsi sulle<br />

possibilità di un miglioramento», dice Michael<br />

Prapotnik, vicecapo medico del reparto di Patologie<br />

psichiatriche acute e specialista di psichiatria<br />

e psicoterapia nella clinica Waldhaus del Servizio<br />

psichiatrico dei Grigioni (PDGR).<br />

«Una buona soluzione è prendere appuntamento<br />

per una terapia.» Ma Prapotnik e la sua collega<br />

Peggy Guler-Stützer sanno bene che le persone<br />

hanno bisogno di trovare il coraggio per parlare<br />

dei problemi sessuali. «Per questo offriamo un<br />

ambiente protetto e pieno di fiducia.»<br />

PROBLEMI DI COPPIA, STRESS…<br />

Spesso i disturbi sessuali sono condizionati da<br />

malesseri psichici. Le cause possono essere forti<br />

34


CENTRO D’ASSISTENZA PDGR<br />

Le persone possono spesso risparmiarsi molta<br />

sofferenza cercando per tempo un aiuto di tipo<br />

terapeutico, dal momento che una terapia può<br />

portare un miglioramento anche nei problemi<br />

sessuali. Spesso una cura permette di avere di<br />

nuovo una sessualità soddisfacente. I disturbi<br />

possono comparire a causa di problemi psichici e<br />

anche fisici. Un aiuto efficace lo offrono i terapeuti<br />

sessuali del Servizio psichiatrico dei Grigioni (PDGR).<br />

Per un colloquio si può prendere un appuntamento<br />

telefonico: 058 225 25 25, il dottor Michael Prapotnik<br />

o la dottoressa Peggy Guler-Stützer offrono volentieri<br />

consulenza. Informazioni su www.pdgr.ch<br />

Il dottor Michael Prapotnik, terapeuta sessuale: una terapia sessuale è una strada<br />

utile per una vita sessuale piena. La dottoressa Peggy Guler-Stützer è la persona di<br />

riferimento per le cure ambulatoriali.<br />

carichi di lavoro, traumi psicosessuali come esperienze<br />

di abuso, problemi con il partner, ansia da<br />

prestazione, malattie corporee o dolori. Anche<br />

persone che sono meno sicure di sé, che hanno<br />

elevate pretese nei propri confronti o che hanno<br />

fatto esperienze sessuali negative possono dover<br />

combattere con disturbi sessuali.<br />

I disturbi si esprimono tra l’altro sotto forma di<br />

mancanza di desiderio sessuale, di avversione<br />

sessuale, di impotenza, di problemi di erezione e<br />

di orgasmo. Ma non di rado il desiderio sessuale<br />

è così impresso che i malati soffrono di dipendenza<br />

sessuale. La dipendenza sessuale può avere<br />

conseguenze disastrose, come danni finanziari o<br />

malattie inguaribili (HIV).<br />

OBIETTIVO: UNA VITA SESSUALE<br />

APPAGANTE<br />

«Nelle terapie affrontiamo i problemi individuali<br />

con l’obiettivo di rendere possibile ai pazienti una<br />

vita sessuale piena», assicura Michael Prapotnik.<br />

«Una parte del nostro lavoro terapeutico consiste<br />

nel ricostruire un comportamento sessuale senza<br />

disturbi, nel risolvere la paura del fallimento, nel<br />

chiarire il significato del disturbo di funzione sessuale<br />

per il partner e anche nel rielaborare conflitti<br />

o esperienze traumatiche.» Anche quando il<br />

rapporto di coppia è già «assopito» – è il consiglio<br />

di Michael Prapotnik – una terapia sessuale può<br />

essere molto utile. In una prima fase vengono fatti<br />

sia colloqui individuali che di coppia. «Ogni volta<br />

che è possibile includiamo il partner nella cura»,<br />

dice Prapotnik. Seguono analisi del comportamento<br />

e spiegazioni sul piano e sul processo terapeutico.<br />

Insieme ai pazienti e sulla base dei loro<br />

bisogni si stabiliscono gli obiettivi della cura. Durante<br />

la fase di terapia si curano i disturbi specifici<br />

e si completa il trattamento con esercizi particolari<br />

come il training per l’abilità comunicativa e la riduzione<br />

dello stress, le tecniche per il superamento<br />

della paura dell’erezione e del fallimento. Nella<br />

fase finale si stabilizzano i progressi fatti.<br />

Per lo più le terapie vengono condotte in formula<br />

day-hospital oppure la terapia in ambulatorio fa<br />

seguito a una breve degenza in clinica. Per quanto<br />

riguarda il tempo, bisogna preventivare dalle<br />

25 alle 50 sedute. Spesso già nel corso della cura<br />

i terapeuti sessuali del PDGR si ritrovano davanti<br />

facce felici. «Molti non capiscono più loro stessi,<br />

perché hanno aspettato così a lungo per una<br />

terapia sessuale» nota Michael Prapotnik con un<br />

sorriso.<br />

35


27 luglio 2011<br />

«BABY BLUES»? NIENTE<br />

PANICO<br />

Ogni madre gioisce della nascita del proprio bambino. Ma a volte invece della gioia compare<br />

una tristezza inspiegabile, un profondo dolore interiore. E giorni di pianto al posto di giorni di<br />

gioia. In queste situazioni c’è bisogno di un aiuto specialistico, come quello offerto dal Servizio<br />

psichiatrico dei Grigioni (PDGR).<br />

Una depressione cambia i sentimenti, anche quelli nei confronti dei propri figli. Dopo una terapia le mamme ritrovano la<br />

gioia per i propri bambini.<br />

Marianne* (il nome è stato cambiato) è<br />

raggiante quando, dopo sette settimane<br />

di degenza nella sezione «Mamma<br />

e figlio» del reparto Salvorta della clinica Beverin<br />

a Cazis, prepara la sua piccola valigia. È felice di<br />

aver potuto vivere qui con il suo bebè e di aver ricevuto<br />

aiuto psichiatrico. Prima di arrivare a Cazis<br />

aveva pianto per giorni, dopo era irritata, suscettibile,<br />

piagnucolosa, sfinita, insonne, e soprattutto<br />

non riusciva più a essere felice del proprio bebè<br />

– senza un motivo oggettivo.<br />

Cosa è accaduto? Settimane dopo la nascita del<br />

bambino il cosiddetto «baby blues», manifestatosi<br />

con alcuni giorni di pianto, ha generato una vera<br />

e propria depressione puerperale (o post-partum).<br />

«Questo», dice Lyubka Caveziel, caporeparto<br />

nel reparto Salvorta della clinica Beverin, «può<br />

succedere a qualunque donna in salute, spesso<br />

36


soltanto settimane o mesi dopo la nascita. Le cause<br />

possono essere lo sbalzo ormonale, il sovraccarico<br />

fisico o anche semplicemente un’eccessiva<br />

pretesa nei propri confronti nella situazione che si<br />

sta vivendo.» Esiste però anche la possibilità che<br />

siano cause di carattere fisico (per es. ipo- o ipertiroidismo,<br />

anemia, carenza vitaminica) a condurre<br />

a una depressione puerperale o a una psicosi.<br />

DAL «BABY BLUES» ALLA PSICOSI<br />

PUERPERALE<br />

«Un ‹baby blues›, la forma leggera di depressione<br />

puerperale, spesso non viene riconosciuto subito.»<br />

Per questo motivo è importante che la mamma<br />

parli delle proprie sensazioni con il partner,<br />

con la famiglia, il ginecologo o con il medico di<br />

famiglia. Una diagnosi precoce può evitare eventualmente<br />

un ricovero in clinica. Di regola nella<br />

sezione «mamma e bimbo» del reparto Salvorta,<br />

un servizio del PDGR nella sede di Cazis, vengono<br />

curati tanto i casi più gravi quanto la psicosi puerperale,<br />

che è un po’ più rara. Quest’ultima causa<br />

vaneggiamenti e allucinazioni e deve essere curata<br />

in modo intensivo sotto l’aspetto psichiatrico.<br />

In tutte le forme di depressione puerperale le pazienti<br />

vengono stabilizzate da parte medica dapprima<br />

con i farmaci. Rientrano nella cura anche<br />

accertamenti, colloqui singoli e di gruppo, terapie<br />

individuali.<br />

«Sia durante le terapie che su richiesta, prendiamo<br />

in consegna i bambini per qualche ora. In<br />

questo spazio di tempo le mamme possono così<br />

partecipare a colloqui e terapie, possono leggere<br />

o passeggiare, insomma, fare cose che fanno<br />

loro bene», spiega Mirco Streiff, direttore del reparto<br />

Salvorta. Una consulente «Mamma e figlio»<br />

assiste e accompagna le madri, prestando anche<br />

attenzione a che il bebè sia ben accudito.»<br />

BUONI RISULTATI DI GUARIGIONE<br />

«Una depressione puerperale si può curare bene»,<br />

assicura Lyubka Caveziel. Spesso una depressione<br />

si manifesta solo una volta. «Nessuna madre<br />

deve temere di avere una nuova depressione con<br />

il secondo figlio. Inoltre si può agire preventivamente,<br />

cercando aiuto medico già in presenza dei<br />

La dottoressa Lyubka Coviezel, caporeparto, e Mirco Streiff, direttore di<br />

reparto: «Le depressioni puerperali sono ben curabili.»<br />

CENTRO D’ASSISTENZA PDGR<br />

Il Servizio psichatrico dei Grigioni (PDGR) offre cure per le depressioni<br />

post-partum nella clinica Beverin, a Cazis («Mamma e figlio»<br />

reparto Salvorta).<br />

Informazioni: tel. 058 225 35 35, www.pdgr.ch<br />

L’assegnazione può avvenire tramite il medico di famiglia e il<br />

ginecologo o, nei casi d’emergenza, anche direttamente attraverso<br />

il reparto. Oltre alle terapie, alle mamme e ai papà si consiglia<br />

anche di frequentare i gruppi per genitori, nei quali si può parlare<br />

dei propri problemi personali e scambiarsi opinioni ed esperienze.<br />

primi sintomi.» La degenza in clinica per la cura<br />

di una depressione post-partum ha una durata<br />

diversa a seconda della gravità. Alcune mamme<br />

restano soltanto un mese, altre tre, quattro mesi.<br />

Alla degenza in clinica segue un’assistenza in<br />

day-hospital.<br />

«Molte mamme si vergognano di non riuscire<br />

a gioire del proprio bebè e pensano di essere<br />

cattive madri. Ma non è affatto così. Perché una<br />

buona madre può riconoscere che sta male e ha<br />

bisogno di aiuto», dicono Lyubka Caviezel e Mirco<br />

Streiff. È fondamentale che le mamme colpite d<strong>alla</strong><br />

depressione vengano curate molto velocemente,<br />

affinchè il rapporto con il bebè si costruisca nel<br />

modo giusto e che il bimbo non soffra del fardello<br />

di carattere psichico della mamma. Quando le<br />

mamme già durante la terapia ritrovano se stesse,<br />

rifioriscono e provano di nuovo gioia per i loro<br />

bebè noi riceviamo il regalo più bello…»<br />

37


24 agosto 2011<br />

TROPPO STRESS PORTA<br />

A UN BURN-OUT<br />

A una situazione di stress negativo continuo spesso segue un sovraffaticamento cronico,<br />

che può arrivare al burn-out. Ma quest’ultimo si potrebbe evitare facendo più attenzione<br />

alle proprie esigenze. Il PDGR offre aiuto terapeutico – spesso anche con coinvolgimento<br />

della famiglia e del datore di lavoro.<br />

La collega è in malattia. Ha un burn-out, si<br />

racconta in azienda. Alcuni colleghi si fanno<br />

pensierosi, altri lo trovano un po’ irrispettoso,<br />

«ah, adesso si prende una bella pausa». Per<br />

quanto diverse siano le reazioni a un bourn-out,<br />

dal punto di vista medico esso rimane una malattia<br />

che è conseguenza diretta dello stress e<br />

presenta sintomi di esaurimento fisico e psichico<br />

che possono condurre fino <strong>alla</strong> depressione.<br />

«Stigmatizzare i malati in casi del genere è sbagliato.<br />

Si farebbe loro un torto», ritengono Christina<br />

Blumenthal-Sonntag, caporeparto del servizio<br />

ambulatoriale del PDGR, e il suo collega Franco<br />

Arnold, psicologo specializzato in psicoterapia.<br />

«Chiunque può essere colpito da un burn-out, ma<br />

può anche prevenirlo completamente.» Spesso la<br />

conseguenza di uno stress negativo sopportato<br />

per lungo tempo è un sovraffaticamento. Da ciò<br />

deriva uno stato di sfinimento fisico ed emotivo.<br />

Chi in questo momento non tira il freno d’emergenza<br />

corre il rischio <strong>alla</strong> fine di ammalarsi di depressione.<br />

La persona in questione farà fatica a<br />

concentrarsi e a motivarsi, diventerà irritabile, cinica,<br />

si comporterà in modo irrispettoso con gli altri,<br />

dormirà male, soffrirà di disturbi fisici simili al mal<br />

di testa, suderà spesso e <strong>alla</strong> fine si ritirerà d<strong>alla</strong><br />

vita sociale. «In queste fasi non si dovrebbe mai<br />

sollecitare i pazienti con parole come ‹fai uno sfor-<br />

Dietro la parola burn-out, che va tanto di moda oggi, si cela una malattia da stress che va presa sul serio e che si può<br />

curare bene. Importante è prendersi tempo per sé.<br />

38


CENTRO D’ASSISTENZA PDGR<br />

In caso di burn-out e di altre malattie da stress per i primi<br />

accertamenti ci si rivolge al medico di famiglia, ma in caso<br />

di emergenza anche direttamente al PDGR. Quest’ultimo<br />

offre terapie in formula day-hospital (ma nei casi più gravi<br />

è previsto il ricovero).<br />

Grazie <strong>alla</strong> terapia si trova una nuova qualità della vita.<br />

