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SARDEGNA
INTRODUZIONE ALLA SARDEGNA<br />
3 Ritratto della <strong>Sardegna</strong><br />
15 Note storiche<br />
LA SARDEGNA ZONA PER ZONA<br />
23 Cagliari e il Sud<br />
45 La Costa orientale<br />
59 Il Centro e la Barbagia<br />
83 La Costa occidentale<br />
117 Il Nord e la Costa Smeralda<br />
Testi e disegni tratti da<br />
LE GUIDE MONDADORI<br />
SARDEGNA<br />
Milano, 2003
INTRODUZIONE<br />
ALLA SARDEGNA<br />
Ritratto<br />
della <strong>Sardegna</strong>
4 INTRODUZIONE ALLA SARDEGNA
RITRATTO DI SARDEGNA<br />
5<br />
Ritratto della<br />
<strong>Sardegna</strong><br />
Tra le tante sensazioni che si provano<br />
quando si sbarca in <strong>Sardegna</strong> per la<br />
prima volta, forse quella che colpisce di<br />
più è dovuta all’unicità di quest’isola.<br />
Lontana, in mezzo al mare, la <strong>Sardegna</strong><br />
è stata per millenni ai margini della<br />
storia e dei commerci del Mediterraneo:<br />
un mondo a parte, splendido e peculiare.<br />
Poi, di colpo, il XX<br />
secolo è piombato<br />
sull’isola, con il sogno<br />
dell’industria, gli<br />
equivoci e a volte gli<br />
scempi provocati dal<br />
turismo, un afflusso<br />
di visitatori estivi in<br />
crescita inarrestabile.<br />
Ma confondere l’anima sarda con il<br />
bianco candido delle spiagge e il blu<br />
profondo del mare è un errore. Certo,<br />
le coste sono splendide, anche se a<br />
tratti l’edilizia sfrenata le ha rovinate.<br />
Ma è soprattutto l’interno dell’isola,<br />
stranamente selvaggio e impervio pur<br />
essendo privo di grandi montagne, a<br />
meritare una conoscenza più approfondita.<br />
L’ambiente<br />
naturale è ricchissimo,<br />
fatto di luoghi<br />
completamente diversi<br />
(si alternano suoli<br />
calcarei, granitici,<br />
alluvionali), di<br />
panorami che mutano<br />
dall’orizzontale al verticale in<br />
pochi chilometri. La presenza dell’uomo<br />
nell’interno ha origini millenarie:<br />
le vestigia delle antiche civiltà dei re<br />
pastori costellano l’isola, a riprova del<br />
fatto che i Sardi, da sempre, hanno<br />
preferito guardare verso l’interno della<br />
propria isola invece che scrutare i<br />
lontani orizzonti marini.<br />
CENTRO DEL MEDITERRANEO<br />
Dal mare, come dice un proverbio<br />
sardo, venivano ladri e predoni: “furat<br />
chie venit da-e su mare”. Sulle coste<br />
sbarcarono infatti, nei secoli, i Punici, i<br />
Romani, i Genovesi in perenne lotta<br />
con i Pisani e con gli Arabi, gli<br />
Spagnoli e, infine, i Piemontesi di casa<br />
Savoia. Tutti hanno lasciato le tracce<br />
architettoniche e culturali che fanno la<br />
ricchezza della <strong>Sardegna</strong> d’arte: chiese<br />
e ipogei, statue e affreschi che oggi<br />
rappresentano una delle grandi<br />
attrattive dell’isola-crocevia. Ma<br />
nessuno, mai, riuscì a mutare profondamente<br />
l’anima della <strong>Sardegna</strong>, fatta<br />
di pastorizia, di pietre e di foreste dove<br />
il leccio e la sughera contendono il<br />
passo al cinghiale.<br />
Società, lingua e cultura<br />
Nell’interno il ciclo dell’agricoltura e i<br />
tempi della pastorizia scandiscono il<br />
ritmo delle stagioni. Le antiche<br />
tradizioni – in cui si fondono la<br />
religiosità cattolica e le reminiscenze
6 INTRODUZIONE ALLA SARDEGNA<br />
delle altre precedenti religioni – si<br />
manifestano in una serie di feste e<br />
celebrazioni che si basano spesso sul<br />
rapporto strettissimo dell’uomo con la<br />
natura.<br />
Nell’interno dell’isola si parlano una<br />
serie di dialetti fortemente differenziati,<br />
e la lingua dei sardi deve molto al<br />
latino antico. Sopravvivono però<br />
influenze genovesi, spagnole e toscane,<br />
che fanno del sardo un vero e proprio<br />
mosaico composto da tante tessere<br />
quanti furono gli antichi conquistatori<br />
dell’isola.<br />
Le feste, i matrimoni, la vita di tutti i<br />
giorni, soprattutto nell’interno, sono<br />
accompagnati da una musica molto<br />
particolare. Definita da studiosi e<br />
musicisti – come Peter Gabriel, che ha<br />
voluto il canto dei Tenores de Bitti<br />
nella sua collana di musica etnica –<br />
“unica in Europa”, la musica tradizionale<br />
sarda attraversa oggi un momento<br />
di particolare sviluppo. Ricchissimo<br />
di voci e di<br />
strumenti, il<br />
panorama<br />
musicale<br />
dell’isola ruota<br />
attorno al suono<br />
delle launeddas e<br />
alle quattro voci<br />
che compongono il<br />
Canto a tenores, che si può ascoltare<br />
durante le feste (soprattutto nelle aree<br />
centrali dell’isola), e di cui è oramai<br />
reperibile un’ampia discografia.<br />
LO SVILUPPO ECONOMICO<br />
Tra passato e modernità, la<br />
vicenda economica della<br />
<strong>Sardegna</strong> è stata complessa<br />
e ricca di contraddizioni. In<br />
principio furono l’agricoltura<br />
e la pastorizia a reggere il<br />
peso principale dello<br />
sviluppo.<br />
Poi, dopo l’Unità d’Italia,<br />
geologi e ingegneri diedero<br />
il via allo sviluppo minerario<br />
di molte zone, tra cui il<br />
Sulcis, ricche di carbone e di metalli.<br />
Fondamentalmente povera, l’industria<br />
mineraria isolana entrò in crisi<br />
soprattutto nel secondo dopoguerra, e<br />
oggi sembra destinata a una fine<br />
dolorosa. Lo sviluppo industriale,<br />
consistito nell’apertura di alcuni “poli”<br />
di notevole importanza, non ha dato i<br />
risultati sperati e ha influito negativamente<br />
sull’ambiente sardo. Ma, nello<br />
stesso momento, la comparsa dei<br />
potenti insetticidi degli anni Cinquanta<br />
ha ottenuto un risultato eclatante. In<br />
pochi anni le coste – evitate da sempre<br />
perché poco salubri e popolate da<br />
zanzare portatrici di malaria – sono<br />
divenute accessibili pur rimanendo<br />
selvagge e incontaminate.<br />
LA SARDEGNA OGGI: IL TURISMO<br />
Nato a piccoli passi, poi trasformatosi<br />
in una corsa senza limiti, lo sviluppo<br />
turistico dell’isola ha avuto molti<br />
difetti, ma anche alcuni pregi. Ha fatto<br />
conoscere l’isola nel mondo, ha aperto<br />
le porte della <strong>Sardegna</strong> verso l’esterno,<br />
ha fatto parlare di ambiente e ha<br />
valorizzato la cultura e la storia.<br />
Dopo l’abbuffata di cemento degli<br />
scorsi decenni sono nati o stanno per<br />
vedere la luce riserve naturali, parchi<br />
marini e un grande parco nazionale, il<br />
Gennargentu. Per chi ha conosciuto la<br />
wilderness del Golfo di Orosei – e si è<br />
reso conto che in <strong>Sardegna</strong> ci sono<br />
ancora alcuni degli angoli naturali più<br />
selvaggi d’Europa – la via da intraprendere<br />
pare oramai chiara: coniuga-
RITRATTO DI SARDEGNA<br />
7
8 INTRODUZIONE ALLA SARDEGNA<br />
re turismo e ambiente, uscire dal<br />
circolo vizioso delle case necessarie a<br />
ospitare un numero di turisti estivi<br />
sempre più alto, favorire l’interesse per<br />
le zone dell’interno.<br />
Dopo il momento d’oro del mare,<br />
l’intera isola merita ora di essere<br />
scoperta e valorizzata.<br />
Un viaggio in <strong>Sardegna</strong> è un’occasione<br />
per incontrare gente forse chiusa a un<br />
primo contatto, poi sempre più aperta,<br />
ospitale e affascinante; per conoscere<br />
una gastronomia ricca e varia; per<br />
scegliere tra i cento prodotti di un<br />
artigianato in grande rinascita; infine<br />
per scivolare dolcemente, tra una<br />
tappa e l’altra del proprio itinerario,<br />
all’interno di un paesaggio destinato a<br />
rimanere per sempre negli occhi e nel<br />
cuore.<br />
Il paesaggio marino<br />
Il mare della<br />
<strong>Sardegna</strong>,<br />
secondo le analisi<br />
chimiche<br />
effettuate da<br />
ambientalisti e<br />
ASL, è tra i più puliti d’Italia. Le acque<br />
sarde sono discretamente ricche di<br />
fauna, i fondali sono in genere ben<br />
conservati e meta di subacquei e<br />
naturalisti. Le vertiginose scogliere a<br />
picco sul mare ospitano decine di<br />
specie di uccelli nidificanti e di rapaci.<br />
Nel Golfo di Orosei, dopo anni di<br />
ricerche, è stata nuovamente avvistata<br />
l’agile foca monaca, il favoloso “bue<br />
marino” che, un tempo ampiamente<br />
diffuso, aveva dato nome a grotte e<br />
insenature. Nei mari di nord-ovest e<br />
nell’area delle Bocche di Bonifacio –<br />
per la quale da anni si parla della<br />
istituzione di una riserva marina<br />
internazionale – è frequente l’incontro<br />
con i delfini e con gli altri grandi<br />
mammiferi marini.<br />
LE COSTE DELLA SARDEGNA<br />
Le acque cristalline del Mar Mediterraneo<br />
lambiscono i 1849 km di costa<br />
che si rompono in una quantità<br />
impressionante di scogli e isolette (per<br />
la precisione 462). Piccole calette<br />
s’alternano a scogliere levigate dal<br />
vento e dalle onde; spiagge di sabbia<br />
corallina dove il mare assume tutte le<br />
tonalità del verde e del blu lasciano il<br />
posto a dune di sabbia dorata su cui<br />
fioriscono il giglio selvatico e il cisto.<br />
Le aree più attrezzate, oltre alla<br />
celeberrima Costa Smeralda, sono la<br />
costa a sud di Olbia e quella all’estremità<br />
sud-orientale, intorno a<br />
Villasimius. Solo alcuni tratti sono<br />
rimasti selvaggi: la costa Orientale, tra<br />
Orosei e Arbatax, e quella sudoccidentale,<br />
tra Baia Chia e Oristano<br />
(grazie alle servitù militari e alle<br />
concessioni minerarie).
RITRATTO DI SARDEGNA<br />
9<br />
Le dieci migliori spiagge della <strong>Sardegna</strong><br />
LA PIÙ CITTADINA.<br />
Il Poetto, la<br />
spiaggia di<br />
Cagliari, è la più<br />
grande e vivace<br />
dell’isola. Un<br />
tempo era molto<br />
famosa per i<br />
colorati casoni.<br />
LA PIÙ NASCOSTA<br />
Cala Domestica,<br />
protetta da una<br />
torre saracena, è<br />
invisibile dal mare,<br />
tanto che durante<br />
la Seconda guerra<br />
mondiale fu una<br />
base militare dei<br />
tedeschi.<br />
LE DUNE PIÙ ALTE.<br />
Sono quelle di<br />
Piscinas, 9 km di<br />
dune che arrivano<br />
fino a 50 m di<br />
altezza (le più alte<br />
d’Europa) coperte<br />
di macchia<br />
mediterranea.<br />
LA PIÙ CARAIBICA<br />
Is Arutas, minuscoli<br />
“chicchi di<br />
riso” di quarzo su<br />
un mare verde<br />
smeraldo. Mancano<br />
solo le palme<br />
per l’effetto<br />
tropicale.<br />
IL MARE PIÙ PULITO<br />
Bosa Marina, dal<br />
tipico aspetto un<br />
po’ retrò, è stata<br />
premiata in<br />
passato come una<br />
delle spiagge più pulite d’Italia.<br />
IL MIGLIOR WINDSURF<br />
A Porto Pollo,<br />
Porto Puddu in<br />
sardo, c’è un’insenatura<br />
alla foce del<br />
fiume Liscia, con<br />
vento sempre<br />
fresco e teso.<br />
LA PIÙ ROSATA<br />
La spiaggia<br />
dell’isola di Budelli,<br />
formata da pezzi di<br />
conchiglia, coralli<br />
e microrganismi<br />
marini ha incredibili<br />
riflessi rosa.<br />
LA PIÙ GIOVANE<br />
La Cinta, lunga 1<br />
km, tra mare e<br />
laguna, amata dagli<br />
under 20. Ideale<br />
per windsurf e<br />
intense abbronzature.<br />
LA PIÙ SOLITARIA<br />
Berchida, con<br />
spiaggia candida e<br />
rocce rosse; si<br />
raggiunge al<br />
termine di una<br />
lunga strada bianca<br />
attraverso la<br />
macchia.<br />
LA PIÙ INACCESSIBILE<br />
Cala Luna, ci si<br />
arriva solo in barca<br />
o a piedi. Ricca di<br />
colori: acque<br />
turchesi, spiaggia<br />
candida, laguna<br />
blu, oleandri rosa,<br />
lentisco e mirto<br />
verdi.
10 INTRODUZIONE ALLA SARDEGNA<br />
Flora e fauna<br />
della <strong>Sardegna</strong><br />
Dalle rocce del<br />
Gennargentu alle<br />
pianure del<br />
Campidano, dalle<br />
colline della Nurra<br />
alle rocce erose dal<br />
vento della Gallura,<br />
l’isola offre grande varietà<br />
di ambienti naturali e di presenze<br />
vegetali. Il leccio domina la foresta, la<br />
sughera è sfruttata da secoli soprattutto<br />
nel nord, lentisco, cisto, mirto e<br />
corbezzolo profumano la macchia.<br />
Anche dopo decenni di sfruttamento<br />
la fauna è ricca e interessante. La<br />
macchia mediterranea e le foreste<br />
ospitano cervi e cinghiali. Sulle rocce<br />
assolate si muovono gli agili mufloni,<br />
nell’area protetta di Monte Arcosu<br />
sopravvive una piccola popolazione di<br />
rari cervi sardi e all’Asinara un branco<br />
di asinelli selvatici. Nella spettacolare<br />
cornice della Giara di Gesturi i<br />
cavallini allo stato brado pascolano e<br />
galoppano ancora in libertà. Sull’isola<br />
sono presenti varie specie di rettili, ma<br />
è assente la vipera.<br />
LA MACCHIA MEDITERRANEA<br />
È un manto verde e fitto, spesso<br />
impenetrabile, che ricopre le regioni<br />
costiere e le montagne. Fiorisce in<br />
primavera e riposa in estate per<br />
riprendere a vivere in autunno. Per<br />
questo motivo, anche in inverno l’isola<br />
è verdissima e colorata di bacche<br />
vivaci. Negli ultimi anni le aree di<br />
macchia mediterranea sono andate<br />
aumentando perché, dopo un incendio,<br />
le piante della macchia crescono<br />
più velocemente di quelle della foresta.<br />
Il nuraghe<br />
Con la loro forma a tronco di cono,<br />
7000 nuraghi costituiscono parte<br />
integrante del paesaggio sardo.<br />
Simbolo della civiltà fiorita tra il 1800<br />
e il 500 a.C. (anche se sacche di<br />
resistenza continuarono a esistere<br />
dopo la conquista romana), sono<br />
situati in posizione strategica per<br />
scopi difensivi.<br />
All’inizio erano<br />
costituiti da<br />
una sola torre<br />
di grossi<br />
blocchi di<br />
pietra<br />
sovrapposti a<br />
secco. Con il tempo, ad essa si<br />
aggiunsero altre torri collegate da una<br />
cinta muraria fino a formare strutture<br />
imponenti come il nuraghe Losa di<br />
Abbasanta (OR), il Santu Antine di<br />
Torralba (SS), su Nuraxi di Barumini<br />
(CA) e il nuraghe Orrubiu a Orroli<br />
(NU). La loro funzione era quella di<br />
case-fortezza ai cui piedi si stendevano<br />
villaggi di capanne circolari, circondate<br />
da un muro di difesa. Oltre all’architettura,<br />
la civiltà nuragica ha lasciato<br />
più di 500 bronzetti, ritrovati nelle<br />
tombe e presso i pozzi sacri.
RITRATTO DI SARDEGNA<br />
11
12 INTRODUZIONE ALLA SARDEGNA<br />
IL CULTO DEI MORTI<br />
Per seppellire i morti il popolo dei<br />
nuraghi costruì le imponenti Tombe di<br />
Giganti. Si tratta di costruzioni<br />
formate da un lungo corridoio coperto<br />
con grandi massi. Una stele monolitica<br />
di forma ovale, con apertura alla base<br />
inferiore, forma il fronte della tomba,<br />
che continua su entrambi i lati con due<br />
filari di pietre disposte ad arco. La stele<br />
centrale, centinata, poteva essere alta<br />
anche oltre tre metri. La pianta<br />
riproduce la linea delle corna del Dio<br />
Toro. Spesso l’area della tomba è<br />
circondata da lunghe file di menhir<br />
antropomorfi.<br />
La musica e il ballo<br />
La musica della sardegna è una delle<br />
più antiche del Mediterraneo: lo<br />
testimonia il bronzetto nuragico<br />
dell’VIII-VII secolo a.C. di Ittiri,<br />
conservato al Museo archeologico di<br />
Cagliari, che raffigura un suonatore di<br />
launeddas, strumento polifonico a tre<br />
canne tipico dell’isola, utiizzato ancora<br />
oggi in processioni e balli. Difficile da<br />
suonare – richiede una tecnica di<br />
respirazione circolare – è formato da<br />
tre canne di diversa lunghezza: su<br />
tumbu (la più lunga), sa mancosa e sa<br />
mancosedda. Senza accompagnamento<br />
è invece il canto a Tenores, una<br />
polifonica a quattro voci maschili: sa<br />
boghe (voce solista, dirige il canto); sa<br />
contra e su basso (voci d’accompagnamento,<br />
scandiscono le sillabe con<br />
suono gutturale), sa<br />
mesa boghe (mezza<br />
voce, ha il compito<br />
di amalgamare il<br />
coro). Il ballo è<br />
momento<br />
integrante di<br />
feste religiose e<br />
sagre legate<br />
all’agricoltura e<br />
alla pastorizia. A<br />
testa alta, con il<br />
corpo rigido, i ballerini si muovono a<br />
piccoli passi tenendo immobile il<br />
corpo.<br />
IL MUSEO DELLA MUSICA<br />
A Tadasuni, un piccolo paese sulle rive<br />
del lago Omodeo, si nasconde un vero<br />
gioiello: il Museo degli strumenti della<br />
musica popolare della <strong>Sardegna</strong>, che<br />
raccoglie più di trecento strumenti<br />
musicali. Il merito è di Don Giovanni<br />
Dore, parroco del paese, che da anni<br />
setaccia l’isola alla ricerca di strumenti.<br />
I più numerosi sono i caratteristici<br />
strumenti sardi, a fiato o ad aria, che<br />
vanno dallo zufolo alle launeddas,<br />
costruiti in genere in canna palustre.
RITRATTO DI SARDEGNA<br />
13<br />
Sono conservati anche numerosi<br />
tamburi, realizzati con membrane<br />
di pelle di cane, d’asino o di capra.<br />
Il trimpanu veniva utilizzato per<br />
spaventare i cavalli e disarcionare i<br />
carabinieri. Non manca naturalmente<br />
anche l’organetto, introdotto<br />
in <strong>Sardegna</strong> intorno alla metà<br />
dell’Ottocento e costituito da cassa<br />
del canto, mantice e cassa dei bassi.
