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1 ARTERIOSCLEROSI 1 INTRODUZIONE ... - Scienze motorie

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<strong>ARTERIOSCLEROSI</strong><br />

1 <strong>INTRODUZIONE</strong><br />

Arteriosclerosi Patologia delle arterie, caratterizzata dall’indurimento della<br />

parete di tali vasi. Il termine arteriosclerosi assume un significato generico,<br />

potendo esso riferirsi a forme patologiche distinte, come l’aterosclerosi, la<br />

sclerosi di Mönckeberg e l’arteriolosclerosi. Le malattie arteriosclerotiche<br />

costituiscono le principali cause delle patologie delle arterie coronarie e<br />

possono portare ad aneurisma, trombosi, a gangrena degli arti in cui si<br />

trova l’arteria sclerotica, a cardiopatia polmonare e a cecità.<br />

2 ATEROSCLEROSI<br />

L'aterosclerosi rappresenta la forma più comune di arteriosclerosi, e<br />

costituisce la prima causa di morte nei paesi dell'Occidente industrializzato.<br />

2.1 Cause<br />

Essa colpisce le arterie di grosso e medio calibro, soprattutto l’aorta, le<br />

arterie femorali, le arterie coronarie e le carotidi, ma anche le arterie di altri<br />

distretti, ad esempio quelle renali; in tali vasi, si verifica una progressiva<br />

deposizione di colesterolo e di altri lipidi, che determinano formazioni dette<br />

striature grasse e placche fibrose. Le striature grasse rappresentano le<br />

lesioni più precoci; esse si producono a livello della tunica intima<br />

dell'arteria, ossia dello strato più interno del vaso, per l’accumulo di<br />

molecole lipidiche tra le cellule della parete arteriosa. Le placche fibrose, o<br />

ateromi, si formano con il progredire della malattia; sono ammassi di<br />

materiale che, lacerando l’endotelio del vaso, sporgono verso il lume,<br />

determinandone il restringimento e, infine, l’occlusione. Sulle placche si<br />

depositano elementi cellulari più o meno degradati, in particolare macrofagi<br />

e cellule sanguigne. Le placche possono andare soggette a calcificazione,<br />

fenomeno che può instaurare nel vaso un processo di ulcerazione e di<br />

necrosi (morte cellulare), e la formazione di trombi, ossia di coaguli che,<br />

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staccandosi, possono venire trasportati dal flusso sanguigno e ostruire vasi<br />

di piccolo calibro.<br />

2.2 Sintomi<br />

A seconda delle arterie interessate, l'aterosclerosi può dare un quadro<br />

clinico caratteristico (in particolare, se colpisce le coronarie: cardiopatia<br />

ischemica; le arterie renali: insufficienza renale; le carotidi: perdita della<br />

memoria, cefalea, vertigini).<br />

tale patologia viene considerata tra i fattori di rischio, da considerare<br />

nell’esame del paziente.<br />

ISCHEMIA<br />

In medicina, il deficiente apporto di sangue un distretto più o meno<br />

limitato dell’organismo per la diminuzione del normale afflusso ( riduzione<br />

dell’intera massa circolante; spasmo, compressione , ostruzioni vasali)<br />

oppure mancato adeguamento a momentanee necessità funzionali.<br />

L’ischemia determina una sofferenza dei tessuti colpiti, in entità<br />

proporzionata al grado e alla durata del deficit nella irrorazione e alla<br />

vulnerabilità del tessuto stesso. La sintomatologia che ne risulta è<br />

estremamente variabile a seconda della sede interessata. Le lipotimie, gli<br />

infarti l’angina pectoris, la claudicazione intermittente, l’angina abdominis<br />

sono espressione di fenomeni<br />

ischemici.<br />

INFARTO<br />

1 <strong>INTRODUZIONE</strong><br />

Infarto Termine con cui si definisce un processo di necrosi che si verifica in<br />

un tessuto, quando questo non viene più sufficientemente irrorato dalla<br />

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circolazione sanguigna. La necrosi consiste nella progressiva morte delle<br />