Clinica Waldhaus, tel. 058 225 25 25, clinica Beverin<br />

tel. 058 225 35 35, informazioni su www.pdgr.ch.<br />

Per ulteriori informazioni: Lega grigionese contro la<br />

depressione, www.bbgd.ch<br />

La dottoressa Christina Blumenthal-Sonntag, caporeparto del Servizio ambulatoriale<br />

della clinica Beverin, e Franco Arnold, psicologo specializzato in<br />

psicoterapia, clinica Waldhaus, curano con successo i pazienti con burn-out.<br />

zo›. Commenti sconsiderati di questo tipo gettano<br />

ancora più olio sul fuoco», dice Arnold. Molto più<br />

importante è invece un aiuto di carattere medico.<br />

PRESTARE ATTENZIONE AI SINTOMI<br />

Dietro il burn-out c’è un processo di sviluppo più<br />

lungo – e spesso il desiderio di approvazione e di<br />

stima. Una persona vuole «comprarsi» l’apprezzamento<br />

attraverso un carico esagerato di lavoro.<br />

Questa persona lavora molto, pensa di essere un<br />

dipendente diligente, lavora sempre di più, lavora<br />

letteralmente fino a cadere per terra. «La persona<br />

non ascolta più il proprio corpo e i propri bisogni<br />

psichici, non si prende più tempo per sé, per la<br />

famiglia e per gli amici. L’equilibrio tra lavoro e vita<br />

non esiste più.»<br />

Le malattie da stress come il burn-out causano<br />

in Svizzera, secondo la statistica utilizzata da Blumenthal-Sonntag<br />

e Arnold per quantificare in cifre<br />

le conseguenze monetarie, una spesa di circa 4,2<br />

miliardi di franchi all’anno. Molte di queste malattie<br />

– dicono i due esperti – si potrebbero evitare<br />

se l’elevata pressione psicologica per aumentare<br />

il rendimento sul lavoro venisse meno.<br />

LE TERAPIE DEL PDGR<br />

Al Servizio psichiatrico dei Grigioni sono specializzati<br />

nella cura delle malattie da stress e delle<br />

depressioni, che ormai da tempo non colpiscono<br />

più solo i manager. Una volta fatta la diagnosi, si<br />

elaborano le terapie individuali. Queste poggiano<br />

su quattro colonne: aiuto farmaceutico, movimento,<br />

rilassamento e assistenza di tipo psicologico/<br />

psichiatrico. La persona colpita da burn-out impara<br />

a riconoscere quali sono le cause e la struttura<br />

della personalità che si celano dietro la malattia,<br />

riflette sui propri valori, ne stabilisce di nuovi ed<br />

esamina il suo comportamento. Questo percorso<br />

di conoscenza di se stessi diventa più facile con<br />

l’aiuto di uno specialista.<br />

FAMIGLIA E DATORE DI LAVORO<br />

«Nel nostro lavoro di terapia includiamo spesso –<br />

d’accordo con i pazienti – il partner, la famiglia e<br />

anche il datore di lavoro oppure i superiori. Nella<br />

maggior parte dei casi vediamo che i datori di lavoro<br />

reagiscono in modo comprensivo e cooperativo.<br />

Questa collaborazione è molto utile per il lavoro<br />

di terapia e per un successo a lungo termine.<br />

Le soluzioni per i pazienti born-out le cerchiamo<br />

insieme» dicono i due specialisti. Ma ai fini della<br />

prevenzione è importante trovare un equilibrio tra<br />

lavoro e vita privata. «Si resta in salute quando si<br />

conciliano tra loro i diversi campi: il lavoro e il rendimento,<br />

le attività sociali, il corpo e i sensi così<br />

come la cultura e la vita intellettuale-emozionale.»<br />

39


28 settembre 2011<br />

QUANDO LE CELLULE GRIGIE<br />

PERDONO LE FORZE<br />

Per i malati e i loro familiari l’Alzheimer è collegato <strong>alla</strong> paura e a un peso di carattere<br />

emozionale. Tuttavia si può influire tempestivamente sul proprio destino. Offre assistenza nel<br />

campo il Servizio psichiatrico dei Grigioni (PDGR).<br />

Cosa ci fanno le scarpe nella lavatrice e il<br />

giornale nel frigo? All’improvviso capitano<br />

cose strane, inspiegabili. Spesso non si<br />

vuole riconoscere che le cellule grigie stanno lentamente<br />

sospendendo il loro lavoro.<br />

«Ci vuole molto coraggio per essere sinceri con se<br />

stessi, per parlare di queste prime stranezze con<br />

il partner e con i familiari e per cercare un aiuto<br />

medico» dice Florian Kopper, caporeparto nella<br />

clinica diurna di <strong>Psichiatria</strong> geriatrica a Ilanz, una<br />

sede distaccata del PDGR che ha aperto i battenti<br />

il 5 ottobre 2011. «Ma l’arco di tempo nel quale,<br />

come malati, si può ancora contribuire a organizzare<br />

il proprio futuro, è troppo breve per nascondere<br />

la testa sotto la sabbia.»<br />

RALLENTARE IL PROCESSO<br />

Malati e familiari non hanno niente da perdere<br />

ma molto da guadagnare se tematizzano la «terribile»<br />

parola Alzheimer. «Se <strong>alla</strong> comparsa dei<br />

primi sintomi di demenza fa seguito una consulenza<br />

medica specialistica e vengono utilizzate<br />

terapie mirate si può fare moltissimo», confermano<br />

Florian Kopper e Ursula Giustiniani, direttrice<br />

della clinica diurna di <strong>Psichiatria</strong> geriatrica a Ilanz.<br />

All’inizio si può intervenire bene sul decorso della<br />

malattia di Alzheimer. Grazie ai farmaci e ai<br />

training poco <strong>alla</strong> volta la capacità della mente<br />

migliora un po’. «Non ci si può aspettare miracoli.<br />

Però nella vita di tutti i giorni anche i piccoli miglioramenti<br />

si notano. Il paziente trova più facilmente<br />

la porta del bagno o sa dove tiene il pane. Diven-<br />

40


CENTRO D’ASSISTENZA PDGR<br />

Clinica diurna di <strong>Psichiatria</strong> geriatrica a Ilanz<br />

(5 posti) e a Coira (6 posti) – sono possibili giornate<br />

di prova, tel. 081 925 38 50, www.pdgr.ch.<br />

ULTERIORI INFORMAZIONI<br />

Pro Senectute: www.gr.pro-senectute.ch;<br />

Telefono Alzheimer Grigioni: tel. 081 253 91 40,<br />

www.alz.ch/gr<br />

Il dottor Florian Kopper e Ursula Giustiniani lavorano ogni giorno con i pazienti che<br />

soffrono di Alzheimer nella clinica diurna di psichiatria geriatrica del PDGR a Ilanz.<br />

ta più autonomo e soddisfatto. Anche i malintesi<br />

e le discussioni con i familiari diminuiscono. Tutto<br />

questo migliora notevolmente la qualità della vita<br />

dei malati e dei familiari.»<br />

FARMACI E TRAINING NELLA CLINICA<br />

DIURNA<br />

La combinazione di farmaci e training nella clinica<br />

diurna di <strong>Psichiatria</strong> geriatrica del PDGR a Ilanz e<br />

a Coira consente ai pazienti malati di Alzheimer<br />

di vivere meglio nel loro quotidiano. «Durante i<br />

programmi individuali di sostegno i pazienti imparano<br />

a riattivare le competenze che si presumono<br />

perse. Questo aumenta la loro fiducia in se<br />

stessi. I familiari coinvolti in questi processi vengono<br />

sgravati dal lavoro di assistenza e ritrovano<br />

un rapporto più disteso con i pazienti», osservano<br />

Ursula Giustiniani e Florian Kopper. Le cure di psichiatria<br />

geriatrica nelle cliniche diurne consentono<br />

inoltre ai pazienti di restare più a lungo nel proprio<br />

ambiente. Il programma di esercizi e training<br />

nelle cliniche diurne è ampiamente diversificato e<br />

concordato individualmente. Si spazia dagli esercizi<br />

di memoria ai giochi, dai balli al giardinaggio.<br />

La cosa importante è la regolarità, perché i malati<br />

di Alzheimer hanno bisogno di una cornice abitudinaria,<br />

di una chiara organizzazione della giornata,<br />

di strutture e anche di rituali. Tutto questo dà<br />

loro sicurezza e qualità della vita» ricordano Giustiniani<br />

e Kopper. «Quando vediamo che i nostri<br />

pazienti diventano sempre più equilibrati e sono<br />

contenti delle visite in clinica per noi è un momento<br />

di felicità.»<br />

Con l’avanzare dell’età cresce anche il pericolo di<br />

ammalarsi di Alzheimer; si può verificare anche<br />

il ripetersi della malattia all’interno di certe famiglie,<br />

ma questa è piuttosto l’eccezione. La ricerca<br />

in questo campo avanza a pieno ritmo. Grosse<br />

speranze poggiano sullo sviluppo di una vaccinazione<br />

a scopo preventivo.<br />

41


26 ottobre 2011<br />

PER NON AVERE PIÙ<br />

PAURA<br />

Ci sono in calendario un colloquio, una festa di compleanno o una conferenza da<br />

tenere. Cose normalissime, che ai più non danno da pensare. Ma per le persone<br />

che soffrono di fobia sociale gli impegni di questo tipo sono un vero tormento.<br />

Aiuto e assistenza si trovano al PDGR.<br />

Sono più di quante si pensi le persone che<br />

nelle situazioni citate sopra si sentono insicure<br />

e fortemente inibite. Hanno una grossa<br />

paura di fallire, di fare brutta figura o di essere<br />

sminuite. In questo caso le mani cominciano rapidamente<br />

a sudare, la mente si trasforma in una<br />

scatola nera, le parole restano bloccate in gola e<br />

si diffonde il panico.<br />

«Chi lo ha già sperimentato una volta e lo risperimenta<br />

costantemente farà di tutto per evitare<br />

situazioni incresciose di questo tipo», dicono Gianetta<br />

Schäfer, caporeparto al Servizio psichiatrico<br />

ambulatoriale, e Marc Urben, psicologo del reparto<br />

di Psicoterapia. Entrambi lavorano presso il<br />

Servizio psichiatrico dei Grigioni (PDGR) nella clinica<br />

Waldhaus a Coira.<br />

Tuttavia spesso una cosa si tira dietro l’altra. La<br />

paura di non riuscire a fare qualcosa o di rendersi<br />

ridicoli conduce spesso in un vicolo cieco. Mentre<br />

i colleghi e le colleghe ricevono i lavori migliori, chi<br />

soffre di questo disturbo resta al palo, perché la<br />

paura gli impedisce di adempiere i compiti che<br />

sarebbero destinati a lui. Anche la vita familiare<br />

e i rapporti di amicizia sono spesso danneggiati<br />

dalle paure di questo tipo, raggruppabili sotto la<br />

definizione di «fobia sociale». «Noi possiamo aiutare<br />

queste persone con terapie efficaci. Ma il problema<br />

è che gli interessati, proprio a causa delle<br />

Quando le paure dominano la vita sociale la voglia di vivere scompare. Le terapie aiutano a combattere le paure.<br />

42


loro paure, spesso non vengono da noi», dicono<br />

Gianetta Schäfer e Marc Urben. «Auguriamo a chi<br />

soffre di fobia sociale il coraggio di fare un primo<br />

passo e di prendere appuntamento dallo psicoterapeuta<br />

per un primo colloquio.»<br />

CLASSIFICARE E CAPIRE LE PAURE<br />

Poiché una fobia sociale domina tutti gli ambiti<br />

della vita, anche la sofferenza è molto grande.<br />

Per questo i malati si ritirano dal mondo, si isolano<br />

e restano sempre più soli. Da questo, d’altra<br />

parte, possono nascere depressioni o problemi<br />

di alcol. «Noi spieghiamo ai nostri pazienti come<br />

con la psicoterapia possono superare le loro paure<br />

e ritornare a una vita degna di essere vissuta.»<br />

Schäfer e Urben sanno bene che i malati spesso<br />

valutano in modo errato la propria condizione.<br />

«Durante le terapie prendiamo in esame proprio<br />

questo aspetto. Da noi i pazienti imparano a classificare<br />

le loro paure in modo diverso e a capire<br />

soprattutto come si creano.»<br />

RITROVARE LA VOGLIA DI VIVERE<br />

ANZICHÉ SOFFRIRE<br />

Una parte delle terapie è costituita da esercizi<br />

pratici. Dopo aver fatto un elenco delle situazioni<br />

Augurano ai malati il coraggio di affrontare le loro paure: la dottoressa<br />

Gianetta Schäfer, caporeparto al Servizio psichiatrico ambulatoriale,<br />

e Marc Urben, psicologo del reparto di Psicoterapia della clinica<br />

Waldhaus a Coira.<br />

CENTRO D’ASSISTENZA PDGR<br />

Una fobia sociale può essere curata bene. Chi ne soffre e cerca<br />

aiuto dopo se la cava molto meglio sia nell’ambiente professionale<br />

che in quello privato e la sua qualità della vita migliora notevolmente.<br />

Informazioni e appuntamenti: Servizio psichiatrico<br />

ambulatoriale del PDGR, tel. 058 225 25 25, www.pdgr.ch<br />

difficili, i pazienti si esercitano ad affrontarle insieme<br />

ai terapeuti. A seconda del tipo di paura che<br />

hanno, imparano a rivolgere la parola ad altre<br />

persone per strada o a domandare l’ora a qualcuno<br />

<strong>alla</strong> fermata dell’autobus. «Così il malato<br />

fa l’esperienza che i suoi timori non si avverano<br />

affatto. Da questo deriva sicurezza e l’autostima<br />

cresce.»<br />

Le cause di una fobia sociale sono varie. Esse<br />

possono risalire a una predisposizione genetica<br />

o a esperienze negative della giovinezza. Da<br />

queste possono svilupparsi forme di forte insicurezza<br />

che non si riesce a superare senza un aiuto<br />

dall’esterno. Tuttavia non è mai troppo tardi per<br />

fare qualcosa per sè e per imparare, con l’aiuto<br />

di un terapeuta, come comportarsi con le proprie<br />

paure e come superarle. Chi non vuole più «fare<br />

solo un passaggio di nascosto nella vita» e riconquistare<br />

la voglia di vivere deve fare il primo passo<br />

e fissare un colloquio con uno specialista.<br />

43


23 novembre 2011<br />

UNA COPPIA DI SUCCESSO:<br />

FITOTERAPIA E PSICHIATRIA<br />

Yoga, massaggi, fitoterapia: la medicina complementare si è affermata con successo nelle<br />

cliniche del Servizio psichiatrico dei Grigioni (PDGR). Pienamente orientata <strong>alla</strong> medicina<br />

olistica è anche la clinica privata MENTALVA Resort & SPA, che inizia la sua attività a Cazis<br />

nel dicembre 2011.<br />

Ora la medicina naturale trova un impiego maggiore nelle cliniche Beverin e Waldhaus.<br />