14 INTRODUZIONE ALLA SARDEGNA<br />
Note
INTRODUZIONE<br />
ALLA SARDEGNA<br />
Note storiche
16 INTRODUZIONE ALLA SARDEGNA
NOTE<br />
STORICHE<br />
17<br />
Note storiche<br />
Antiche, molto antiche sono le origini<br />
della civiltà della <strong>Sardegna</strong>.<br />
I primi uomini la raggiunsero attraversando<br />
un ponte di terre emerse<br />
probabilmente fra 450 e 150.000 anni<br />
fa, poi una serie di culture diverse<br />
dominò l’isola fino all’avvento della<br />
civiltà nuragica dei re pastori, che ha<br />
lasciato eccezionali testimonianze.<br />
Arabi si disputarono a lungo i favorevoli<br />
approdi sardi, fino a che le<br />
repubbliche marinare di Pisa e di<br />
Genova fecero la loro comparsa sugli<br />
agitati mari della <strong>Sardegna</strong>. A questo<br />
periodo risale la fioritura dello stile<br />
romanico sardo, poi tramutato, dopo<br />
la conquista aragonese, in gotico.<br />
Dopo 400 anni di dominio spagnolo, la<br />
<strong>Sardegna</strong> venne assegnata all’Austria<br />
che la cederà, nel 1718, alla casa<br />
Savoia. Il regno di <strong>Sardegna</strong><br />
sopravviverà fino all’Unità italiana.<br />
Dopo un lento sviluppo economico,<br />
Tra i circa 7.000 nuraghi costruiti in<br />
terra sarda, alcuni sono giunti fino a<br />
noi in ottime condizioni, come i<br />
complessi di Barumini e di Santu<br />
Antine e il nuraghe Losa. I Fenici<br />
raggiunsero la <strong>Sardegna</strong> 1.000 anni<br />
prima di Cristo e si stabilirono sulle<br />
coste (Tharros, Nora, Bithia e Cagliari)<br />
e i Romani, al termine delle guerre<br />
puniche, si insediarono sull’isola. Il<br />
controllo romano durò 700 anni e<br />
lasciò una serie di<br />
testimonianze<br />
importanti, ma<br />
alla caduta<br />
dell’Impero<br />
l’isola divenne<br />
nuovamente<br />
terra di<br />
conquista.<br />
Vandali,<br />
Bizantini,<br />
solo al termine della Seconda guerra<br />
mondiale verranno bonificate le paludi<br />
e gli stagni costieri: questo segnerà<br />
l’inizio del turismo e della storia della<br />
<strong>Sardegna</strong> di oggi.<br />
La preistoria<br />
Anche se il ritrovamento di alcuni<br />
utensili litici a Perfugas attesta la<br />
presenza dell’uomo sin dal Paleolitico<br />
(150 mila anni fa), è solo intorno al<br />
9000 a.C. che la <strong>Sardegna</strong> inizia a<br />
essere popolata da popolazioni<br />
provenienti dall’Asia Minore, dalle<br />
coste africane, dalla Penisola iberica e<br />
dalla Liguria. La ricchezza dei prodotti<br />
della terra e le miniere di ossidiana di<br />
Monte Arci assicurarono contatti e<br />
sviluppo. Intorno al 3000 a.C. i Sardi
18 INTRODUZIONE ALLA SARDEGNA<br />
erano<br />
divisi in<br />
tribù,<br />
vivevano in<br />
villaggi di<br />
capanne<br />
dal tetto di<br />
paglia e<br />
seppellivano i morti nelle domus de<br />
janas. Intorno al 1800 a.C. si verifica il<br />
passaggio da una società agricola a una<br />
pastorale e guerriera: la civiltà<br />
nuragica. Le capanne vengono<br />
costruite a ridosso della struttura<br />
difensiva del nuraghe. Al primo<br />
periodo (1500-1000 a. C.) risalgono le<br />
Tombe di Giganti, per il culto dei<br />
morti.<br />
Fenici, Cartaginesi<br />
e Romani<br />
Intorno al 1000 a.C. i Fenici iniziarono<br />
a sfruttare i ripari delle coste sarde.<br />
Con l’ntensificarsi degli scambi<br />
commerciali, circa 200 anni dopo,<br />
fondarono le città di Nora, Sulcis,<br />
Tharros, Olbia e, più tardi, quelle di<br />
Bithia e Karalis, attuale Cagliari. I<br />
buoni rapporti con i capi tribù<br />
durarono poco. I popoli nuragici, dopo<br />
un periodo di pace, attaccarono le<br />
colonie fenicie che, nel 509 a.C.,<br />
chiesero aiuto a Cartagine. Nel 238<br />
a.C. i Cartaginesi, sconfitti nella prima<br />
guerra punica, cedettero la <strong>Sardegna</strong> ai<br />
Romani, che ne fecero una loro<br />
provincia. Per oltre un secolo le<br />
popolazioni locali opposero una<br />
strenua resistenza, che si concluse solo<br />
nel 215 a.C. con la battaglia di Cornus<br />
(p 129). Ma i Romani non sottomisero<br />
mai l’intera isola: nell’interno la<br />
resistenza dei popoli nuragici continuò<br />
a lungo. Grazie ai Romani, tuttavia,<br />
l’isola ebbe una sua rete viaria, templi,<br />
terme, acquedotti e anfiteatri.<br />
Il Medioevo dai Vandali<br />
agli Aragonesi<br />
Anno domini 456: i Vandali occupano<br />
la <strong>Sardegna</strong>. Pochi anni dopo l’isola,<br />
occupata da Bisanzio, diviene una<br />
delle sette province africane dell’Impero<br />
romano d’Oriente. Nel vuoto di<br />
potere che segue, accentuato dalle<br />
invasioni arabe, nascono quattro<br />
principati autonomi: i “giudicati” di<br />
Torres, di Gallura, d’Arborea e di
NOTE<br />
STORICHE<br />
19<br />
Cagliari. Intorno al 1000 Pisani e<br />
Genovesi, dopo aspre battaglie contro<br />
gli Arabi, occupano porzioni dell’isola.<br />
Dopo un lungo periodo di contatti con<br />
l’Aragona, nel 1295 papa Bonifacio<br />
VIII firma la bolla che nomina<br />
Giacomo II d’Aragona “Re di Corsica e<br />
<strong>Sardegna</strong>”. Il 12 giugno del 1323<br />
l’infante Alfonso sbarca con il suo<br />
esercito in <strong>Sardegna</strong>.<br />
La dominazione spagnola<br />
Non è facile la<br />
conquista<br />
spagnola della<br />
<strong>Sardegna</strong>: i<br />
giudici<br />
d’Arborea<br />
intraprendono<br />
una lunga<br />
guerra contro<br />
gli invasori, Alghero si ribella varie<br />
volte e la corona è costretta a dar vita,<br />
nel 1355, alle “costituzioni”, sorta di<br />
parlamento in cui sono rappresentate<br />
le sei maggiori città dell’isola. Il potere<br />
passa definitivamente nelle mani degli<br />
Aragonesi solo nel 1409 quando, dopo<br />
la sanguinosa battaglia di Sanluri, il<br />
giudicato di Arborea viene cancellato e<br />
sostituito dal marchesato di Oristano.<br />
Con le nozze tra Ferdinando d’Aragona<br />
e Isabella di Castiglia ha inizio, nel<br />
1479, il periodo spagnolo dell’isola.<br />
Nascono le università sarde (1562<br />
Sassari, 1620 Cagliari) e la peste si<br />
abbatte a varie riprese sulla <strong>Sardegna</strong>.<br />
Nel 1714 l’isola, in seguito al trattato di<br />
Utrecht, viene ceduta all’Austria che,<br />
con il trattato di Londra, la lascerà a<br />
Vittorio Amedeo II di Savoia.<br />
Il Regno di <strong>Sardegna</strong><br />
(1718-1860)<br />
Tra i primi atti del<br />
governo sabaudo<br />
c’è un piano per<br />
la rinascita<br />
delle università<br />
sarde. A<br />
causa di una<br />
profonda<br />
crisi economica<br />
e<br />
sociale,<br />
nell’isola si diffonde il banditismo.<br />
Dopo la Rivoluzione del 1789 falliscono<br />
gli attacchi all’isola da parte della<br />
Francia rivoluzionaria, ma nel 1795 la
20 INTRODUZIONE ALLA SARDEGNA<br />
<strong>Sardegna</strong> viene percorsa da fermenti: a<br />
Cagliari scoppia la “sarda rivoluzione”<br />
poi, nel 1799, la famiglia regnante si<br />
rifugia in <strong>Sardegna</strong> dopo l’invasione<br />
francese della Savoia. A Cagliari e a<br />
Sassari, una grande folla chiede ai<br />
Savoia la “fusione perfetta” con il<br />
regno. Nel 1849 Garibaldi approda a<br />
Caprera e acquista una parte dell’isola.<br />
Dodici anni dopo la <strong>Sardegna</strong> entra a<br />
far parte del Regno d’Italia.<br />
La <strong>Sardegna</strong> dell’Unità<br />
(1861-1948)<br />
L’industrializzazione della <strong>Sardegna</strong><br />
avanza: nel 1871 entra in funzione il<br />
primo tronco della ferrovia sarda e<br />
ferve il lavoro nelle miniere del Sulcis e<br />
dell’Iglesiente. Nascono i primi<br />
quotidiani, e a fine secolo Nuoro<br />
diviene la culla di un movimento<br />
culturale che darà i suoi frutti con<br />
Grazia Deledda. Nella Prima guerra<br />
mondiale, l’eroismo della Brigata<br />
Sassari diviene il simbolo della<br />
rinascita sarda che, nel 1921, porterà<br />
alla nascita del Partito Sardo d’Azione.<br />
Fra le due guerre si sviluppa l’industria<br />
mineraria, nasce Carbonia (1938), e<br />
viene portato avanti un complesso<br />
piano di bonifica e di realizzazione di<br />
invasi artificiali importanti, come il<br />
lago Omodeo, creato da una diga sul<br />
fiume Tirso. Durante il conflitto le<br />
città costiere sono devastate dai<br />
bombardamenti. Il 31 gennaio del<br />
1948 l’Assemblea Costituente approva<br />
lo Statuto della Regione Autonoma<br />
della <strong>Sardegna</strong>.<br />
La <strong>Sardegna</strong> oggi<br />
Se la <strong>Sardegna</strong> odierna ha una data di<br />
nascita, probabilmente è il 12 aprile<br />
1946, quando fu fondato l’Ente<br />
Regionale per la Lotta Antianofelica,<br />
che porterà, nel 1950, alla bonifica<br />
delle paludi costiere. Le coste, rifuggite<br />
per millenni, divengono accessibili, e<br />
nasce la <strong>Sardegna</strong> del mare: la Costa<br />
Smeralda, invenzione dell’Aga Khan<br />
degli Ismailiti, diviene un nome<br />
famoso in tutto il mondo. Nel frattempo,<br />
la vita dei sardi cambia, diminuiscono<br />
pastori ed agricoltori, si<br />
sviluppano l’industria e il terziario<br />
causando però danni ingenti all’ambiente<br />
naturale. Oggi la <strong>Sardegna</strong> è a<br />
un bivio. Da un lato, il proseguimento<br />
dello “sviluppo” senza freni, dall’altro,<br />
una nuova, costante attenzione alla<br />
vera ricchezza dell’isola: la natura<br />
incontaminata e la diversità degli<br />
ambienti.
NOTE STORICHE<br />
21
22 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA<br />
Note
LA SARDEGNA<br />
ZONA PER ZONA<br />
Cagliari e il Sud
24 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA
CAGLIARI E IL SUD<br />
25<br />
Cagliari e il Sud<br />
Dune costiere alte fino a 50 metri,<br />
stagni salmastri dove nidificano colonie<br />
di fenicotteri rosa, foreste di macchia<br />
mediterranea in cui sopravvivono gli<br />
ultimi esemplari di cervo sardo. Ma in<br />
questa zona dell’isola ci sono anche i più<br />
interessanti siti archeologici della<br />
regione, come quelli di Nora e<br />
Barumini.<br />
“granaio” dell’isola, anche se oggi al<br />
lavoro dei campi si unisce quello delle<br />
fabbriche, che sono concentrate<br />
principalmente nell’area di Cagliari. Il<br />
capoluogo della regione deve la sua<br />
origine sempre ai navigatori fenici. Ma<br />
l’impronta più indelebile in questa<br />
città l’hanno lasciata i dominatori<br />
aragonesi che hanno costruito il<br />
quartiere fortificato in cima alla rupe,<br />
tuttora chiamato Castello.<br />
CAGLIARI<br />
Per non parlare dell’archeologia<br />
industriale dell’area mineraria<br />
dell’Iglesiente che dopo anni di crisi<br />
dovrebbe essere riconvertita al<br />
turismo. Nel Sulcis e nell’Iglesiente le<br />
bellezze naturali si sposano<br />
sapientemente con gli edifici minerari<br />
del secolo scorso, simili a castelletti<br />
gotici ora invasi dalla macchia<br />
mediterranea. La storia mineraria della<br />
regione è antica e risale a 7000 anni fa,<br />
quando l’isola era abitata da un popolo<br />
che aveva scoperto come estrarre e<br />
fondere rame e argento. Poi arrivarono<br />
i Fenici che trasportarono in tutto il<br />
Mediterraneo le ricchezze del<br />
sottosuolo sardo. Nel Medioevo furono<br />
i Pisani a dare nuova linfa alle miniere<br />
d’argento, mentre il fascismo puntò<br />
tutto sul carbone, in nome dell’autonomia<br />
energetica. Poco distanti dalla<br />
costa, San Pietro e Sant’Antioco, isole<br />
non solo in senso geografico.<br />
I centri di Calasetta e Carloforte sono<br />
abitati dai discendenti di quei pescatori<br />
liguri che furono costretti a lasciare<br />
l’Africa del Nord dove erano tenuti in<br />
ostaggio dai corsari barbareschi e che,<br />
della lontana Liguria, hanno mantenuto<br />
parlata, tradizioni culinarie e<br />
architettura delle case. Alle spalle delle<br />
montagne del Sud si apre la pianura<br />
del Campidano bordata da siepi di<br />
fichi d’India e da filari di eucalipti.<br />
Questa zona da sempre è stata il<br />
Capoluogo della regione e importante<br />
porto al centro del Golfo degli Angeli,<br />
Cagliari si è sviluppata<br />
ai piedi della collina di Castello, il<br />
quartiere pisano-aragonese. Furono i<br />
Fenici, nell’VIII-VI secolo a.C., a<br />
scegliere la riva orientale della laguna<br />
di Santa Gilla come approdo per<br />
rifornire le navi nelle rotte tra Libano e<br />
Penisola iberica. Kàralis, che significa<br />
città rocciosa, diventò presto uno dei<br />
centri commerciali più importanti del<br />
Mediterraneo. A dare a Cagliari<br />
l’aspetto attuale furono i Pisani, che<br />
risiedevano in Castello. Ai Sardi, cui<br />
era consentito l’ingresso solo durante il<br />
giorno, erano riservati i borghi murati<br />
di Stampace e Villanova, oggi quartieri<br />
centrali. Nel 1862 le fortificazioni<br />
vennero abbattute. La città moderna,<br />
circondata su tre lati dal mare e dagli<br />
stagni, si è espansa solo verso nord.<br />
VISITANDO CAGLIARI<br />
Via Roma è il primo impatto con la<br />
<strong>Sardegna</strong> per chi arriva dal mare. Il<br />
viale corre parallelo alla banchina del<br />
porto, con palazzi signorili costruiti
26 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA
CAGLIARI E IL SUD<br />
27<br />
nel secolo scorso e<br />
lunghi portici d’impronta<br />
sabauda.<br />
Durante il giorno il<br />
viavai è<br />
continuo<br />
davanti ai<br />
negozi o nei<br />
caffè dove la<br />
gente sosta per chiacchiere<br />
rilassate. Alle spalle i vicoli di<br />
Marina, il vecchio quartiere abitato un<br />
tempo da mercanti e pescatori, con<br />
trattorie tradizionali, botteghe<br />
artigianali e negozi d’antiquariato. Ma<br />
anche vicoli fatiscenti e osterie da<br />
angiporto. Largo Carlo Felice è un<br />
ampio viale alberato, realizzato nella<br />
seconda metà del secolo scorso, che<br />
prende il nome dal re di <strong>Sardegna</strong>,<br />
immortalato da una statua. All’angolo<br />
con via Roma sorge il Palazzo Comunale,<br />
una costruzione di inizio secolo<br />
in stile neogotico, con bifore e torrette.<br />
È stato ricostruito dopo l’ultima<br />
guerra.<br />
Nelle sale di rappresentanza si trovano<br />
dipinti di Giovanni Marghinotti e<br />
Filippo Figari. Nella sala della Giunta<br />
interessante il Trittico dei Consiglieri.<br />
Si può visitare rivolgendosi al custode.<br />
BASTIONI DI SAINT REMY<br />
Costruiti alla fine dell’800 sui bastioni<br />
spagnoli della Zecca e dello Sperone, si<br />
raggiungono da piazza Costituzione<br />
con una scala a tenaglia che porta alla<br />
Terrazza Umberto I. La vista spazia dai<br />
quartieri lungo il mare fino agli stagni<br />
e alla Sella del Diavolo; in lontananza<br />
le cime dei Sette Fratelli e di Monte<br />
Arcosu. Tutte le domeniche mattina<br />
la spianata si riempie dei banchetti di<br />
un colorato mercatino delle pulci. Al<br />
piano intermedio la passeggiata<br />
coperta utilizzata per mostre<br />
e manifestazioni.<br />
ANFITEATRO ROMANO<br />
Viale Fra Ignazio. # estate 9-13, 15.30-<br />
19; inverno 9-17. La più importante<br />
testimonianza della Cagliari romana<br />
risale al II secolo d.C. L’anfiteatro è<br />
stato interamente scavato nella roccia,<br />
alla maniera dei teatri greci.<br />
Era utilizzato come circo per le belve<br />
feroci e per le naumachie (gli spettacoli<br />
che riproducevano le battaglie<br />
navali,<br />
in<br />
voga nell’antica<br />
Roma). Un sistema di<br />
canalizzazioni permetteva di riempire<br />
la fossa di acqua. Durante il Medioevo<br />
crollarono le parti in muratura e le<br />
gradinate vennero utilizzate come cava<br />
di pietra per la costruzione di Castello.<br />
Sono arrivati fino a oggi la cavea, la<br />
fossa per le belve, i sottopassaggi, i<br />
sotterranei e le gradinate.<br />
ORTO BOTANICO<br />
Viale Fra Ignazio 13. § 070 67 53 501.<br />
# 8-13.30, 15-19 apr-ott. ¢ pomeriggio<br />
nov-mar. & 7<br />
Si estende alle spalle dell’Ospedale su<br />
una superficie di circa 5<br />
ettari. Fondato<br />
nel 1865, raccoglie oltre 500 specie di<br />
piante tropicali provenienti da<br />
America, Africa, Asia, Oceania e le più<br />
caratteristiche piante mediterranee.<br />
L’area è piena di piccole cavità come la<br />
Grotta Gennari che nel secolo scorso<br />
fu attrezzata per la coltivazione delle<br />
felci grazie alla temperatura e all’umidità<br />
presenti al suo interno. L’Orto
28 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA<br />
Botanico conserva anche alcune<br />
testimonianze di epoca punicoromana:<br />
cisterne e gallerie realizzate<br />
per rendere più flessibile il sistema di<br />
approvvigionamento idrico, che<br />
possono essere visitate. Come la<br />
galleria romana o la cisterna a<br />
forma di damigiana.<br />
CATTEDRALE<br />
Piazza Palazzo. # 8.30-12.30<br />
lun-ven; 8.30-13, 16.30-20<br />
sab, dom e fest.<br />
Museo Capitolare § 070 66<br />
38 37. Visita su appuntamento.<br />
Dedicata a Santa Maria, venne<br />
costruita dai Pisani tra il XII e il XIII<br />
secolo e trasformata nel corso dei<br />
secoli. Nel 1930 la facciata fu rifatta nel<br />
tentativo di ridare alla chiesa l’originale<br />
stile romanico toscano, perduto<br />
durante una ristrutturazione nel XVII<br />
secolo. L’interno, a tre navate, conserva<br />
il pulpito che Mastro Guglielmo scolpì<br />
fra il 1159 e il 1162 per la cattedrale di<br />
Pisa e che la città toscana donò a<br />
Cagliari. Sotto l’altare maggiore è<br />
scavata una cripta con le tombe di<br />
principi di Casa Savoia. Nell’Aula<br />
Capitolare è conservata una raccolta di<br />
dipinti con un Cristo Flagellato<br />
attribuito a Guido Reni. Il Museo<br />
Capitolare conserva le più importanti<br />
opere del Tesoro della Cattedrale<br />
composto da anfore, calici, piatti<br />
cesellati. Al centro una grande Croce<br />
in argento dorato.<br />
IL QUARTIERE CASTELLO<br />
La parte più antica della<br />
città, fu<br />
costruito<br />
in gran<br />
parte da<br />
Pisani e<br />
Aragonesi<br />
sulla sommità del colle. Protetto da<br />
mura, racchiudeva i palazzi della<br />
aristocrazia e la Cattedrale. Col tempo<br />
ha perso la sua funzione di centro di<br />
potere e i palazzi nobiliari hanno<br />
subito un progressivoi degrado. Il<br />
quartiere ha un andamento a fuso, con<br />
tre strade parallele che lo attraversano<br />
da sud-est a nord-ovest. Al centro<br />
piazza Palazzo su cui affacciano la<br />
Cattedrale, il Palazzo<br />
Arcivescovile, l’ex Palazzo<br />
di Città e l’ex Palazzo<br />
Reale, sede della<br />
Prefettura. A fianco<br />
della Cattedrale, la<br />
Chiesa della Speranza,<br />
cappella della<br />
famiglia Aymerich.<br />
STAGNI<br />
Attorno a Cagliari si sviluppa una rete<br />
di stagni e paludi che ospita una ricca<br />
fauna. Sul lato occidentale del Golfo<br />
degli Angeli si incontra lo stagno di<br />
Santa Gilla, con le antiche saline di<br />
Macchiareddu. A oriente della città, in<br />
piena periferia, lo stagno di<br />
Molentargius è un ottimo rifugio per<br />
gli uccelli migratori: il naturalista<br />
Helmar Schenk vi ha osservato 170<br />
specie, numero pari a un terzo<br />
dell’intera avifauna europea. Poco<br />
oltre, lungo la costa, si trovano gli<br />
specchi d’acqua di Simbirizzi e di<br />
Quartu. Dopo anni di degrado, oggi le<br />
zone umide che circondano Cagliari<br />
sono diventate aree protette. Attive in<br />
passato, le saline lavorano adesso solo<br />
nella zona di Santa Gilla; tra agosto e<br />
marzo i fenicotteri rosa che planano<br />
sulle acque attirano decine di naturalisti.<br />
Dal 1993 i fenicotteri hanno anche<br />
iniziato a nidificare sugli argini del<br />
Molentargius.<br />
LA VITA NEGLI STAGNI<br />
Studiata da decenni, l’area degli stagni<br />
è ufficialmente protetta dal 1985.<br />
Grande interesse viene, a partire dal<br />
1993, grazie alla nidificazione dei<br />
fenicotteri rosa. Oltre ai fenicotteri (il<br />
cui numero supera in alcune stagioni<br />
le 10.000 unità), si possono osservare il<br />
cavaliere d’Italia, l’avocetta, la pernice
CAGLIARI E IL SUD<br />
29
30 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA<br />
di mare, il cormorano<br />
e l’alzavola. Sulle acque di<br />
Macchiareddu, invece, germani,<br />
folaghe e codoni.<br />
UTA<br />
sormontata da un piccolo campanile a<br />
vela. Di grande interesse le figure alla<br />
base degli archetti: teste umane, cervi,<br />
vitelli, disegni geometrici. Per Santa<br />
Lucia è meta di una processione di<br />
carri (traccas).<br />
Dintorni: il paese-museo di San<br />
Sperate famoso per i murales di vari<br />
autori e per le sculture di Pinuccio<br />
Sciola.<br />
Posta tra il campidano e le montagne<br />
del Sulcis, Uta è un fiorente centro<br />
agricolo. Ai margini dell’abitato sorge<br />
la chiesa di Santa Maria, costruita nel<br />
1140 dai Vittorini di Marsiglia. La<br />
facciata, in pietra chiara con qualche<br />
concio di colore più scuro, è decorata<br />
con cornici ad archetti pensili e<br />
SANLURI<br />
Importante paese ai bordi del<br />
Campidano, si è sviluppato intorno al<br />
Castello di Eleonora d’Arborea.<br />
L’edificio, costruito nel XIV secolo,<br />
passò di mano diverse volte prima di<br />
entrare in possesso degli Aragona.<br />
Oggi è proprietà dei conti Villasanta<br />
che lo hanno restaurato ospitando un<br />
Museo del Risorgimento. La struttura
CAGLIARI E IL SUD<br />
31<br />
è massiccia, a base quadrata, con<br />
quattro torri angolari. All’interno sono<br />
conservati pregevoli mobili, dal letto<br />
cinquecentesco a sculture d’epoca<br />
come San Michele nell’atrio. Al piano<br />
superiore il Museo della Ceroplastica<br />
con miniature del Cinquecento. Su un<br />
dosso sorge il Convento dei Cappuccini.<br />
All’interno vi è un Museo Storico<br />
Etnografico con una raccolta di oggetti<br />
di lavoro, paramenti sacri e reperti<br />
archeologici.<br />
SERRI<br />
Centro agricolo-pastorale, sorge sul<br />
bordo di un tavolato roccioso, che<br />
domina le colline della Trexenta.<br />
Proprio sulla punta del promontorio, il<br />
Santuario nuragico di Santa Vittoria,<br />
una delle rovine più affascinanti<br />
dell’isola. Nella zona archeologica sono<br />
stati portati alla luce i bronzetti votivi<br />
(esposti al Museo Archeologico di<br />
Cagliari). Dall’ingresso si raggiunge il<br />
grande Recinto delle feste, un remoto<br />
predecessore dei santuari campestri<br />
(cumbessias o muristeni), presente<br />
nelle principali chiese di campagna<br />
della <strong>Sardegna</strong> per offrire ospitalità ai<br />
novenanti. A pianta ellittica, è formato<br />
da un’ampia corte centrale su cui si<br />
affacciano vani porticati destinati ad<br />
accogliere i pellegrini convenuti al<br />
tempio del dio delle acque. Sul<br />
promontorio, il Pozzo a Tempio, in
32 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA<br />
ottimo stato di conservazione, è<br />
formato da una scala di 13 gradini in<br />
basalto, di sorprendente regolarità.<br />
SÀRDARA<br />
Ai margini del Campidano,<br />
Sàrdara è un borgo che<br />
ha avuto una storia<br />
movimentata,<br />
vista la sua<br />
posizione al<br />
confine<br />
tra il<br />
Giudicato<br />
di<br />
Arborea<br />
e quello<br />
di Cagliari. Dell’epoca medievale<br />
rimangono i ruderi del Castello di<br />