cellule che, non ricevendo ossigeno, non possono svolgere le reazioni di<br />

respirazione cellulare necessarie alla loro sopravvivenza. L'infarto può<br />

colpire, in particolare, il cervello (infarto cerebrale), il polmone (infarto<br />

polmonare) o l’intestino (infarto intestinale). Nell’accezione più comune, il<br />

termine infarto si riferisce però all’infarto del miocardio, ossia a una<br />

sindrome che colpisce la parete muscolare del cuore.<br />

2 SINTOMI<br />

L'infarto del miocardio è causato dall'occlusione parziale o totale di una o<br />

più arterie coronarie (vasi che si dipartono dall’arteria aorta e irrorano il<br />

cuore), in genere ostruite a causa di un processo arteriosclerotico in atto. In<br />

genere, l'evento infartuale si manifesta come un intenso dolore diffuso del<br />

torace, che può essere preceduto dai cosiddetti prodromi, ossia da dolori di<br />

entità moderata, di tipo angina pectoris, che compaiono poco tempo prima<br />

dell’attacco d’infarto. Tali dolori comprendono un senso di oppressione<br />

retrosternale, che può estendersi, sul lato sinistro del corpo, al braccio, alla<br />

mano, alla spalla e al collo e si manifestano in occasione di uno sforzo<br />

fisico. Al momento dell’infarto vero e proprio, interviene il dolore diffuso,<br />

non provocato da sforzo fisico, che può essere seguito da dolore, senso di<br />

nausea, repentino abbassamento della pressione sanguigna, febbre anche<br />

elevata, abbondante sudorazione. L’infarto non è di per sé letale: risultano<br />

invece molto pericolose alcune complicazioni che, se esso non viene<br />

tempestivamente affrontato, possono rapidamente sopraggiungere. In<br />

particolare, possono essere causa di morte la fibrillazione, ossia la<br />

comparsa di una profonda alterazione del battito cardiaco, la rottura delle<br />

pareti cardiache, la perforazione del setto che divide i due ventricoli e<br />

l’insufficienza o la rottura delle valvole cardiache.<br />

Angina pectoris<br />

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Angina pectoris Sindrome dolorosa, causata da diminuzione transitoria<br />

del flusso di sangue e, quindi, di ossigeno nel tessuto muscolare del cuore.<br />

La condizione di scarso apporto di ossigeno al tessuto cardiaco prende il<br />

nome di ischemia. L'angina pectoris può essere provocata sia da uno stato<br />

protratto di contrazione delle arterie coronarie, sia dalla presenza nelle<br />

stesse di restringimenti del lume dei vasi (stenosi), generalmente a causa<br />

della presenza di ostruzioni di natura arteriosclerotica. Colpisce<br />

prevalentemente le persone di mezza età e anziane. Sintomo caratteristico<br />

dell'angina pectoris è costituito da una sensazione dolorosa di costrizione<br />

o di oppressione posteriormente allo sterno, che può irradiarsi alla spalla e<br />

al braccio sinistro, alla schiena o al collo. Gli attacchi durano in genere<br />

alcuni minuti e possono essere causati da stress emotivo o, più<br />

frequentemente, da attività fisiche che richiedono un aumento dell'apporto<br />

di sangue al cuore. Riposo e rilassamento procurano sollievo dalla<br />

sintomatologia. Per migliorare la circolazione coronarica è possibile<br />

trattare i pazienti anginosi con farmaci che dilatano i vasi sanguigni,<br />

oppure, nei casi di maggiore gravità, sottoporli a interventi chirurgici (bypass,<br />

angioplastica). Gli attacchi di angina di per sé non provocano danni,<br />

ma possono costituire un segnale che precede un attacco cardiaco (ad<br />

esempio l'infarto miocardico).<br />

ISCHEMIA CELEBRALE<br />

1 <strong>INTRODUZIONE</strong><br />

Ictus Danno cerebrale spesso mortale, dovuto a un blocco o a un'emorragia<br />

dei vasi sanguigni cerebrali. Alcuni tessuti del cervello sono molto sensibili<br />