Fitoterapia e psichiatria? Yoga, massaggi e<br />

vitamine, minerali e altre sostanze nutritive<br />

bilanciate (medicina ortomolecolare) nella<br />

psichiatria? Sono combinabili? Funzionano? «Molto<br />

bene», ritengono la dottoressa Suzanne von<br />

Blumenthal, primario, ed Eduard Felber, direttore<br />

del servizio sanitario del PDGR. I pazienti in cura<br />

psichiatrica – raccontano i due – riferiscono degli<br />

effetti benefici delle terapie olistiche. E l’efficacia<br />

è dimostrata, è persino misurabile. Il concetto di<br />

terapia olistica si è affermato pienamente.<br />

LE PIANTE AGISCONO<br />

La dirigenza si è decisa già nel 2007 per l’ampliamento<br />

del progetto di medicina complementare. I<br />

quadri medici e una parte del personale sanitario<br />

delle due cliniche hanno seguito una formazione<br />

completa in fitoterapia, in medicina ortomolecolare<br />

e in altre forme di terapie complementari, come<br />

le tinture Ceres. «In molti casi è possibile sostituire<br />

gli psicofarmaci con la fitoterapia od offrirla come<br />

integrazione per lenire i sintomi e gli effetti colla-<br />

44


CENTRO D’ASSISTENZA PDGR<br />

Il PDGR prosegue ora con costanza sulla strada<br />

della medicina complementare, che viene<br />

applicata oggi in tutti gli ambiti di cura. Ancora più<br />

ampia è l’offerta di medicina olistica nella nuova<br />

clinica privata MENTALVA Resort & Spa (16 camere<br />

singole).<br />

Informazioni: tel. 058 225 33 50, www.pdgr.ch /<br />

www.mentalva.ch<br />

Del tutto convinti dell’utilizzo della medicina complementare come terapia integrativa:<br />

la dottoressa Suzanne von Blumenthal, primario, ed Eduard Felber, direttore del<br />

servizio sanitario.<br />

terali dei farmaci. Il potere curativo delle piante<br />

non si dimostra utile soltanto per i disturbi del<br />

sonno. Anche con le depressioni, con i disturbi<br />

della paura, con il burn-out, con i sintomi di disintossicazione<br />

nelle persone con dipendenze e<br />

nel caso di stitichezza e dolore la fitomedicina ha<br />

dato buoni risultati in combinazione con altre offerte<br />

integrative come l’ergoterapia, la terapia del<br />

movimento, della musica, del disegno e la terapia<br />

di rilassamento. L’attenzione è rivolta sempre<br />

di più <strong>alla</strong> mancanza di determinate sostanze<br />

nutritive come vitamine, minerali, microelementi,<br />

amminoacidi o acidi grassi. Se queste mancano<br />

si possono generare malattie. Con gli integratori<br />

alimentari (Ceres) la dottoressa Suzanne von Blumenthal<br />

ha fatto buone esperienze.<br />

«Naturalmente discutiamo di tutte le terapie che<br />

rientrano nella medicina complementare con<br />

i nostri pazienti, poiché sono loro a decidere<br />

se vogliono essere curati con queste. Per noi è<br />

importante il loro feedback. Come agiscono le<br />

gocce delle piante? E le erbe? Cosa provocano<br />

gli impacchi, lo yoga, i massaggi?» Il personale<br />

sanitario specializzato misura l’azione terapeutica<br />

sulla base di un questionario che soppesa<br />

il «carico sintomatologico», annota le esperienze<br />

dei pazienti e le analizza. Ma è chiaro già ora che<br />

«nei nostri pazienti i sintomi della malattia sono<br />

migliorati con le terapie di medicina complementare»,<br />

conferma Eduard Felber.<br />

Al momento non è ancora concluso uno studio sui<br />

risultati dei microelementi (medicina ortomolecolare)<br />

condotto da una persona esterna in stretta<br />

collaborazione con il PDGR. «Siamo curiosi anche<br />

di questo», dicono von Blumenthal e Felber.<br />

MEDICINA NATURALISTA NELLA CLINICA<br />

PRIVATA MENTALVA<br />

Entrambi, così come i loro collaboratori, appoggiano<br />

pienamente la fitoterapia e l’offerta ampliata<br />

di terapie della medicina complementare. «Siamo<br />

del tutto convinti della strada imboccata. Perciò<br />

ora, con l’apertura della clinica privata MENTALVA<br />

Resort & Spa all’interno dell’area della clinica Beverin<br />

a Cazis, facciamo un ulteriore, grande passo<br />

in questa direzione.» Da metà dicembre i pazienti<br />

privati che necessitano di cure psichiatriche ricevono<br />

un ampio spettro di offerte aggiuntive che<br />

rientrano nella medicina classica. Tra queste ci<br />

sono l’energetica psicosomatica, la medicina tradi<br />

zionale cinese compresa la concezione nutrizionale,<br />

le offerte Spa e le cure idroterapiche di<br />

Kneipp, la medicina naturale a base di erbe (le<br />

erbe vengono coltivate proprio nel giardino nella<br />

clinica e servono anche come materiale didattico<br />

visivo). Oltre a ciò come novità dovrebbe essere<br />

offerta la pet therapy con l’ausilio di cani e cavalli.<br />

Tutte queste offerte particolari della MENTALVA<br />

sono sì per i pazienti privati, «ma in fondo ne traggono<br />

vantaggio tutti i pazienti che sono in cura<br />

nelle nostre cliniche psichiatriche.»<br />

45


4 gennaio 2012<br />

IMPARARE COME<br />

COMPORTARSI CON I<br />

PENSIERI OSSESSIVI<br />

Paul si lava continuamente le mani, perché pensa che altrimenti si ammala. Petra allinea con<br />

precisione gli oggetti sul tavolo per l’ennesima volta al giorno. Entrambi non possono fare<br />

diversamente. È il loro cervello che glielo «ordina». Paul e Petra soffrono di disturbi ossessivicompulsivi.<br />

In questo possono essere loro d’aiuto i medici specialisti del PDGR.<br />

È<br />

una disperazione… ma le persone come<br />

Paul e Petra non possono sfuggire ai loro<br />

pensieri ossessivi e ai loro comportamenti<br />

compulsivi. Nonostante il loro cervello sappia che<br />

i rituali compulsivi, come lavarsi le mani e rimettere<br />

continuamente a posto gli oggetti in modo<br />

simmetrico, sono completamente inutili, loro devono<br />

compierli per evitare che succeda qualcosa<br />

di grave. Altri devono controllare continuamente<br />

le piastre del fornello, ripetere frasi a voce alta,<br />

contare o toccare determinate cose. Nonostante<br />

l’incessante lotta con se stesse queste persone<br />

non riescono a tenere testa ai loro impulsi interiori.<br />

Chi è affetto da questo disturbo soffre molto.<br />

Di disturbo ossessivo soffriva anche Marianne* (il<br />

nome è stato cambiato), una paziente che si è fatta<br />

curare presso il Servizio psichiatrico dei Grigioni<br />

(PDGR) nella clinica Waldhaus a Coira. Marianne<br />

aveva l’impulso interiore a pensare a delle cose<br />

precise affinchè non accadesse nulla di grave a<br />

suo marito. Altre persone hanno paura di trovarsi<br />

in una situazione imbarazzante, sentono l’obbligo<br />

di ferirsi con il coltello, di dover saltare da un<br />

ponte o temono di avvelenare il proprio marito. Le<br />

persone che soffrono di disturbi ossessivi-compulsivi<br />

di questo tipo hanno una malattia psichica.<br />

GLI AIUTI CI SONO<br />

Pensieri ossessivi e azioni compulsive sono una tortura per i malati.<br />

Con le terapie si ritrova la gioia di vivere.<br />

«Con le terapie del linguaggio e del comportamento<br />

riusciamo a stabilizzare le persone con<br />

disturbi ossessivi-compulsivi fino a fargli riconquistare<br />

una buona autostima e permettergli di<br />

condurre una vita autodeterminata», confermano<br />

46


CENTRO D’ASSISTENZA PDGR<br />

Il Servizio psichiatrico dei Grigioni (PDGR) offre<br />

un aiuto specialistico per tutti i tipi di malattie<br />

psichiche e psichiatriche. Attraverso terapie mirate i<br />

medici specializzati aiutano proprio le persone che<br />

soffrono di disturbi ossessivi-compulsivi ad avere<br />

una vita più felice.<br />

Informazioni: tel. 058 225 25 25, www.pdgr.ch<br />

Tatiana Fehr e Karoline Julien vorrebbero incoraggiare le persone con disturbi<br />

ossessivi-compulsivi a cercare un aiuto medico-specialistico.<br />

Tatiana Fehr, medico specializzato in <strong>Psichiatria</strong> e<br />

in servizio presso il PDGR, e Karoline Julien, direttrice<br />

del reparto di Psicoterapia. Gli specialisti del<br />

PDGR spiegano ai malati anche le strategie per il<br />

superamento dei disturbi e come affrontare questi<br />

ultimi nella vita di tutti i giorni. «Anche se una<br />

guarigione completa non è sempre possibile, tuttavia<br />

dopo una terapia i pazienti non soffrono più<br />

in modo così marcato della loro malattia. Hanno<br />

infatti imparato a vivere con determinati impulsi e<br />

a trattarli nel modo giusto.»<br />

COME SI ARRIVA AI DISTURBI<br />

OSSESSIVI-COMPULSIVI?<br />

le loro forme hanno conseguenze molto pesanti<br />

sui malati, sulle loro famiglie e sull’ambiente. Per i<br />

malati le azioni compulsive sono spesso collegate<br />

a grosse paure e a un forte senso del pudore,<br />

a volte anche con conseguenze di tipo depressivo.<br />

Ma molti sia per paura che per vergogna non<br />

vanno dal medico. «Sappiamo che questo passo<br />

richiede molto coraggio», dice Karoline Julien.<br />

«Ma noi possiamo dare un vero aiuto solo se chi<br />

è affetto da disturbi viene da noi.» Nei casi gravi è<br />

utile mettere in campo una terapia con ricovero in<br />

clinica. «Noi accompagniamo i nostri pazienti anche<br />

nell’apportare i cambiamenti nella vita di tutti<br />

i giorni, per condurre di nuovo un’esistenza felice.»<br />

Spesso le basi di un disturbo ossessivo-compulsivo<br />

si pongono nell’infanzia o nella giovinezza, dice<br />

Tatiana Fehr. Le cause possono essere le grosse<br />

pretese di rendimento dei genitori, che sovraffaticano<br />

il bambino, dei genitori severi o un freddo<br />

ambiente emotivo. «Esperienze simili rendono<br />

le persone più vulnerabili. E così in condizioni di<br />

stress aggiuntivo e di conflitti si possono sviluppare<br />

nei giovani adulti disturbi ossessivi-compulsivi»,<br />

dice Tatiana Fehr. «Sulla base degli studi condotti<br />

oggi si suppone che si arrivi ai pensieri ossessivi<br />

e alle azioni compulsive quando la trasmissione<br />

di segnali tra il «centro del pensiero» e il «centro<br />

delle sensazioni» è disturbata.»<br />

I pensieri ossessivi e le azioni compulsive in tutte<br />

47


25 gennaio 2012<br />

TROVARE UN BUON<br />

EQUILIBRIO ED EVITARE IL<br />

BURN-OUT<br />

Non si deve arrivare al burn-out. Esiste una serie di strategie utili da applicare nella vita di ogni<br />

giorno per scongiurare questo pericolo. Ma se la sindrome di burn-out si è già manifestata<br />

ci si può rivolgere agli specialisti del Servizio psichiatrico dei Grigioni (PDGR), che aiutano a<br />