Monreale, in cima a un dosso che<br />
domina la pianura. Il paese ha una<br />
pianta irregolare, dovuta alle successive<br />
fasi di espansione, ma conserva<br />
grandi case in pietra con portale ad<br />
arco nella zona intorno alla chiesa<br />
romanico-gotica di San Gregorio, dalla<br />
facciata alta e stretta, con un bel<br />
rosone scolpito. Nella parte alta, posto<br />
a pochi vicoli di distanza dalla<br />
cinquecentesca parrocchiale della<br />
Beata Vergine Assunta sorge il Tempio<br />
nuragico a pozzo di Sant’Anastasia.<br />
Risale al IX-X secolo a.C. ed è formato<br />
da blocchi di basalto e calcare non<br />
squadrati. Una sorgente di acque<br />
curative che sgorga vicino gli valse<br />
nell’antichità il nome di “Fontana dei<br />
dolori”: un canaletto in pietra portava<br />
al tempio l’acqua della sorgente sacra.<br />
Nei locali del vecchio municipio,<br />
infine, il Museo Archeologico Villa<br />
Abbas espone una serie di oggetti<br />
provenienti dall’area di Sant’Anastasia,<br />
da tombe nuragiche, fenicie e romane<br />
della zona. Interessanti anche le<br />
mostre di reperti medioevali.<br />
Dintorni: a 2 km i resti del complesso<br />
termale romano Aquae Neapolitanae.<br />
Sono visibili una vasca quadrata, le<br />
fondamenta degli edifici vicini e la<br />
chiesetta gotica di Santa Maria is<br />
Acquas.<br />
VILLANOVAFORRU<br />
Centro agricolo ai piedi della<br />
Marmilla, ha la topografia tipica del<br />
Seicento, quando venne fondato sotto<br />
gli Spagnoli. La struttura delle<br />
abitazioni ha conservato i tratti<br />
tradizionali e nel palazzetto del Monte<br />
Granatico (una specie di banca del<br />
grano) è allestito un piccolo ma curato<br />
Museo Archeologico. Da vedere, al<br />
secondo piano, gli oggetti votivi<br />
dedicati al culto di Demetra e Core<br />
(epoca punico-romana). Sulla stessa<br />
piazza, in due tradizionali abitazioni<br />
ristrutturate dal Comune, si organizzano<br />
mostre temporanee. Nei dintorni,<br />
ben segnalato sulla strada verso<br />
Collinas, il complesso nuragico di<br />
Genna Maria. Il nuraghe, riportato alla<br />
luce solo nel 1977 e ancora oggetto di<br />
scavo, sorge in posizione dominante<br />
sulla cima di una collina. A pianta<br />
trilobata, ha un torrione centrale,<br />
circondato da tre grandi torri unite tra<br />
loro da spesse mura che racchiudono<br />
all’interno un cortile con pozzo a<br />
thòlos. All’esterno dell’area del<br />
villaggio corre un’altra cinta di mura<br />
con sei torri angolari.<br />
GÙSPINI<br />
Centro del Campidano, nel cuore della<br />
regione mineraria, ha una bella chiesa<br />
del XV secolo, San Nicola di Mira, che<br />
ne costituisce il fulcro. Il borgo è
CAGLIARI E IL SUD<br />
33<br />
interessante perché<br />
nei suoi pressi si<br />
trova la miniera<br />
di Montevecchio,<br />
negli anni ’50 una<br />
delle più grandi<br />
d’Europa. Nonostante<br />
il progressivo abbandono, il<br />
villaggio minerario è da visitare per<br />
vedere l’architettura delle case, il<br />
palazzo della direzione, la chiesa, le<br />
case dei dirigenti, la scuola, l’ospedale.<br />
In estate vengono organizzate visite<br />
guidate alla miniera, alla palazzina<br />
della direzione e alla mostra sulla vita<br />
dei minatori. Vicino a Montevecchio si<br />
staglia il massiccio di Monte Arcuentu<br />
con resti di un antico castello. Per la<br />
festa di Santa Maria si svolgono una<br />
processione di cavalli bardati e un<br />
concorso ippico.<br />
ARBUS<br />
Piacevole paese dalle case in granito<br />
posto alle pendici del Monte Linas. È<br />
famoso per la lavorazione dei coltelli, a<br />
lama ricurva, arrasoias, che vengono<br />
prodotti da artigiani locali. Nei<br />
dintorni il borgo minerario abbandonato<br />
di Ingurtosu, costruito dalla<br />
società francese Pertusola, ex proprietaria<br />
delle miniere. Le case, la chiesa e<br />
la palazzina della direzione sono<br />
circondate dal verde della macchia<br />
mediterranea e della pineta. Una<br />
strada sterrata scende tra miniere,<br />
edifici abbandonati e gigantesche<br />
discariche fino a Narcauli con le rovine<br />
della caveria costruita nel primo<br />
dopoguerra. Un tempo un trenino<br />
decauville portava il materiale estratto<br />
fino al mare dove veniva caricato sulle<br />
navi. Alcuni tratti delle vecchie rotaie<br />
con i carrelli si possono vedere sulla<br />
spiaggia di Piscinas nei pressi dell’albergo<br />
Le Dune, ricavato da un vecchio<br />
edificio minerario. Alle spalle una<br />
catena di bianche dune, formate dal<br />
vento, ma ricoperte dal verde della<br />
macchia mediterranea. La spiaggia si<br />
estende per 9 km verso sud fino a<br />
Capo Pecora, mentre a nord lascia<br />
posto a una costa rocciosa che prende<br />
il nome di Costa Verde.<br />
FLUMINIMAGGIORE<br />
Nella valle del rio Mannu,<br />
Fluminimaggiore è una borgata<br />
agricola che risale al Settecento. Nei<br />
dintorni, a 9 km sulla statale per
34 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA
CAGLIARI E IL SUD<br />
35
36 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA<br />
Iglesias, un cartello turistico ben<br />
visibile porta alle rovine del Tempio<br />
romano di Antas. Dedicato al Sardus<br />
Pater, considerato dai Romani dio e<br />
progenitore del popolo sardo, venne<br />
scoperto nel secolo scorso, ma gli scavi<br />
iniziarono solo nel 1966. Il tempio fu<br />
costruito nel III secolo d.C. sul luogo<br />
di un preesistente tempio punico.<br />
Anche se della struttura restano solo<br />
sei colonne, il luogo è pieno di fascino<br />
per la posizione isolata nella macchia<br />
mediterranea. La strada che si dirige<br />
verso il mare tocca la bella spiaggia di<br />
Portixeddu, protetta da dune ricoperte<br />
da una pineta, e sale poi verso Capo<br />
Pecora, da dove si gode un ampio<br />
panorama della costa.<br />
occasione dei primi moti operai.<br />
Nei dintorni si trova la costa più<br />
selvaggia dell’isola. Alta e dirupata, a<br />
sud si apre sulla baia di Cala Domestica,<br />
una delle più belle della <strong>Sardegna</strong>,<br />
ben protetta in fondo a un fiordo<br />
roccioso sorvegliato da una torre<br />
spagnola. Sulla piccola spiaggia un<br />
tempo venivano imbarcati i minerali<br />
estratti a Montecani, sopra Masua. La<br />
costa fino a Capo Pecora è bassa e<br />
sabbiosa, protetta da alte dune.<br />
IGLESIAS<br />
BUGGERRU<br />
Ex villaggio minerario che si concentra<br />
sul fondo di una valletta affacciata sul<br />
mare, si è da poco riconvertito al<br />
turismo con l’apertura di un comodo<br />
porto turistico (l’unico tra Carloforte e<br />
Oristano). Fondato nel secolo scorso in<br />
una zona ricca di giacimenti, divenne<br />
in pochi anni un fiorente borgo<br />
minerario, centro direzionale della<br />
francese Société Anonyme des Mines<br />
des Malfidano. Nel paese, circondato<br />
oggi da cumuli di detriti, c’erano allora<br />
la corrente elettrica, un ospedale,<br />
scuole, librerie, una società di Mutuo<br />
Soccorso e un piccolo teatro dove si<br />
esibivano cantanti d’opera lirica. Nella<br />
parte bassa del paese sono esposte le<br />
sculture che Pinuccio Sciola ha<br />
dedicato ai minatori morti nel 1904, in<br />
Iglesias, Villa di Chiesa, venne fondata<br />
nel XIII secolo dal conte Ugolino della<br />
Gherardesca, quando i Pisani<br />
riattivarono le miniere abbandonate al<br />
tempo dei Romani. La produzione di<br />
argento era allora molto alta, e la città<br />
aveva il diritto di coniare le sue<br />
monete. A metà del secolo scorso<br />
Iglesias attraversò un altro periodo di<br />
splendore grazie alla Miniera<br />
Monteponi. Oggi le discariche di<br />
detriti e i ruderi degli edifici minerari<br />
in gran parte abbandonati circondano<br />
un centro storico ben conservato, con<br />
la centrale via Matteotti, pedonale, che<br />
porta verso piazza del Municipio, una<br />
delle più belle dell’isola. Su di essa si<br />
affacciano il Vescovado, il Palazzo del<br />
Comune e la Cattedrale di Santa<br />
Chiara. Terminata alla fine del XVII<br />
secolo, ha una bella facciata romanicogotica<br />
con un rosone fiancheggiato da<br />
due finestre chiuse e una serie di<br />
archetti. Intorno si dipartono le vie<br />
tortuose con palazzetti a due piani dai
CAGLIARI E IL SUD<br />
37<br />
balconi di ferro battuto.<br />
Si arriva così a San Francesco, costruita<br />
a varie riprese tra il ’300 e il ’500, a<br />
navata unica con cappelle nobiliari<br />
laterali. Da Piazza Sella, una passeggiata<br />
di mezz’ora conduce alle mura<br />
pisane e al Castello di Salvaterra, in<br />
cima alla collina.<br />
Dintorni: in località Case Marganai si<br />
trova il Giardino Botanico Linasia,<br />
novemila metri quadrati dove ammirare<br />
tutti gli esemplari della macchia<br />
mediterranea. Il Museo Casa Natura<br />
custodisce reperti naturali e dell’attività<br />
mineraria. Per scoprire le vestigia<br />
del passato minerario sono organizzate<br />
visite guidate da cooperative turistiche<br />
in collaborazione con l’Associazione<br />
Minatori.<br />
Tra le più interessanti la via dell’argento<br />
lungo un percorso che dalle miniere<br />
di San Giovanni conduce al villaggio<br />
abbandonato di Seddas Moddizzis.<br />
Lungo il tragitto s’incontra il pozzo<br />
Santa Barbara che con le sue mura<br />
merlate sembra un castello medievale.<br />
In alternativa la visita all’insediamento<br />
minerario di Monteponi, dall’elegante<br />
palazzina di Bellavista alla struttura<br />
slanciata del pozzo Sella.<br />
MINIERA MONTEPONI<br />
La costa che dalla spiaggia di<br />
Fontanamare porta a Masua è selvaggia<br />
e molto panoramica grazie ai<br />
faraglioni di Masua e al Pan di<br />
Zucchero, uno scoglio bianco che<br />
raggiunge l’altezza di 132 m. A<br />
completare il quadro le rovine di<br />
archeologia industriale intorno a<br />
Nebida, piccolo centro minerario con i<br />
suggestivi resti della Caveria La<br />
Marmora, in bilico tra terra e mare,<br />
che può essere raggiunta con una<br />
panoramica passeggiata. Oltre Nebida<br />
si giunge a Masua, con una spiaggia<br />
dominata dalla falesia calcarea di<br />
Monte Nai.
38 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA<br />
CARBONIA<br />
Al centro della regione carbonifera del<br />
Sulcis, Carbonia è una città recente: i<br />
lavori, durati due anni, iniziarono nel<br />
1936. Dell’epoca è rimasto l’impianto<br />
urbanistico-architettonico fascista con<br />
strade ampie e regolari che convergono<br />
verso la centrale piazza Roma, con il<br />
Municipio, la Torre civica e la Chiesa<br />
parrocchiale di San Ponziano con un<br />
campanile in trachite, copia della<br />
cattedrale di Aquileia. L’ex residenza<br />
del direttore delle miniere, Villa Sulcis,<br />
è stata trasformata in Museo archeologico<br />
dove ammirare gioielli, ceramiche<br />
e bronzetti provenienti da domus de<br />
janas e dagli scavi archeologici di<br />
Monte Sirai. Fossili, minerali rari e la<br />
ricostruzione di una grotta naturale<br />
sono invece i pezzi forti del Museo di<br />
Paleontologia e Speleologia Martel.<br />
Nei dintorni di Carbonia una strada<br />
ben segnalata porta alla collina sulla<br />
cui cima si estende il complesso<br />
archeologico di Monte Sirai. La visita<br />
vale anche solo per il panorama che<br />
spazia fino alle isole di Sant’Antioco e<br />
di San Pietro. Interessanti le rovine,<br />
ancora oggetto di scavi. L’acropoli<br />
fortificata di Monte Sirai venne<br />
costruita dai Fenici nel IV secolo a.C.<br />
come difesa di Sulki (l’odierna<br />
Sant’Antioco). La cinta muraria, spessa<br />
fino a 4 m, proteggeva l’acropoli e gli<br />
alloggi della guarnigione.<br />
Lo sviluppo urbanistico segue le<br />
asperità del terreno con tre vie<br />
parallele che dividono cinque isolati.<br />
Interessante l’area della necropoli:<br />
quella fenicia presenta tombe a fossa<br />
mentre quella punica è formata da una<br />
dozzina<br />
di tombe a ipogeo.<br />
CALASETTA<br />
Secondo centro dell’isola di<br />
Sant’Antioco e porto d’imbarco per<br />
Carloforte, Calasetta è stata progettata<br />
nel 1769 da un ingegnere militare<br />
piemontese per accogliere i pescatori<br />
liguri che arrivavano da Tabarka. Le<br />
strade regolari con case a due piani<br />
portano alla piazza principale e alla<br />
Chiesa Parrocchiale dai campanili<br />
arabeggianti. La strada che si dirige a<br />
sud lungo la panoramica costa<br />
occidentale alterna scogliere a calette e<br />
spiagge.<br />
SANT’ANTIOCO<br />
Sant’antioco è il centro principale<br />
dell’isola omonima collegata alla<br />
terraferma da un istmo artificiale; sin<br />
dall’epoca romana esisteva un ponte ad<br />
arcate di cui rimangono solo pochi<br />
resti. Fondata dai Fenici nell’VIII<br />
secolo a.C. con il nome di Sulki, fu una<br />
delle città più importanti del Mediter-
CAGLIARI E IL SUD<br />
39<br />
raneo, dal<br />
cui porto<br />
transitavano<br />
i minerali,<br />
oro compreso,<br />
estratti<br />
nell’Iglesiente. Per<br />
questo Tolomeo la chiamò insula<br />
plumbaria, l’isola del piombo. Al<br />
tempo della II guerra punica, il porto<br />
fu usato come base dalla flotta<br />
cartaginese. L’alleanza le costò in<br />
seguito la punizione da parte dei<br />
vincitori Romani. Questo non fermò la<br />
sua espansione che continuò fino alla<br />
fine dell’Impero. Nel Medioevo le<br />
continue scorrerie dei pirati portarono<br />
a un progressivo abbandono. L’abitato<br />
si estende dal mare alla collina, con<br />
case dai balconcini in ferro battuto. In<br />
cima al paese, su un’altura rocciosa, il<br />
Castello Sabaudo in trachite rossa e<br />
l’Acropoli della città punica. Su una<br />
roccia trachitica che domina il mare c’è<br />
il Tophet, il santuario-necropoli dove<br />
venivano deposte le ceneri dei bambini<br />
nati morti o defunti poco dopo la<br />
nascita. In zona l’area della Necropoli<br />
punica, una quarantina di tombe<br />
ipogee, utilizzate per deposizioni di<br />
gruppi familiari e successivamente dai<br />
Romani per la deposizione di urne in<br />
pietra o piombo contenenti le ceneri<br />
dei defunti. Le tombe occupano tutta<br />
la parte alta dell’abitato, trasformate<br />
nell’epoca cristiana in catacombe<br />
paleocristiane.<br />
Sotto la chiesa di Sant’Antioco,<br />
costruita nel VI secolo con pianta a<br />
croce greca e cupola centrale ma<br />
modificata intorno al 1000, si aprono<br />
le catacombe dove la tradizione vuole<br />
fosse sepolto il santo patrono dell’isola<br />
proveniente dalla Mauritania (in<br />
periodo romano l’area del Maghreb).<br />
Se ne può visitare solo una parte<br />
aperta sotto il transetto destro. I vani<br />
sono alti meno di due metri e in alcuni<br />
punti affrescati.<br />
Nella vicina Via Regina Margherita,<br />
nella palazzina del Monte Granatico è<br />
stato aperto l’Antiquarium Civico in<br />
attesa che vengano ultimati i restauri<br />
del Museo Archeologico ai piedi del<br />
Tophet. All’interno ceramiche, gioielli<br />
e oggetti fenici e romani. Interessante<br />
anche la raccolta del Museo<br />
Etnografico, aperto nel luglio 1996,<br />
grazie a donazioni e a prestiti privati,<br />
in un vecchio impianto di<br />
vinificazione. Nella grande stanza sono<br />
presentati tutti gli attrezzi da cucina,<br />
quelli per fare il formaggio e quelli per<br />
coltivare la vigna. Nella sezione<br />
tessitura sono esposti fusi e telai per la<br />
lavorazione della lana e del bisso, il<br />
filato impalpabile che si ricava dalla<br />
Pinna nobilis, la nacchera, il più<br />
grande bivalve del Mediterraneo. Nel<br />
portico esterno sono esposti gli<br />
strumenti per la vinificazione e<br />
l’allevamento. A fine giugno, per la<br />
festa di San Pietro, patrono dei<br />
pescatori, si svolge una suggestiva<br />
Processione a Mare.<br />
TRATALÌAS<br />
Piccolo centro del<br />
Sulcis, fino al 1413<br />
fu sede<br />
vescovile, come<br />
testimonia la<br />
cattedrale di<br />
Santa Maria,<br />
in stile<br />
romanico<br />
pisano. Consacrata nel 1213,<br />
presenta una facciata divisa orizzontalmente<br />
da una cornice ad archetti<br />
pensili, sormontata da un rosone.<br />
Curioso il timpano da cui sporge<br />
l’ultimo tratto della scala d’accesso al<br />
tetto. Anche i fianchi e l’abside sono<br />
percorsi da lesene ad archetti. All’interno<br />
le tre navate sono divise da<br />
grossi pilastri a sezione ottagonale. Un<br />
retablo datato 1596 è dedicato a San<br />
Giovanni Battista e a San Giovanni<br />
Evangelista, con al centro la Vergine e<br />
il Bambino.
40 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA
CAGLIARI E IL SUD<br />
41<br />
SANTADI<br />
Costruita su<br />
diversi piani<br />
sulle<br />
sponde del<br />
rio Mannu,<br />
Santadi conserva esempi di architettura<br />
tradizionale in trachite e scisto.<br />
Oggetti da lavoro e arredi della casa<br />
sono raccolti nel Museo Etnografico Sa<br />
Domu Antigua, che ha all’interno un<br />
punto di vendita di prodotti artigianali<br />
del Sulcis. Nella prima quindicina di<br />
agosto vi si svolge il matrimonio<br />
mauritano o maureddino, la cui<br />
tradizione sembra risalga addirittura<br />
ad alcune popolazioni nordafricane<br />
trasferitesi nel Sulcis in epoca romana.<br />
L’area intorno a Santadi era abitata in<br />
epoca nuragica come testimoniano le<br />
ceramiche e gli oggetti in oro, rame e<br />
bronzo (come una barchetta votiva e<br />
un tripode in stile cipriota) ritrovati<br />
nella grotta Pirostu e conservati al<br />
museo archeologico di Cagliari.<br />
Vicino a Santadi è stata scoperta la<br />
fortezza fenicio-punica di Pani Loriga,<br />
su un piccolo tavoliere a sud-ovest.<br />
Interessante la grotta Is Zuddas, ricca<br />
di aragoniti, stalagmiti e stalattiti, che<br />
si può visitare con le guide della<br />
cooperativa Monte Meana.<br />
Nei dintorni, in territorio di<br />
Villaperuccio, la necropoli ipogeica di<br />
Monte Essu. Alcune domus de janas<br />
conservano sulle pareti le tracce<br />
dell’originale rivestimento in giallo e<br />
rosso. Altre erano destinate a luogo di<br />
culto, come la grotta-tempio (la prima<br />
dopo la salita) con un ingresso di 2 m<br />
per 2, un atrio e una grande camera<br />
sepolcrale.<br />
BAIA CHIA<br />
Località della costa meridionale, è<br />
famosa per il suo sistema di dune che<br />
si stende fino a Capo Spartivento e che<br />
dovrebbe diventare il cuore di una<br />
riserva naturale della Regione. Alle<br />
spalle delle spiagge di sabbia candida<br />
si alza un cordone di dune alte fino a<br />
24 m, su cui vivono contorti ginepri<br />
secolari, e uno stagno che d’inverno<br />
ospita garzette, aironi cinerini, svassi e<br />
altri migratori acquatici.<br />
Il paesino di Chia, una frazione di<br />
Domus De Maria, è formato da poche<br />
case, immerse nel verde di grandi<br />
piante di fichi, e da un paio di alberghi<br />
per le vacanze. La baia dall’acqua<br />
cristallina è chiusa da un promontorio<br />
dominato da una torre spagnola e da<br />
scogli rossi ricoperti dalla bassa<br />
macchia mediterranea. Ai piedi della<br />
torre si possono visitare i pochi resti<br />
del centro fenicio-punico di Bithia,<br />
menzionato da Tolomeo ma che non<br />
raggiunse mai l’importanza di Nora e<br />
Tharros. Della città, non ancora<br />
completamente portata alla luce e<br />
sommersa per secoli dal mare, sono<br />
rimaste alcune tombe fenicie, puniche<br />
e romane accanto alle rovine di un<br />
tempio dedicato probabilmente al dio<br />
Bes.<br />
Dintorni: il litorale fino a Capo<br />
Spartivento è tutto un susseguirsi di<br />
magnifiche baie, dune e pinete<br />
raggiungibili a piedi o lungo una<br />
strada sterrata.<br />
PULA - NORA<br />
Centro agricolo di origine recente, è<br />
famoso per i resort turistici di Santa<br />
Margherita, per il campo di golf e per<br />
le rovine di Nora, la città più antica<br />
della <strong>Sardegna</strong>. L’area archeologica si<br />
stende ai piedi di Capo di Pula, un<br />
promontorio ammantato di macchia<br />
mediterranea con una torre eretta nel<br />
XVI secolo dagli Spagnoli per difendersi<br />
dai corsari. Fondata dai Fenici tra<br />
il IX e l’VIII secolo a.C., Nora divenne<br />
sotto Cartagine il centro più importante<br />
dell’isola. La sua supremazia<br />
continuò con Roma tanto che nel 238<br />
fu scelta come capitale della provincia<br />
sarda romana. Nel Medioevo venne<br />
abbandonata perché esposta alle<br />
continue incursioni dei pirati arabi.
42 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA<br />
Ma nel frattempo il progressivo<br />
abbassamento del terreno aveva già<br />
coperto di acqua i tre porti. Poco resta<br />
del periodo punico anche se i ricchi<br />
corredi delle sepolture testimoniano<br />
un’intensa attività mercantile. Della<br />
città cartaginese si può ammirare il<br />
tempio dedicato alla dea della fertilità<br />
Tanit, su un’altura che domina tutto il<br />
complesso. Ben disegnata la città<br />
romana con il teatro, le terme, le<br />
abitazioni, le strade lastricate con rete<br />
fognaria. Di grande interesse i mosaici<br />
caratterizzati dall’uso quasi esclusivo<br />
dei colori bianco, nero e ocra.<br />
Molti ritrovamenti, comprese le<br />
iscrizioni puniche con la prima<br />
attestazione del nome <strong>Sardegna</strong>, sono<br />
conservate al Museo Archeologico di<br />
Cagliari. Le ceramiche sono invece<br />
esposte nel minuscolo Museo Archeologico<br />
locale. Gli scavi continuano<br />
nella zona del macellum, a<br />
ridossodell’area militare. Nei pressi<br />
sorge la chiesetta romanica di<br />
Sant’Efisio, costruita dai monaci<br />
Vittorini nell’XI secolo, meta dell’annuale<br />
processione che parte da Cagliar.<br />
QUARTU SANT’ELENA<br />
Cittadina alla periferia di Cagliari, è<br />
cresciuta vertiginosamente negli ultimi<br />
anni fino a diventare una delle più<br />
grandi dell’isola. Sorge ai margini delle<br />
saline e dello stagno omonimo, scelto<br />
come stabile dimora e come nursery<br />
da decine di coppie di fenicotteri che<br />
da qualche hanno vi nidificano.<br />
Davanti al moderno palazzo comunale<br />
sorge la Casa Museo Sa Dom ’e Farra,<br />
alla lettera “La casa della farina”, una<br />
grande abitazione padronale<br />
campidanese che raccoglie migliaia di<br />
attrezzi della tradizione quotidiana<br />
domestica e agricola del passato. Sono<br />
oltre 14.000 i pezzi raccolti in una vita<br />
dall’ex pastore Gianni Musiu. Gli<br />
oggetti sono ambientati in diverse<br />
stanze dedicate a lavori diversi, dalle<br />
selle e dai finimenti in cuoio dello<br />
stalliere ai carri e al mantice del<br />
fabbro. Interessante il frigorifero a<br />
neve che funzionava grazie alla neve<br />
raccolta in Barbagia, portata a Cagliari<br />
a dorso di mulo e conservata sottoterra<br />
in grandi contenitori di paglia. La casa<br />
comprendeva le abitazioni per i<br />
padroni e per un buon numero di
CAGLIARI E IL SUD<br />
43<br />
dipendenti, più i locali a porticato su<br />
un grande cortile, utilizzati per le<br />
lavorazioni domestiche e agricole,<br />
come la molitura, la preparazione del<br />
pane, la riparazione degli attrezzi.
