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Untitled - Adeo Group

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accio. Vi anticipo che per ragioni di<br />

tempo non sono riuscito a provare l'opzione<br />

fono, come vedrete dalla descrizione<br />

dei brani ascoltati, tutti da sorgente<br />

digitale. Lo 011 prevede un'ampia scelta<br />

di funzioni programmabili, che citeremo<br />

in parte: display On/Off, memoria volume<br />

all'accensione, a zero o all'ultimo valore<br />

prima dello spegnimento, livello<br />

d'uscita su due valori, carico e guadagno<br />

del fono, preselezione del livello da -6 a<br />

+6 dB, regolabile separatamente per ogni<br />

ingresso. Il bellissimo amplificatore di<br />

potenza (essendo un apparecchio che nasce<br />

stereofonico lo tratteremo come se<br />

fosse uno solo), prevede sul frontale un<br />

tasto per lo stand-by o accensione mentre<br />

il retro vede il tasto di alimentazione generale<br />

e dei bellissimi morsetti per i diffusori,<br />

sdoppiati, nel caso si usassero i<br />

cavi-ponticello per collegare a ponte i<br />

due canali, come nel caso di questa prova.<br />

La versione stereo fornisce 170 W per<br />

canale su 4 ohm, quella mono (anche<br />

configurata in fabbrica), 300 W. Gli ingressi<br />

sono sia bilanciati che sbilanciati.<br />

Ho usato una configurazione tutta bilanciata,<br />

dagli ingressi del pre fino a quelli<br />

dei finali. Originale l'estetica, che prevede<br />

tre lati che fungono da dissipatori di<br />

calore, con alettatura di buon design. Solo<br />

la parte centrale del frontale spezza la<br />

linea mediante un rettangolo verticale lucidato<br />

a specchio, a richiamare i classici<br />

frontali Burmester. Sul pesante pannello<br />

superiore in alluminio, un triangolo, ancora<br />

una volta finito a specchio, col marchio.<br />

Le amplificazioni tedesche hanno<br />

suonato nel seguente impianto: giradischi<br />

Basis 2001, braccio Graham 2.2, testina<br />

Scan Tech Lyra Helikon, cavo fono<br />

LAT International XLR, pre fono Einstein<br />

"The Turntable's Choice" bilanciato, cavo<br />

tra pre fono e preamplificatore Transparent<br />

Super XLR, lettore CD/SACD dCS<br />

Puccini+U-Clock Puccini, cavo tra lettore<br />

digitale e preamplificatore MIT Oracle<br />

MA Proline, cavo tra pre e finali MIT<br />

Oracle MA-X Proline, diffusori JBL<br />

4350B, cavi di potenza MIT Magnum<br />

MA, cavi di alimentazione MIT Shotgun<br />

AC 1, Black Noise Pearl ed altri autocostruiti,<br />

filtro di rete Black Noise 2500. Per<br />

il preamplificatore abbiamo usato l'ottimo<br />

cavo di alimentazione fornito da Burmester.<br />

Come ormai saprete, non comincio<br />

mai gli ascolti critici a freddo, sento il<br />

bisogno di ambientare le orecchie e lo<br />

stato d'animo, spesso alterato dalle rogne<br />

del lavoro. Per quest'occasione la scelta è<br />

caduta su una raccolta di brani di musica<br />

andina: “The Music Of The Andes” (Hemisphere),<br />

che include canzoni degli Inti<br />

Illimani, Quilapayun, Victor Jara, ecc. Sono<br />

musiche che mi affascinano da quando,<br />

ai tempi della mia adolescenza, gli<br />

Inti Illimani andavano per la maggiore<br />

nel nostro Paese. Amo profondamente il<br />

suono del flauto andino, delle percussioni<br />

di quelle zone del Sudamerica e del<br />

Cuatro, piccola chitarra a 4 corde di origine<br />

venezuelana. Ho avuto la fortuna di<br />

visitare una parte delle Ande e rivivere<br />

l'atmosfera incantata di quei posti, le cime<br />

delle altissime montagne spesso circondate<br />

dalla nebbia e gli indios dall'aria<br />

rassegnata e pacifica, non può far altro<br />

che riportarmi indietro di 30 anni, ad un<br />

periodo che farà parte per sempre del bagaglio<br />

d'esperienze che porto con me.<br />

Torniamo ai nostri tedesconi che, ancora<br />

freddi, colpiscono per il senso di presenza<br />

in gamma media, favorito da una riproduzione<br />