ritrovare l’equilibrio.<br />

Uno studio pubblicato nel 2010 d<strong>alla</strong> Segreteria<br />

di stato per l’economia sul tema<br />

dello stress mostra un dato <strong>alla</strong>rmante: il<br />

75% dei lavoratori si sente stressato al proprio posto<br />

di lavoro. Secondo quanto è stato dimostrato,<br />

sono in primo luogo le numerose interruzioni del<br />

processo lavorativo, i ritmi elevati e la pressione<br />

dovuta alle scadenze a generare sovraccarico e<br />

stress. Dallo stress si sviluppano a loro volta molteplici<br />

problemi di salute con conseguenze economiche<br />

dell’ordine di miliardi di euro. Il burn-out<br />

è una reazione a una situazione di stress cronico.<br />

«Il burn-out», spiega Franco Arnold, psicologo del<br />

PDGR specializzato in Psicoterapia e Psicologia<br />

della riabilitazione, «è una sindrome da esaurimento.<br />

Molti non prestano attenzione ai sintomi<br />

dell’esaurimento emotivo, fisico e mentale. Sarebbe<br />

invece proprio questa la cosa importante da<br />

fare per non finire in burn-out.»<br />

COSA FARE?<br />

Arnold consiglia a chi è tormentato dallo stress<br />

di porsi delle domande: mi sento carico e sovraccarico?<br />

Perché faccio così tante ore in più? Sono<br />

poco organizzato? Ho paura di fallire? Per il lavoro<br />

Trovare l’equilibrio interiore per evitare il rischio di burn-out.<br />

48


CENTRO D’ASSISTENZA PDGR<br />

Il Servizio psichiatrico dei Grigioni è specializzato nella cura<br />

delle malattie da stress. Di regola per i primi accertamenti<br />

ci si rivolge al medico di famiglia, solo in casi di emergenza<br />

direttamente al PDGR. Il PDGR effettua le terapie in day-hospital<br />

(solo in casi gravi è previsto il ricovero). In questo modo si trova<br />

una nuova qualità della vita.<br />

Informazioni: tel. 058 225 25 25, www.pdgr.ch<br />

Il dottor Franco Arnold, psicologo specializzato in Psicoterapia e Psicologia della<br />

riabilitazione, ha una lunga esperienza con i pazienti con la sindrome di burn-out.<br />

trascuro gli altri miei bisogni personali? Mi prendo<br />

sufficienti pause per il riposo? Reagisco spesso<br />

in modo irritato? Mi porto il lavoro a casa? Sono<br />

reperibile a tutte le ore? So dire di no? Questo processo<br />

di riconoscimento della situazione porta<br />

con sè anche domande sul benessere fisico e psichico:<br />

riesco a rilassarmi? Mi sento sfinito? Dormo<br />

a sufficienza? Faccio movimento? Sono felice?<br />

«Chi impara a prestare attenzione a se stesso, alle<br />

proprie sensazioni e ai propri bisogni trova di nuovo<br />

l’equilibrio tra stress e non stress, tra carico di<br />

lavoro e benessere», dice Franco Arnold <strong>alla</strong> luce<br />

della sua lunga esperienza. A questo fine è molto<br />

utile: camminare ogni giorno a passo svelto nella<br />

natura per una mezz’ora; guardare di frequente<br />

in lontananza, mangiare in modo vario, dormire a<br />

sufficienza, limitare o evitare completamente alcol,<br />

sigarette e medicinali (d’accordo con il medico).<br />

Anche una diversa gestione del tempo aiuta a<br />

ritagliarsi nuovi momenti liberi e porta a una riduzione<br />

dello stress. «Oltre a questo, è molto importante<br />

analizzare criticamente il proprio modo<br />

di vedere e di ragionare. Per esempio chiedersi:<br />

mi sento bene soltanto quando gli altri mi elogiano?»<br />

Dogmi di dubbia validità come il classico<br />

«chi commette errori dimostra di essere incapace»<br />

accrescono poi, dice Arnold, molti problemi. «Chi<br />

impara a mettere in discussione i propri dogmi<br />

e a riformularli in modo diverso ridimensiona le<br />

situazioni di stress.» La nuova formulazione del<br />

dogma potrebbe suonare all’incirca così: «Anche<br />

se rendo meno di altri e commetto degli errori<br />

sono comunque una gran persona».<br />

L’OFFERTA DI TERAPIE<br />

Il PDGR offre terapie per curare il burn-out sia nella<br />

clinica Waldhaus a Coira che nella clinica Beverin<br />

a Cazis. «Noi lavoriamo secondo il principio<br />

delle «quattro E» 1 : riconoscimento del proprio bisogno<br />

di cura, alleggerimento (ridurre e arrestare<br />

lo stress), riposo (rilassarsi, muoversi), ritorno <strong>alla</strong><br />

lucidità (limitare il perfezionismo e l’idealismo). Per<br />

le persone colpite da burn-out, dice Arnold, non è<br />

sempre molto facile ammettere di aver superato<br />

il limite. «Per questo motivo conduciamo insieme<br />

un’analisi del posto di lavoro e parliamo anche<br />

con i superiori delle possibilità di miglioramento<br />

di quest’ultimo. Ciò porta risultati sorprendentemente<br />

positivi. Inoltre, ogni volta che è possibile,<br />

includiamo in questo processo anche la famiglia<br />

della persona malata. Insieme ai pazienti mettiamo<br />

a punto le terapie individuali appropriate,<br />

come per esempio una terapia del comportamento<br />

o una del movimento. In appoggio offriamo<br />

anche fitoterapia ed ergoterapia. I sintomi del<br />

burn-out sono curabili», afferma Arnold. «Chi ne<br />

è colpito trova, con la terapia, una nuova qualità<br />

della vita.»<br />

1 NOTA DEL TRADUTTORE: i quattro sostantivi che seguono<br />

in tedesco cominciano tutti con la «E», da qui la definizione<br />

di «quattro E».<br />

49


22 febbraio 2012<br />

DEMENZA: FARE UNO<br />

SCHERZO ALLA PERDITA DI<br />

MEMORIA<br />

Diventiamo sempre più anziani e di conseguenza cresce il rischio di ammalarsi di demenza.<br />

Nessuno vuole che gli accada. Gli specialisti della clinica psichiatrica Waldhaus a Coira<br />

raccomandano di tenere in allenamento il proprio cervello, di mantenersi attivi, di fare<br />

movimento e mangiare in modo sano per contrastare la perdita di memoria.<br />

Allora esiste sul serio una prevenzione della<br />

demenza? «Sì», dice Christian Koch, vicecapo<br />

medico di <strong>Psichiatria</strong> geriatrica e<br />

direttore della Clinica della memoria del PDGR<br />

(Servizio psichiatrico dei Grigioni). Come è stato<br />

dimostrato, diversi fattori avrebbero un’influenza<br />

sul fatto di ammalarsi, prima o poi, di demenza.<br />

Christian Koch parla della buona salute fisica e<br />

mentale dell’essere umano. Anche se certi fattori<br />

di rischio della demenza, come forse quelli<br />

ereditari, potrebbero non esserne influenzati, un<br />

cervello sano riduce il rischio di malattia e può rinviare<br />

la comparsa della stessa.<br />

RALLENTARE IL PROCESSO<br />

Sotto Per mantenere efficiente la memoria: tenere in<br />

esercizio la salute fisica e mentale, mangiare in modo<br />

sano, essere creativi e coltivare le relazioni sociali.<br />

Buone notizie dunque in un’epoca in cui gli esseri<br />

umani diventano sempre più vecchi e perciò aumenta<br />

il rischio di ammalarsi di una forma di demenza.<br />

I primi sintomi di demenza si riscontrano<br />

in persone di età compresa tra i 60 e i 65 anni. È<br />

perciò tanto più importante intervenire per tempo<br />

e prevenire. In questo modo si può fare uno scherzo<br />

<strong>alla</strong> perdita di memoria. Ma cos’è di concreto<br />

aiuto contro l’insorgere della demenza? Christian<br />

Koch elenca i più importanti mezzi di prevenzione:<br />

1. Tenere in esercizio la mente attraverso giochi<br />

come gli scacchi, i memory, il gioco di carte o<br />

un training della memoria mirato («jogging cerebrale»),<br />

ma anche attraverso i cruciverba e<br />

la lettura di libri e giornali. Imparare qualcosa<br />

di nuovo come per esempio le lingue, l’uso del<br />

computer o a navigare in internet. «I training<br />

della memoria di questo tipo hanno un effetto<br />

50


di protezione nello stadio che precede la manifestazione<br />

della demenza, perché possono<br />

ritardare l’inizio e anche il decorso della stessa»<br />

dice Koch.<br />

2. Rimanere in movimento. È adatto tutto quello<br />

che implica anche divertimento: correre, fare<br />

camminate in montagna, fare ginnastica, allenamento,<br />

andare in bicicletta, salire le scale.<br />

Anche tai chi e karate, così come il ballo, sono<br />

molto indicati per le persone anziane per tenere<br />

in allenamento mobilità e coordinazione.<br />

3. Essere creativi: Koch consiglia anche di coltivare<br />

la propria creatività attraverso il canto, la<br />

musica, la danza, il disegno, il gioco o la cucina.<br />

In questo modo vengono toccati tutti i sensi.<br />

4. Coltivare le relazioni sociali: chi si incontra regolarmente<br />

con gli altri rimane integrato. Inoltre,<br />

ci si confronta con le altre persone e con<br />

i loro desideri laddove se ne trae vantaggio<br />

anche in prima persona.<br />

5. Mangiare in modo sano: «Molto importante è<br />

un’alimentazione sana ed equilibrata» ritiene<br />

Christian Koch. Frutta, verdura, insalate, latticini<br />

e prodotti integrali, pesce, carne. L’ideale è<br />

la dieta mediterranea.<br />

Se la forma di demenza è già in uno stadio avanzato<br />

gli specialisti prescriveranno anche terapie<br />

individuali a base di medicinali.<br />

Sopra Christian Koch, vicecapo medico di <strong>Psichiatria</strong><br />

geriatrica e direttore della Clinica della memoria: «Ci<br />

sono misure efficaci per contrastare la demenza.»<br />

CENTRO D’ASSISTENZA PDGR<br />

Nella clinica della memoria, la clinica diurna di<br />

<strong>Psichiatria</strong> geriatrica del PDGR, chi soffre di forme<br />

di demenza allo stadio iniziale e intermedio ha la<br />

possibilità di partecipare, in giornate singole, a<br />

programmi terapeutici d’accompagnamento. La<br />

clinica diurna di <strong>Psichiatria</strong> geriatrica è aperta dal<br />

lunedì al sabato. Si va dai sei fino agli otto posti.<br />

Gli stessi programmi terapeutici vengono offerti<br />

d<strong>alla</strong> clinica diurna geriatrica a Ilanz. Il PDGR offre<br />

accertamenti e diagnosi di forme di demenza anche<br />

a St. Moritz.<br />

Informazioni: tel. 058 225 25 25, www.pdgr.ch<br />

Diagnosi precoce<br />

Per l’accertamento della demenza Christian Koch<br />

consiglia una diagnosi precoce che permetta di<br />

avviare per tempo le misure opportune. L’Alzheimer<br />

è la forma più frequente di demenza; tra le<br />

altre ci sono anche le demenze vascolari. Inoltre,<br />

malattie neurologiche come il morbo di Parkinson<br />

o un disturbo della funzione tiroidea possono<br />

portare a una sintomatologia di tipo demente. «La<br />

conoscenza delle forme di demenza è cresciuta»,<br />

dice Koch. Spesso si nota d<strong>alla</strong> reazione dei familiari<br />

che non tutto va come dovrebbe. Ma anche<br />

gli stessi malati notano i primi segnali (dimenticanza,<br />

disturbi dell’orientamento, difficoltà a fare<br />

programmi e così via). «Al più tardi subito dopo si<br />

dovrebbe andare dal medico» raccomanda Koch.<br />

In questo modo si può agire per tempo e prendere<br />

insieme decisioni importanti. Cosa succede<br />

davvero quando ci si ammala di demenza? Nel<br />

caso del morbo di Alzheimer per esempio, che è<br />

la forma di demenza più frequente, muoiono delle<br />

cellule cerebrali. Allo stesso tempo non vengono<br />

più prodotte le sostanze chimiche proprie del<br />

corpo che normalmente garantiscono lo scambio<br />

tra le cellule cerebrali, con il risultato che chi è colpito<br />

da demenza dimentica molto. È utile allora<br />

rallentare il processo.<br />

51


21 marzo 2012<br />

LA FITOTERAPIA È EFFICACE<br />

IN PSICHIATRIA<br />

La fitoterapia acquista un’importanza sempre maggiore nelle cliniche del Servizio psichiatrico<br />

dei Grigioni (PDGR). Spesso la fitoterapia si rivela un’integrazione efficace delle terapie della<br />

medicina classica e i pazienti rispondono bene al suo impiego.<br />

I farmaci vegetali aiutano il processo curativo.<br />

Il profumo di agrumi, di fiori d’arancia, di rose,<br />

di lavanda e anche di camomilla o timo fa<br />

spuntare come per magia un sorriso radioso<br />

sul viso dei pazienti del PDGR. Le foglie, le scorze,<br />

i fiori e le radici delle piante manifestano il loro<br />

effetto in diversi modi: gli agrumi e le foglie di rosa<br />

sono un eccellente antidepressivo; i fiori d’arancia<br />

usati come infuso di tè rilassano e alleviano<br />

la sindrome da sfinimento, la salvia è di aiuto in<br />

caso di infiammazioni, la camomilla e il finocchio<br />

sono indicati per i problemi di stomaco e intestino.<br />

La lista potrebbe andare avanti quasi all’infinito. Il<br />

personale di cura specializzato e i quadri medici<br />

del PDGR hanno acquisito approfondite conoscenze<br />

di medicina complementare e fitoterapia<br />

attraverso corsi di formazione interni. Conoscono<br />

decine di piante, la loro azione terapeutica e gli<br />

ambiti in cui possono essere impiegate in psichia-<br />

52


CENTRO D’ASSISTENZA PDGR<br />

All’interno della psicoterapia il PDGR dà un ampio spazio<br />

d’impiego <strong>alla</strong> fitoterapia– anche nella clinica privata Mentalva<br />