44 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA<br />
Note
LA SARDEGNA<br />
ZONA PER ZONA<br />
La Costa orientale
46 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA
LA COSTA ORIENTALE<br />
47<br />
La Costa orientale<br />
All’interno chilometri e chilometri di<br />
pascoli e rocce, sul mare falesie inaccessibili<br />
che sprofondano nell’acqua<br />
turchese, dove da poco è ricomparsa la<br />
foca monaca. Per questo, il tratto di<br />
costa del Golfo di Orosei è entrato a far<br />
parte del Parco Nazionale del<br />
Gennargentu, istituito per proteggere<br />
aquile reali e mufloni.<br />
Senza città di rilievo, la Costa orientale<br />
vanta buoni centri balnerari concentrati<br />
intorno ad Arbatax e a<br />
Villasimius. Salvo in alcuni tratti, la<br />
strada corre lontano dal mare; per<br />
questo il più delle volte le spiagge sono<br />
da conquistare con lunghe escursioni a<br />
piedi o seguendo strade sterrate che<br />
sembrano perdersi nella macchia<br />
mediterranea. Anche le cittadine più<br />
importanti come Orosei, Muravera o<br />
Dorgali non sono situate lungo la<br />
costa, ma leggermente all’interno. La<br />
causa è da attribuirsi alla malaria che<br />
ha mietuto vittime fino all’ultimo<br />
dopoguerra e agli attacchi dei pirati<br />
che per secoli hanno infestato le coste.<br />
Le zone dell’interno sono terra di<br />
pastori che da secoli hanno condotto le<br />
greggi al pascolo lungo i tratturi oggi<br />
percorsi dai fuoristrada. Al sud, poco<br />
conosciuta e sfruttata turisticamente,<br />
la regione del Sarrabus riserva grandi<br />
sorprese a chi ama avventurarsi fuori<br />
dai circuiti tradizionali. Fino a pochi<br />
anni orsono è rimasta isolata per la<br />
difficoltà delle comunicazioni. L’unico<br />
modo per arrivare a Cagliari era il<br />
trenino a scartamento ridotto che<br />
s’inerpicava per le valli e che oggi può<br />
costituire la meta di un viaggio a<br />
ritroso nel tempo. Al centro, la regione<br />
dell’Ogliastra, con le sue spiagge<br />
sabbiose che variano dal grigio perla al<br />
rosso acceso, offre montagne dure<br />
dove la civiltà pastorale non è stata<br />
scalfita dalla modernità e la vita dei<br />
paesi scorre ancora con ritmo arcaico.<br />
Più facile la regione delle Baronie, con<br />
le cittadine di Siniscola e di Orosei,<br />
ben servite dai mezzi di trasporto e<br />
dalla superstrada.<br />
La statale 125 collega Olbia con<br />
Cagliari lungo la costa orientale. Il<br />
tratto più spettacolare è quello tra<br />
Dorgali e Baunei, 63 km di curve di<br />
montagna nel cuore del Parco nazionale<br />
del Gennargentu. Questo tratto di
48 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA<br />
strada è stato tagliato nella roccia dai<br />
carbonai piemontesi che tra la metà e<br />
la fine dell’Ottocento frequentavano<br />
(unici stranieri) queste valli impervie,<br />
tagliando gli alberi che caricavano poi<br />
sulle navi per il Continente. Un<br />
disboscamento poi rivelatosi<br />
irreversibile.<br />
ARBATAX<br />
Questo centro sorge ai<br />
piedi di Capo<br />
Bellavista, una falesia<br />
di porfido rosso che termina in mare<br />
con le celebri rocce del medesimo<br />
colore, di grande effetto cromatico. Il<br />
porto, protetto da una torre spagnola,<br />
è il capolinea dei treni a scartamento<br />
ridotto che arrivano da Cagliari. La<br />
costa vanta acque limpidissime e baie<br />
incantevoli, come Cala Moresca, dove<br />
il porfido rosso contrasta con alcuni<br />
blocchi di granito grigio e con<br />
l’azzurro delle acque. Più a sud Porto<br />
Frailis, protetto anch’esso da una torre<br />
spagnola, e la lunga spiaggia di Orrì.<br />
Dal Faro di Capo Bellavista si gode un<br />
bel panorama sul mare e<br />
sugli isolotti<br />
dell’Ogliastra. Nella baia<br />
una strada privata<br />
porta al club Vacanze<br />
di Cala Moresca,<br />
ricostruzione di un<br />
tipico villaggio<br />
mediterraneo, con<br />
portoni in legno<br />
massiccio e inferriate<br />
provenienti dalle case che furono<br />
abbandonate a Gairo Vecchia dopo un<br />
terremoto.<br />
SANTA MARIA<br />
NAVARRESE<br />
Piccolo centro balneare costruito<br />
intorno a una bella chiesa campestre<br />
da cui ha preso il nome. La chiesa, a<br />
tre navate con abside semicircolare,<br />
sembra sia stata costruita nella prima<br />
metà dell’XI secolo dalla figlia del re di<br />
Navarra come ringraziamento per uno<br />
scampato naufragio. Sul sagrato sorge<br />
un gigantesco olivastro, che dicono<br />
vecchio di oltre mille anni. La bella<br />
spiaggia è delimitata da una pineta e<br />
protetta da una torre aragonese del<br />
’600. Di fronte il grande scoglio a<br />
forma di piramide<br />
dell’Agugliastra, o Sa<br />
Pedra Longa,<br />
un sottile<br />
pinnacolo<br />
calcareo che sporge dal mare per 128<br />
m. Si raggiunge in pochi minuti di<br />
navigazione dal porticciolo da dove<br />
partono anche i barconi per Cala Luna,<br />
Cala Sisine e Cala Goloritzè.<br />
IL PARCO DEL GENNARGENTU<br />
I 73.935 ettari di questo parco nazionale,<br />
i cui confini sono indicati da<br />
un’intesa del 1992, si trovano in<br />
provincia di Nuoro (esclusa l’isola<br />
dell’Asinara). I comuni interessati<br />
dall’area protetta sono Aritzo, Arzana,<br />
Baunei, Belvì, Desulo, Dorgali,<br />
Fonni, Gairo, Gavoi, Lodine,<br />
Meana Sardo, Oliena, Ollolai,<br />
Olzai, Ovodda, Orgosolo,<br />
Seui, Seulo, Sorgono,<br />
Talana, Tiana, Tonara,<br />
Urzulei, Ussassai e<br />
Villagrande. Per visitare la<br />
zona, bisogna tener<br />
presente che la diversità<br />
degli ambienti consiglia<br />
differenti stagioni. In generale, però, a<br />
meno di non aver mete esclusivamente<br />
balneari, le stagioni di mezzo rappresentano<br />
il compromesso migliore tra il<br />
caldo dell’estate e il gelo dell’inverno.<br />
Mete interessanti sono la salita ai 1834<br />
m della Punta La Marmora e, sul<br />
Supramonte, oltre alle rovine di<br />
Tiscali, le gole di Su Gorroppu e la<br />
sorgente di Su Gologone. Verso il mare<br />
si può scegliere tra la visita alla Grotta<br />
del Bue Marino e la discesa a piedi<br />
della Codula di Luna.
LA COSTA ORIENTALE<br />
49<br />
DORGALI<br />
Svilupattasi su un costone roccioso che<br />
scende dal monte Bardia, la cittadina<br />
di Dorgali dista 30 km da Nuoro e<br />
poco meno di 10 dal mare di Cala<br />
Gonone. Insediamento agricolo e<br />
pastorale, questo paese è anche un<br />
centro importante per l’artigianato del<br />
cuoio, della ceramica e della filigrana,<br />
e per la tessitura di tappeti. Per i<br />
buongustai, due tappe fondamentali<br />
sono costituite dalla cantina sociale e<br />
dal caseificio. Nel centro storico si<br />
incontrano vecchie costruzioni<br />
edificate con la scura roccia vulcanica.<br />
Molte le chiese dell’abitato, tra queste<br />
San<br />
Lussorio,<br />
la<br />
Madonna<br />
d’Itria e la<br />
Maddalena.<br />
Sulla centrale piazza<br />
Vittorio Emanuele si innalza la facciata<br />
della Parrocchiale di Santa Caterina il<br />
cui interno è ornato da un grande<br />
altare ligneo scolpito. In paese si può<br />
visitare l’interessante Museo Archeologico<br />
che raccoglie una importante<br />
collezione di reperti di epoca nuragica<br />
(provenienti anche dal vicino sito di<br />
Serra Òrrios), punica e romana. Qui ci<br />
si può rivolgere per avere informazioni<br />
sulle visite al villaggio di Tiscali.<br />
OROSEI<br />
Il capoluogo storico della Baronia, in<br />
posizione arretrata rispetto al mare, ha<br />
un centro storico vivace e ben curato,<br />
con palazzetti in pietra e calce bianca<br />
su cortili lussureggianti. Chiese, archi,<br />
spiazzi e scale lo rendono molto<br />
gradevole. Fondata probabilmente nel<br />
Medioevo, visse il suo momento<br />
magico durante la dominazione pisana<br />
quando, sotto il dominio dei baroni<br />
Guiso, divenne un porto importante<br />
con ancoraggi sul fiume Cedrino.<br />
Dopo il passaggio agli Aragonesi iniziò<br />
la decadenza causata dalla malaria,<br />
dalle scorrerie dei pirati e
50 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA
LA COSTA ORIENTALE<br />
51<br />
dall’insabbiamento del<br />
fiume. Attraverso un<br />
intrico di stradine si<br />
arriva alla centrale<br />
piazza del Popolo su cui<br />
si affacciano tre chiese.<br />
In cima a una scalinata<br />
la Parrocchiale di San<br />
Giacomo Maggiore<br />
dalla facciata settecentesca<br />
e con più cupole<br />
ricoperte in cotto. Sul<br />
lato opposto la Chiesa<br />
Del Rosario, con una<br />
facciata barocca, e la Chiesa delle<br />
Anime, fondate dalle confraternite<br />
protagoniste dei riti della Settimana<br />
Santa. La Chiesa di Sant’Antonio<br />
Abate, un tempo santuario campestre,<br />
è stata inglobata dall’espansione della<br />
città. Nella torre pisana, all’interno del<br />
recinto, è allestita una esposizione di<br />
artigianato locale. Anche il secentesco<br />
Santuario della Madonna del Rimedio,<br />
fino a qualche anno fa isolato nella<br />
campagna, è diventato parte della<br />
periferia. È circondato da cumbessias<br />
che si riempiono nei primi giorni di<br />
settembre in occasione del pellegrinaggio.<br />
Dintorni: in prossimità<br />
della foce del Cedrino,<br />
sorge la Chiesa di Santa<br />
Maria ’e Mare, fondata<br />
nel XIII secolo da<br />
mercanti pisani. Piena di<br />
ex voto, l’ultima domenica di<br />
maggio è meta di un pellegrinaggio<br />
con la statua della Madonna che<br />
scende il fiume su una barca seguita<br />
dalle barche dei pescatori. Alla foce il<br />
fiume si divide in due rami: quello<br />
settentrionale entra in un canale<br />
artificiale, quello meridionale dà vita<br />
allo stagno Su Petrosu, una zona<br />
umida dove vivono folaghe, gallinelle,<br />
germani reali e il pollo sultano.<br />
Dove l’acqua è più bassa si trovano<br />
avocette e cavalieri d’Italia, aironi<br />
cinerini e garzette.<br />
GALTELLÌ<br />
Alle pendici del Monte Tuttavista,<br />
Galtellì era nel Medioevo il centro più<br />
importante della regione, fino al 1496<br />
sede della Diocesi, come testimonia la<br />
chiesa romanica di San Pietro, l’antica<br />
cattedrale del XII secolo. Decaduto a<br />
causa della malaria e delle incursioni<br />
barbaresche, conserva tracce del<br />
passato splendore nella Parrocchiale<br />
del SS. Crocifisso, che custodisce<br />
interessanti statue lignee del ’500 e del<br />
’600. Il nucleo centrale è molto bello<br />
con palazzetti e case in<br />
calce bianca che<br />
danno all’insieme<br />
un aspetto lindo.<br />
Dintorni: una delle<br />
escursioni più<br />
interessanti nei<br />
dintorni porta al Monte<br />
Tuttavista lungo una strada sterrata<br />
(poi sentiero percorribile solo a piedi)<br />
che porta a Sa Pedra Istampada, la<br />
Roccia Forata, un arco scolpito dal<br />
vento alto ben 30 m. Si può raggiungere<br />
anche la cima per godere di un<br />
panorama a 360 gradi. In località La<br />
Traversa, a 12 km da Galtellì, si trova<br />
l’interessante Tomba di Giganti di Sa<br />
Ena ’e Thomes. Suggestivo monumento<br />
preistorico con una stele, alta 3 m,<br />
scolpita in un unico blocco di granito.
52 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA<br />
SINISCOLA<br />
Ai piedi del monte Albo, a poca<br />
distanza dal mare, si trova una<br />
cittadina sviluppatasi in maniera<br />
disordinata intorno alla parrocchiale<br />
settecentesca, che conserva all’interno<br />
affreschi e statue in<br />
legno di artisti<br />
locali. Un rettilineo<br />
porta a La Caletta,<br />
porticciolo turistico<br />
con una spiaggia sabbiosa lunga 4 km.<br />
Dintorni: in direzione Orosei, dopo il<br />
ponte sul rio Siniscola, si incontra la<br />
deviazione per Santa Lucia, piccolo<br />
centro di pescatori; di origine, pare,<br />
ponzese, è raccolto intorno alla chiesa<br />
e alla torre spagnola. Alle spalle una<br />
pineta arriva fino al mare dove le rocce<br />
si alternano a calette. Camminando<br />
sulla battigia si giunge alle dune di<br />
candida sabbia di Capo Comino,<br />
raggiungibili anche con una deviazione<br />
dalla strada statale. Sono le più belle<br />
dune sabbiose della costa orientale su<br />
cui crescono contorti ginepri.<br />
Il promontorio, con un faro, è un<br />
susseguirsi di scogli arrotondati dalle<br />
forme più svariate che si aprono in<br />
piccole spiagge di ciottoli. Si può<br />
raggiungere a piedi con due ore di<br />
cammino anche la spiaggia di<br />
Berchida, con il massiccio scoglio<br />
chiamato “S’incollu de sa Marchesa” e<br />
uno stagno popolato di cefali e<br />
anguille. In alternativa una strada<br />
sterrata dal fondo sconnesso parte<br />
dalla Statale all’altezza del<br />
chilometro 243, subito<br />
dopo il rio Berchida, e<br />
s’incunea nella<br />
macchia mediterranea<br />
fino alla spiaggia di sabbia candida<br />
su un mare dall’acqua trasparentissima.<br />
Nel tragitto cartelli turistici<br />
segnalano l’insediamento nuragico di<br />
Conca Umosa e il villaggio abbandonato<br />
di Rempellos.<br />
POSADA<br />
Arroccata in cima a<br />
una rupe calcarea<br />
ammantata di<br />
euforbie e lentisco,<br />
il paese è sovrastato<br />
dai ruderi del<br />
Castello della Fava.<br />
Costruito nel XII<br />
sec. dai giudici di<br />
Gallura, fu conquistato dai giudici di<br />
Arborea prima di passare sotto il<br />
controllo degli Aragona. La zona era<br />
già abitata in tempi lontanissimi come<br />
testimonia la colonia cartaginese di<br />
Feronia. Importante centro all’epoca<br />
dei Giudicati, decadde per le numerose<br />
incursioni saracene. Il borgo conserva<br />
la struttura medievale con vicoli<br />
tortuosi collegati da ripide scalinate,<br />
archi e piccole piazze. Le case in pietra<br />
grigia sono state via via ristrutturate.<br />
Anche il castello è stato sottoposto a<br />
lifting: una scala in legno porta alla<br />
sommità della torre quadrata da cui si<br />
gode un vasto panorama sul mare,<br />
sulla foce del fiume Posada e sulla<br />
pianura con agrumeti.<br />
Dintorni: verso l’interno, il Lago di<br />
Posada circondato da pinete, uno dei<br />
tanti bacini artificiali dell’isola.
LA COSTA ORIENTALE<br />
53<br />
LANUSEI<br />
Grosso centro dall’aspetto austero<br />
costruito sul fianco della collina a 600<br />
m d’altitudine, in posizione dominante<br />
verso il mare. Per secoli ha rivestito il<br />
ruolo di capoluogo dell’Ogliastra.<br />
Costruito su più<br />
livelli, conserva<br />
vestigia del<br />
ricco passato<br />
nei palazzetti<br />
signorili.<br />
JERZU<br />
Ai piedi dei “tacchi”, possenti formazioni<br />
calcaree che sporgono candide<br />
dalla macchia mediterranea, Jerzu è un<br />
grande paese circondato dai vigneti,<br />
ricavati sui fianchi ripidi delle colline.<br />
Nella zona si producono ogni anno<br />
circa 100 000 quintali di uva che<br />
vengono lavorati nella Cantina Sociale<br />
famosa per il Cannonau Rosso DOC.<br />
Il paese è costruito su diversi livelli<br />
con case a più piani che s’affacciano sul<br />
corso principale. Le ripide strade<br />
laterali portano ad angoli dove si è<br />
conservata qualche abitazione<br />
tradizionale, specialmente nella parte<br />
bassa del paese. La festa più importante<br />
si tiene il 13 giugno in omaggio a<br />
Sant’Antonio da Padova al quale è<br />
dedicata una delle chiese della città.<br />
Dintorni: a Ulassai, si può visitare la<br />
grotta Su Màrmuri, il Marmo, una<br />
cavità di calcare bianco cui si accede<br />
per una scala di 200 gradini. Il<br />
percorso si snoda per quasi un<br />
chilometro tra laghetti e spettacolari<br />
stalagmiti.<br />
GAIRO<br />
Gairo Sant’Elena sorge nella valle del<br />
rio Pardu, una gola profonda chiusa da<br />
imponenti pareti di calcare. Il paese fu<br />
costruito dopo il 1951 in seguito<br />
all’evacuazione del vecchio borgo che<br />
stava lentamente scivolando a valle. La<br />
sua vista è inquietante, con le case
54 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA<br />
sventrate, senza portoni e inferriate.<br />
Tutta la zona è spettacolare, a iniziare<br />
dalla strada che porta a Lanusei.<br />
Dintorni: la strada costiera corre a<br />
poca distanza dal mare con calette di<br />
sabbia rosata e scogli dello stesso<br />
colore. Dalla baia di Gairo, protetta da<br />
un promontorio ricoperto dalla<br />
macchia mediterranea, si raggiunge la<br />
spiaggia di Coccorocci, l’unica spiaggia<br />
nera di tutta la <strong>Sardegna</strong>.<br />
BARÌ SARDO<br />
Grosso borgo agricolo, al crocevia tra<br />
l’Orientale Sarda e la strada verso<br />
Lanusei, in una campagna lussureggiante<br />
di vigneti e frutteti. Il nome,<br />
derivato da abbari, le paludi, testimonia<br />
che un tempo la malaria doveva essere<br />
molto diffusa. Il centro più antico si<br />
raccoglie intorno alla Chiesa di San<br />
Leonardo e alla Parrocchiale dedicata<br />
alla Beata Vergine del Monserrato, dal<br />
campanile in stile rococò. Interessante<br />
l’artigianato della tessitura con laboratori<br />
che producono tappeti, arazzi,<br />
coperte e cuscini di lino. Torre di Barì è<br />
una piacevole località balneare<br />
sviluppatasi intorno alla secentesca<br />
torre spagnola, costruita per difendere il<br />
paese dalle incursioni dei pirati. Belle la<br />
spiaggia sabbiosa e la piccola pineta.<br />
Piena di mistero la festa di San Giovanni<br />
Battista, detta Su Nenneri. Con un<br />
rituale che propizia ricchi raccolti,<br />
vengono lanciati in mare i germogli di<br />
legumi e cereali fatti germogliare al buio.
MURAVERA<br />
Il centro più importante del Sarrabus<br />
sorge alla foce del Flumendosa, al<br />
centro di una campagna coltivata ad<br />
agrumi. Sull’area nei tempi antichi<br />
sorgeva la città fenicia di Sarcapos. Il<br />
paese è quasi attaccato a Villaputzu e a<br />
San Vito, ideale punto di partenza per<br />
escursioni lungo la costa e le valli<br />
dell’interno. Verso nord il tratto di<br />
costa, fino a Porto Corallo, è una lunga<br />
spiaggia sabbiosa interrotta da piccoli<br />
promontori rocciosi.<br />
Torre Salinas domina da uno spuntone<br />
granitico la riva sabbiosa e lo stagno di<br />
Colostrai. Vicino al porto turistico<br />
un’altra torre spagnola che nel 1812<br />
vide una delle poche vittorie dei Sardi<br />
sui pirati barbareschi. Una escursione<br />
lungo l’Orientale Sarda verso Arbatax<br />
porta ai resti del Castello di Quirra e<br />
alla chiesetta romanica di San Nicola,<br />
l’unica della <strong>Sardegna</strong> costruita in<br />
mattoni. Dirigendosi invece verso<br />
Cagliari, si risale il corso del rio Cannas<br />
dove le rocce rosse affiorano tra<br />
corbezzoli, eriche, mirti e ginepri. In<br />
estate è possibile bagnarsi nelle pozze<br />
d’acqua cristallina all’ombra degli<br />
oleandri in fiore e dei salici piangenti.<br />
Interessante anche l’escursione lungo la<br />
valle del Flumendosa, oltre San Vito.<br />
Castiadas è una frazione di Muravera,<br />
con poche case intorno alle carceri<br />
ottocentesche, al centro di una campagna<br />
coltivata a vigneti e agrumi. Bello il<br />
tratto di costa intorno a Capo Ferrato,<br />
con rocce basaltiche che si aprono in<br />
baie dalla spiaggia candida, ombreggiate<br />
da pini. Proseguendo verso sud<br />
s’incontra Costa Rei, un centro di<br />
seconde case e di villaggi vacanze. La<br />
baia quiè chiusa a sud da Cala Sinzias: il<br />
fondale formato da lastroni rocciosi dà<br />
all’acqua una trasparenza cangiante.<br />
VILLASIMIUS<br />
È la piÙ importante località balneare<br />
della costa sud-orientale, con alberghi,<br />
residence e case non sempre ben<br />
inseriti nella natura. Il centro è<br />
moderno, al margine settentrionale di<br />
un promontorio che si allunga fino a<br />
Capo Carbonara. Al centro del<br />
promontorio si apre lo stagno di<br />
Notteri, separato dal mare solo dalla<br />
spiaggia lunga e sabbiosa. In inverno<br />
ospita colonie di fenicotteri rosa. Dal<br />
Faro si gode un’ampia vista panoramica<br />
sulla costa e sulle isole dei Cavoli e di<br />
Serpentara. Intorno spiagge di quarzo e<br />
isolotti di granito su un mare dai ricchi<br />
fondali. Il tratto tra le due isole è stato<br />
teatro di numerosi naufragi: a 10 m di<br />
profondità si trova la statua della<br />
Madonna dei Fondali dello scultore<br />
Pinuccio Sciola. La si può vedere grazie<br />
ai battelli dal fondo trasparente che<br />
durante l’estate partono dal porticciolo<br />
di Porto Giunco. Il carico di una nave<br />
spagnola naufragata in queste acque nel<br />
XV secolo, reperti d’epoca classica e<br />
altri provenienti dal santuario di<br />
Cuccureddus sono esposti nel Museo<br />
Archeologico di Villasimius.<br />
ORROLI<br />
Centro del sarcidano dedito all’allevamento,<br />
sorge in una conca<br />
dell’altopiano di Pranemuru, una landa
56 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA<br />
dalla vegetazione rada ai margini della<br />
valle del Flumendosa. La zona è ricca<br />
di siti archeologici come la necropoli<br />
di Su Motti, con domus de janas<br />
ricavate da massi erratici di basalto. In<br />
posizione panoramica, poco distante<br />
dalla falesia, ci sono le rovine del<br />
Nuraghe Arrubiu. Si tratta di una<br />
struttura pentalobata, a pianta assai<br />
complessa, ancora più estesa di<br />
Barumini. In pietra rossa, il complesso<br />
si sviluppa intorno al torrione centrale<br />
del XI-X secolo a.C. che secondo gli<br />
esperti raggiungeva in origine l’altezza<br />
di 27 m. Intorno sono sistemate cinque<br />
torri, risalenti probabilmente al VII<br />
secolo e collegate tra loro da alti<br />
bastioni. A queste si aggiunse una
LA COSTA ORIENTALE<br />
57<br />
seconda cerchia, nel VI secolo, allo<br />
scopo di perfezionare il sistema di<br />
difesa. Intorno sono visibili i resti del<br />
villaggio nuragico, con capanne a<br />
pianta circolare e rettangolare.<br />
PERDASDEFOGU<br />
Paese montano della bassa Ogliastra,<br />
in posizione isolata al margine della<br />
regione dei “tacchi”, possenti formazioni<br />
calcaree che sporgono candide dalla<br />
macchia mediterranea. La strada che<br />
porta a Jerzu è una delle più panoramiche<br />
perché corre su un altopiano ai<br />
piedi di queste cime dolomitiche con<br />
vista spettacolare sul mare e sulla<br />
lontana Perda Liana. Lungo la strada si<br />
incontra la chiesa campestre di<br />
Sant’Antonio, in un bel prato ai piedi<br />
di Punta Coróngiu, il tacco più<br />
spettacolare.
