Note del corso di Analisi II (parte di calcolo delle probabilita' e ...
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(i) La teoria classica avviata alla metà <strong>del</strong> ’600 dai pionieri <strong>del</strong> <strong>calcolo</strong> <strong>del</strong>le probabilità (Pierre<br />
Fermat, Blaise Pascal, Christian Huygens, ecc.), originata da alcuni quesiti circa i giochi <strong>di</strong> azzardo,<br />
e centrata sulla nozione <strong>di</strong> equiprobabilità — ovvero <strong>di</strong>stribuzione uniforme <strong>di</strong> probabilità per insiemi<br />
finiti. Qui la probabilità <strong>di</strong> un evento è tipicamente vista come rapporto tra il numero dei casi favorevoli<br />
e quello dei casi possibili, e quin<strong>di</strong> si basa sul <strong>calcolo</strong> combinatorio. 7 Rientrano comunque in questa<br />
stagione pionieristica anche la derivazione <strong>del</strong>la Formula <strong>di</strong> Bayes e dei primi teoremi limite.<br />
(ii) L’interpretazione frequentista <strong>del</strong> concetto <strong>di</strong> probabilità, sviluppata nel ’700 soprattutto in<br />
Inghilterra, che definisce la probabilità <strong>di</strong> un evento come il limite a cui tende il rapporto tra il numero<br />
dei casi in cui si è verificato l’evento ed il numero <strong>di</strong> esperimenti, al tendere <strong>di</strong> quest’ultimo all’infinito.<br />
In tal modo si attribuisce alla probabilità una base <strong>del</strong> tutto empirica, coerentemente con la tra<strong>di</strong>zione<br />
filosofica anglosassone.<br />
Questa definizione <strong>di</strong> probabilità trova fondamento nel Teorema dei Gran<strong>di</strong> Numeri (<strong>di</strong>mostrata<br />
da Jakob Bernoulli già nel 1689). L’applicazione <strong>di</strong> questo punto <strong>di</strong> vista è necessariamente ristretto<br />
agli eventi indefinitamente ripetibili.<br />
(iii) L’approccio assiomatico, co<strong>di</strong>ficato nel 1933 dal grande matematico russo A.N. Kolmogorov,<br />
in cui la probabilità è intepretata come una misura non negativa e <strong>di</strong> massa totale 1, ed èè quin<strong>di</strong><br />
trattata nell’ambito <strong>del</strong>la teoria matematica <strong>del</strong>la misura, sviluppata all’inizio <strong>del</strong> ’900. Al giorno<br />
d’oggi questo è l’approccio più comunemente adottato.<br />
(iv) L’interpretazione soggettivista, introdotto dal matematico italiano De Finetti nella prima metà<br />
<strong>del</strong> ’900, secondo cui la probabilità <strong>di</strong> un evento esprime il grado <strong>di</strong> fiducia nel suo verificarsi, e quin<strong>di</strong> è<br />
frutto <strong>di</strong> una valutazione soggettiva (piuttosto che oggettiva come nell’approccio frequentista). Questo<br />
può permettere <strong>di</strong> attribuire una probabilità ad eventi irripetibili.<br />
Questa schematizzazione è alquanto ru<strong>di</strong>mentale, ed incompleta; ad esempio trascura la statistica,<br />
che ha <strong>di</strong>versi punti <strong>di</strong> contatto con il <strong>calcolo</strong> <strong>del</strong>le probabilità. Ad esempio, la classica formula <strong>di</strong><br />
Bayes (<strong>del</strong> 1763) ha dato luogo a notevolissimi sviluppi <strong>di</strong> statistica inferenziale, che ben si inquadrano<br />
nell’impostazione soggettivista. Un’altra scuola <strong>di</strong> pensiero è invece più incline ad un approccio<br />
frequentista alla statistica.<br />
Una conciliazione <strong>di</strong> queste opinioni non sembra in vista. Un autorevole commentatore ha osservato<br />
che raramente è stato registrato un simile <strong>di</strong>saccordo, perlomeno in epoca successiva alla costruzione<br />
<strong>del</strong>la Torre <strong>di</strong> Babele.<br />
La Nozione <strong>di</strong> σ-Algebra. Il Bal<strong>di</strong>, dovendo mettere tutto nero su bianco, non se l’è sentita <strong>di</strong><br />
omettere questo concetto; questo l’ha costretto a varie precisazioni e verifiche in <strong>di</strong>versi punti <strong>del</strong> testo.<br />
A noi, che in questo <strong>corso</strong> siamo meno interessati agli aspetti teorici, questo più che <strong>di</strong>fficile può forse<br />
apparire un po’ sterile. In effetti nei casi più tipici la σ-algebra è costituita da P(Ω) — l’insieme<br />
<strong>del</strong>le parti <strong>di</strong> Ω, ovvero la famiglia <strong>di</strong> tutti i sottoinsiemi <strong>di</strong> Ω. Ora ogni buon matematico sa che,<br />
sviluppando la teoria <strong>del</strong>le variabili aleatorie continue, non è corretto assumere P(Ω) come σ-algebra,<br />
perché in tal modo si includono degli insiemi estremamente patologici. Verissimo, ma nella vita ed<br />
anche nella matematica <strong>di</strong> ogni giorno affrontiamo rischi ben maggiori senza curarcene minimamente:<br />
il rischio che ha un ingegnere <strong>di</strong> imbattersi in un insieme patologico <strong>del</strong> tipo qui paventato è ben<br />
minore <strong>di</strong> quello che gli cada in testa un meteorite.<br />
Quin<strong>di</strong> possiamo ben semplificarci la vita prendendo P(Ω) come σ-algebra. E possiamo farlo senza<br />
suscitare la <strong>di</strong>sapprovazione <strong>di</strong> Bal<strong>di</strong>, che pure (immagino) lo avrebbe fatto, se solo non avesse dovuto<br />
affidarlo per iscritto all’eternità...<br />
Il σ compare anche nella locuzione <strong>di</strong> σ-ad<strong>di</strong>tività, ovvero l’estensione ad una successione <strong>di</strong> eventi<br />
<strong>del</strong>la proprietà <strong>di</strong> ad<strong>di</strong>tività <strong>del</strong>la misura <strong>di</strong> probabilità. Questa nozione è invece inelu<strong>di</strong>bile.<br />
• L’Evento Certo e l’Evento Impossibile. L’evento certo è Ω, ovvero l’intero spazio dei possibili<br />
risultati. Uno degli assiomi <strong>del</strong>la teoria <strong>del</strong>la misura prescrive P(Ω) = 1, comunque possono esservi<br />
eventi non certi <strong>di</strong> probabilità 1; questi eventi sono detti quasi certi. Analogamente, ∅ rappresenta<br />
7 Con quest’ultimo <strong>di</strong> intende lo stu<strong>di</strong>o <strong>del</strong>la car<strong>di</strong>nalità (ovvero la numerosità) degli insiemi costituiti da un numero<br />
finito <strong>di</strong> elementi.<br />
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