aperta da poco a Cazis. Poiché nella fitoterapia sono necessarie<br />

molte conoscenze specialistiche, i collaboratori del PDGR si<br />

aggiornano e si perfezionano continuamente attraverso corsi<br />

interni e supervisioni. La fitoterapia è molto adatta per malattie<br />

psichiatriche leggere ma è anche oltremodo utile come<br />

integrazione dei trattamenti della medicina tradizionale.<br />

Informazioni: tel. 058 225 25 25, www.pdgr.ch<br />

Karoline Julien, direttrice del reparto PTS, cura efficacemente<br />

i pazienti con le piante officinali.<br />

tria, come per esempio per le depressioni, per le<br />

paure, i disturbi del sonno e i fenomeni concomitanti<br />

come dolori e infiammazioni.<br />

Fitoterapia e medicina<br />

«Nelle forme di malattia più leggera la fitoterapia<br />

aiuta i nostri pazienti persino più delle altre terapie»,<br />

dice con convinzione Karoline Julien, direttrice<br />

del reparto di Psicoterapia (PTS). «Noi utilizziamo<br />

la fitoterapia in psichiatria e nelle psicoterapie,<br />

spesso come efficace integrazione alle cure della<br />

medicina classica.»<br />

I pazienti delle cliniche psichiatriche del PDGR<br />

sanno apprezzare questa forma di terapia. «Discutiamo<br />

insieme della malattia, della causa e<br />

dei tipi di cura. Da ciò vediamo quale rimedio è di<br />

maggior aiuto per i pazienti. Poiché la fitoterapia<br />

qualche volta non mostra subito effetto il paziente<br />

deve essere disposto a mettere in preventivo un<br />

tempo più lungo» dice Karoline Julien.<br />

Un esempio: se un paziente soffre di disturbi della<br />

paura può dover aspettare un paio di giorni prima<br />

che i preparati vegetali facciano effetto. Karoline<br />

Julien ha fatto ottime esperienze con il fiteuma,<br />

impiegato con i pazienti che, oltre ai disturbi psichici,<br />

accusavano anche disturbi reumatici. «Ma il<br />

fiteuma fa effetto solo dopo tre settimane di trattamento.<br />

È importante saperlo per poter dare al<br />

processo di guarigione il tempo sufficiente», dice<br />

la specialista.<br />

Assumere le dosi giuste<br />

Ma non è il caso di prendere troppo a lungo gli<br />

stessi preparati vegetali. Bisogna prestare attenzione<br />

alle dosi, perché nemmeno le piante sono<br />

innocue e prive di effetti collaterali. Per esempio,<br />

una dose troppo massiccia di iperico può portare,<br />

tra le altre cose, <strong>alla</strong> fotosensibilità. Per questo<br />

è irrinunciabile concordare la fitoterapia con<br />

i medici e con il personale di cura specializzato. I<br />

nostri avi non potevano comodamente andare in<br />

farmacia e comprarsi una pasticca contro il mal di<br />

testa o un sonnifero. Perciò da sempre gli uomini<br />

hanno curato le malattie con le piante più diverse.<br />

Oggi i loro effetti e il loro uso sono stati studiati<br />

in modo molto più approfondito. Karoline Julien:<br />

«Tuttavia per ottenere risultati soddisfacenti bisogna<br />

conoscere bene come agiscono le piante.»<br />

La fitoterapia viene utilizzata nelle forme più variegate:<br />

estratti di piante, oli, tinture, gocce, pillole,<br />

capsule, polvere, pomate o gelatina messa in acqua<br />

o in alcol, impacchi, bagnoschiuma, tè, parti<br />

di piante secche o fresche. «Un bagno, un tè o un<br />

impacco fanno sempre bene anche all’anima»,<br />

nota Karoline Julien. Inoltre, la specialista constata<br />

sempre come durante l’utilizzo della fitoterapia<br />

migliori la qualità del rapporto tra pazienti, medici<br />

e personale curante e cresca la fiducia. «Soprattutto<br />

trovo positivo che oggi la fitoterapia conquisti<br />

un grosso spazio nella psichiatria.»<br />

53


18 aprile 2012<br />

SESSUALITÀ – NESSUN<br />

DESIDERIO, TROPPO<br />

DESIDERIO?<br />

La sessualità è un tema importante in ogni rapporto di coppia. Ma molte persone soffrono<br />

di disturbi sessuali riconducibili a cause psichiche. Contro questi disturbi si può fare molto<br />

e con mezzi semplici. Gli specialisti del Servizio psichiatrico dei Grigioni (PDGR) spiegano<br />

come si può vivere a pieno la propria sessualità.<br />

Un numero di persone che va dal 20 al 30%<br />

soffre di disturbi sessuali funzionali, cioè<br />

di riduzioni della sessualità dovute a motivazioni<br />

di carattere psichico e non fisico, come<br />

dice la statistica. «Effettivamente i problemi psichici<br />

spesso si ripercuotono sulla vita sessuale della<br />

coppia», conferma il dottor Michael Prapotnik,<br />

specialista del PDGR in <strong>Psichiatria</strong> e medicina psicoterapeutica.<br />

Di frequente altre malattie psichiche già presenti<br />

come disturbi della paura, depressioni o conflitti<br />

inconsci, che possono risalire anche all’infanzia,<br />

portano a disturbi sessuali. Un altro motivo possono<br />

essere i medicinali che vanno assunti per<br />

malattie fisiche o psichiche e che hanno effetti<br />

collaterali di tipo sessuale.<br />

Stress e pressione da rendimento<br />

lavorativo<br />

La mancanza di desiderio sessuale ha molte cause:<br />

carico lavorativo (stress), trauma psicosessuale,<br />

problemi con il partner, ansia da prestazione<br />

sessuale o una malattia fisica. «Le persone che<br />

sono poco sicure di sé, che hanno grosse pretese<br />

nei propri confronti o hanno avuto in precedenza<br />

Di nuovo una vita sessuale soddisfacente: durante le terapie vengono risolti problemi e disturbi.<br />

54


CENTRO D’ASSISTENZA PDGR<br />

Un aiuto efficace è offerto dai sessuologi del Servzio psichiatrico<br />

dei Grigioni (PDGR). Per una consultazione con il Dr. med.<br />

Michael Prapotnik è possibile annunciarsi telefonicamente:<br />

058 225 25 25.<br />

Informazioni: www.pdgr.ch<br />

Il dottor Michael Prapotnik, specialista in <strong>Psichiatria</strong> e<br />

psicoterapia FMH del PDGR e vicecapo medico.<br />

esperienze sessuali negative lamentano più spesso<br />

problemi sessuali», dice Prapotnik. Da questi<br />

problemi si possono sviluppare paura di fallire,<br />

avversioni sessuali, impotenza psicogena, disturbi<br />

di erezione e orgasmo o persino dolori durante il<br />

rapporto sessuale. A esserne colpiti sono sia donne<br />

(fino al 43%) che uomini (fino al 31%).<br />

Parlarne<br />

Michael Prapotnik: «Poiché l’argomento sessualità<br />

è spesso, purtroppo, ancora un tabù, le coppie<br />

parlano troppo poco o per nulla delle proprie paure,<br />

delle difficoltà e dei propri desideri nel campo<br />

sessuale. Affrontare l’argomento sarebbe invece<br />

un primo passo importantissimo per raggiungere<br />

una sessualità soddisfacente.» Lo specialista del<br />

PDGR consiglia perciò di parlare con un medico di<br />

propria fiducia. Oppure, nel caso di un problema<br />

grave, di iscriversi a una terapia presso il PDGR.<br />

Vale la pena vincere se stessi, superare il proprio<br />

imbarazzo e pudore e cercare un aiuto terapeutico.<br />

Alla fin fine ci si ha solo da guadagnare, ritiene<br />

Prapotnik.<br />

Vivere una sessualità<br />

soddisfacente<br />

Cosa ci vuole per vivere pienamente la propria<br />

sessualità? «Sicuramente una disposizione positiva<br />

nei confronti della sessualità e del proprio<br />

corpo. Bisognerebbe anche conoscere i propri<br />

bisogni e parlarne con il partner.» La fiducia in<br />

se stessi e l’autostima hanno in questo un ruolo<br />

chiave. Salute fisica, depressioni e disturbi sessuali<br />

sono strettamente collegati tra loro. Se la<br />

psiche e il corpo sono in armonia una coppia può<br />

vivere di nuovo una sessualità piena. In una terapia<br />

sessuale si affrontano e risolvono, tra le altre<br />

cose, paura di fallire, paure e conflitti in generale,<br />

vengono chiariti i disturbi sessuali nel rapporto<br />

di coppia e si costruiscono nuovi comportamenti<br />

sessuali senza disturbi. Spesso le coppie ricevono<br />

«compiti» assolutamente piacevoli, come per<br />

esempio gli «esercizi di carezze», per esplorare<br />

in modo completamente nuovo il proprio corpo e<br />

quello del partner. Durante una terapia vengono<br />

date anche istruzioni su come una coppia può riprendere<br />

il dialogo e imparare a parlare dei propri<br />

sentimenti e dei propri bisogni.<br />

«Come prima cosa chiariamo se è il caso di fare<br />

una terapia individuale o di coppia. Soltanto in<br />

un secondo momento procediamo all’analisi dei<br />

problemi e ai colloqui psicoterapeutici.»<br />

Per le persone con dipendenza sessuale il PDGR<br />

offre anche terapie con ricovero in clinica. «La clinica<br />

offre un ambiente protetto a chi soffre di dipendenze.<br />

Essa è un luogo da cui la vita quotidiana<br />

resta fuori e già solo per questo diventano possibili<br />

altri tipi di comportamento. Insieme ai pazienti<br />

elaboriamo nuove strategie che li aiutano a condurre<br />

una vita senza dipendenza.»<br />

55


23 maggio 2012<br />

STRESS – IN SECONDA<br />

MARCIA ALLA VELOCITÀ<br />

DELLA LUCE<br />

La velocità <strong>alla</strong> quale viviamo aumenta continuamente. E con essa anche il livello di stress.<br />

Chi non impara a rilassarsi può ammalarsi: nel corpo, nell’anima e nella mente. Ognuno di<br />

noi può introdurre nel proprio quotidiano, a scopo preventivo, degli esercizi di rilassamento. Il<br />

Servizio psichiatrico dei Grigioni offre un aiuto nel campo e terapie per combattere lo stress.<br />

La velocità <strong>alla</strong> quale viviamo cresce e con essa anche lo stress. Perciò i luoghi in cui potersi rilassare diventano sempre<br />

più importanti.<br />

Di per sé le situazioni di stress non sono<br />

negative. Esse stimolano il sistema cardio-circolatorio,<br />

la respirazione diventa<br />

più veloce, i muscoli si tendono: l’intero corpo e<br />

anche il cervello viaggiano a pieno regime per<br />

metterci in condizione di prendere decisioni fulminee.<br />

Questo succede in continuazione ed è pienamente<br />

normale. Ma se il livello di stress rimane<br />

costantemente a un livello alto <strong>alla</strong> lunga il nostro<br />

corpo non è in grado di sopportarlo.<br />

Il nostro corpo – una Ferrari?<br />

«Se con la nostra auto preferita, magari addirittura<br />

una Porsche o una Ferrari, viaggiamo per<br />

lungo tempo in seconda a una velocità di 140/160<br />

chilometri orari facciamo un danno <strong>alla</strong> macchina.<br />

Sapendo questo, non pretenderemmo mai una<br />

cosa del genere d<strong>alla</strong> nostra auto. A noi stessi,<br />

invece, imponiamo spesso, ogni giorno, fatiche<br />

del genere. E questo <strong>alla</strong> lunga non può andare<br />

56


CENTRO D’ASSISTENZA PDGR<br />

Oggigiorno le malattie legate allo stress sono in aumento.<br />

È pensato in particolar modo per manager stressati e per<br />

persone che hanno dimenticato come relazionarsi con lo stress.<br />

Il corso di prevenzione, della durata di due settimane, è offerto<br />

d<strong>alla</strong> clinica privata Mentalva a Cazis. L’obiettivo è evitare le<br />