58 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA
LA SARDEGNA<br />
ZONA PER ZONA<br />
Il Centro e la Barbagia
60 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA
IL CENTRO E LA BARBAGIA<br />
61<br />
Il Centro e la<br />
Barbagia<br />
La regione che occupa il centro<br />
della <strong>Sardegna</strong> è una terra del<br />
tutto particolare, in cui la natura<br />
e la gente rispecchiano più che<br />
altrove la realtà più antica<br />
dell’isola. L’orizzonte è fatto di<br />
montagne aspre su cui si intrecciano<br />
i sentieri dei pastori. Lungo le<br />
valli, i piccoli paesi arroccati tra i boschi<br />
sembrano fuori dal tempo.<br />
Con il nome di Barbagia (che deriva<br />
dal nome Barbària, con il quale i<br />
Romani indicavano le regioni inaccessibili<br />
dell’interno, contrapposte alla<br />
Romània delle coste) si indica l’insieme<br />
delle regioni che circondano a est e<br />
ovest la mole del massiccio del<br />
Gennargentu. Abitato da sempre, ricco<br />
di siti preistorici come il villaggio<br />
nuragico di Tiscali (pp 104-5), il cuore<br />
della <strong>Sardegna</strong> resistette per secoli alle<br />
invasioni romane e conservò gli<br />
antichi culti religiosi di origine<br />
nuragica fino all’avvento del Cristianesimo.<br />
Terra aspra ma ospitale, il centro<br />
dell’isola richiede al visitatore un certo<br />
sforzo: le strade sono lunghe e<br />
tortuose, le indicazioni talvolta<br />
insufficienti e molti i chilometri su<br />
strade sterrate. Qui però le tradizioni<br />
sono ancora vivissime, le<br />
feste popolari<br />
importanti e<br />
colorate: i<br />
santuari e i paesi<br />
si animano nella<br />
ricorrenza del<br />
santo patrono o durante la<br />
Pasqua, mentre a Mamoiada (p 102) i<br />
famosi “mamuthones” sfilano durante<br />
il carnevale coperti dalle loro maschere<br />
grottesche. La natura è dovunque al<br />
centro del paesaggio: dalle rocce del<br />
Supramonte di Oliena e Orgosolo il<br />
mare è a un passo, mentre dalla Punta<br />
La Marmora (p 82) - la massima<br />
elevazione del massiccio del<br />
Gennargentu, a 1834 m di quota - nelle<br />
fredde giornate di vento si arrivano a<br />
vedere le acque dei due mari che<br />
bagnano l’isola. La cucina è di terra ed<br />
ha i sapori della macchia mediterranea,<br />
mentre l’artigianato - da non<br />
perdere una visita alle preziose
62 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA<br />
collezioni esposte nelle<br />
vetrine del Museo<br />
Etnografico di Nuoro (p<br />
99) - è ispirato alla vita<br />
pastorale con tappeti,<br />
cesti, ceramiche ornate<br />
con i motivi della<br />
tradizione.<br />
Nuoro è‘ il centro dell’interno della<br />
<strong>Sardegna</strong>: a oriente si erge la catena del<br />
Supramonte, con ai suoi piedi Oliena,<br />
Orgosolo e Dorgali, mentre a occidente<br />
sono le valli che digradano verso il<br />
lago Omodeo e Macomer. In questo<br />
paesaggio fatto di colline e vette<br />
rocciose (i “tacchi” e i “tonneri”) si<br />
incontrano molti dei centri più<br />
importanti della regione, come<br />
Mamoiada, Bitti, Sarule. A sud si<br />
innalzano infine le alture che compongono<br />
il massiccio del Gennargentu,<br />
ricco di foreste, e sulle cui pendici si<br />
incontrano i paesi della montagna:<br />
Gavoi, Fonni. Verso nord-est, costeggiate<br />
le pendici del Monte Ortobene<br />
che domina la città, si scende fra ulivi,<br />
mandorli e vigne in direzione delle<br />
Baronie.<br />
NUORO<br />
Al centro dell’isola,<br />
Nuoro divenne una<br />
città importante a partire<br />
dal XIV secolo ed è capoluogo di<br />
provincia dal 1926. La topografia della<br />
città è basata sulla presenza della<br />
dorsale montuosa che scende dal<br />
Monte Ortobene su cui crebbero i<br />
primi insediamenti umani della zona.<br />
In centro sopravvivono molti angoli<br />
pittoreschi di rioni antichi che la<br />
componevano, un tempo collegati tra<br />
loro dalla “Bia Maiore”, l’odierno Corso<br />
Garibaldi. Centro commerciale delle<br />
Barbagie, Nuoro si anima in occasione<br />
di una serie di feste: il 19 marzo in<br />
onore di San Giuseppe, il 6 agosto di<br />
San Salvatore e nell’ultima domenica<br />
d’agosto in onore del Redentore.<br />
UN PO’ DI STORIA<br />
Al termine del periodo feudale<br />
Nùgoro, come tuttora i nuoresi<br />
chiamano la loro città, entrò in un<br />
lungo periodo di instabilità politica:
IL CENTRO E LA BARBAGIA<br />
63<br />
rivolte e sommosse erano all’ordine del<br />
giorno tanto che l’intendente piemontese<br />
De Viry descrisse la città, attorno<br />
al 1750, come un “covo di banditi e<br />
assassini”. In seguito agli editti che ai<br />
primi dell’Ottocento ponevano fine al<br />
tradizionale uso comunitario delle<br />
terre, una serie di sollevazioni popolari<br />
culminarono nei moti di “Su<br />
Connottu”, nel 1868. A cavallo dei due<br />
secoli, Nuoro divenne il centro di un<br />
profondo rinnovamento culturale, che<br />
aveva origine nel confronto tra la<br />
vecchia società isolana e quella nuova<br />
espressa dal rapporto dell’isola con il<br />
continente.<br />
VISITANDO NUORO<br />
Centro della città è la piazza dedicata<br />
al poeta nuorese Sebastiano Satta<br />
(1867-1914) che, alla fine del XIX<br />
secolo animò la cultura cittadina<br />
insieme alla scrittrice Grazia Deledda<br />
(1871-1936) e al politico e saggista<br />
Attilio Deffenu (1893-1918).<br />
MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE<br />
Fusione delle raccolte paleontologiche,<br />
paleo-botaniche e naturalistiche del<br />
Gruppo Speleologico Nuorese, il<br />
museo si è arricchito con i reperti delle<br />
campagne di molti anni di scavi<br />
intrapresi dalla Soprintendenza nel<br />
Nuorese. Interessanti gli scheletri del<br />
Prolagus sardus e della lontra gigante e<br />
una piccola collezione di fauna<br />
cavernicola, le statue-menhir di<br />
Làconi, vari bronzetti di epoca<br />
nuragica e oggetti di epoca romana.<br />
MUSEO DELEDDIANO<br />
Varcato il portone della casa natale<br />
della scrittrice, si entra in una tipica<br />
dimora sarda di metà Ottocento. Una<br />
serie di cimeli, che ricordano le tappe<br />
del successo della Deledda, sono<br />
esposti negli ambienti, restaurati<br />
seguendo le descrizioni he la scrittrice<br />
ha lasciato nel suo romanzo Cosima. l<br />
cortile dà accesso alla zona dove un<br />
tempo c’era l’orto (e dove ora si<br />
tengono manifestazioni culturali),<br />
mentre ai piani superiori sono esposte<br />
le copertine dei libri della scrittrice, le<br />
locandine dei lavori teatrali tratti dalle<br />
opere e copia del diploma di
64 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA<br />
conferimento del Premio Nobel per la<br />
Letteratura del 1926.<br />
IL MUSEO ETNOGRAFICO DI NUORO<br />
Per ospitare una collezione di oggetti e<br />
costumi della vita quotidiana<br />
sarda, l’architetto Antonio<br />
Simon Mossa ha progettato<br />
negli anni Sessanta la replica<br />
di un villaggio ideale, con le<br />
sue corti, le vie e le scale.<br />
Nelle sale, percorse ogni anno<br />
da 70.000 visitatori, si trovano<br />
mobili, gioielli, le forme del<br />
pane tradizionale, telai e<br />
tappeti e i costumi caratteristici<br />
della vita di tutti i giorni e<br />
delle feste. Ogni due anni, il<br />
museo ospita una rassegna di cinema<br />
antropologico ed etnografico nel mese<br />
di ottobre.<br />
MONTE ORTOBENE<br />
La città nacque sulle pendici granitiche<br />
del monte, e tutti i nuoresi hanno un<br />
rapporto speciale con questa montagna.<br />
Per salire verso i suoi boschi,<br />
bisogna uscire dalla città in direzione<br />
di Orosei, passando a fianco alla<br />
Chiesa della Solitudine, dove si<br />
trovano le spoglie di Grazia Deledda.<br />
Dopo una serie di tornanti in un<br />
ambiente fatto di boschi e grandi<br />
massi, si raggiunge la vetta, dove si<br />
erge la statua in bronzo del Redentore,<br />
che si affaccia sulla città sottostante.<br />
Nei pressi della statua si trova la chiesa<br />
di Nostra Signora del Monte che,<br />
l’ultima domenica d’agosto, diviene<br />
meta della grande processione che si<br />
tiene in onore del Redentore cui<br />
partecipano rappresentanze in<br />
costume di tutta la <strong>Sardegna</strong>.<br />
NECROPOLI DI SAS CONCAS<br />
Percorrere la SS 131 in direzione<br />
di Abbasanta, proseguire poi per<br />
Oniferi. La necropoli è poco<br />
lontana dallo svincolo sulla<br />
destra a poche decine di metri<br />
dalla strada. Il complesso è<br />
composto da una serie di<br />
domus de janas tra cui alcune,<br />
come la “Tomba<br />
dell’Emiciclo”, sono istoriate<br />
da incisioni e bassorilievi: il<br />
sito è aperto e incustodito.<br />
Utile, quindi, una torcia<br />
elettrica.<br />
BITTI<br />
Questo borgo pastorale deve la sua<br />
recente notorietà al gruppo musicale<br />
dei “Tenores de Bitti”, la cui interpretazione<br />
del canto polifonico tradizionale<br />
sardo ha conquistato estimatori in<br />
tutta Europa. Secondo molti studiosi, il<br />
dialetto di Bitti sarebbe la parlata sarda<br />
più simile al latino. Sulla piazza<br />
Giorgio Asproni si trova la<br />
ottocentesca chiesa di San Giorgio<br />
Martire, nella cui casa parrocchiale si<br />
può visitare una piccola collezione di<br />
reperti archeologici.<br />
Dintorni: non lontano dal paese in<br />
direzione di Orune (la strada è<br />
segnalata da cartelli ma non semplice<br />
da seguire) è il tempio a pozzo di Su<br />
Tempiesu, costituito da vari ambienti -<br />
realizzati con grandi pietre basaltiche<br />
squadrate - che ospitano il pozzo sacro<br />
che attingeva a una vena d’acqua<br />
utilizzata per scopi rituali. Nelle<br />
campagne attorno a Bitti si incontrano<br />
una serie di chiese campestri (tra<br />
queste Santo Stefano e Babbu Mannu,<br />
cioè Spirito Santo) che, in occasione<br />
delle ricorrenze annuali, si animano di<br />
feste.
IL CENTRO E LA BARBAGIA<br />
65
66 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA<br />
BONO<br />
Ai piedi delle alture del Gocèano,<br />
Bono è un ottimo punto di partenza<br />
per piacevoli escursioni nei grandi<br />
boschi di Monte Rasu e nella Foresta<br />
di Burgos. Al centro del paese si trova<br />
la parrocchiale di San Michele<br />
Arcangelo che, anche se più volte<br />
rimaneggiata, nasconde una singolare<br />
curiosità:l’orologio della chiesa è infatti<br />
mosso dal peso di 4 palle di cannone<br />
che caddero in paese nel corso<br />
dell’assedio del 1796, durante il quale<br />
le truppe governative vennero<br />
scacciate dalla popolazione. Questo<br />
episodio viene rievocato ogni anno nel<br />
corso di una festa tradizionale che si<br />
tiene il 31 agosto, in occasione della<br />
quale la zucca più imponente degli orti<br />
di Bono viene data in premio all’ultimo<br />
classificato<br />
nella corsa di cavalli, come ironico<br />
riconoscimento al valore dell’esercito<br />
sconfitto. Fino a qualche anno fa, la<br />
zucca veniva addirittura fatta rotolare<br />
dalla montagna verso valle, in ricordo<br />
della fuga delle truppe nemiche. A<br />
Bono si tiene, nella prima decade di<br />
settembre, l’annuale Fiera dei Prodotti<br />
Tipici Artigiani del Gocèano.<br />
Dintorni: dal valico Uccaidu, lungo la<br />
strada per Sassari, si risale a piedi il<br />
crinale sino alla sommità del Monte<br />
Rasu (m 1258), da cui si gode uno<br />
splendido panorama su buona parte<br />
della <strong>Sardegna</strong>.
IL CENTRO E LA BARBAGIA<br />
67<br />
BURGOS<br />
Il piccolo paese,<br />
fondato nel 1353<br />
dal Giudice<br />
Mariano<br />
d’Arborea, si<br />
estende ai piedi<br />
della montagna a<br />
forma di cono su<br />
cui sorge la mole del castello di<br />
Burgos, di molto precedente alla<br />
fondazione del borgo sottostante.<br />
Costruito nel 1127, il castello fu al<br />
centro di molti scontri tra principi,<br />
giudici e coloni continentali e da qui<br />
partirono nel 1478 gli uomini di<br />
Artaldo di Alagon diretti alla battaglia<br />
di Macomer che vide la fine dell’indipendenza<br />
sarda e l’inizio della<br />
dominazione aragonese. Passate le<br />
mura si raggiunge l’interno del<br />
maniero dove, circondata da altre<br />
fortificazioni,è una torre restaurata cui<br />
si accedeva in passato grazie a una<br />
scala in legno che veniva ritirata in<br />
caso di assedio.<br />
Dintorni: a metà strada tra Burgos e<br />
Bono merita una gita l’area verde della<br />
Foresta di Burgos, zona molto curata e<br />
varia di rimboschimento, meta<br />
apprezzata da turisti e abitanti della<br />
zona. Tra le piante spiccano lecci e<br />
conifere, querce e sughere, cedri e<br />
qualche castagno isolato, mentre nei<br />
recinti pascolano i piccoli cavallini<br />
della Giara.
68 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA<br />
OTTANA<br />
Il paese sorge nella pianura della valle<br />
del Tirso, non lontano dalle pendici<br />
delle colline della Barbagia di Ollolai.<br />
Prima importante centro medievale,<br />
poi quasi abbandonata a causa della<br />
diffusione della malaria, Ottana è stata<br />
scelta, nei primi anni 70, per essere il<br />
centro di un polo di sviluppo<br />
industriale promosso dall’ENI.<br />
I risultati non sono<br />
stati brillanti: le industrie non<br />
hanno avuto i profitti che si<br />
prefiggevano e i problemi<br />
ambientali che l’insediamento<br />
ha provocato sono sotto gli<br />
occhi di tutti. Ora l’intero progetto è in<br />
via di abbandono.<br />
Dintorni: non lontano dal centro di<br />
Ottana si può visitare una chiesa di<br />
notevole interesse: è San Nicola, un<br />
tempo cattedrale della diocesi di<br />
Ottana. Di severe forme romaniche (la<br />
fondazione risale al 1150), la chiesa, in<br />
conci di trachite nera e violacea,<br />
risente di influssi pisani e conserva al<br />
suo interno un polittico trecentesco e<br />
un crocefisso del ’500.<br />
OLLOLAI<br />
Anticamente il piccolo borgo di<br />
Ollolai doveva essere ben più<br />
importante di oggi. Per<br />
questo divenne capoluogo<br />
della curatoria che comprendeva<br />
la parte settentrionale<br />
della Barbagia che,<br />
infatti, prese da allora il nome<br />
di “Barbagia di Ollolai”. La sua decadenza<br />
fu avviata da un incendio che<br />
distrusse gran parte dell’abitato nel<br />
1490. Oggi nel centro del paese<br />
sopravvive qualche casa ornata da un<br />
antico portale in pietra scura e qualcuno,<br />
nei cortili, lavora ancora l’asfodelo
IL CENTRO E LA BARBAGIA<br />
69<br />
per la creazione dei tradizionali cestini<br />
intrecciati.<br />
Dintorni: un’escursione breve porta<br />
alla chiesetta di San Basilio, dove si<br />
svolge il 1° settembre una tradizionale<br />
festa campestre. Dalla strada che sale<br />
verso la punta S’Asisorgiu (1127 m) si<br />
godono ampi panorami: per questo<br />
motivo la vetta è detta “finestra della<br />
<strong>Sardegna</strong>”.<br />
SARULE<br />
Asarule, piccolo paese di origini<br />
medievali, si è conservata la tradizione<br />
della tessitura di colorati tappeti ornati<br />
da figure fortemente stilizzate. Ancora<br />
oggi, passeggiando sulla via principale<br />
del paese, si possono incontrare i<br />
laboratori in cui si lavora come un<br />
tempo su dei telai verticali, e dove si<br />
possono acquistare i tappeti. La<br />
notorietà di Sarule in terra sarda è<br />
però dovuta al vicino santuario di<br />
Nostra Signora di Gonare, alto su uno<br />
sperone calcareo che domina il paese.<br />
Edificata per volere del giudice<br />
Gonario di Torres, la chiesa è stata in<br />
larga parte ricostruita nel Seicento ma<br />
rimane uno dei centri di pellegrinaggio<br />
più importanti dell’isola. Lasciata<br />
l’automobile ai piedi delle rocce, in<br />
uno slargo su cui si aprono le<br />
cumbessias, si segue un sentiero che,<br />
dopo una decina di minuti di cammino<br />
nella macchia di lecci, conduce al<br />
santuario, da cui si gode uno splendido<br />
panorama. All’orizzonte appaiono il<br />
monte Ortobene che sovrasta Nuoro e<br />
vicino il monte Corrasi di Oliena.<br />
Sullo sfondo, il Gennargentu.<br />
Il monte Gonare ha una particolarità<br />
geologica: è costituito da molte rocce<br />
diverse. Dalla struttura granitica<br />
emergono infatti strati di calcare e<br />
affioramenti di scisto su cui cresce una
70 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA<br />
vegetazione varia e popolata da molte<br />
specie di uccelli (pernici, tortore,<br />
averle, picchi e rapaci). Il bosco è<br />
composto di lecci, roverelle, aceri; nel<br />
sottobosco in primavera fioriscono<br />
ciclamini, convolvoli e peonie.<br />
Dal 5 all’8 settembre si svolgono i<br />
festeggiamenti in onore della Madonna<br />
di Gonare: gruppi di pellegrini salgono<br />
a piedi dai paesi vicini, si corre un<br />
palio equestre, si recitano poesie, si<br />
canta e l’allegra animazione della festa<br />
sconvolge la tranquillità della zona.<br />
MAMOIADA<br />
Nel 1770 i viceré sabaudi<br />
dell’isola notarono<br />
Mamoiada a causa della<br />
grande quantità dei vigneti e<br />
per l’eccezionale numero di<br />
pecore che, tutti gli anni,<br />
transumavano sulle pendici<br />
della Barbagia di Ollolai. Oggi,<br />
il borgo nasconde ancora, tra le case<br />
moderne nate a fianco della strada<br />
principale, qualche vecchia costruzione.<br />
Ma la notorietà di Mamoiada è<br />
dovuta soprattutto alle scure maschere<br />
dei “mamuthones” che fanno la loro<br />
comparsa nelle vie del paese in varie<br />
occasioni: il 17 gennaio, la Domenica<br />
di Carnevale e il Martedì Grasso,<br />
durante le celebrazioni più famose del<br />
carnevale barbaricino.<br />
Dintorni: a una decina di chilometri<br />
dal paese in direzione di Gavoi, il<br />
Santuario di San Cosimo è un tipico<br />
esempio di chiesa campestre sarda,<br />
con la struttura centrale circondata<br />
dalle cumbessias dove alloggiavano i<br />
pellegrini che affluivano al santuario<br />
per la novena. La chiesa attuale risale<br />
al Seicento ed è caratterizzata da<br />
un’unica navata al termine della quale<br />
recenti restauri hanno portato alla luce<br />
una nicchia con colonne e architrave<br />
in roccia vulcanica di epoca<br />
aragonese. Non lontano è<br />
da visitare anche il Santuario<br />
della Madonna d’Itria,<br />
attorno al quale si svolge<br />
l’ultima domenica di luglio<br />
la grande corsa di cavalli<br />
detta “sa carrela”.<br />
OLIENA<br />
Per chi giunge da Nuoro sul far della<br />
sera, Oliena è uno spettacolo indimenticabile.<br />
Le luci del paese brillano ai<br />
piedi della mole bianca e vertiginosa
IL CENTRO E LA BARBAGIA<br />
71<br />
del Supramonte, che da qui digrada<br />
verso oriente in direzione del Golfo di<br />
Orosei. Attorno al paese, i vigneti<br />
occupano tutti gli spazi disponibili (da<br />
queste uve si ricava un ottimo<br />
Cannonau) e in paese non mancano i<br />
luoghi interessanti per il visitatore.<br />
L’architettura di Oliena offre qua e là<br />
degli scorci interessanti: le vecchie case<br />
sono cresciute attorno alle “corti” e<br />
presentano ancora scale esterne,<br />
pergolati e soprattutto i colori vivaci di<br />
alcune stanze. In paese si svolgono due<br />
importanti feste popolari che culminano<br />
con grandi processioni: San<br />
Lussorio (21 agosto) e “S’Incontru” (la<br />
mattina della domenica di Pasqua). La<br />
chiesa di Santa Croce, rimaneggiata<br />
nel ’600, è la più antica di Oliena ed è<br />
sovrastata da un curioso campanile a<br />
vela; il complesso dei Gesuiti, su Corso<br />
Vittorio Emanuele II, conserva il<br />
ricordo dell’arrivo dell’ordine religioso<br />
che, dalla metà del XVII secolo,<br />
promosse la viticoltura e l’allevamento<br />
dei bachi da seta. La chiesa di<br />
Sant’Ignazio offre qualche interessante<br />
spunto per la visita (le statue lignee di<br />
Sant’Ignazio e di S. Francesco Saverio e<br />
il retablo di San Cristoforo). Il paese -<br />
uno dei più sviluppati dell’interno per<br />
l’accoglienza turistica - offre anche<br />
alcune interessanti possibilità di<br />
acquisti: un tempo era famosa infatti<br />
per i suoi gioielli, i dolci e la tessitura.<br />
Dintorni: fuori dal paese, ai piedi della<br />
scarpata della montagna, dal Rifugio<br />
Monte Maccione sono<br />
possibili varie escursioni<br />
sulle aride e<br />
spettacolari rocce del<br />
Supramonte di<br />
Oliena. Partendo da<br />
Monte Maccione si<br />
può attraversare la<br />
catena per scendere<br />
nella piana di<br />
Lanaittu. A qualche<br />
chilometro di distanza<br />
da Oliena è infine la<br />
sorgente carsica di Su<br />
Gologone, da cui sgorgano le acque<br />
che hanno scavato la loro via attraverso<br />
le rocce della montagna. Attorno<br />
alla gelida sorgente, fresca nei mesi<br />
dell’estate e travolgente durante le<br />
piene invernali (la portata media è di<br />
ben 300 litri d’acqua al secondo, cifra<br />
che la pone al primo posto tra le<br />
sorgenti sarde), un piacevole boschetto<br />
permette tranquilli picnic lontano<br />
dalla calura. Per esplorare le profondità<br />
della grotta sommersa da anni<br />
gruppi di speleologi subacquei<br />
scendono ogni volta più in profondità<br />
nelle viscere invase dall’acqua delle<br />
montagne del Supramonte.<br />
TISCALI E IL SUPRAMONTE<br />
In alto, sulla montagna che sovrasta la<br />
piana di Lanaittu, poco più di un<br />
secolo fa dei boscaioli scoprirono un<br />
villaggio nuragico, nascosto sul fondo<br />
di un’enorme voragine e popolato fino<br />
ai tempi dell’invasione romana. Sul<br />
fondo di una dolina il villaggio di<br />
Tiscali custodisce alcune capanne, con<br />
architravi di ginepro che ne sorreggono<br />
le porte. Purtroppo anni di incuria<br />
hanno portato a un serio degrado del<br />
sito che, soprattutto per la sua<br />
posizione unica, resta uno dei più<br />
emozionanti della <strong>Sardegna</strong>. La salita<br />
al villaggio di Tiscali è faticosa, ma<br />
non difficile ed è possibile prendere<br />
parte a visite guidate.