della gamma medioalta ben<br />

aperta e densa di particolari cesellati con<br />

eleganza, mai ridondanti. Dopo mezz'oretta<br />

di riscaldamento col segnale musicale,<br />

ché lo stand-by lo diamo per scontato,<br />

cominciamo a fare sul serio, con “The<br />

Ghost Of Tom Joad”, di Bruce Springsteen<br />

(Columbia). Ascolto da brivido:<br />

basso frenato e profondissimo, più<br />

profondo del solito, ahimè. Voce presente,<br />

“scavata” nel silenzio, chitarra ben definita.<br />

Il rumore (anzi, il suono, se permettete)<br />

del plettro che pizzica le corde è<br />

perfetto e lo affermo dopo aver accarezzato<br />

le corde della mia Eko acustica con<br />

plettro d'ordinanza. La dinamica espressa<br />

dall'armonica a bocca è quella che ci si<br />

Hi-end anche l’interno.<br />

aspetta da una registrazione ben curata,<br />

quale quella di cui stiamo parlando. Il<br />

charleston della batteria ha un suono che<br />

sembra leggermente più… lungo, meno<br />

secco rispetto al solito. Attribuirei questa<br />

curiosa sensazione ad una presenza maggiore<br />

di armoniche rispetto al consueto<br />

ed è, ovviamente, molto apprezzata.<br />

Questa amplificazione sembra lasciar<br />

passare qualcosa che normalmente si<br />

perde nei meandri di componenti elettronici<br />

e, forse, cavi. Le percussioni dal<br />

SACD Mercury Living Presence Chabrier<br />

- Roussel, eseguito dalla Detroit<br />

Symphony Orchestra diretta da Paul Paray,<br />

esplodono improvvise dai pianissimo<br />

d'archi del brano “España”, con un<br />

effetto molto simile a quanto si potrebbe<br />

apprezzare se si assistesse all'esecuzione<br />

reale. Il bilanciamento tonale tra le varie<br />

gamme di frequenza rasenta la perfezione,<br />

coinvolgendo l'ascoltatore in un'esperienza<br />

rara ed avvincente. La grancassa<br />

sul finire del brano ha la corretta profondità<br />

ed il livello non sovrasta mai il suono<br />

dell'orchestra, così come dovrebbe<br />

sempre essere. In alcune registrazioni/<br />

impianti, a volte la grancassa o i timpani<br />

oscurano tutta l'orchestra e questo è innaturale,<br />

non può accadere nella vita reale.<br />

Il merito di questa fantastica prestazione<br />

va diviso equamente, a parere di<br />

chi scrive, tra il celeberrimo Robert Fine,<br />

AUDIOREVIEW n. 327 novembre 2011 81


che ha curato la ripresa del suono, ed i<br />

Burmester, che rispettano il segnale dato<br />

loro in pasto. Anche nei tratti più aspri di<br />

questa cruda registrazione non v'è cenno<br />

di affaticamento per il cervello, a dimostrazione<br />

di come queste elettroniche<br />

trattino il segnale musicale col massimo<br />

rispetto e senza inficiarne la qualità. La<br />

scatola sonora, testata con lo “Schiaccianoci”<br />

di Tchaikovsky (Philips), diretto da<br />

Gergiev, è perfetta in larghezza e forse<br />

solo un filo costretta in profondità, probabilmente<br />

a causa dell'estremo rigore<br />

nella riproduzione della gamma media,<br />

mai arretrata rispetto alla mediobassa,<br />

per la gioia delle orecchie di chi, avvezzo<br />

ad ascoltare dal vivo, sa che il mediobasso<br />

gonfio, in natura, non si riscontra.<br />

Non è un segreto che basterebbe diminuire<br />

impercettibilmente il livello dei<br />

medi, per ottenere l'immediato arretramento<br />

della scena, per la gioia dei fan di<br />

David Copperfield… o del Mago Oronzo.<br />

La capacità di pilotaggio di questi finali<br />

in configurazione monofonica è notevolissima.<br />

Non c'è modo di farli scomporre<br />

neanche nei passaggi più critici.<br />

Aplomb e controllo sono sempre garantiti.<br />

Una bella registrazione di voci barocche,<br />

questa della BIS, il cui CD ha per titolo<br />

“Music From The Time Of Christian<br />

IV”, con l'adorata Emma Kirkby soprano<br />

solista. Si tratta di una raccolta di madrigali<br />

composti a cavallo dei secoli XVI e<br />