malattie che lo stress porta con sè. Le persone a rischio di stress<br />

imparano come affrontarlo al meglio. Per chi non ha tirato in<br />

tempo il freno d’emergenza e soffre già di malattie legate allo<br />

stress il PDGR offre anche trattamenti con degenza in clinica.<br />

Informazioni: tel. 058 225 25 25, www.pdgr.ch<br />

Tatiana Miusskaya Fehr: «Chi impara ad affrontare lo stress<br />

nel modo giusto e a stare attento rimane sano a lungo.»<br />

bene», spiega Tatiana Miusskaya Fehr, caporeparto<br />

nella clinica privata Mentalva Resort & Spa<br />

nella clinica Beverin, a Cazis, del Servizio psichiatrico<br />

dei Grigioni (PDGR).<br />

Ohi, un leone in ufficio…<br />

E Tatiana Miusskaya Fehr spiega con un altro<br />

esempio come persino situazioni di stress di breve<br />

durata possano avere una ripercussione nociva<br />

sul nostro corpo e sul nostro cervello. «Immagina<br />

di aprire la porta dell’ufficio e di trovare un<br />

leone che ti guarda. Cosa succede? La paura sale<br />

dentro di te, la pelle si raffredda, i muscoli si tendono,<br />

la bocca si secca, la respirazione accelera,<br />

il cuore batte a velocità folle. Il corpo e la mente<br />

si preparano a fuggire o a combattere – a seconda<br />

di quello che decidiamo.» Se allo stress legato<br />

al leone si aggiungono altre situazioni pesanti (il<br />

capo è insoddisfatto, un incarico è sfumato, i figli<br />

mettono i nervi <strong>alla</strong> prova…) i nostri reni all’improvviso<br />

al posto della noradenalina rilasciano il<br />

cortisolo. Questo aumenta la tensione dei muscoli.<br />

Se i muscoli, a causa dello stress cronico, sono<br />

continuamente in tensione, tra le conseguenze ci<br />

sono per esempio malattie legate al dolore come<br />

fibromialgie, acufene (tinnitus), burn-out, depressioni<br />

e altro ancora.<br />

Il leone non c’è più, l’immagine<br />

resta<br />

Anche se il leone fisicamente non c’è più (è stato<br />

catturato o è fuggito…), spesso la sua immagine<br />

resta in testa. E continua a stressarci. «La nostra<br />

memoria fisica non dimentica nulla così velocemente.<br />

Essa spedisce sempre gli stessi segnali, fa<br />

raffreddare la pelle, fa battere forte il cuore, e produce<br />

di nuovo tutte le reazioni fisiche già sviluppatesi<br />

durante l’incontro con il leone. E il cervello<br />

va <strong>alla</strong> ricerca di soluzioni, senza però trovarne.»<br />

Tatiana Miusskaya Fehr sa cosa c’è da fare in questi<br />

casi: «Non possiamo cambiare il mondo esterno.<br />

Ma possiamo esercitare un influsso sui nostri<br />

pensieri e anche sul nostro corpo.» Lei consiglia<br />

perciò esercizi di attenzione e di rilassamento per<br />

essere consapevoli del hic et nunc. «Attraverso<br />

un’inspirazione e un’espirazione consapevoli così<br />

come attraverso la meditazione possiamo tranquillizzare<br />

il nostro cervello, notare le nostre sensazioni<br />

e sapere che la paura arriva e se ne va.»<br />

Nelle cliniche del PDGR si lavora anche in modo<br />

mirato con gli esercizi di rilassamento di Jacobson:<br />

questo significa imparare a tendere e poi a<br />

rilassare i muscoli in maniera consapevole e nella<br />

giusta proporzione. «Spesso si tratta di piccoli<br />

esercizi che ognuno può introdurre nella propria<br />

vita quotidiana», dice Tatiana Miusskaya Fehr.<br />

«Chi fa questo tipo di prevenzione sarà in grado di<br />

superare bene anche i giorni di stress.»<br />

57


20 giugno 2012<br />

QUANDO AL BABY BLUES FA<br />

SEGUITO UNA DEPRESSIONE<br />

Dopo il parto talvolta le donne soffrono di malumori. Questo stato d’animo, conosciuto anche<br />

come baby blues, spesso scompare nel giro di pochi giorni. Se però, nonostante la gioia per<br />

il bebè, la tristezza non passa, è il caso di cercare rapidamente l’aiuto di uno specialista. I<br />

medici del PDGR aiutano a chiarire la situazione.<br />

Una depressione diagnosticata presto può essere curata bene.<br />

Proprio per evitare che anche il neonato<br />

risenta dei suoi sbalzi d’umore, dei suoi<br />

disturbi del sonno e della depressione, la<br />

madre dovrebbe cercare rapidamente l’aiuto di<br />

uno specialista. «Una gravidanza e una depressione<br />

sono una situazione difficile e complessa»,<br />

dice la dottoressa Suzanne von Blumenthal, primario<br />

del Servizio psichiatrico dei Grigioni (PDGR).<br />

58


CENTRO D’ASSISTENZA PDGR<br />

Il Servizio psichiatrico dei Grigioni (PDGR) offre un aiuto rapido ed<br />

efficace per le depressioni da puerperio nella clinica Beverin di<br />

Cazis.<br />

Informazioni: tel. 058 225 35 35, www.pdgr.ch<br />

L’assegnazione può avvenire tramite il medico di famiglia e il<br />

ginecologo o, nei casi d’emergenza, anche direttamente attraverso<br />

il reparto. Oltre alle terapie, alle mamme e ai papà si consiglia<br />

anche di frequentare i gruppi per genitori, nei quali si può parlare<br />

dei propri problemi personali e scambiarsi opinioni ed esperienze.<br />

La dottoressa Suzanne von Blumenthal, primario del PDGR: «Le<br />

depressioni post partum andrebbero curate rapidamente».<br />

«Purtroppo le mamme spesso aspettano troppo<br />

a lungo prima di rivolgersi a uno specialista. Ma<br />

proprio quest’attesa indefinita porta più danno<br />

che giovamento.» La cura della depressione post<br />

partum è infatti tanto più lunga quanto più a lungo<br />

è mancato un intervento medico-specialistico.<br />

«E la lunga mancanza di un supporto medico è<br />

molto più dannosa del farmaco di cui la madre<br />

avrebbe bisogno per guarire.»<br />

Le lunghe attese, dunque, non giovano a nessuno.<br />

Nella clinica psichiatrica Beverin a Cazis le depressioni<br />

da puerperio vengono curate per lo più<br />

nella formula day hospital. Tuttavia per le mamme<br />

sussiste anche la possibilità di una degenza<br />

nel reparto «mamma-figlio».<br />

Ci si può proteggere?<br />

Da un baby blues o da una grave depressione<br />

post partum non ci si può proteggere. Ma molte<br />

volte le madri si accorgono da sole di reagire<br />

in modo diverso dal solito. In questo caso, attraverso<br />

il medico di famiglia e senza indugiare, dovrebbero<br />

fissare un colloquio con uno specialista.<br />

«Sarebbe fatale, in una simile situazione, voler<br />

semplicemente salvare la facciata. Questo non<br />

farebbe che peggiorare il tutto», spiega il medico<br />

specialista del PDGR.<br />

«Le conseguenze di una depressione», dice la<br />

dottoressa Suzanne von Blumenthal, «possono<br />

essere pesanti. Non sono da escludere pensieri<br />

di suicidio o addirittura di uccisione del proprio<br />

bambino.» Talvolta una depressione non curata<br />

può condurre persino a una psicosi da puerperio:<br />

in altre parole la percezione si modifica, la madre<br />

soffre di paure estreme e/o fissazioni e allucinazioni.<br />

In breve: il comportamento di una madre<br />

che soffre di depressione cambia. E a quel punto<br />

tutto il suo mondo viene davvero sconvolto.<br />

Tra i sintomi di una depressione ci sono esaurimento<br />

fisico ed emozionale, fiacchezza, stato di<br />

impotenza, ritiro d<strong>alla</strong> vita sociale. Ma possono<br />

comparire anche mancanza di appetito e sensazioni<br />

di colpa e pudore. In media, a soffrire di disturbi<br />

depressivi è una percentuale di madri che<br />

va dal 10 al 15%.<br />

Possibilità di cura<br />

Con i farmaci giusti e con le terapie si riesce a curare<br />

efficacemente una depressione nel suo stadio<br />

iniziale. Durante la fase di cura la neomamma<br />

ha però bisogno di un’assistenza supplementare<br />

dall’esterno. Un aiuto nei lavori di casa è una delle<br />

possibilità più efficaci di sgravio.<br />

«È molto importante che il bambino dopo la nascita<br />

inizi bene la propria vita e non sia disturbato nel<br />

suo sviluppo.» Ogni donna incinta può preparare<br />

il terreno per questo già durante la gravidanza, rinunciando<br />

all’alcol e al fumo.<br />

59


18 luglio 2012<br />

LAVORO ADEGUATO<br />

PER PERSONE CON RIDOTTA<br />

CAPACITÀ PSICHICA<br />

Nelle officine Arbes a Rothenbrunnen, a Coira e a Roveredo, che fanno parte del Servizio<br />

psichiatrico dei Grigioni, le persone con ridotte capacità psichiche trovano un lavoro adatto<br />

a loro.<br />

Nel vivaio Arbes di Rothenbrunnen 1 al momento<br />

crescono le zucche. Nella falegnameria<br />

nascono giocattoli in legno e in un<br />

«angolo creativo» si realizzano, su ordinazione,<br />

biglietti di compleanno e di Natale. Nell’officina<br />

tessile fervono i lavori di cucitura dei costumi di<br />

carnevale della «Guggenmusik» per il martedì<br />

grasso. Da qualche parte una stampante sbuffa<br />

e sforna volantini; contemporaneamente nell’officina<br />

dedicata <strong>alla</strong> lavorazione della pietra mani<br />

pazienti levigano la roccia grigionese per realizzare<br />

portachiavi e coltelli da caccia di grande pregio.<br />

Tutti i prodotti vengono venduti nel negozietto<br />

Arbes a Coira, dal magazzino a Rothenbrunnen<br />

arrivano nel negozio on-line, alle manifestazioni<br />

organizzate dall’Arbes e persino ai mercati regionali.<br />

I prodotti su ordinazione vengono consegnati<br />

direttamente ai clienti privati o ai partner commerciali.<br />

Con il ricavo ottenuto d<strong>alla</strong> vendita di prodotti<br />

e servizi l’Arbes riesce a coprire una grossa parte<br />

dei costi della propria istituzione.<br />

Gianreto Conrad guida l’Arbes da circa due anni<br />

60


e mezzo. A Rothenbrunnen l’Albes è alloggiata<br />

in due estesi edifici in legno, semplici e moderni.<br />

Complessivamente l’Arbes gestisce undici reparti.<br />

A Rothenbrunnen ci sono 70 posti di lavoro «protetti»<br />

per persone con ridotta capacità psichica. A<br />

Coira, presso la clinica Waldhaus, i posti di lavoro<br />

sono 36, a Roveredo invece undici. Circa 170 persone<br />

possono dunque trovare un impiego in officina<br />

consono alle proprie predisposizioni e capacità.<br />

Alcune persone abitano in pensionati assistiti,<br />

altri vanno ogni giorno all’Arbes per lavorare.<br />

Organizzare la giornata<br />

«Noi non offriamo semplicemente un’occupazione»,<br />

dice Gianreto Conrad, «non facciamo bricolage,<br />

noi lavoriamo. Riteniamo importante dare<br />

una struttura <strong>alla</strong> giornata dei pazienti attraverso<br />

un’occupazione e un lavoro, impiegando le loro<br />

capacità in modo ottimale e sensato. Spesso riusciamo<br />

anche a scoprire il loro potenziale nascosto.»<br />

Conrad ha sperimentato più volte che le<br />

persone con ridotta capacità psichica desiderano<br />

lavorare. «Magari alcuni sono in grado di lavorare<br />

solo due ore, altri cinque o sei. Mi dispiace quando<br />

vedo che invece all’esterno, nella società, si ha<br />

la sensazione che queste persone siano troppo<br />

pigre per lavorare», dice Conrad. «Noi osserviamo<br />

ogni giorno che questo non corrisponde assolutamente<br />

al vero.»<br />

Il Servizio psichiatrico dei Grigioni (PDGR) non collabora<br />

soltanto con molte ditte e organizzazioni<br />

ma anche direttamente con l’AI (Assicurazione<br />

per l’invalidità). «Alla fin fine si tratta di questo:<br />

permettere ai nostri clienti la migliore integrazione<br />

possibile in un processo lavorativo. Con l’aiuto<br />

dell’Arbes e dell’AI alcuni di loro vengono anche<br />

preparati in modo mirato a un rientro nel sistema<br />

economico libero.»<br />

La persona al centro<br />

Secondo Conrad l’obiettivo è dunque creare nelle<br />

officine condizioni simili a quelle del mondo lavorativo<br />

esterno. Anche per questo motivo tutti gli<br />

assistenti possiedono una formazione professionale<br />

di tipo artigianale e, in più, una formazione<br />

specifica per svolgere i compiti di assistenza. Per<br />

Gianreto Conrad, direttore dell’Arbes: «Da noi le<br />

persone stanno al centro di tutto.»<br />

CENTRO D’ASSISTENZA PDGR<br />

L’Arbes del Servizio psichiatrico dei Grigioni (PDGR)<br />

offre posti di lavoro «assistiti» a persone con ridotta<br />

capacità psichica. Qui vengono offerti moderni servizi<br />

e si fabbricano prodotti propri e su ordinazione, come<br />

per esempio regali per i clienti. Durante le vacanze<br />

estive l’Arbes è inserito di nuovo nel Ferien(s)pass 2012.<br />

Anche le scuole, all’interno di progetti specifici, vanno<br />

in visita all’Arbes. Per associazioni, organizzazioni e<br />

ditte l’Arbes organizza visite guidate.<br />

Informazioni: tel. 058 225 44 50, www.arbes.ch<br />

tutti loro al centro ci sono le persone. È per loro<br />

che si impegnano ogni giorno. «Ogni singola persona<br />

è assistita individualmente. Questo è molto<br />

ambizioso. Per questo non è possibile utilizzare<br />

un sistema brevettato in base al quale offrire a<br />

tutti lo stesso tipo di assistenza: noi infatti assistiamo<br />

persone completamente diverse tra loro e con<br />

quadri clinici altrettanto differenti, che vanno dai<br />

disturbi della paura fino a quelli ossessivi passando<br />

per gravi depressioni. E se si rende necessaria<br />

un’assistenza di tipo psichiatrico, questa è sempre<br />

garantita all’interno del PDGR.»<br />

1<br />

Nota del traduttore: il nome Arbes è acronimo in<br />

tedesco di «luoghi di lavoro e di attività».<br />

61


22 agosto 2012<br />

ARCHE NOVA – UNA CASA<br />

SPECIALE, ASSISTITA<br />

Per adulti con deficit mentale il centro di cura Arche Nova, guidato dal Servizio psichiatrico<br />