72 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA
IL CENTRO E LA BARBAGIA<br />
73<br />
ORGÒSOLO<br />
Orgosolo è certamente uno dei paesisimbolo<br />
della <strong>Sardegna</strong> dell’interno. “Il<br />
villaggio ha l’aspetto di<br />
un nido d’aquila”<br />
scrisse nel 1892<br />
Pasquale Cugia<br />
“come di una<br />
fortezza a cui la<br />
natura ha gettato<br />
dinanzi baluardi e<br />
fossati. Vive l’orgolese lassù nel suo<br />
nido... e ama le sue rupi, i suoi pascoli<br />
fino alla passione, fino alla nostalgia.<br />
L’orgolese ardito, fiero, vago di<br />
avventure, ha nel sangue l’ardore<br />
bellicoso, l’irrequietezza delle razze<br />
nomadi; è ospitale nella sua rocca ed<br />
entrati nel suo territorio, voi gli siete<br />
sacri e gli son sacre le cose vostre”.<br />
Centro fondamentale della cultura<br />
della Barbagia pastorale, il paese, che<br />
si estende ai piedi delle montagne del<br />
Supramonte, divenne famoso negli<br />
anni della lotta dei contadini e dei<br />
pastori per la difesa delle terre contro<br />
l’esproprio. Il banditismo degli anni<br />
intorno al 1960 lasciò il suo segno: nel<br />
suo film Banditi a Orgòsolo il regista<br />
Vittorio De Seta narrò con stile freddo<br />
e asciutto la dura vita dei pastori e la<br />
diffidenza tradizionale nei confronti<br />
dello Stato. La passione politica e<br />
sociale ha lasciato in paese vistose<br />
tracce: sono centinaia i murales che,<br />
dal 1975 circa in poi, sono stati dipinti<br />
sulle facciate delle case e sulle rocce<br />
intorno al paese. La lunga galleria di<br />
immagini parla della vita dei pastori,<br />
degli episodi delle lotte per la terra,<br />
delle tradizioni sarde e delle ingiustizie<br />
di altri angoli del mondo. Dell’antico<br />
tracciato urbanistico del paese poco<br />
rimane in piedi: solo alcune casette<br />
appartate mostrano qualcuno dei<br />
caratteri tradizionali, mentre la chiesa<br />
di San Pietro conserva ancora il<br />
campanile quattrocentesco. La festa<br />
dell’Assunta a Ferragosto e la festa di S.<br />
Anania la prima domenica di giugno<br />
sono un forte richiamo per i turisti.<br />
Dintorni: Orgòsolo è un buon punto di<br />
partenza per numerose escursioni<br />
sulla montagna. Si può salire verso la<br />
Foresta di Montes e la sorgente di<br />
Funtana Bona, per poi<br />
decidere di arrivare fino<br />
al torrione calcareo di<br />
Monte Novo San<br />
Giovanni (1316 m).<br />
GAVOI<br />
Il paese fu, nei<br />
secoli,<br />
famoso in<br />
<strong>Sardegna</strong><br />
per la<br />
produzione di<br />
finimenti da cavallo. Oggi invece la<br />
produzione più caratteristica è quella<br />
dei formaggi, tra cui il pecorino “fiore<br />
sardo”. Al centro del paese è la facciata<br />
rosa della chiesa di San Gavino,<br />
edificata nel XVI secolo, che si affaccia<br />
sulla omonima piazza da cui partono<br />
alcune delle vecchie vie del borgo.<br />
Passeggiando lungo le strette strade di<br />
Gavoi si trovano alcuni palazzi storici<br />
con i balconi fioriti e le facciate di<br />
roccia vulcanica scura, come la casa a<br />
due piani all’angolo di via San Gavino.<br />
Nella chiesetta di Sant’Antioco sono<br />
conservate decine e decine di ex voto<br />
realizzati in filigrana d’oro e d’argento<br />
e la statua del santo cui è dedicata una<br />
festa nella seconda domenica dopo<br />
Pasqua.<br />
FONNI<br />
La prima immagine<br />
che si coglie<br />
di questo paese,<br />
giungendo da<br />
Pratobello, è<br />
quella di un<br />
pugno di case<br />
che emergono<br />
dal verde, addossate<br />
al pendio della montagna. Fonni è uno
74 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA<br />
dei paesi più alti della <strong>Sardegna</strong> (1000<br />
m di quota) ed è a metà strada tra<br />
l’economia tradizionale e lo sviluppo di<br />
un turismo per villeggianti attratti dal<br />
clima e dalla posizione, anche se le<br />
recenti modifiche alla struttura del<br />
paese non sono state delle più felici.<br />
Interessante l’artigianato (dolci, tessuti<br />
e tappeti). Ai margini del paese è il<br />
complesso francescano della Madonna<br />
dei Martiri che risale al XVII secolo. In<br />
esso è custodita una piccola statua<br />
della Madonna realizzata frantumando<br />
e impastando tra loro antiche reliquie<br />
risalenti all’età romana. La festa che<br />
qui si celebra a giugno ricorda il<br />
ritorno dei pastori dalla lunga<br />
transumanza.<br />
TETI<br />
In alto sulle<br />
montagne che<br />
sovrastano il lago di<br />
Cucchinadorza, Teti<br />
ospita un museo<br />
piccolo ma molto<br />
interessante, poiché il<br />
paese sorge al centro<br />
di un territorio ricco di<br />
testimonianze del lontano<br />
passato. Nei locali del<br />
Museo Archeologico<br />
Comprensoriale, gestito da una società<br />
di giovani, è illustrata con chiarezza e<br />
con attenzione la storia degli antichi<br />
insediamenti nuragici (soprattutto il<br />
villaggio di S’Urbale e il luogo sacro<br />
nuragico di Abini) e nelle vetrine<br />
dell’esposizione sono in mostra gli<br />
oggetti della vita quotidiana rinvenuti<br />
negli scavi. In una sala del museo è<br />
ricostruita una capanna di epoca<br />
nuragica (risalente a circa il 1000 a.C.)<br />
in cui sono esposti vasi di terracotta,<br />
materiali necessari alla filatura, piccole<br />
accette, macine di granito; al centro si<br />
trova lo spazio che era destinato al<br />
focolare domestico. Nelle sale del<br />
piano sottostante vengono allestite<br />
esposizioni temporanee dedicate alla
IL CENTRO E LA BARBAGIA<br />
75
76 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA<br />
cultura e alle tradizioni (costumi<br />
tradizionali, tessitura e intreccio).<br />
Dintorni: a un km circa, in corrispondenza<br />
del bivio per Austis, si trova<br />
l’ingresso dell’area archeologica del<br />
villaggio di S’Urbale, abitato dal 1200<br />
al 900 a.C., con i resti di una trentina<br />
di capanne preistoriche.<br />
Famoso per i<br />
vini<br />
(soprattutto<br />
il<br />
Cannonau),<br />
Sòrgono è il<br />
più importante centro della regione del<br />
Mandrolisai. Vi sono i resti assai<br />
degradati di un palazzotto secentesco<br />
(la Casa Carta) e di una fonte di<br />
origine pisana. Non lontano dal paese<br />
si trova invece uno dei santuari<br />
campestri più antichi e interessanti<br />
della <strong>Sardegna</strong>: la chiesa di San Mauro.<br />
Circondata dal tradizionale recinto<br />
delle cumbessias destinate al riposo<br />
dei pellegrini, la costruzione è<br />
imponente. Lo stile è il prodotto di<br />
una ben riuscita fusione tra l’anima<br />
popolare e i tratti caratteristici della<br />
architettura gotico-aragonese.<br />
La facciata di trachite grigia si<br />
raggiunge grazie a una scala a fianco<br />
della quale vegliano le statue di due<br />
leoni mentre in alto occhieggia uno dei<br />
più riusciti rosoni scolpiti della<br />
<strong>Sardegna</strong> dei secoli gotici. Sulle pietre<br />
della chiesa non è difficile trovare<br />
iscrizioni antiche e moderne che<br />
ricordano la visita di pellegrini.<br />
L’interno della chiesa, coperto da una<br />
volta unica e separato solo dall’arco<br />
che dà accesso al presbiterio, ospita un<br />
altare barocco. Vicino al santuario si<br />
possono inoltre ammirare la Tomba di<br />
Giganti di Funtana Morta e il grande<br />
vano coperto all’interno del Nuraghe<br />
Talei.<br />
Dintorni: da vedere è il Museo<br />
Regionale d’Arte moderna e contemporanea,<br />
inaugurato nel 2000 e<br />
dedicato ad Antonio Ortiz Echagüe,<br />
pittore costumbrista spagnolo che ha<br />
soggiornato ad Atzara dal 1906 al<br />
1909. L’esposizione ospita una sezione<br />
moderna e contemporanea, una<br />
dedicata all’informale e infine una<br />
dedicata alla grafica.<br />
SÒRGONO<br />
LÀCONI<br />
Di Làconi colpiscono due particolarità:<br />
la roccia che circonda l’abitato e la<br />
suggestiva posizione in cui sorgono le<br />
rovine del Castello Aymerich. Questa<br />
fortezza, di cui si conservano alcune<br />
parti (una torre che risale al 1053, una<br />
sala del XV secolo e un portico<br />
seicentesco), si erge al centro di un bel<br />
parco. Prima capoluogo della curatoria<br />
di Porto Valenza, poi centro di<br />
signoria e infine di marchesato, Làconi<br />
conserva il palazzo Aymerich, di gusto<br />
neoclassico, realizzato nella prima<br />
metà dell’800 dall’architetto cagliarita-
IL CENTRO E LA BARBAGIA<br />
77<br />
no Gaetano Cima. Oggi paese di<br />
villeggiatura, ospita anche, non<br />
lontano dalla parrocchiale del ’500, un<br />
piccolo museo dedicato al taumaturgo<br />
Sant’Ignazio da Làconi, vissuto nella<br />
seconda metà del XVIII secolo. Il<br />
Museo Civico delle statue menhir si<br />
trova nel palazzo comunale e conserva<br />
quaranta statue di varie misure e in<br />
diversi stati di conservazione.<br />
Dintorni: la zona che circonda il paese<br />
è ricca di vestigia preistoriche. Tra<br />
queste vi sono i famosi menhir<br />
antropomorfi da vedere a Perda<br />
Iddocca, Genna ’e Aidu e non lontano<br />
dalla mole del nuraghe Orrubiu.<br />
ARITZO<br />
Al tempo dei governi aragonese e<br />
spagnolo, questo paese aveva ottenuto<br />
il privilegio di essere amministrato da<br />
persone del luogo, scelte dalla popolazione<br />
stessa. Della Aritzo di allora,<br />
rinomata per il commercio della neve<br />
che, rinchiusa in casse foderate di<br />
paglia, veniva portata ai mercati più<br />
lontani e venduta a caro prezzo<br />
durante i caldi mesi dell’estate,<br />
rimangono molte tracce. Alcune case<br />
presentano ancora la facciata di pietra<br />
e i lunghi balconi tradizionali. Tra le<br />
costruzioni di maggior rilievo sono da<br />
annoverare la Casa degli Arangino (di<br />
forme neogotiche) e la cosiddetta<br />
“prigione di Aritzo”, imponente<br />
edificio secentesco in pietra.<br />
Se la neve non viene più trasportata e<br />
venduta, in paese sopravvive la<br />
tradizione della lavorazione artigianale<br />
dei mobili in legno (le “cascie” nuziali<br />
intagliate) che si possono anche<br />
acquistare presso le botteghe artigiane.<br />
Il clima, la quota e l’esposizione<br />
panoramica fanno di Aritzo una meta<br />
di villeggiatura animata e piacevole in<br />
estate. Partendo da qui è possibile<br />
scegliere tra varie gite possibili - a<br />
piedi o a cavallo - verso il<br />
Gennargentu e l’alta valle del Rio<br />
Flumendosa dove, in condizioni<br />
idriche particolarmente favorevoli, si<br />
può praticare la canoa.<br />
Dintorni: nelle vicinanze del paese si<br />
trova la sagoma rocciosa del Tacco di<br />
Texile, dal quale lo sguardo può<br />
spaziare sugli sconfinati panorami<br />
della Barbagia e da dove, nei secoli<br />
dell’Alto Medioevo, il mite sant’Efisio<br />
predicò a lungo fino a convertire gli<br />
abitanti dell’interno dell’isola.<br />
BELVÌ<br />
Il paese di Belvì sorge in alto, a<br />
dominare la valle dell’Iscra, fittamente<br />
coltivata a noccioleti e orti. Nel passato<br />
il ruolo del paese - sia economico che<br />
come luogo di scambio commerciale -<br />
doveva essere ben più importante<br />
tanto che una intera zona delle<br />
montagne barbaricine ha tuttora il<br />
nome di Barbagia di Belvì. Non<br />
lontano dalle case del paese scorrono i<br />
binari a scartamento ridotto della linea<br />
ferroviaria che collega - con mille
78 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA<br />
curve e viadotti - Cagliari<br />
con Sòrgono.<br />
In paese si può visitare un<br />
piccolo Museo di Scienze<br />
Naturali e Archeologia,<br />
sorto una quindicina<br />
d’anni fa per iniziativa di<br />
un gruppo di appassionati<br />
(tra cui un naturalista tedesco<br />
che è vissuto per quasi dieci anni in<br />
paese) che ospita una sezione di<br />
paleontologia, una di mineralogia ed<br />
espone collezioni di insetti e animali<br />
tipici della fauna sarda.<br />
DÈSULO<br />
Arroccato a 895 m di quota sulle<br />
pendici del Gennargentu, Dèsulo ha<br />
conservato molte tracce del suo<br />
passato. Fino a non molti<br />
anni fa, i suoi abitanti,<br />
abili scultori e<br />
frequentatori assidui<br />
dei boschi, giravano<br />
per i mercati e le<br />
sagre di tutta la<br />
<strong>Sardegna</strong> a vendere<br />
mestoli, taglieri, oggetti<br />
di legno e castagne. Lo sviluppo<br />
edilizio - devastante in tutti i paesi<br />
dell’interno dell’isola - ha purtroppo<br />
quasi cancellato la bellezza delle case<br />
tradizionali di scisto, mentre si<br />
possono ancora incontrare frequentemente<br />
persone che indossano il<br />
costume tradizionale del paese.<br />
L’economia è strettamente legata alla<br />
pastorizia e al rapporto secolare con i<br />
boschi ricchi di castagni e i pascoli in
IL CENTRO E LA BARBAGIA<br />
79<br />
quota. La parrocchiale di Sant’Antonio<br />
Abate e le altre chiese del paese come<br />
la Madonna del Carmelo e San<br />
Sebastiano meritano una visita per una<br />
serie di statue policrome di legno che<br />
risalgono alla metà del ’600.<br />
Ma la ricchezza principale del paese è -<br />
e probabilmente sarà nei prossimi anni<br />
con l’entrata in funzione del neonato<br />
grande Parco Nazionale del<br />
Gennargentu - la vicinanza con gli<br />
splendidi panorami della più alta vetta<br />
sarda. Infatti, Dèsulo è una meta<br />
interessante per gli escursionisti diretti<br />
verso le quote più alte o verso la Punta<br />
La Marmora.<br />
In paese si incontrano spesso gruppi di<br />
colorati camminatori e stanno<br />
nascendo le prime pensioni e gli ostelli<br />
dedicati a un nuovo tipo di turismo.<br />
TONARA<br />
Un tempo l’economia di questo centro<br />
era basata solamente sullo sfruttamento<br />
dei prodotti della montagna e del<br />
bosco: castagneti e noccioleti circondano<br />
infatti il paese di Tonara. Oggi il<br />
turismo ha iniziato a fare capolino<br />
anche su questo versante della<br />
montagna ed è assai rinomata la<br />
produzione del torrone, dei<br />
campanacci per il bestiame e dei<br />
tappeti. In piazza, durante le sagre,<br />
fabbri ferrai producono i famosi<br />
campanacci di Tonara utilizzando<br />
forni, mantici e battendo il metallo su<br />
pietre sagomate. Chiedendo informazioni<br />
in paese, si possono vedere<br />
artigiani al lavoro e anche acquistare<br />
tappeti di stile tradizionale. Nei vari<br />
rioni del paese è possibile incontrare
80 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA<br />
ancora oggi case pastorali di grande<br />
suggestione, molto simili a come<br />
dovevano apparire un secolo fa.<br />
Tonara è una delle basi di partenza più<br />
frequentate per escursioni sul massiccio<br />
del Gennargentu, tra le quali si<br />
segnala la gita alla punta<br />
Mungianeddu (1.467 m).<br />
IL TORRONE<br />
Il torrone è uno dei dolci più diffusi<br />
nella cultura e nelle tradizione sarda<br />
dell’interno. Non c’è festa o sagra in cui<br />
manchi la bancarella che offre il<br />
famoso torrone di Tonara, Dèsulo o di<br />
uno degli altri paesi della montagna.<br />
Gli ingredienti principali sono<br />
mandorle, noci, nocciole, miele di<br />
varie qualità e uova (di cui in alcuni<br />
casi si utilizza anche il tuorlo). La<br />
lunga cottura (durante la quale<br />
l’impasto va controllato e mescolato<br />
continuamente) dura più di 5 ore, e la<br />
variazione del tipo di miele, dei sapori<br />
di noci o mandorle, del numero di<br />
tuorli aggiunti all’impasto crea diverse<br />
varietà di torrone. Gli artigiani che<br />
vendono questo dolce sono molti:<br />
basta entrare in un laboratorio, grande<br />
o piccolo che sia, per assistere alla<br />
preparazione, oppure solamente per<br />
poter scegliere di persona il gusto<br />
preferito da un blocco che verrà<br />
tagliato sull’istante. Merita una visita la<br />
signora Anna Peddes che, al numero 6<br />
di via Roma, a Tonara, produce un<br />
torrone profumato e fragrante.
IL CENTRO E LA BARBAGIA<br />
81
82 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA
IL CENTRO E LA BARBAGIA<br />
83<br />
LA SARDEGNA<br />
ZONA PER ZONA<br />
La Costa occidentale
84 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA<br />
Note
LA COSTA OCCIDENTALE<br />
85<br />
La Costa<br />
occidentale<br />
All’improvviso il verde della macchia<br />
mediterranea è interrotto da una<br />
nuvola rosa. Non sono i fiori di cisto,<br />
ma i quattromila fenicotteri che<br />
eleggono lo stagno di Sale Porcus e gli<br />
altri specchi d’acqua della costa<br />
occidentale della <strong>Sardegna</strong> ad abituale<br />
dimora invernale, quando il maestrale<br />
soffia sul Golfo del Leone.<br />
Con i suoi stagni di acqua dolce, le<br />
lagune di acqua salmastra, le barene e<br />
le dune costiere, la regione intorno a<br />
Oristano rappresenta una delle più<br />
importanti zone umide d’Europa.<br />
Artefici di questo ecosistema prezioso<br />
sono le acque del fiume Tirso e il<br />
maestrale. Soffiando violento da<br />
occidente, il vento ha fatto accumulare<br />
nei secoli alte dune di sabbia che<br />
hanno ostacolato il deflusso delle<br />
acque. La pianura che si stende intorno<br />
all’ultimo tratto del fiume era un<br />
tempo infestata dalla zanzara anofele.<br />
Solo nel XX secolo, grazie soprattutto<br />
alle bonifiche degli anni Trenta e alla<br />
campagna Rockefeller contro la<br />
malaria, è stato possibile coltivare<br />
senza rischi la campagna fertilissima<br />
dove si producono primizie destinate<br />
ai mercati del continente. Anche la<br />
Vernaccia, il vino più rinomato della<br />
<strong>Sardegna</strong>, proviene dalle basse viti che<br />
si estendono alle spalle delle spiagge<br />
del Sinis. La ricchezza di questa costa<br />
ha da sempre attirato le navi degli<br />
stranieri, a iniziare dai Fenici che vi<br />
trovarono attracchi sicuri come Sulki e<br />
Tharros ma anche ricche possibilità<br />
commerciali grazie all’ossidiana<br />
estratta dalle miniere di monte Arci.<br />
Anche i Romani e gli Spagnoli hanno<br />
lasciato un’impronta inconfondibile a<br />
Bosa e trasformato Alghero in un<br />
angolo di terra catalana in <strong>Sardegna</strong>.<br />
La dimensione quasi familiare delle<br />
spiagge e dei centri balneari ben si<br />
sposa con le dune di sabbia ombreggiate<br />
da folte pinete o con le distese di<br />
chicchi di quarzo traslucidi dove<br />
crescono i gigli selvatici. Ci sono anche<br />
tratti impervi e rocciosi, raggiungibili<br />
soltanto dal mare o tramite lunghe<br />
passeggiate.<br />
Sentieri ben segnalati in parchi<br />
naturali, spiagge che ricordano quelle<br />
dei mari tropicali, rovine puniche e<br />
cattedrali romaniche, città fortificate e<br />
specialità eno-gastronomiche. La costa<br />
occidentale della <strong>Sardegna</strong> soddisfa le<br />
esigenze più diverse, da quelle di chi<br />
vuole riposare su una spiaggia, e ha<br />
solo l’imbarazzo della scelta tra Is<br />
Arenas, Is Arutas e Bosa Marina, a<br />
quelle di chi predilige la scoperta della<br />
tradizione e ricerca vini e specialità<br />
gastronomiche locali (dalla Vernaccia<br />
alla bottarga) senza disdegnare i musei<br />
della civiltà materiale, come il piccolo<br />
gioiello di Santu Lussurgiu.<br />
Le distanze relativamente brevi tra i<br />
centri e i dislivelli minimi, specialmente<br />
nel Sinis e nel Campidano di<br />
Oristano, ne fanno una meta ideale per<br />
i cicloturisti. Innumerevoli anche i<br />
percorsi per gli amanti del trekking e<br />
quelli che preferiscono muoversi in<br />
sella a un cavallo, partendo dal centro<br />
equestre di Ala Birdi.<br />
ALGHERO<br />
Nei primi anni del 1100,<br />
la nobile famiglia<br />
genovese dei Doria<br />
decise di fondare due<br />
piazzeforti in terra<br />
sarda. Nacquero così<br />
Castelgenovese (oggi<br />
Castelsardo) e Alghero. A<br />
causa della grande quantità di alghe<br />
depositate dal mare, la città prese il<br />
nome di Alquerium - s’Alighera in<br />
sardo e l’Alquer in catalano. Nel 1353,<br />
dopo una brevissima parentesi di
86 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA<br />
dominio pisano, la città venne<br />
conquistata dalle truppe aragonesi e,<br />
da allora, Alghero è sempre stata la più<br />
spagnola tra le città sarde. Il centro<br />
storico è compreso all’interno dell’antico<br />
borgo fortificato e il turismo,<br />
insieme con l’artigianato - soprattutto<br />
del corallo - è il motore principale<br />
dell’economia cittadina.<br />
Nonostante le gravi distruzioni<br />
provocate dai bombardamenti alleati<br />
della Seconda guerra mondiale, il<br />
cuore della città è ancora in larga parte<br />
integro e può essere tranquillamente<br />
visitato a piedi. Le strade che arrivano<br />
da Bosa e da Sassari portano al limite<br />
delle antiche mura. Conviene lasciare<br />
l’automobile all’esterno e iniziare la<br />
visita a piedi, iniziando da una<br />
passeggiata lungo l’antica cerchia delle<br />
mura e delle torri. Il dialetto algherese<br />
è strettamente legato al catalano e, dal<br />
1970, le targhe che indicano il nome di<br />
piazze e strade sono bilingui: italiane e<br />
catalane. La visita è particolarmente<br />
suggestiva di sera alla luce rosata dei<br />
lampioni.<br />
PORTA A TERRA<br />
Piazza Porta a Terra. Di origine<br />
trecentesca sorge isolata perché in<br />
questa zona buona parte delle<br />
fortificazioni verso terra è stata<br />
abbattuta e sostituita dal tracciato<br />
dell’odierna via Sassari.Un tempo era
LA COSTA OCCIDENTALE<br />
87<br />
nota come Torre degli Ebrei, a causa<br />
del contributo della comunità ebraica<br />
cittadina allo sforzo militare del re<br />
Pietro III, ed era uno dei due ingressi<br />
della cinta muraria alla città. La<br />
porta era anche munita di un<br />
ponte levatoio che poggiava<br />
sulla grande arcata gotica,<br />
trasformata oggi in<br />
monumento ai caduti. Il<br />
piano terreno, chiuso da<br />
una volta in pietra, è un<br />
piccolo centro per mostre.<br />
TORRE DELL’ESPERÒ REAL<br />
Piazza Sulis.<br />
Sulla piazza, centro della vita cittadina<br />
di Alghero, è la mole imponente della<br />
torre dell’Esperò Real (il nome<br />
significa Torre dello Sperone Reale),<br />
costruita nella prima metà del XVI<br />
secolo in sostituzione di una<br />
struttura militare più<br />
antica. Alta 23 m, la<br />
torre ha un interno<br />
molto interessante,<br />
composto da ampi<br />
ambienti sovrapposti,<br />
collegati da una scala<br />
elicoidale.<br />
Il lungomaree il Forte de la Magdalena<br />
La passeggiata a mare diviene, sul far<br />
della sera, una meta piacevole e<br />
frequentata. Partendo da sud, al<br />
lungomare Dante seguono i lungomare
88 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA<br />
Cristoforo Colombo e Marco Polo,<br />
lungo i quali sorgono una serie di<br />
antichi bastioni fortificati (torre di San<br />
Giacomo, bastione del Mirador, torre<br />
de la Polvorera, torre de Castilla) che<br />
conducono fino al porto. Non lontano<br />
dalla scalinata che porta all’antica<br />
Porta a Mare, sorge l’imponente mole<br />
del Forte de la Magdalena, importante<br />
fortificazione di epoca spagnola, sulle<br />
cui mura una lapide ricorda lo sbarco<br />
di Garibaldi il 14 agosto del 1855.<br />
necessario alle truppe spagnole, e con<br />
il macello delle bestie al termine di<br />
una estemporanea corrida avvenuta<br />
proprio sulla piazza.<br />
CATTEDRALE DI SANTA MARIA<br />
Sulla piccola piazzetta Duomo si apre il<br />
portale della Cattedrale di Alghero,<br />
edificata nel XIV secolo e che assunse<br />
l’attuale aspetto intorno alla metà del<br />
’500. Lo stile architettonico è tardogotico<br />
di ispirazione catalana e la<br />
PALAZZO D’ALBIS PIAZZA CIVICA (PLAÇA<br />
DE LA DRESSANA)<br />
Di origine cinquecentesca, con finestre<br />
a bifore, il palazzo, chiamato anche<br />
palazzo de Ferrera, è uno dei rari<br />
esempi di architettura civile catalana. È<br />
celebre per aver ospitato, nell’ottobre<br />
del 1541, l’imperatore Carlo V, di<br />
passaggio per Alghero con la sua flotta<br />
sulla via per Algeri. La tradizione<br />
narra che, dal balcone, il re abbia<br />
definito la città “Bonita, por mi fé, y<br />
bien assentada” (“Bella, in fede mia, e<br />
ben solida”) e abbia apostrofato gli<br />
algheresi con la lusinghiera frase<br />
“Estade todos caballeros”. Il passaggio<br />
del monarca si concluse con un’imponente<br />
requisizione di bestiame,
LA COSTA OCCIDENTALE<br />
89<br />
struttura è sormontata da un campanile<br />
ottagonale della stessa epoca. Nell’interno<br />
si nota una differenza sensibile tra la<br />
struttura del corpo centrale (tardo<br />
rinascimentale) e le forme del presbiterio<br />
gotico cinquecentesco.<br />
MUSEO DIOCESANO D’ARTE SACRA<br />
La raccolta comprende numerosi<br />
oggetti, dipinti, marmi, gioielli,<br />
paramenti sacri e sculture di scuola<br />
catalana.<br />
VIA PRINCIPE UMBERTO<br />
Partendo dalla Cattedrale, questa<br />
stretta via fu uno degli assi<br />
principali dell’antica città murata:<br />
qui si incontrano le facciate della<br />
Casa Doria (XVI secolo), del<br />
Palazzo della Curia e, su piazza<br />
Vittorio Emanuele II,<br />
dell’ottocentesco Teatro Civico<br />
sabaudo.<br />
CHIESA E CHIOSTRO DI SAN<br />
FRANCESCO<br />
Forse la chiesa di San Francesco è il<br />
più significativo monumento catalano<br />
di tutta la <strong>Sardegna</strong>. Edificata alla fine<br />
del Trecento e poi in parte ricostruita a<br />
causa di un crollo nei primi del ’600, la<br />
chiesa mostra le diverse fasi<br />
costruttive.<br />
Il campanile è in stile gotico, con<br />
corpo esagonale su base quadrata. La<br />
cupola, rivestita di piastrelle<br />
policrome, è diventata il simbolo della<br />
città. L’interno, a tre navate in arenaria<br />
bianca, ospita ancora alcuni altari<br />
lignei d’epoca barocca e, sotto la gotica<br />
volta stellata del presbiterio, un altare<br />
settecentesco. Tra le opere vanno<br />
segnalate le statue del Cristo Morto e<br />
del Cristo alla Colonna. Dalla chiesa,<br />
attraverso la sacrestia, si può accedere<br />
al chiostro, in arenaria, costruito in<br />
diversi periodi. La parte bassa è di<br />
origine trecentesca mentre quella<br />
superiore venne aggiunta nel ’700. Le<br />
ventidue colonne sono a due ordini<br />
sovrapposti con basi circolari o<br />
poligonali e capitelli scolpiti. D’estate,<br />
il chiostro diventa scenario di concerti<br />
e manifestazioni culturali dell’Estate<br />
Musicale Internazionale di Alghero.<br />
Negli altri mesi le varie manifestazioni<br />
e le mostre si tengono invece nell’antico<br />
refettorio del convento.<br />
LE SPIAGGE<br />
Il porto di Alghero non fu mai molto<br />
importante, a causa della sua posizione<br />
e della conformazione delle basse<br />
coste. Senza inquinamento o grandi<br />
strutture industriali, quindi, il mare è<br />
di casa in città e gli stabilimenti si<br />
susseguono appena al di<br />
fuori del centro storico<br />
cittadino. La spiaggia<br />
più famosa di<br />
Alghero è la<br />
spiaggia delle<br />
Bombarde,<br />
una striscia<br />
di sabbia<br />
bianca su un mare<br />
dall’acqua trasparente. Piacevole anche<br />
la spiaggia del Lazzaretto che deve il<br />
nome alla presenza, ai tempi della<br />
peste, di un lazzaretto. Nelle belle<br />
giornate, davanti alle spiagge si staglia<br />
la sagoma verticale del promontorio di<br />
Capo Caccia.<br />
Dintorni: a pochi chilometri il centro<br />
di Fertilia, porticciolo turistico. Di<br />
fianco corre il canale di sbocco dello<br />
stagno di Calich dove si allevano<br />
anguille, orate e muggini. In zona si<br />
possono ancora vedere le 13 arcate del<br />
ponte romano dell’antico centro di<br />
Carbia, collegato con Portus<br />
Nympharum, l’odierna baia di Porto<br />
Conte. Di lì in pochi minuti si<br />
raggiunge il Nuraghe Palmavera.<br />
PORTO TORRES<br />
Il principale porto della <strong>Sardegna</strong><br />
settentrionale, nell’interno del Golfo<br />
dell’Asinara, fu in passato una fiorente<br />
colonia romana, col nome di Turris<br />
Libisonis.