alla sospensione dell'irrorazione sanguigna anche per pochi minuti e il loro<br />

rapido deterioramento può causare paralisi degli arti o degli organi<br />

controllati dall'area cerebrale colpita. Spesso l'ictus è associato a<br />

ipertensione arteriosa e/o aterosclerosi. Tra le manifestazioni dell'ictus vi<br />

sono debolezza dei muscoli facciali, incapacità di parlare, perdita del<br />

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controllo della vescica, difficoltà di respirazione e deglutizione, paralisi o<br />

indebolimento, generalmente di un solo lato del corpo.<br />

2 CAUSE<br />

La maggior parte dei casi di ictus è dovuta a blocco arterioso causato da<br />

trombosi o da embolia. La trombosi è dovuta all'occlusione di un vaso da<br />

parte di un coagulo sanguigno, detto trombo. Un trombo si può formare<br />

quando la circolazione sanguigna è rallentata, ad esempio a causa del<br />

restringimento di una grossa arteria, provocato dalla presenza di una<br />

placca di aterosclerosi sulle pareti arteriose.<br />

La potenziale vittima di ischemia presenta spesso ricorrenti segni<br />

premonitori di paralisi transitorie, ad esempio a un braccio o a una gamba,<br />

o su un lato del volto, oppure deficit della parola, della vista o di altre<br />

funzioni <strong>motorie</strong>. A questo stadio è spesso possibile intervenire<br />

chirurgicamente sui depositi formatisi nelle arterie cerebrali, con tecniche<br />

come la chirurgia al laser e i by-pass microchirurgici dei blocchi. È<br />

possibile inoltre applicare farmaci anticoagulanti, modifiche della dieta e<br />

anche dosi giornaliere di acido acetilsalicilico. La trombosi vera e propria si<br />

verifica quando un'arteria è completamente occlusa, causando danno<br />

cerebrale permanente.<br />

L'embolia cerebrale si verifica, invece, quando un'arteria cerebrale viene<br />

improvvisamente bloccata da materiale proveniente da un'altra parte del<br />

circolo ematico. Le masse solide dette emboli possono essere trombi<br />

staccatisi da arterie, ammassi cellulari, coaguli, corpi estranei e perfino<br />

bolle d'aria.<br />

L'emorragia dei vasi cerebrali, una causa di ictus meno frequente, si<br />

verifica soprattutto quando nelle grandi arterie cerebrali superficiali si<br />

formano aneurismi, cioè dilatazioni patologiche permanenti della parete<br />

arteriosa. La rottura di un aneurisma causa danni al cervello dovuti alla<br />

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penetrazione del sangue nei tessuti e alla riduzione del flusso ematico<br />

cerebrale oltre il punto di rottura.<br />

Il trattamento dell'ictus è essenzialmente preventivo e consiste in un<br />

rigoroso controllo della dieta (in particolare dell'apporto alimentare di grassi<br />

saturi), nell'esercizio fisico e, talvolta, nella somministrazione di<br />

anticoagulanti. Importanti fattori di rischio per queste patologie sono<br />

l'ipertensione, l'ipercolesterolemia e l'abitudine al fumo.<br />

3 RIABILITAZIONE<br />

La riabilitazione dei pazienti colpiti da ictus necessita dell'aiuto specialistico<br />

di neurologi, fisioterapisti, logopedisti (terapisti del linguaggio) e altro<br />

personale medico, soprattutto nei primi sei mesi, quando sono possibili i<br />

maggiori progressi. Per riacquistare il controllo motorio degli arti<br />

paralizzati, vengono impiegati esercizi passivi di stretching e fisioterapia;<br />

talvolta i pazienti riescono anche a eseguire esercizi attivi e a riprendere<br />

l'uso della parola. Il grado di recupero varia moltissimo da paziente a<br />

paziente. Dopo la cardiopatia coronarica e il cancro, l'ictus rappresenta la<br />

terza causa di morte nell'emisfero occidentale.<br />

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