XVII. I Burmester collocano alla perfezione<br />

nello spazio le voci ed i loro riverberi.<br />

La credibilità dei suoni che viaggiano<br />

nella stanza d'ascolto è elevatissima ed il<br />

relax prende il sopravvento. Vi è mai capitato<br />

di ascoltare musica non amplificata<br />

in un teatro - mi auguro di sì, ovviamente<br />

- e preoccuparvi per la qualità dei<br />

suoni? Ne dubito… Al massimo vi sarete<br />

innervositi per un'esecuzione che non rispettava<br />

i vostri gusti. Lo stesso accade<br />

quando si è al cospetto dei grandi impianti<br />

audio, se messi a punto come si<br />

deve. Tasto dolente, quest'ultimo, sul<br />

quale sorvolerei. Se l'impianto è a posto,<br />

si dimenticano i componenti e l'ascolto<br />

della musica prende il sopravvento. Al<br />

massimo ci rimarrà da criticare il tecnico<br />

di registrazione, che magari ha lavorato<br />

male. I chiaroscuri dei duetti tenore-soprano<br />

sono pennellati alla perfezione<br />

dalle elettroniche tedesche. Per saggiare<br />

a 360 gradi le capacità dei Burmester, rispolvero<br />

il secondo CD di Jarabe de Palo,<br />

“Depende” (Virgin). Non posso non riconoscere<br />

di aver gradito i primi due lavori<br />

di questo gruppo spagnolo, la cui musica<br />

è un misto di rock, salsa, son, rumba ed<br />

altri ritmi, principalmente cubani, assemblati<br />

con misura e buon gusto. Purtroppo<br />

il gruppo si è perso per strada dopo i primi<br />

due lavori, a nostra modesta opinione.<br />

Il brano “Pura sangre” è riprodotto<br />

dai Burmester con l'autorevolezza e la<br />

cattiveria (so che sembra che io abusi di<br />

questo termine ma la musica è spesso<br />

“cattiva”) richieste dalla sezione ritmica<br />

di questo “martellante” brano. Basso e<br />

pedale della grancassa vanno all'unisono,<br />

restando sempre chiaramente identificabili<br />

e senza mai coprire gli altri strumenti.<br />

Prestazione esemplare, decisamente.<br />

E così a seguire, nel poco tempo<br />

che purtroppo abbiamo avuto per questa<br />

prova, che avremmo voluto più approfondita.<br />

Quanto approfondita? Vediamo…<br />

a tempo indeterminato? Temo che<br />

il Distributore non sarebbe stato d'accordo,<br />

mentre qui lo spazio per ospitare<br />

questi 3 Burmester c'era, eccome se c'era.<br />

E non solo lo spazio. Spesso mi capita di<br />

avere un apparecchio in prova, magari<br />

anche apprezzarne le qualità ma c'è qual-<br />

Totalmente bilanciata la circuitazione dello 011.<br />

82 AUDIOREVIEW n. 327 novembre 2011


Il pre 011.<br />

cosa che mi spinge a tornare al mio suono<br />

familiare, dotato di un equilibrio trovato<br />

dopo svariati anni di prove ed aggiustamenti.<br />

Mi è capitato anche con apparecchi<br />

molto costosi, e sicuramente<br />

“migliori” dei miei (ecco il motivo per il<br />

quale metto l'aggettivo tra virgolette), di<br />

voler tornare al mio consueto mix tra costo<br />

e prestazione, forse perché ormai ho<br />

imparato a non soffrire la separazione<br />

con prodotti superiori a quelli ai quali<br />

faccio riferimento quotidianamente. Ebbene,<br />

restituire a Maurizio Pol di <strong>Adeo</strong><br />

<strong>Group</strong> le tre lucide elettroniche, mi è pesato<br />

un po' più del solito. Non ho ascoltato<br />

niente, per loro tramite, che fosse<br />

meno che affascinante. Ogni tanto ridevo<br />

sotto i baffi (che non ho) di quanto letto<br />

negli anni, in rete. Mi ero fatto un'idea di<br />

suono freddo, magari sbilanciato sul medioalto,<br />

secondo il gusto teutonico di<br />

qualche anno fa, forse ancora riscontrabile<br />

su qualche diffusore qua e là. Riconosco<br />

peraltro di non essere mai stato colpito<br />

dal suono Burmester nelle innumerevoli<br />

manifestazioni alle quali ho assistito.<br />

Ecco l'ennesima dimostrazione che giudicare<br />

il suono di un impianto o, peggio<br />

ancora, di un singolo componente, in un<br />

ambiente non controllato, può portare a<br />