90 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA<br />
I commerci con la città di Kàralis<br />
transitavano lungo la principale via<br />
dell’isola, mentre gli stretti rapporti<br />
della colonia con Roma sono testimoniati<br />
dai mosaici rinvenuti nel Foro<br />
delle Corporazioni di Ostia. Dopo un<br />
declino che cominciò nel Medioevo,<br />
Porto Torres crebbe nell’Ottocento -<br />
divenendo il porto di Sassari - e con<br />
l’industrializzazione nel Novecento. In<br />
città si trova la basilica di San Gavino,<br />
una delle chiese romaniche più<br />
importanti della <strong>Sardegna</strong>, edificata in<br />
stile pisano nel 1111. Da notare il<br />
portale sulla facciata nord, con i suoi<br />
bassorilievi quattrocenteschi e il vicino<br />
portale in stile gotico con influenze<br />
catalane. All’interno vi sono una cripta<br />
che dà accesso a una zona di resti di<br />
epoca romana, le statue<br />
settecentesche dei<br />
martiri Gavino,<br />
Proto e Gianuario e<br />
varie iscrizioni di<br />
epoca<br />
altomedievale.<br />
L’area archeologica<br />
delle Terme Centrali offre una visione<br />
abbastanza fedele di un quartiere<br />
dell’antica città romana, mentre<br />
nell’Antiquarium Turritano sono<br />
esposti i reperti provenienti dagli scavi<br />
archeologici. Non lontano vi è infine il<br />
cosiddetto Ponte Romano che, con le<br />
sue sette arcate, scavalca in 135 m la<br />
foce del Rio Mannu.<br />
Dintorni: non lontano vi è uno dei siti<br />
più interessanti della <strong>Sardegna</strong> antica:<br />
il santuario prenuragico di Monte<br />
d’Accoddi. Da Porto Torres seguire la<br />
SS131 in direzione di Sassari: poco<br />
oltre il bivio per Platamona (al km<br />
222,300)<br />
una strada sterrata conduce all’ingresso<br />
dell’area archeologica.<br />
Unico esempio di altare megalitico<br />
conosciuto in tutto il bacino del<br />
Mediterraneo occidentale, la costruzione<br />
risale all’Età del rame (2450-<br />
1850 a.C.) e ha una forma a tronco di<br />
piramide con base trapezoidale<br />
sorretta da mura di blocchi di pietra.<br />
Sul lato sud una rampa sale alla<br />
sommità, a una decina di metri<br />
d’altezza, mentre la base misura<br />
30 m per 38. Attorno alla<br />
mole dell’altare si trovano<br />
numerose fondamenta di<br />
capanne, delle tavole<br />
sacrificali e alcuni menhir<br />
abbattuti. Un gruppo di<br />
domus de janas (non facili<br />
da raggiungere) faceva parte<br />
del complesso. I materiali scavati nella<br />
zona - soprattutto ceramiche - sono<br />
conservati nel Museo Nazionale di<br />
Sassari.<br />
STINTINO<br />
Salendo in direzione del Capo Falcone,<br />
si raggiunge Stintino (dal sardo
LA COSTA OCCIDENTALE<br />
91<br />
“s’isthintinu”, cioè il budello,<br />
nome tradizionale dello<br />
stretto fiordo su cui sorse il<br />
paese di pescatori). Oggi<br />
centro di vacanze, Stintino<br />
fu importante per le sue<br />
tonnare. Ogni estate si<br />
organizza al porto una<br />
esposizione sulle tradizioni<br />
legate alla pesca del tonno.<br />
Mentre il Museo della<br />
Tonnara espone una raccolta di<br />
documenti, oggetti, foto e modellini<br />
che riproduce il ciclo di vita del tonno<br />
e illustra la vita della tonnara. I due<br />
porti - Portu Mannu e Portu Minori -<br />
sono attrezzati per il turismo nautico.<br />
A nord la strada prosegue lungo la<br />
costa fino a raggiungere Capo Falcone,<br />
con la torre nel punto più alto e le due<br />
fortificazioni spagnole della Pelosa e<br />
dell’Isola Piana.<br />
animali rare o in via di estinzione. Le<br />
sue coste integre e le pochissime<br />
strade realizzate sui 50 kmq<br />
dell’Asinara la rendono un rifugio<br />
ideale per rapaci, uccelli marini,<br />
mufloni e cinghiali. Sopravvive<br />
ancora un branco di asinelli<br />
bianchi, la presenza dei quali ha<br />
certamente dato in passato il<br />
nome all’isola. Tra le rocce<br />
vulcaniche sopravvive ancora<br />
un piccolo bosco di lecci e, tra<br />
la bassa vegetazione mediterranea,<br />
meta di appassionati e studiosi del<br />
settore, sono presenti varie rarità<br />
botaniche. La splendida isola è oggi<br />
visitabile con gite organizzate.<br />
ASINARA<br />
Chiusa al pubblico fino a poco tempo<br />
fa, a causa della presenza del carcere di<br />
massima sicurezza di Fornelli,<br />
l’Asinara fa parte del Parco Nazionale<br />
del Gennargentu, di recente istituzione.<br />
Lunga poco meno di 18 km e larga<br />
al massimo 6, l’isola culmina nella<br />
punta della Scomunica a 408 m di<br />
quota e rappresenta un ambiente<br />
naturale unico nel Mediterraneo<br />
occidentale per la presenza di specie
92 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA<br />
ARGENTIERA<br />
Molti luoghi, in <strong>Sardegna</strong>,<br />
riconducono alla storia delle antiche<br />
miniere. All’Argentiera, non lontana<br />
dal moderno borgo di Palmadula,<br />
Romani e Pisani si dedicarono a lungo<br />
all’estrazione del prezioso minerale che<br />
avrebbe dato il nome alla zona.<br />
Affacciati sul mare, da dove provenivano<br />
navi e barche da carico necessarie al<br />
trasferimento e al commercio del<br />
minerale, gli stabilimenti minerari<br />
ottocenteschi sono imponenti, con le<br />
loro costruzioni in legno e in<br />
muratura. Negli ultimi anni una serie<br />
di restauri e rifacimenti (non ancora<br />
portati a termine) ha cambiato il colpo<br />
d’occhio sul complesso minerario, che<br />
resta tuttavia uno dei più affascinanti<br />
esempi di archeologia industriale che è<br />
possibile visitare in <strong>Sardegna</strong>. Durante<br />
l’estate la baia è frequentata dai<br />
bagnanti che qui più che altrove<br />
trovano tranquillità e acque cristalline.<br />
CAPO CACCIA<br />
Altissimo sul mare,<br />
il promontorio di Capo Caccia è<br />
sormontato da un faro, e dall’alto delle<br />
scogliere il panorama verso Alghero è<br />
eccezionale. Negli anfratti della<br />
vertiginosa scogliera nidificano i<br />
piccioni selvatici, i rondoni, i falchi<br />
pellegrini e i gabbiani reali. Sul<br />
versante occidentale del promontorio -<br />
al largo del quale si trova la sagoma<br />
rocciosa dell’isola Foradada - una<br />
ripida scala scende verso l’ingresso<br />
della Grotta di Nettuno. I 656 gradini<br />
(che scendono per 110 m di dislivello)<br />
della Escala del Cabirol - la Scala del<br />
Capriolo - conducono alla grotta,<br />
raggiungibile anche in barca in 3 ore<br />
partendo da Alghero, oppure in 20<br />
minuti partendo da Cala Dragunara<br />
(Porto Conte).<br />
MONTELEONE ROCCA<br />
DORIA<br />
Arroccato sulla cima dell’altura di Su<br />
Monte (421 m), il piccolo paese di<br />
Monteleone Rocca Doria vive giorni<br />
tranquilli nella memoria di un passato<br />
nobile e bellicoso. Sull’altura, i Doria<br />
edificarono nel XIII<br />
secolo una<br />
fortificazione che<br />
nel 1436, dopo tre<br />
anni di feroce<br />
assedio, venne<br />
completamente
LA COSTA OCCIDENTALE<br />
93<br />
distrutta dalle truppe coalizzate di<br />
Aragona, Sassari, Bosa e Alghero.<br />
Allora gli abitanti emigrarono e<br />
fondarono il borgo di Villanova<br />
Monteleone. I pochi rimasti vissero<br />
sull’alto della loro rupe, da cui lo<br />
sguardo spazia sul lago artificiale del<br />
Temo e sulla piana della Nurra. Il<br />
paese fu escluso dallo sviluppo della<br />
regione, tanto che negli anni Cinquanta<br />
gli abitanti<br />
tentarono di<br />
risollevarne<br />
le finanze<br />
mettendo<br />
in vendita<br />
l’intero<br />
paese. In<br />
alto, tra le case, la piccola parrocchiale<br />
di Santo Stefano del XIII secolo.<br />
MACOMER<br />
Edificata su un gradino di antiche<br />
rocce vulcaniche, Macomer è uno dei<br />
nodi commerciali più importanti della<br />
<strong>Sardegna</strong> dell’interno. Cresciuto<br />
attorno alle vie di comunicazione<br />
- la Carlo Felice e la<br />
ferrovia - il paese deve<br />
la sua fortuna<br />
all’agricoltura,<br />
all’allevamento, ai<br />
formaggi e alle<br />
piccole industrie,
94 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA<br />
e conserva qualche traccia interessante<br />
del passato. La parrocchiale di San<br />
Pantaleo è un esempio di architettura<br />
gotica secentesca chiara ispirazione<br />
spagnola. Sul piazzale della piccola<br />
chiesa di Santa Croce, la sera del 17<br />
gennaio in occasione della festadi “Sa<br />
Tuva”, in onore di Sant’Antonio Abate<br />
viene acceso un grande falò.<br />
Dintorni: non lontano dal centro, a<br />
poca distanza dalla strada Carlo Felice,<br />
una breve passeggiata<br />
porta fino<br />
al Nuraghe Santa<br />
Barbara, dalla<br />
mole imponente<br />
che sovrasta<br />
una serie di torri<br />
minori e di bastioni.<br />
SEDILO<br />
La roccia dell’altopiano di Abbasanta è<br />
stata la materia prima usata dagli<br />
abitanti di Sedilo: le vecchie case del<br />
paese sono caratteristiche di un’edilizia<br />
che, oramai, va scomparendo. Il centro<br />
del paese non presenta particolari<br />
motivi di interesse, a parte la chiesa di<br />
San Giovanni Battista. Sedilo è però<br />
famosa in tutta la <strong>Sardegna</strong> per il<br />
grande santuario di Santu Antine (San<br />
Costantino, paladino del Cristianesimo,<br />
molto venerato nell’isola). La<br />
chiesa sorge su un’altura che domina lo<br />
specchio del lago Omodeo e, all’interno<br />
del suo recinto - dove si trovano le<br />
cumbessias destinate ai pellegrini -<br />
sono state sistemate anche numerose
LA COSTA OCCIDENTALE<br />
95<br />
sculture di epoca nuragica, tra cui la<br />
cosiddetta “perda fitta”, monolito che,<br />
secondo la leggenda, altro non sarebbe<br />
che il corpo di una donna trasformata<br />
in pietra a causa della sua irriverenza<br />
nei confronti del santo patrono. Nello<br />
spazio antistante al santuario si svolge<br />
“S’ardia”, la spericolata cavalcata che<br />
conclude la festa che dal 5 all’8 luglio<br />
viene celebrata per ricordare la vittoria<br />
di Costantino su Massenzio nella<br />
battaglia di Ponte Milvio del 312. Le<br />
pareti interne della chiesa sono ricoperte<br />
da un’enorme quantità di ex voto.<br />
GHILARZA<br />
Al centro del paese si trova una tozza e<br />
incompiuta torre aragonese, ma<br />
Ghilarza è particolarmente noto per<br />
essere il paese in cui visse Antonio<br />
Gramsci. Una piccola porta che si<br />
affaccia su corso Umberto dà accesso<br />
alla casa di Gramsci, dove ha sede un<br />
centro studi e dove sono esposti<br />
materiali storici sulla figura del<br />
dirigente comunista ucciso dalle carceri<br />
del regime fascista. Al secondo piano vi<br />
è una piccola stanza da letto, spoglia e<br />
tranquilla, che fu quella in cui visse<br />
Gramsci dal 1898 fino al 1908.<br />
Dintorni: non lontano da Ghilarza,<br />
seguendo la strada per Nuoro, si può<br />
ammirare la bella chiesa di San Pietro<br />
di Zuri, spostata insieme al villaggio<br />
omonimo nella posizione attuale in<br />
seguito all’allagamento artificiale che<br />
ha dato origine al lago Omodeo nel<br />
1923. La chiesa ricostruita risaliva al<br />
1291 ed era stata commissionata dal<br />
giudice Mariano d’Arborea all’architetto<br />
Anselmo da Como: l’architettura è<br />
di stile romanico, anche se in alcuni<br />
particolari si intravede già la transizione<br />
verso il gotico.<br />
ABBASANTA<br />
Il piccolo paese, con il suo centro dove<br />
ancora si incontrano le vecchie case<br />
della tradizione fatte di pietra basaltica<br />
scura, ruota attorno alla ottocentesca<br />
chiesa parrocchiale di Santa Cristina,<br />
ispirata a<br />
imponenti<br />
forme<br />
architettoniche<br />
rinascimentali.<br />
Al centro di<br />
una regione<br />
dove è molto sviluppata l’agricoltura,<br />
Abbasanta deve la sua importanza alla<br />
posizione rispetto alle principali vie di<br />
comunicazione, antiche e moderne,<br />
che attraversano il centro dell’isola.<br />
Non lontano da Abbasanta vi sono due<br />
dei siti di rilevante interesse archeologico<br />
dell’isola: il Nuraghe Losa e il<br />
complesso nuragico di Santa Cristina<br />
(p 137). Per raggiungere il Nuraghe
96 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA<br />
Losa, seguire la Carlo Felice in<br />
direzione di Cagliari fino a che, in<br />
corrispondenza del km 123, un bivio<br />
sulla destra conduce all’ingresso<br />
dell’area archeologica<br />
recintata. Insieme ai<br />
monumenti di<br />
Barumini e Torralba,<br />
questo complesso<br />
nuragico è uno dei più importanti<br />
della <strong>Sardegna</strong> immediatamente<br />
precedente al periodo punico. Al<br />
centro della imponente struttura è un<br />
mastio che risale al II millennio a.C.,<br />
mentre il bastione e l’antemurale sono<br />
posteriori e ultima in termini di tempo<br />
è la cinta esterna, edificata nel VII<br />
secolo a.C.<br />
All’interno del nuraghe sono accessibili<br />
tre ambienti coperti in cui si possono<br />
osservare ancora numerose nicchie che<br />
servivano come ripostiglio e una scala<br />
a spirale che sale al piano superiore,<br />
coronato da un terrazzo. Attorno alla<br />
struttura principale si possono vedere<br />
le basi di una serie di costruzioni<br />
che vanno<br />
dall’Età del<br />
Bronzo fino al<br />
periodo<br />
altomedievale. Interessante, infine, la<br />
breve visita al piccolo antiquarium<br />
edificato a un centinaio di metri di<br />
distanza dal nuraghe: qui sono esposte<br />
planimetrie e immagini di una serie di<br />
monumenti di epoca nuragica della<br />
zona.<br />
BOSA<br />
Dominata dal castello dei malaspina,<br />
Bosa si stende, con le sue case dai
LA COSTA OCCIDENTALE<br />
97<br />
colori pastello, sulla riva destra del<br />
fiume Temo, l’unico navigabile della<br />
<strong>Sardegna</strong>, un paio di chilometri prima<br />
della foce. Le origini della città<br />
risalgono ai Fenici, anche se il centro<br />
era più arretrato, sulla riva sinistra. In<br />
epoca medievale, per sfuggire alle<br />
incursioni piratesche, il borgo si spostò<br />
alle pendici del colle di Serravalle<br />
cercando la protezione dei Malaspina.<br />
Dichiarata dagli Spagnoli città reale,<br />
Bosa ha sempre mantenuto stretti<br />
contatti con la Penisola iberica. Il suo<br />
fascino è indiscutibile, con i fabbricati<br />
di Sas Conzas che si specchiano nelle<br />
acque calme del fiume e il quartiere di<br />
Sa Costa tutto stradine e scalinate dove<br />
ancora qualche donna siede sull’uscio<br />
a lavorare il filet. Il suo mare è stato<br />
dichiarato dalle associazioni<br />
ambientaliste tra i più puliti d’Italia.<br />
CATTEDRALE<br />
Via De Gasperi.<br />
Dedicata all’Immacolata,<br />
è stata ristrutturata nell’Ottocento in<br />
tardo stile barocco piemontese di cui<br />
conserva tutta la maestosità. All’interno<br />
la statua policroma della Madonna<br />
col Bambino di scuola catalana,<br />
risalente al XVI secolo. Ai lati dell’altare<br />
due leoni di marmo che uccidono i<br />
dragoni. Gli altari laterali hanno<br />
decorazioni<br />
in marmi policromi.<br />
CORSO VITTORIO EMANUELE II<br />
La via principale di Bosa, dal fondo<br />
lastricato in pietra, corre parallela al<br />
fiume. Su di essa si affacciano<br />
palazzetti signorili e i negozi degli<br />
artigiani orafi che lavorano la filigrana<br />
d’oro e il corallo.