dei Grigioni, è un luogo importantissimo per lavorare e per vivere.<br />

Abitare in condizioni normali.<br />

Su un supporto di metallo rivestito da carta di<br />

giornale c’è un oggetto di design di cartapesta<br />

colorata; accanto ci sono disegni dai colori<br />

sgargianti. Una donna dipinge con impegno<br />

un quadro. Poco lontano si modellano nell’argilla<br />

delle piccole teste. E d<strong>alla</strong> stanza di lavoro adiacente<br />

giungono suoni striduli, un ragazzo sega in<br />

due una vecchia bicicletta ormai fuori uso. Nell’of-<br />

62


ficina del centro di cura Arche Nova a Landquart<br />

lavorano 24 persone con deficit mentale. Molte di<br />

loro hanno una vena creativa e anche un talento<br />

artigianale.<br />

«Noi scopriamo insieme ai nostri clienti le inclinazioni<br />

e le competenze individuali. Ciò ha un grande<br />

significato per la qualità della vita, perché in<br />

questo modo le persone con deficit intellettivo si<br />

sentono prese sul serio», dice il direttore del centro<br />

Ralph Lang. Fin d<strong>alla</strong> fondazione del centro di<br />

cura Arche Nova, che appartiene al Servizio psichiatrico<br />

dei Grigioni (PDGR), Ralph Lang è responsabile,<br />

insieme ai suoi collaboratori, dell’officina<br />

e delle comunità abitative. «L’Arche Nova offre<br />

anche a persone con un deficit marcato un posto<br />

per lavorare e per vivere. La particolarità è che<br />

queste persone nei loro alloggi in comune vivono<br />

in modo assolutamente normale in mezzo <strong>alla</strong><br />

comunità paesana – nonostante il loro elevato bisogno<br />

di aiuto e di prestazioni d’assistenza.<br />

Quattro comunità abitative<br />

I clienti assistiti all’Arche Nova vivono in quattro<br />

comunità abitative a Igis, a Landquart, a Schiers<br />

e a Untervaz. A turno i membri delle comunità<br />

abitative, insieme alle persone che li assistono,<br />

si occupano della casa. Ogni volta due o tre degli<br />

assistenti a turno sono corresponsabili per la<br />

spesa, la cucina, le pulizie, il lavaggio dei panni<br />

e tutte quelle altre cose che si vogliono sbrigare<br />

oltre al lavoro.<br />

Tra l’altro, per le persone assistite all’Arche Nova<br />

spesso le esigenze e le attività della vita di tutti<br />

i giorni risultano molto complesse. «Di frequente<br />

una persona con deficit non è in grado di svolgere<br />

singole attività oppure riesce a portarle a termine<br />

solo con un grosso aiuto. Se però noi offriamo<br />

aiuto per svolgere le singole fasi di un’attività si<br />

creano per ogni persona molteplici possibilità di<br />

partecipare e dare il proprio contributo», spiega<br />

Lang. Importanti per le persone con deficit psichico<br />

sono anche i rapporti con gli altri esseri umani,<br />

resi possibili dalle abitazioni decentrate. «Proprio<br />

per lo sviluppo della personalità chi vive all’Arche<br />

Nova ha bisogno di un contesto di normali relazioni<br />

sociali e della stima del mondo esterno.»<br />

Ralph Lang, direttore del Centro di cura Arche Nova.<br />

CENTRO D’ASSISTENZA PDGR<br />

Il Centro di cura Arche Nova, gestito dal PDGR,<br />

offre 24 spazi abitativi e luoghi di lavoro. Le<br />

persone con deficit mentale vivono in quattro<br />

nuclei abitativi decentrati e sono assistite<br />

individualmente. Per gli interessati c’è una lista<br />

d’attesa.<br />

Informazioni: tel. 081 322 83 30, www.pdgr.ch<br />

Soddisfare i bisogni<br />

Per gli abitanti di Igis, di Landquart, di Schiers e<br />

di Untervaz le comunità abitative sono ormai vita<br />

quotidiana; lo stesso vale anche per gli abitanti<br />

di Arche Nova. Come succede in ogni normale<br />

nucleo familiare, di tanto in tanto nascono dei<br />

conflitti tra gli abitanti della comunità. «Ma questo<br />

fa parte della vita. E anche le persone con deficit<br />

mentale imparano a rapportarsi con situazioni di<br />

questo tipo», dice Lang, che inoltre assicura: «La<br />

formula delle comunità abitative con strutture<br />

diurne e gli spazi di lavoro ha dato ottimi risultati.<br />

Questo ci dimostra che il bisogno umano di<br />

condurre una vita attiva e utilizzando le proprie<br />

capacità è un desiderio fondamentale anche per<br />

le persone con un deficit intellettivo.»<br />

63


19 settembre 2012<br />

LA SINDROME ADHD:<br />

«QUANDO IL BAMBINO TROPPO<br />

VIVACE DIVENTA ADULTO»<br />

Quasi tutti conoscono l’ADHD. E il Metilfenidato. Questo farmaco viene in parte impiegato per<br />

curare la sindrome da deficit d’attenzione e iperattività nei bambini e negli adulti. Al Servizio<br />

psichiatrico dei Grigioni si utilizza un approccio terapeutico di tipo globale.<br />

L’ADHD può essere curata bene.<br />

Molti ricordano il libro per bambini Gian<br />

Burrasca con il bambino irrequieto che<br />

non stava mai fermo sulla sedia. Ma<br />

perché un bambino si agita continuamente, perché<br />

è così iperattivo, prende così tante sviste e si<br />

fa distrarre tanto facilmente? E per quale motivo<br />

i bambini da adulti hanno ancora gli stessi problemi?<br />

Birgit Reimann Meisser è laureata in psicologia<br />

ed è direttrice terapeutica presso il Centro dipendenze<br />

Danis del Servizio psichiatrico dei Grigioni<br />

(PDGR) nella clinica di Cazis. Lei conosce i sintomi,<br />

gli effetti e le possibilità di cura per il deficit<br />

d’attenzione e iperattività, conosciuto con la sigla<br />

ADHD.<br />

64


CENTRO D’ASSISTENZA PDGR<br />

Il Servizio psichiatrico dei Grigioni (PDGR) offre con il servizio<br />

psichiatrico ambulante un sostegno efficace.<br />

Informazioni: tel. 058 225 25 25, ww.pdgr.ch<br />

Birgit Reimann Meisser, laureata in psicologia, è direttrice<br />

terapeutica del Centro dipendenze Danis del PDGR, a Cazis.<br />

L’ADHD non si normalizza con la<br />

crescita<br />

«Il disturbo si manifesta per la prima volta sempre<br />

in età infantile. Oggi sappiamo che l’ADHD non<br />

si normalizza con la crescita. Per questo motivo<br />

oggi anche così tanti adulti devono ancora lottare<br />

con gli stessi sintomi. In molti casi il disturbo non<br />

è stato diagnosticato durante l’infanzia e quindi<br />

non è stato curato. Spesso la diagnosi arriva solo<br />

in età adulta, quando le ripercussioni sul lavoro<br />

sono diventate troppo grosse o sorgono malattie<br />

collegate», dice Birgit Reimann Meisser.<br />

La ricerca presume che l’ADHD abbia cause genetiche,<br />

dunque ereditarie. «I ricercatori constatano<br />

che chi soffre di questa sindrome presenta un’organizzazione<br />

cerebrale particolare»: con queste<br />

parole la psicologa cerca di spiegare il fenomeno<br />

in maniera semplificata. Da questa particolare disposizione<br />

derivano agitazione interiore, tensioni,<br />

problemi di attenzione e di concentrazione così<br />

come iperattività. In psichiatria si usano tre definizioni:<br />

il puro e semplice disturbo di attenzione,<br />

l’iperattività e la combinazione di entrambi.<br />

Il travaglio interiore è grande<br />

«Il travaglio interiore di chi soffre di ADHD è, spesso,<br />

molto grande. I malati non possono opporsi<br />

in nessun modo <strong>alla</strong> pressione interiore, sono disperati,<br />

a volte non sono nemmeno in grado di<br />

parlare del problema. Alcuni allora cercano sollievo<br />

nell’alcol o nelle droghe.» Se il disturbo non viene<br />

curato chi ne è afflitto può anche diventare depressivo.<br />

Altri subiscono un burn-out. «Per questo<br />

la diagnosi corretta e la terapia che segue sono<br />

estremamente importanti», dice la psicologa.<br />

La diagnosi è il risultato di colloqui, test e anche<br />

della misurazione dei flussi cerebrali attraverso<br />

l’elettroencefalogramma quantitativo. La cura<br />

prevede l’utilizzo sia di medicinali che servono a<br />

riportare in equilibrio il metabolismo cerebrale sia<br />

di terapie individuali come psicoterapia, neuroterapia,<br />

training, coaching. «L’aiuto che oggi possiamo<br />

offrire è buono. Così nessuno è più completamente<br />

abbandonato alle proprie predisposizioni<br />

interiori.»<br />

La durata della cura per l’ADHD è diversa. A volte<br />

è sufficiente una terapia breve. «In virtù delle<br />

conoscenze di cui disponiamo oggi consideriamo<br />

l’ADHD più come una particolarità che come una<br />

malattia. Alcuni sintomi, come per esempio l’iperattività,<br />

non sono semplicemente e soltanto negativi.<br />

Molte persone che soffrono di ADHD sono<br />

in grado di fare più cose contemporaneamente, e<br />

questo è più o meno il sogno di tutti noi…»: così<br />

Birgit Reimann Meisser relativizza gli effetti dell’A-<br />

DHD. Una cura è pertanto molto importante, anche<br />

per raggiungere una migliore qualità della<br />

vita. Una vera e propria guarigione, infatti, non c’è,<br />

ma le persone colpite da ADHD imparano a rapportarsi<br />

con le proprie debolezze e ad aumentare<br />

i propri punti di forza.<br />

65


24 ottobre 2012<br />

LE PAURE «BUONE» E QUELLE<br />

CHE FANNO AMMALARE<br />

Ogni uomo conosce la paura. Per esempio la paura degli esami, il trasalire quando si sentono<br />

rumori inaspettati o anche gli attacchi di panico. Alcune paure sono sensate, ci possono<br />

mettere in guardia dai pericoli. Altre fanno ammalare e andrebbero curate attraverso una<br />

terapia ideonea.<br />

Le paure patologiche, come per esempio l’aracnofobia, andrebbero curate con una terapia.<br />

A<br />

nessuno piace provare sensazioni di paura.<br />

Ma in determinate situazioni queste si<br />

manifestano senza che si possa fare nulla<br />

per difendersene. Markus Bünter, co-primario del<br />

Servizio Psichiatrico dei Grigioni (PDGR), fa una distinzione<br />

tra le normali paure e quelle patologiche,<br />

nevrotiche. «Le normali paure», dice, «sono sensate.<br />

Spesso ci mettono in guardia dai pericoli. Per<br />

lo più sono innate, come la paura dell’altezza, la<br />

paura degli spazi stretti o il semplice trasalire per<br />

la paura.» A dover essere curate con medicinali e<br />

terapie sono perciò soltanto le paure patologiche,<br />

nevrotiche. Tra queste rientrano anche le fobie,<br />

per esempio l’aracnofobia, la paura dei tunnel<br />

66


o dei ponti. Rientrano nella definizione di agorafobia<br />

le paure che rendono difficile o impossibile<br />

a chi ne soffre uscire di casa, entrare nei negozi,<br />

muoversi da solo tra una moltitudine di persone<br />

o viaggiare in treno, in autobus o in aereo. «In aggiunta<br />

a queste paure possono manifestarsi anche<br />

attacchi di panico, d’ansia (con dolori al petto,<br />

palpitazioni, senso di soffocamento, ecc.), sintomi<br />

di depressioni, pensieri ossessivi e persino fobie<br />

di tipo sociale», dice Bünter.<br />

Riconoscere le paure<br />

Dietro a questi disturbi ci sono spesso, tra le altre<br />

cose, sudorazione, palpitazioni, vertigini. Per questo<br />

motivo i malati e i medici di famiglia a volte<br />

non riconoscono a prima vista che dietro questi<br />

sintomi si celano delle paure. Nella stragrande<br />

maggioranza dei casi le persone vengono colpite<br />

dai cosiddetti «disturbi della paura generalizzati».<br />

Una persona su dieci ne soffre una volta nella<br />

propria vita. I sintomi sono: nervosità continua,<br />

tremore, tensione muscolare, sudorazione, palpitazioni,<br />

vertigini e disturbi della parte alta del<br />

ventre.<br />

Sono in molti anche ad avere fobie sociali. Costoro<br />

hanno paura di osservazioni critiche, arrossiscono<br />

rapidamente, soffrono di tremore alle mani<br />

e hanno una bassa autostima. Meno frequenti<br />

sono i disturbi ossessivo-compulsivi. Tra questi il<br />

medico specialista annovera il lavarsi continuamente<br />

le mani per paura di malattie e altre azioni<br />

compulsive.<br />

Cause e cure<br />

Molte di queste paure possono influenzare fortemente<br />

la qualità della vita e il rapporto di coppia.<br />

«Le paure impegnano risorse ed energie»,<br />

dice Bünter, «e possono condurre facilmente a<br />

malattie collegate come burn-out o depressioni.<br />

Proprio per questo esse devono essere curate il<br />

più presto possibile in modo specifico.» Alcune<br />

paure sono da ricondurre a una predisposizione<br />

che si trasmette per via ereditaria. Altre nascono<br />

da circostanze della vita, da situazioni di stress e<br />

a causa di altri sovraccarichi. Spesso le paure influenzano<br />

fortemente – a prescindere dal danno<br />

Markus Bünter è co-primario del Servizio psichiatrico<br />

dei Grigioni (PDGR).<br />

CENTRO D’ASSISTENZA PDGR<br />

In linea di massima tutte le paure si possono<br />

curare bene. Alcune persone hanno vissuto un<br />

lungo calvario prima di mettersi nelle mani di<br />

medici di famiglia e specialisti. Nel caso di disturbi<br />

della paura di grado leggero il PDGR offre una<br />

consulenza gratuita.<br />

Il PDGR è specializzato nei disturbi della paura.<br />

Fanno parte della sua offerta anche le cliniche<br />

diurne di psicoterapia e i centri d’assistenza<br />

ambulatoriale a Coira, a Cazis, Davos, Scuol,<br />

St. Moritz, Sta Maria, Poschiavo, Ilanz.<br />

politico-economico – la vita di ogni giorno. Bünter:<br />

«Non curate, le paure possono condurre a burnout,<br />

depressioni, isolamento sociale, dipendenze<br />

e finanche a invalidità e suicidio.»<br />

Per il medico psichiatra Markus Bünter la cura<br />

rappresenta una sfida. Si è dimostrato efficace il<br />

trattamento basato sulla combinazione di farmaci<br />

e di psicoterapie. «Ogni paura può essere curata<br />

e la cura porta ai pazienti un miglioramento della<br />

qualità della vita. È importante però che il paziente<br />

aderisca <strong>alla</strong> cura», dice il medico psichiatra. Di<br />

frequente basta una cura di tipo ambulatoriale.<br />

Per terapie più intensive sono di prezioso aiuto le<br />

cliniche diurne del PDGR.<br />

67


21 novembre 2012<br />

IL BICCHIERE DI TROPPO<br />

CAUSA MOLTA SOFFERENZA<br />

AI FAMILIARI<br />

Molti consumano alcol – con moderazione. Alcuni ne sono dipendenti. Questo porta<br />