svarioni colossali, con buona pace dei pesci<br />

che abboccheranno, pronti a criticare<br />

ciò che non conoscono se non per sentito<br />

dire. Approfitto del fatto di essere già in<br />

argomento per chiarire un concetto, visto<br />

che una persona che reputo intelligente,<br />

una volta si è messa a strillare su un forum,<br />

dicendo che io… critico i forum. Errore,<br />

sarei uno stupido se criticassi uno<br />

strumento, fosse anche una mitragliatrice.<br />

È opinione comune che gli strumenti<br />

non siano in sé buoni o cattivi e che sia<br />

l'uso che se ne fa a connotarli. I forum sono<br />

come lo Speaker's Corner di Hyde<br />

Park: chiunque può sedersi davanti alla<br />

tastiera e scrivere qualsiasi cosa, oltretutto<br />

senza rischiare i pomodori in faccia,<br />

visto che è protetto dall'anonimato e dallo<br />

schermo del computer. Lungi da me limitare<br />

la libertà di parola anche dell'ultimo<br />

arrivato ma da qui a fare proselitismo<br />

con la classica falsità che, se ripetuta<br />

varie volte, diventa dogma, ce ne corre.<br />

Niente di più facile, infatti, che leggere<br />

un giudizio (magari errato) e vederlo riportare<br />

poi all'infinito, in una sorta di copia/incolla<br />

senza senso, col risultato di<br />

vedere risposte del tipo: “se tu dici che è<br />

così, non mi scomodo neanche ad andare<br />

ad ascoltare”. Sarebbe utile provvedere<br />

una moderazione che garantisca un minimo<br />

di attendibilità alle informazioni<br />

date in pasto al pubblico. Forse, a monte,<br />

Eccellente il livello dei connettori.<br />

ci vorrebbero dei moderatori qualificati<br />

ma evidentemente non è semplice trovarli.<br />

Torniamo ai nostri Burmester, che<br />

questa divagazione rischia di diventare<br />

stucchevole. Serva almeno a spiegare<br />

chiaramente a chi ci legge, che si dovrebbe<br />

sempre fare piazza pulita di quanto<br />

letto o ascoltato dalle altre persone ed accertarsi<br />

sempre con le proprie orecchie<br />

del suono di un marchio o di un apparecchio.<br />

Ancora oggi, dopo quasi un decennio<br />

di recensioni e non so più quanto<br />

tempo (lo so ma comincio a vergognarmi<br />

a dirlo) di ascolti e prove, capita anche al<br />

sottoscritto di farsi un'idea in base a<br />

qualche sentito dire e di doversi ricredere<br />

davanti ai fatti. Burmester mi ha chiaramente<br />

dimostrato in quest'occasione<br />

quanto le voci che circolano tra gli audiofili<br />

possano essere viziate da valutazioni<br />

palesemente errate. A parere personale<br />

di chi scrive, ovviamente, che nessuno ha<br />

la pretesa di possedere il verbo. Ancora<br />

una volta si tratta di macchine piuttosto<br />

costose, che comunque si collocano nella<br />

fascia medioalta del mercato, senza raggiungere<br />

livelli di costo francamente sproporzionati.<br />

Nessuna critica evidente riesco<br />

ad addebitare al loro suono, che mi ha<br />

accompagnato per un paio di intense settimane<br />

di ascolti. I livelli d'ascolto ai quali<br />

mi godo alcuni generi musicali hanno<br />

consigliato <strong>Adeo</strong> di fornirmi due finali a<br />

ponte ma uno solo in versione stereo sarà<br />

sufficiente per la maggior parte delle applicazioni<br />

domestiche, coi suoi 100 W per<br />

canale su 8 ohm e 170 su 4. Come potete<br />

valutare dalla fotografia, l'alimentatore è<br />

ottimamente dimensionato e la “spinta”<br />

non mancherà neanche se utilizzate diffusori<br />

dalla sensibilità poco elevata. Vi consiglio<br />

l'ascolto di qualche Burmester senza<br />

riserve, magari nel vostro impianto,<br />

per poterli apprezzare appieno. A me sono<br />

piaciuti molto e spero di poter provare<br />

a breve anche i modelli superiori, che<br />

l'appetito viene mangiando, si dice. Buon<br />

app… buona musica a tutti.<br />

Angelo Jasparro<br />

AUDIOREVIEW n. 327 novembre 2011 83

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