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Note del corso di Analisi II (parte di calcolo delle probabilita' e ...

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60 ad esempio, permette <strong>di</strong> giungere ad una decisione circa l’esito <strong>del</strong> test, evitando le esitazioni<br />

che potrebbero presentarsi in seguito all’uso <strong>del</strong> p-value. Quest’ultimo strumento è appunto meno<br />

decisionale e più conoscitivo, e lo scopo <strong>di</strong> un test vuole essere soprattuto decisionale.<br />

Per quel che possono valere gli aggettivi, <strong>di</strong>versi sperimentatori usano questa terminologia: 61<br />

gli in<strong>di</strong>zi sono molto fortemente a sfavore <strong>di</strong> H 0 se p-value < 0.01,<br />

gli in<strong>di</strong>zi sono fortemente a sfavore <strong>di</strong> H 0 se p-value ∈ ]0.01, 0.05[,<br />

gli in<strong>di</strong>zi sono debolmente a sfavore <strong>di</strong> H 0 se p-value ∈ ]0.05, 0.1[.<br />

(7.11)<br />

Si noti che un alto p-value può essere un debole in<strong>di</strong>zio contro H 0 (però se è troppo alto non è nemmeno<br />

un in<strong>di</strong>zio!), ma non può mai essere un forte in<strong>di</strong>zio in favore <strong>di</strong> H 0 . Infatti nessun test può concludersi<br />

nettamente in favore <strong>di</strong> H 0 , ovvero nettamente contro H A .<br />

Test o Stime? Test e stime rispondono ad esigenze <strong>di</strong>verse:<br />

le stime sono descrittive: forniscono una conoscenza;<br />

i test sono decisionali: danno luogo ad una decisione.<br />

(7.12)<br />

In <strong>di</strong>versi casi si può scegliere tra una stima intervallare ed un test; l’uso <strong>del</strong> p-value rappresenta una<br />

sorta <strong>di</strong> compromesso tra queste due esigenze.<br />

I test possono anche presentare il seguente vantaggio rispetto alle stime intervallari: essi offrono<br />

la possibilità <strong>di</strong> utilizzare l’ipotesi H 0 nei calcoli. Come è mostrato dal seguente esempio, questo può<br />

essere utile specialmente quando l’ipotesi H 0 è semplice (ovvero non composta).<br />

Alla fine <strong>del</strong>la precedente sezione, abbiamo illustrato dei proce<strong>di</strong>menti per la stima intervallare<br />

<strong>del</strong>la me<strong>di</strong>a e <strong>del</strong>la varianza <strong>di</strong> una <strong>di</strong>stribuzione normale. Per quanto già osservato, queste stime<br />

danno luogo a corrispondenti test sul valore <strong>del</strong>la me<strong>di</strong>a e <strong>del</strong>la varianza.<br />

8 Tolleranza<br />

Le <strong>di</strong>mensioni dei manufatti prodotti industrialmente si <strong>di</strong>scostano necessariamente da un prescritto<br />

valore nominale. Per tolleranza si intende la massima deviazione consentita dalla norma. Nella<br />

produzione <strong>di</strong> manufatti composti da più elementi, si presenta la necessità <strong>di</strong> valutare la variazione <strong>del</strong><br />

manufatto assemblato M, sulla base <strong>del</strong>le variazioni dei componenti M 1 , ..., M N (analisi <strong>del</strong>l’errore).<br />

Consideriamo il caso in cui una quantità X relativa ad M sia la somma <strong>del</strong>le corrispondenti<br />

quantità dei componenti: X = ∑ N<br />

i=1 X i . Ad esempio, gli X i potrebbero rappresentare <strong>del</strong>le lunghezze,<br />

dei pesi, <strong>del</strong>le concentrazioni, <strong>del</strong>le resistenze elettriche, ecc..<br />

62<br />

Poiché ciascun X i è affetto da<br />

un errore δ i (positivo o negativo), pure X sarà affetto dall’errore δ = ∑ N<br />

i=1 δ i . Supponiamo che<br />

|δ i | ≤ ε i , quest’ultima essendo la tolleranza <strong>del</strong>la componente i-esima. Si pone l’esigenza <strong>di</strong> maggiorare<br />

|δ| = | ∑ N<br />

i=1 δ i |. Vi sono due mo<strong>di</strong> principali <strong>di</strong> valutare δ:<br />

(i) un metodo deterministico, in cui si presuppone il peggior caso possibile:<br />

N∑<br />

∣ ∣∣∣ N∑ N∑<br />

|δ| =<br />

∣ δ i ≤ |δ i | ≤ ε i =: ε ′ ; (8.1)<br />

i=1 i=1 i=1<br />

(ii) un metodo probabilistico, che qui illustriamo brevemente.<br />

60 Accontentarsi <strong>del</strong>la grossolana <strong>di</strong>stinzione tra “buono e non buono” può essere più comodo che formulare un giu<strong>di</strong>zio<br />

qualitativo più raffinato. La como<strong>di</strong>tà comunque non dovrebbe essere il solo criterio <strong>di</strong> scelta.<br />

61 Questo richiede una precisazione. Il termine in<strong>di</strong>zio è una maldestra traduzione <strong>del</strong>l’inglese evidence, che viene usato<br />

in statistica inferenziale. In senso giuri<strong>di</strong>co evidence significa prova o testimonianza, e quin<strong>di</strong> è sostanzialmente <strong>di</strong>verso<br />

da in<strong>di</strong>zio, oltre ad essere più forte. D’altra <strong>parte</strong> non sarebbe corretto tradurre evidence con evidenza, che in Italiano<br />

ha un altro significato.<br />

62 Il problema <strong>del</strong>l’analisi <strong>del</strong>l’errore e <strong>del</strong>la tolleranza si presenta in ogni produzione industriale.<br />

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