spesso partner e famiglie ai limiti delle proprie possibilità. Chi accetta un aiuto<br />

specialistico può evitare ulteriore sofferenza.<br />

Di frequente i familiari di persone alcolizzate<br />

non ricorrono alle possibilità d’aiuto<br />

esistenti. E spesso non lo fanno per mera<br />

vergogna. «Ma non ci si deve vergognare», dice<br />

Rahul Gupta, specialista in <strong>Psichiatria</strong> e Psicoterapia<br />

e capo medico di <strong>Psichiatria</strong> speciale del<br />

Servizio psichiatrico dei Grigioni (PDGR). Chi non<br />

supera la vergogna e cerca aiuto danneggia ancora<br />

di più se stesso e la propria famiglia. La sofferenza<br />

non fa che crescere e conduce in dolorosi<br />

vicoli ciechi.» Con il tempo, dice Rahul Gupta in virtù<br />

della sua lunga esperienza, spesso anche gli<br />

stessi familiari di persone alcolizzate si ammalano,<br />

sia fisicamente che mentalmente. Soprattutto i<br />

figli soffrono per una vita intera delle conseguenze<br />

della dipendenza dall’alcol della madre o del<br />

padre. Non è la debolezza di carattere a portare<br />

le persone <strong>alla</strong> dipendenza. Quasi sempre essa è<br />

da mettere in relazione con problemi personali o<br />

lavorativi. Chi si rende conto di stare per diventare<br />

alcolizzato o già lo è dovrebbe cercare in prima<br />

persona un aiuto specialistico, per il bene proprio<br />

e per quello della propria famiglia. Il bicchiere di<br />

troppo, infatti, non ha ripercussioni soltanto sulla<br />

propria vita ma anche su quella di tutta la famiglia.<br />

Spesso i familiari possono esercitare un’influenza<br />

sulla situazione facendosi consigliare per<br />

trovare un’uscita dal vicolo cieco.<br />

La ruota gira<br />

Quando l’alcol diventa una dipendenza soffrono<br />

soprattutto i familiari.<br />

Chi beve troppo perde il controllo di se stesso.<br />

«Cresce il rischio di diventare aggressivi, di perdere<br />

le inibizioni, di diventare violenti, litigiosi e privi<br />

68


di senso critico. L’alcol modifica la personalità e di<br />

regola porta a malattie fisiche (tra le altre quelle<br />

legate a cuore e circolazione, intestino, diabete,<br />

fegato) e psichiche», spiega Rahul Gupta. «Non<br />

soltanto la persona con dipendenza dall’alcol ma<br />

anche i suoi familiari, che spesso per anni soffrono<br />

per la situazione, si ammalano nell’anima e<br />

nel corpo.»<br />

Una volta ogni tanto un bicchiere<br />

non fa male ma…<br />

«Su uno o due bicchieri di vino bevuti occasionalmente<br />

e in compagnia non c’è nulla da ridire.<br />

L’alcol ha anche effetti positivi. Rende più allegri,<br />

allevia la tristezza e fa dimenticare le paure», dice<br />

Gupta. Bisogna però stare attenti, con il passare<br />

del tempo, a non finire per affogare le proprie<br />

paure e la propria tristezza nell’alcol. «La dipendenza<br />

arriva lentamente, di soppiatto. Questo è il<br />

pericolo dell’alcol.»<br />

Chi beve abbandona il senso di responsabilità, lo<br />

lascia al partner o addirittura ai figli. Nascono così<br />

continuamente co-dipendenze. Questo significa<br />

che il partner non alcolizzato sostiene il partner<br />

nella sua dipendenza se compra l’alcol, richiede<br />

il certificato di malattia per il partner, giustifica il<br />

bere all’esterno, nella sfera sociale. Anche questo<br />

opprime molto i familiari. A volte bevono entrambi<br />

i partner, più spesso soltanto uno. «Se in una<br />

coppia uno dei due beve aumenta il carico per il<br />

partner sano», spiega Gupta. «Noi sperimentiamo<br />

spesso il caso del partner che non beve e dei<br />

figli che stanno inermi accanto al loro caro perché<br />

non sanno cosa fare e quale potrebbe essere la<br />

reazione del malato. In una fase di passaggio<br />

bisognerebbe almeno fissare delle regole con il<br />

partner, dirgli cosa lo aspetta, cosa si vuole, bisognerebbe<br />

dirgli anche che mette in gioco la sua<br />

famiglia.» Spesso sotto questo grosso carico psichico<br />

le famiglie finiscono per rompersi.<br />

Il dottor Rahul Gupta: «È importante procurarsi un<br />

aiuto.»<br />

CENTRO D’ASSISTENZA PDGR<br />

Offrono aiuto:<br />

- il PDGR con i suoi centri d’assistenza ambulatoriali<br />

regionali e con il Centro dipendenze Danis,<br />

tel. 058 225 35 35, www.pdgr.ch<br />

- la Blaue Kreuz, tel. 081 252 43 37<br />

www.blaueskreuz.gr.ch,<br />

- gli AA Alcolisti anonimi, hotline 0848 848 885,<br />

www.anonyme-alkoholiker.ch.<br />

l’alcol del proprio caro.» Il suo consiglio è di mettersi<br />

a sedere, di riflettere sulla situazione e chiedersi<br />

cosa c’è di negativo nel parlare dei problemi<br />

con uno specialista. «Pensate per favore a voi<br />

stessi», così Gupta si appella ai familiari di persone<br />

alcolizzate. «Cercatevi un aiuto, non continuate<br />

a vivere al di là delle vostre forze. La situazione<br />

può solo migliorare.»<br />

Pensare a se stessi<br />

Rahul Gupta tuttavia sa bene quanto sia difficile,<br />

spesso, per i familiari andare a cercare aiuto all’esterno.<br />

«Purtroppo», dice, «molti aspettano troppo<br />

a lungo, preferiscono nascondere i problemi con<br />

69


27 dicembre 2012<br />

BASTA CON LE DROGHE:<br />

IL CENTRO DIPENDENZE<br />

DANIS OFFRE UN’ANCORA<br />

DI SALVEZZA<br />

Provare una volta la cannabis o l’eroina, l’LSD o l’ecstasy. Se ci si ferma qui non succede molto.<br />

Ma se l’unica volta diventa più volte il pericolo di cadere nella dipendenza aumenta. Spesso<br />

i tossicomani hanno un solo desiderio: avere di nuovo una vita senza dipendenza. Il Centro<br />

dipendenze Danis a Cazis offre una disintossicazione controllata.<br />

Per lo più l’entrata nel mondo delle droghe<br />

avviene in modo ingenuo. Spesso è la propria<br />

curiosità a indurre in tentazione. Oppure<br />

sono gli amici che incitano a provare una<br />

volta lo speed o la cannabis (THC). Chi però poi<br />

continua cade nella dipendenza. Questa non solo<br />

è molto costosa ma ha anche ripercussioni sulla<br />

salute, sulla psiche, sulla personalità, sui rapporti<br />

familiari e amicali; spesso anche il lavoro è in pericolo.<br />

Una statistica riporta che nel 2007 circa un<br />

quinto della popolazione svizzera sopra i 15 anni<br />

ha già consumato cannabis una volta…<br />

«Molti tossicodipendenti vengono da noi di propria<br />

volontà, perché sono stanchi della loro dipendenza<br />

e vogliono avere di nuovo una vita<br />

normale», dice Anna Regula Gujer, vicedirettrice<br />

e medico di psichiatria speciale del Servizio psichiatrico<br />

dei Grigioni (PDGR) <strong>alla</strong> clinica Beverin di<br />

Cazis (Centro dipendenze Danis). Sono però anche<br />

i genitori o il medico di famiglia a prendere un<br />

appuntamento per i malati. Il reparto è specializzato<br />

in disintossicazione dalle droghe più comuni.<br />

Dopo la disintossicazione i pazienti possono<br />

stabilizzarsi e prepararsi eventualmente per una<br />

terapia esterna di lunga durata. Il Centro dipendenze<br />

Danis, che fa parte del PDGR e si trova nella<br />

clinica Beverin a Cazis, ha posti per massimo 14<br />

persone. «Abbiamo una lista d’attesa», spiega il<br />

70<br />

La strada per uscire d<strong>alla</strong> palude delle droghe è<br />

pietrosa e dura – il Centro dipendenze Danis offre<br />

aiuto.


CENTRO D’ASSISTENZA PDGR<br />

Il Centro dipendenze Danis, che fa parte<br />

della clinica Beverin del PDGR a Cazis, offre<br />

cure per le persone con dipendenza da<br />

droghe (disintossicazione in combinazione<br />

con offerte come agopuntura, terapia del<br />

disegno, lavori manuali, yoga, rilassamento,<br />

terapia sportiva ecc. e successiva fase di<br />

stabilizzazione). Persone con dipendenze,<br />

medici di famiglia o familiari possono<br />

prendere un appuntamento.<br />

Tel. 081 225 35 35 (centrale), www.pdgr.ch<br />

Anna Regula Gujer, vicedirettrice e medico di psichiatria speciale del PDGR nella clinica Beverin a Cazis, e<br />

il direttore del reparto Donato Spadin curano nel Centro Danis di Cazis, insieme a un’esperta squadra di<br />

collaboratori, i pazienti con dipendenze.<br />

direttore del reparto Donato Spadin. Tra gennaio<br />

e novembre 2012 Spadin ha contato 270 ingressi<br />

e 60 trasferimenti. È stato occupato circa il 96% dei<br />

letti. Il team medico nel 2012 ha curato 67 pazienti<br />

con dipendenza da oppiato, 29 consumatori di<br />

THC, 17 pazienti con abuso di benzodiazepina<br />

(farmaci per il rilassamento, sedativi e sonniferi),<br />

15 pazienti con politossicomania (abuso di più sostanze<br />

stupefacenti) e 194 persone con dipendenza<br />

dall’alcol.<br />

La speranza si chiama<br />

disintossicazione<br />

Nel Centro dipendenze Danis la disintossicazione<br />

da droghe illegali dura da due a quattro<br />

settimane. Dopo si può essere dimessi. Una disintossicazione<br />

totale «a freddo» è poco sensata,<br />

spesso significa solo sofferenza. «Gli eroinomani<br />

per esempio spesso ricevono il metadone come<br />

droga palliativa. O il Subutex». Anna Regula Gujer<br />

combatte i sintomi da disintossicazione con i<br />

medicinali. A seconda del tipo di droga, il corpo<br />

reagisce in modo diverso durante la disintossicazione.<br />

La dottoressa paragona la disintossicazione<br />

da oppiato ai sintomi dell’influenza: «Anche in<br />

questo caso si verificano dolori articolari e diarrea.<br />

Per questo non è sensato, durante una disintossicazione,<br />

abbandonare subito tutti i farmaci.» Il<br />

Centro dipendenze Danis rappresenta un’ancora<br />

di salvezza per molti tossicodipendenti, che vi si<br />

recano perché sono stanchi della propria dipendenza<br />

e cercano nuove ragioni di vita. Più di una<br />

volta si verificano, dopo la disintossicazione, delle<br />

ricadute. «Può succedere che a casa i pazienti si<br />

trovino di fronte a problemi che credono di non<br />

poter risolvere senza droghe», spiega così il problema<br />

Gujer. «La dipendenza è una strada. Dopo<br />

una ricaduta ci si rialza. Questa è la speranza.» Il<br />

team medico e i pazienti che vogliono disintossicarsi<br />

discutono insieme gli obiettivi e la strada per<br />

raggiungerli al momento dell’ingresso nel Centro.<br />

«Gli obiettivi non dipendono d<strong>alla</strong> sostanza consumata<br />

e d<strong>alla</strong> posizione della persona in quel<br />

momento della sua vita», dice Gujer. Durante la<br />

disintossicazione sono d’aiuto i referenti personali<br />

e una terapista della riabilitazione. Durante<br />

la fase di stabilizzazione i pazienti devono impegnarsi<br />

attivamente nei programmi di sport e creatività.<br />

Sport e hobby sono utili anche nella vita di<br />

tutti i giorni.<br />

71


CONTATTI<br />

Clinica Beverin<br />

Casella postale 200, 7408 Cazis<br />

Tel. +41 58 225 35 35<br />

Fax +41 58 225 35 36<br />

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MENTALVA<br />

Clinica privata Resort & Spa<br />

Clinica Beverin<br />

Casella postale 200, 7408 Cazis<br />

Tel. +41 58 225 33 50<br />

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72


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73


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