98 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA<br />
PINACOTECA CIVICA<br />
Casa Deriu rappresenta un esempio di<br />
abitazione bosana del secolo scorso<br />
trasformata in uno spazio espositivo.<br />
Al primo piano sono raccolti i prodotti<br />
(dolci, vino, pane) della tradizione<br />
insieme a foto d’epoca in bianco e nero.<br />
Al secondo piano si può visitare la<br />
ricostruzione dell’appartamento<br />
signorile con parquet in ulivo, soffitti a<br />
volta decorati, piastrelle in maiolica di<br />
Ravenna e tende<br />
a filet. L’ultimo<br />
piano ospita la<br />
Pinacoteca<br />
Civica con la<br />
raccolta<br />
Melkiorre Melis,<br />
artista bosano,<br />
uno dei principali<br />
promotori<br />
delle arti<br />
applicate del<br />
Novecento in<br />
<strong>Sardegna</strong>. Le<br />
opere in mostra<br />
coprono un arco<br />
di 70 anni con opere grafiche, dipinti a<br />
olio, ceramiche, manifesti. Interessanti<br />
i lavori d’influenza araba prodotti dal<br />
Melis nel decennio in cui diresse la<br />
Scuola Musulmana di Arti e Mestieri a<br />
Tripoli.<br />
restaurata nel 1974-75. Al suo interno<br />
è stato ritrovato un ciclo di affreschi di<br />
scuola catalana, uno dei pochi rimasti<br />
in <strong>Sardegna</strong>. Dai bastioni della torre, la<br />
vista spazia sulla chiesa di San Pietro,<br />
la bassa valle del Temo e i tetti rossi di<br />
Sa Costa. Piacevole la discesa verso il<br />
centro attraverso la ripida scalinata in<br />
pietra lungo i pochi resti della cinta<br />
che un tempo proteggeva a est tutto<br />
l’abitato.<br />
SAS CONZAS<br />
Sulla riva<br />
sinistra del<br />
fiume Temo,<br />
questi grandi<br />
magazzini erano<br />
un tempo<br />
adibiti alla<br />
concia e alla<br />
lavorazione<br />
delle pelli.<br />
Caduti in disuso<br />
con la crisi del<br />
settore, aspettano<br />
da anni una<br />
risistemazione. Per ora ospitano un<br />
piccolo ristorante affacciato sul fiume.<br />
Il punto migliore di osservazione è dal<br />
Lungotemo De Gasperi, una passeggiata<br />
ornata di palme dove i pescatori<br />
ormeggiano le proprie imbarcazioni.<br />
CASTELLO MALASPINA<br />
Costruito nel 1112 dai marchesi di<br />
Malaspina dello Spino Secco, ha un<br />
aspetto imponente nonostante restino<br />
solo le torri e il muro di cinta.<br />
Ampliato e ricostruito nel ’300,<br />
racchiude una superficie di diecimila<br />
metri quadrati. Del castello vero e<br />
proprio rimangono in piedi solo alcuni<br />
muri nell’angolo nord-est del recinto,<br />
ai piedi della Torre maestra. Costruita<br />
in blocchi di trachite ocra chiaro agli<br />
inizi del Trecento, è oggi in fase di<br />
ristrutturazione. All’interno delle<br />
mura l’unica costruzione rimasta in<br />
piedi è la chiesa di Nostra Signora di<br />
Regnos Altos, costruita nel Trecento e
LA COSTA OCCIDENTALE<br />
99<br />
SAN PIETRO<br />
Circa un chilometro a est sulla sponda<br />
sinistra del Temo, sorge la ex cattedrale<br />
di San Pietro, una delle più interessanti<br />
opere romaniche sarde. In<br />
trachite rossa, è stata costruita nella<br />
seconda metà dell’XI secolo, mentre<br />
l’abside, il campanile e le murature<br />
laterali vennero aggiunti nel secolo<br />
successivo. La facciata unisce elementi<br />
romanici a elementi gotici importati<br />
dai monaci cistercensi. Sull’architrave<br />
del portale, una singolare Madonna col<br />
Bambino e i santi Pietro, Paolo e<br />
Costantino. L’interno, a tre navate, è<br />
difficilmente visitabile.<br />
Dintorni: Bosa Marina, a poco più di<br />
due chilometri dal centro, ha una bella<br />
spiaggia riparata, con sabbia scura. La<br />
rocciosa isola Rossa è collegata alla<br />
terraferma da un lungo molo di<br />
protezione. Nella Torre aragonese,<br />
aperta in luglio e agosto, vengono<br />
allestite esposizioni temporanee. La<br />
costa tra Bosa e Alghero è una delle<br />
più spettacolari della <strong>Sardegna</strong>.<br />
Un’escursione interessante è quella sul<br />
Trenino verde da Bosa Marina a<br />
Macomer costeggiando la spiaggia di<br />
Pedras Nieddas (Pietre Nere) prima di<br />
risalire la valletta del Rio Abba Mala<br />
verso Modolo, Tresnuraghes e Sindia.<br />
SANTU LUSSURGIU<br />
A 500 metri di altitudine, sul versante<br />
orientale del Montiferru, Santu<br />
Lussurgiu si stende ad anfiteatro sul<br />
bordo di un cratere vulcanico circondato<br />
da uliveti. Interessante il centro<br />
storico con strade in salita e piccole<br />
piazzette su cui si affacciano belle case<br />
in pietra a più piani, intonacate con<br />
colori vivaci dal rosso vinaccia al giallo<br />
zafferano. Alcune hanno architravi<br />
decorate e balconi in ferro battuto. In<br />
via Roma, in una casa padronale del<br />
XVIII secolo, si aprono le 11 stanze del<br />
Museo della Tecnologia contadina,<br />
realizzato dal Centro di Cultura<br />
Popolare e visitabile su appuntamento.<br />
Artefice della raccolta “Su mastru<br />
Salis”, Maestro Salis, che in venti anni<br />
ha raccolto più di 2000 oggetti<br />
appartenuti alla civiltà e alla tradizione<br />
del paese. Visitare il museo con la sua<br />
guida, o con quella dei volontari che lo<br />
aiutano, è come fare un viaggio a<br />
ritroso nel tempo. Sala dopo sala<br />
riemergono oggetti usati quotidianamente<br />
dai contadini, dai pastori e dai<br />
carbonai che lavoravano ai piedi del<br />
Montiferru. Particolarmente interessanti<br />
la sezione della filatura e della<br />
tessitura, la cucina e la sezione dei<br />
mestieri con un insolito ellissografo.<br />
Interessante anche la stanza del vino<br />
con una gualchiera, lo strumento
100 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA<br />
preindustriale utilizzato per ammorbidire<br />
e infeltrire il tessuto. Nel territorio<br />
di Santu Lussurgiu ne funzionavano<br />
più di quaranta. Nella parte alta del<br />
paese si trova la chiesa di Santa Maria<br />
degli Angeli, che conserva al suo<br />
interno un bell’altare di legno intagliato.<br />
In paese esistono ancora artigiani<br />
specializzati nella fabbricazione dei<br />
coltelli o nei finimenti per cavalli<br />
(morse, selle e stivali di cuoio). A<br />
Carnevale la strada di fronte al museo,<br />
chiamata “Sa Carrela ’e Nanti”, è teatro<br />
di una sfrenata corsa a pariglia di<br />
cavalli guidati da cavalieri in costume.<br />
Dintorni: a pochi chilometri c’è un<br />
bosco di pini, lecci e querce che<br />
circonda il paesino di San Leonardo de<br />
Siete Fuentes, famoso per la presenza<br />
di sette sorgenti dalle acque radioattive<br />
e diuretiche che sgorgano da sette<br />
fontanelle a temperatura costante di<br />
11 gradi. I sette ruscelli attraversano<br />
un boschetto meta di scampagnate<br />
domenicali. Al centro dell’abitato si<br />
trova la piccola chiesa di San<br />
Leonardo appartenuta ai Cavalieri di<br />
Malta. In trachite scura, è stata<br />
costruita nel XII secolo ma l’aspetto<br />
attuale romanico-gotico è dovuto a<br />
una ristrutturazione del secolo<br />
successivo. L’interno, a navata unica,<br />
conserva le insegne della Congregazione.<br />
Di fronte alla chiesa c’è una piccola<br />
biblioteca comunale. All’inizio di<br />
giugno, San Leonardo ospita una fiera<br />
di cavalli da sella.<br />
CUGLIERI<br />
Sul versante occidentale del<br />
Montiferru, in posizione panoramica<br />
sul mare, Cuglieri è un grosso borgo<br />
agricolo e pastorale a 500 m d’altitudine.<br />
Il paese si stende ai piedi della<br />
imponente chiesa di Santa Maria della<br />
Neve, dalla facciata settecentesca<br />
affiancata da due campanili. Si
LA COSTA OCCIDENTALE<br />
101<br />
raggiunge con una bella passeggiata in<br />
salita che dalla via principale si snoda<br />
tra vicoli e scalinate strette tra alte case<br />
in pietra. Dal piazzale del Colle<br />
Barodus, davanti alla chiesa, la vista<br />
spazia dai tetti rossi del paese alla<br />
costa tra Santa Caterina di Pittinuri e<br />
Porto Alabe.<br />
Santa Caterina di Pittinuri<br />
E una località balneare sorta intorno<br />
alla caletta di sassi bianchi, chiusa da<br />
una scogliera calcarea dominata dalla<br />
Torre del Pozzo, costruita dagli<br />
Spagnoli. Questo tratto di costa è<br />
molto panoramico con promontori<br />
calcarei e spiagge di sabbia e sassi<br />
bianchi. Il punto più famoso è<br />
S’Archittu, un grande arco scavato<br />
nella scogliera dalla forza delle acque.<br />
Una strada sterrata, che parte dalla<br />
statale 292 tra Santa Caterina di<br />
Pittinuri e S’Archittu, porta alle rovine<br />
della città punico-romana di Cornus<br />
dove, nel 215 a. C., si combatté l’ultima<br />
battaglia tra i Romani e i Sardo-punici<br />
guidati da Amsicora. Nel IX secolo la<br />
città venne abbandonata a causa delle<br />
continue incursioni saracene e gli<br />
abitanti si spostarono in collina<br />
fondando una nuova cittadina, Curulis<br />
Nova, l’attuale Cuglieri. La strada<br />
termina poco prima dell’insediamento<br />
paleo-cristiano di Columbaris, mentre<br />
l’acropoli di Cornus sorge sul colle a<br />
sud-ovest. La zona archeologica<br />
sembra abbandonata, ma si possono<br />
individuare alcuni sarcofagi e i resti di<br />
una basilica a tre navate probabilmente<br />
risalenti al VI secolo.<br />
CABRAS<br />
A pochi chilometri da Oristano,<br />
Cabras è un paese dalle case a un<br />
piano che ha conservato l’impianto<br />
antico. Sorge ai bordi dello stagno,<br />
esteso per 2.000 ha, che è il più grande<br />
stagno di acqua dolce della <strong>Sardegna</strong> e<br />
comunica col mare attraverso una<br />
serie di canali. La presenza contempo-
102 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA<br />
ranea di acqua dolce e salata attira<br />
falchi di palude e folaghe, polli sultani<br />
e falchi pellegrini. Le acque sono<br />
ricche di anguille e muggini. Un tempo<br />
sullo stagno si andava a pesca con<br />
imbarcazioni dalla forma appuntita, is<br />
fassonis, costruite con erbe palustri<br />
essiccate al sole, avvalendosi della<br />
stessa tecnica usata dai Fenici. Sempre<br />
ai Fenici sembra risalire sa merca: i<br />
muggini vengono avvolti<br />
in erbe lacustri e lasciati<br />
a macerare in acqua<br />
salata.<br />
Dintorni: al limite<br />
settentrionale del golfo di Oristano c’è<br />
la Laguna di Mistras. Separata dal<br />
mare da due cordoni litorali, inserita<br />
nelle zone umide di importanza<br />
internazionale previste dalla convenzione<br />
di Ramsar, rappresenta l’habitat<br />
ideale per fenicotteri rosa, cormorani,<br />
aironi cinerini e falchi pescatori. Ricco<br />
di avifauna anche il vicino stagno Mar<br />
’e Pontis, dove visitare la Peschiera<br />
Pontis, un’antica costruzione per la<br />
itticoltura, con chiuse e lavorieri.<br />
SAN SALVATORE<br />
Le bianche case dei pellegrini, le<br />
cumbessias, circondano la chiesa<br />
campestre di San Salvatore. Esse<br />
vengono abitate per nove giorni<br />
all’anno, a cavallo tra agosto e settembre,<br />
in occasione della novena per la<br />
festa del santo. La grande piazza<br />
centrale è stata utilizzata negli anni<br />
Sessanta del Novecento come set dei<br />
film western all’italiana. La chiesa è<br />
sorta alla fine del XVII secolo nell’area<br />
di un santuario pagano di origine<br />
nuragica, incentrato sul<br />
culto delle acque e<br />
ricostruito nel VI<br />
secolo come chiesa<br />
sotterranea. Attraverso<br />
una scala nella navata sinistra si<br />
scende all’ipogeo formato da sei vani:<br />
due rettangolari ai lati di un corridoio<br />
che conduce a un atrio circolare con<br />
un pozzo intorno al quale sono<br />
disposte tre camere. L’ipogeo è<br />
parzialmente scavato nella roccia; i<br />
soffitti a botte sono in arenaria e<br />
mattoni. Sulle pareti si sono conservati<br />
diversi graffiti di animali (elefante,<br />
pantera e pavone) e di divinità (Ercole<br />
che lotta con il leone Nemeo, Marte e<br />
Venere con un piccolo Eros alato).<br />
Interessanti le scritte arabe che parlano<br />
di Allah e Maometto, nonché le<br />
numerose raffigurazioni di navi, che<br />
gli studiosi ritengono potessero essere
LA COSTA OCCIDENTALE<br />
103<br />
dei probabili ex voto. Le lettere latine<br />
RVF intrecciate come in un monogramma<br />
e ripetute più volte sembrano<br />
derivare dalla lingua fenicia e significare<br />
“guarire, salvare, dare salute”. Il<br />
primo sabato di settembre si celebra la<br />
festa di San Salvatore con la corsa degli<br />
Scalzi in ricordo dell’impresa di alcuni<br />
giovani che, dopo avere abbandonato il<br />
villaggio per sfuggire ai Saraceni,<br />
ritornarono per mettere in salvo la<br />
statua del santo. Appena fuori<br />
dell’abitato, in direzione est, ci sono le<br />
rovine delle terme romane di Domu ’e<br />
Cubas.<br />
SAN GIOVANNI DI SINIS<br />
Al limitare della penisola del Sinis, vi è<br />
una località balneare un tempo famosa<br />
per le caratteristiche baracche dei<br />
pescatori costruite in legno e giunco.<br />
Oggi ne rimangono solo alcune: il<br />
gruppo più numeroso è a oriente della<br />
statale, poco distante dagli scavi di<br />
Tharros. All’ingresso del paese sorge la<br />
chiesa paleocristiana di San Giovanni,<br />
insieme a San Saturnino di Cagliari,<br />
più antica della <strong>Sardegna</strong>. Risale infatti<br />
al V secolo, anche se gran parte<br />
dell’aspetto attuale è dovuto a interventi<br />
del IX e X secolo. L’interno a tre<br />
navate coperte da volte a botte è<br />
suggestivo.<br />
Dintorni: a poca distanza c’è l’Oasi<br />
Torre ’e Seu del WWF che conserva<br />
una delle ultime macchie spontanee di<br />
palme nane rimaste nella zona. Si<br />
raggiunge con una strada sterrata che<br />
parte dalla periferia settentrionale di<br />
San Giovanni di Sinis. Dal cancello si<br />
prosegue a piedi fino al mare e a Torre<br />
’e Seu costruita dagli Spagnoli.<br />
NELLA TERRA DELLA VERNACCIA<br />
La campagna a nord di Oristano è una<br />
delle più fertili di tutta l’isola, un’oasi<br />
di viti, aranci e olivi. La coltivazione<br />
dei mandarini risale al Trecento e<br />
all’opera dei monaci camaldolesi che<br />
avevano un grande convento a<br />
Bonacardo. Ben più antica la coltivazione<br />
della vite: a Tharros (pp 132-3)<br />
sono stati ritrovati vasi vinari, anfore,<br />
bicchieri. La Vernaccia di Oristano è il<br />
vino più famoso della <strong>Sardegna</strong> e viene<br />
prodotta nei comuni di San Vero Milis,<br />
Cabras, Zeddiani, Narbolia, Riola,<br />
Baratili. È un vino forte, con gradazione<br />
alcolica di almeno 15 gradi e un<br />
invecchiamento minimo di 3 anni in<br />
barrique di rovere. Piacevole una gita<br />
nella zona di produzione, magari<br />
fermandosi per degustazioni e acquisti<br />
nella Cantina sociale della Vernaccia.<br />
Molto belli i portali settecenteschi che<br />
segnavano l’accesso ai fondi.<br />
THARROS<br />
La città di tharros venne fondata dai<br />
Fenici intorno al 730 a.C. sul promontorio<br />
di Capo San Marco, che offriva<br />
ancoraggi sicuri in qualsiasi condizio-
104 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA<br />
ne atmosferica alle navi<br />
che arrivavano cariche di<br />
merci da tutto il<br />
Mediterraneo. Già nel<br />
VI e V secolo a.C.<br />
Tharros era diventata<br />
un fiorente centro<br />
portuale e l’espansione<br />
continuò anche con i<br />
Romani, dal 238 d.C. Dell’antica città<br />
sono stati riportati fino a oggi alla luce<br />
i tre quinti. L’area archeologica,<br />
sospesa tra i due mari, è una delle più<br />
affascinanti del Mediterraneo. Una<br />
visita nella parte meridionale porta<br />
alla città punica e romana con le<br />
abitazioni, le terme e i santuari; più a<br />
nord, permette di visitare il tophet, le<br />
capanne nuragiche del villaggio Murru<br />
Mannu e la cinta muraria di età<br />
romana.<br />
ORISTANO<br />
Al limite settentrionale<br />
del Campidano,<br />
tra la foce del Tirso<br />
e lo stagno di<br />
Santa Giusta,<br />
Oristano è il<br />
centro più<br />
importante della<br />
<strong>Sardegna</strong> occidentale.<br />
La sua<br />
origine risale al<br />
1070, e<br />
all’abbandono<br />
della ricca e<br />
potente<br />
Tharros, troppo<br />
esposta alle incursioni dei pirati. Il<br />
periodo tra il 1100 e il 1400 vede una<br />
città guidata da sovrani illuminati<br />
come Mariano IV e la figlia Eleonora<br />
che arrivarono a controllare quasi tutta<br />
l’isola. Al centro di una pianura<br />
fertilissima e di un sistema di stagni<br />
che producono grandi quantità di<br />
pesce, è diventato capoluogo di<br />
provincia solo nel 1974. Il centro<br />
storico, corrispondente ai quartieri<br />
all’interno delle mura, ormai abbattute,<br />
è piccolo e facile da girare a piedi,<br />
anche perché in buona parte isola<br />
pedonale.<br />
CATTEDRALE<br />
Dedicata alla Beata Vergine Assunta,<br />
venne realizzata nel 1228 per volere di<br />
Mariano di Torres con l’apporto di<br />
maestranze lombarde. Ricostruita<br />
completamente nel XVII secolo in stile<br />
barocco, si presenta oggi come un mix<br />
di diversi elementi. Dell’epoca<br />
giudicale rimangono il campanile<br />
ottagonale, staccato dal corpo centrale<br />
sul sagrato, con cupola a cipolla e<br />
maioliche dai colori brillanti, e anche i<br />
battenti in bronzo e la Cappella del<br />
Rimedio dalla balaustra in marmo con<br />
bassorilievi pisani raffiguranti Daniele<br />
nella fossa dei leoni. Importante anche<br />
il coro in stile rinascimentale sardo<br />
dietro l’altare maggiore. Ricco e vario il<br />
Tesoro del Duomo, conservato<br />
nell’aula Capitolare: argenterie,<br />
paramenti sacri e antichi codici<br />
miniati si possono ammirare su<br />
richiesta. La piazza del Duomo è<br />
chiusa dal Palazzo Arcivescovile e dal<br />
Seminario Tridentino.<br />
TORRE DI MARIANO II<br />
Chiamata anche torre di San<br />
Cristoforo o Porta Manna, è una torre<br />
in blocchi di arenaria fatta erigere nel<br />
1291 dal giudice Mariano II che allora<br />
guidava il Giudicato d’Arborea ed è,<br />
insieme allatorre opposta di<br />
Portixedda, l’unica<br />
traccia dell’antica<br />
cerchia muraria.<br />
Sovrastata da una<br />
grande campana<br />
del 1430, è aperta<br />
sul lato interno. Ai<br />
suoi piedi si stende<br />
piazza Roma, il<br />
punto più animato<br />
della città, con<br />
negozi alla moda e<br />
bar all’aperto.
LA COSTA OCCIDENTALE<br />
105<br />
CORSO UMBERTO<br />
Chiamato via Dritta, è l’isola pedonale,<br />
salotto buono di Oristano, con edifici<br />
imponenti come il Palazzo Siviera, un<br />
tempo sede del marchese d’Acrisia, che<br />
termina con una cupola, e Palazzo<br />
Falchi, risalente agli anni 20. Vi si<br />
concentrano le vetrine dei negozi più<br />
eleganti e al tramonto diventa teatro<br />
del quotidiano rito del passeggio.<br />
PIAZZA ELEONORA D’ARBOREA<br />
Alberata, irregolare e lunga, è dedicata<br />
alla giudichessa che promulgò la<br />
famosa Carta de Logu. Sulla piazza si<br />
affacciano il Palazzo Carta, il Palazzo<br />
Mameli, il Palazzo Corrias e il Palazzo<br />
Comunale, un tempo convento degli<br />
Scolopi, che ingloba la chiesa di San<br />
Vincenzo, a pianta ottagonale. Al<br />
centro la statua di Eleonora d’Arborea,<br />
realizzata nell’Ottocento.<br />
CHIESA DI SAN FRANCESCO<br />
In stile neoclassico, venne costruita sui<br />
resti di una chiesa gotica, completamente<br />
distrutta all’inizio dell’800. La<br />
facciata è a sei colonne con capitelli<br />
ionici. All’interno una delle più<br />
interessanti sculture in legno di tutta<br />
l’isola: il Crocefisso policromo detto<br />
“di Nicodemo”, opera di ignoto autore<br />
catalano della fine del XIV secolo.<br />
Interessante anche San Francesco che<br />
riceve le stimmate, opera del pittore<br />
cagliaritano Pietro Cavaro, sistemata<br />
nella Sacrestia.<br />
SANTA CHIARA<br />
In stile gotico, la chiesa di Santa<br />
Chiara risale al XIV secolo. Lineare la<br />
facciata in conci di arenaria con sobrio<br />
rosone centrale e piccolo campanile a<br />
vela. All’interno sono interessanti le<br />
mensole in stile gotico in legno<br />
intagliato con figure di animali.
106 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA
LA COSTA OCCIDENTALE<br />
107
108 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA<br />
ANTIQUARIUM ARBORENSE<br />
All’interno del neoclassico Palazzo<br />
Parpaglia, il museo ospita diverse<br />
collezioni archeologiche provenienti<br />
dagli scavi di Tharros, una pinacoteca<br />
e una sezione dedicata alla città<br />
all’epoca dei Giudicati. Nella pinacoteca<br />
sono da segnalare il retablo di San<br />
Martino (XV secolo) attribuito alla<br />
scuola del pittore catalano Ramon de<br />
Mur. Del retablo di Cristo (1533),<br />
opera della scuola di Pietro Cavaro, si<br />
sono conservate solo nove tavole. Il<br />
retablo della Madonna dei Consiglieri<br />
(1565), opera del cagliaritano Antioco<br />
Mainas, rappresenta i consiglieri della<br />
città di Oristano inginocchiati intorno<br />
alla Madonna. Della ricca collezione<br />
archeologica sono da notare gli oltre<br />
duemila raschiatoi in ossidiana del<br />
periodo neolitico, i fermacapelli in<br />
osso, le anforette provenienti dalla<br />
Grecia e dall’Etruria, vetri e lucerne<br />
romani. Tutti i reperti fanno parte<br />
della Collezione Efisio Pischedda cui si<br />
affiancano collezioni minori (Pau,<br />
Carta, Sanna-Delogu). Tra i pezzi più<br />
importanti una maschera in terracotta,<br />
scarabei in diaspro verde e gioielli con<br />
incisioni di epoca romana.<br />
I CAVALIERI DELLA STELLA<br />
La Sartiglia si tiene l’ultima domenica<br />
di Carnevale e il Martedì Grasso<br />
secondo un rituale secolare. Fu<br />
introdotta probabilmente nel 1350 da<br />
Mariano II per festeggiare le sue nozze.<br />
Il 2 febbraio viene scelto il capocorda,<br />
su Componidori, che, il giorno della<br />
gara, viene vestito da un gruppo di<br />
ragazze in costume. Gli viene cucita<br />
addosso una camicia bianca, il volto<br />
viene avvolto con bende e coperto con<br />
una maschera femminile, in testa gli<br />
vengono posti un velo da sposa e un<br />
cilindro nero. Così bardato guida il
LA COSTA OCCIDENTALE<br />
109<br />
corteo di cavalieri, trombettieri e<br />
tamburini che attraversa la città fino<br />
alla piazza della giostra. A un segnale<br />
convenuto si lancia al galoppo per la<br />
via che costeggia l’Arcivescovado e la<br />
Cattedrale. Nella corsa il capocorda<br />
deve infilare la spada nel foro al centro<br />
di una stella appesa a un filo. Se ci<br />
riesce il raccolto dell’anno sarà<br />
abbondante.<br />
SANTA GIUSTA<br />
Sulle sponde dello stagno omonimo, è<br />
un borgo agricolo che sorge sui resti<br />
della città romana di Ottona. Su un<br />
rilievo all’ingresso del paese si trova la<br />
Cattedrale di Santa Giusta, gioiello<br />
dell’architettura romanico-pisana che<br />
risente di influssi arabi e lombardi.<br />
Costruita nella prima metà del XII<br />
secolo, presenta una facciata slanciata,<br />
il cui effetto risulta amplificato dalla<br />
scalinata, con triplice arcata, che<br />
inquadra il portale e una finestra a<br />
trifora. Nell’interno, a tre navate, le<br />
colonne hanno stili e forme divesi<br />
perché provengono dai resti delle<br />
vicine città romane di Neapolis,<br />
Tharros e Othoca. Dal sagrato si gode<br />
una bella vista sullo stagno, uno dei<br />
più pescosi dell’isola, solcato ancora da<br />
is fassonis, le lunghe imbarcazioni di<br />
falasco, di lontana origine fenicia;<br />
durante la sagra di Santa Giusta<br />
gareggiano in una spettacolare regata.<br />
La specialità locale è la bottarga,<br />
costituita da uova di muggine<br />
essiccate.<br />
ARBOREA<br />
Al centro di una piana<br />
bonificata in epoca<br />
fascista, Arborea è<br />
sorta nel 1930 con il<br />
nome di<br />
Mussolinia.<br />
Immerso nel verde<br />
dei campi, il paese<br />
ha la tipica struttura<br />
regolare degli insediamenti recenti. Gli<br />
edifici pubblici (la scuola, la parrocchia,<br />
l’albergo e il palazzo del Comune)<br />
si affacciano su piazza Maria<br />
Ausiliatrice, da cui partono le vie<br />
principali che seguono uno sviluppo<br />
ortogonale. I viali sono alberati, le case<br />
a due piani in stile neogotico sono<br />
circondate dal verde. Nel Palazzo
110 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA
LA COSTA OCCIDENTALE<br />
111
112 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA<br />
Comunale si trova la Collezione Civica<br />
Archeologica: una raccolta di reperti<br />
archeologici, provenienti dalla<br />
necropoli romana di S’Ungroni. A<br />
circa 9 km si trova il borgo di pescatori<br />
di Marceddi sui bordi dello stagno,<br />
dominato dalla cinquecentesca<br />
Torrevecchia.<br />
FORDONGIANUS<br />
Nella bella valle del Tirso, l’antica<br />
Forum Traiani è la più importante città<br />
romana dell’interno, avamposto<br />
fortificato contro le popolazioni<br />
barbaricine. Le case del centro sono in<br />
pietra rossa e grigia. Una delle meglio<br />
conservate è casa Madeddu, l’antica<br />
“casa aragonese” del primo ’600, con<br />
portali e finestre in stile catalano. Sulla<br />
stessa via, la cinquecentesca parrocchiale<br />
di San Pietro Apostolo in<br />
trachite rossa, quasi interamente rifatta<br />
in epoca moderna. In riva al fiume ci<br />
sono le Terme Romane, oggi visitabili<br />
dopo un lungo<br />
restauro. La<br />
piscina<br />
rettangolare<br />
raccoglie<br />
ancor oggi<br />
l’acqua calda<br />
(a una<br />
temperatura di circa 50 gradi)<br />
proveniente dalle sorgenti termali e<br />
utilizzata dalle donne del paese per il<br />
bucato. All’interno un porticato e belle
LA COSTA OCCIDENTALE<br />
113<br />
sale con pavimento a mosaico. A pochi<br />
chilometri dal paese sorge la chiesetta<br />
campestre di San Lussorio, costruita<br />
dai monaci Vittorini verso il 1100 su<br />
una cripta Paleocristiana.<br />
PAULILÀTINO<br />
Circondata<br />
da oliveti e<br />
boschi di<br />
sughere,<br />
questa<br />
borgata<br />
agricola<br />
sorge ai margini dell’altopiano<br />
basaltico di Abbasanta. Le case sono in<br />
pietra scura, con portali in stile<br />
aragonese e balconcini in ferro battuto.<br />
Scura anche la parrocchiale di San<br />
Teodoro del XVII secolo in stile<br />
gotico-aragonese, con un rosone dai<br />
vetri colorati e campanile a cipolla. Nel<br />
Palazzo Atzori è aperto un Museo<br />
etnografico che raccoglie oggetti di uso<br />
quotidiano e utensili domestici tipici<br />
della zona.<br />
Dintorni: a 4 km dal centro, sulla<br />
superstrada 131, deviando si arriva al<br />
villaggio nuragico di Santa Cristina.<br />
Un muro a secco delimita la zona
114 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA<br />
archeologica costituita da un tempio a<br />
pozzo dedicato al culto della dea<br />
madre risalente al I millennio a.C. Il<br />
pozzo, a imboccatura trapezoidale, è in<br />
ottimo stato di conservazione. Una<br />
scala dagli ampi gradini scende alla<br />
camera a volta. Poco distante sorge un<br />
recinto che doveva servire come sala di<br />
riunione. La sacralità del luogo è<br />
sopravvissuta nei secoli, tanto che in<br />
epoca cristiana venne edificata una<br />
chiesa dedicata a Santa Cristina. Come<br />
nell’antichità, i devoti continuano ad<br />
affluire alla chiesetta circondata da un<br />
villaggio di muristenes, le case dei<br />
novenanti, in occasione della festa<br />
della santa che si celebra la seconda<br />
domenica di maggio. A destra della<br />
chiesa, nel bosco di ulivi, si apre<br />
un’altra area archeologica che comprende<br />
un piccolo nuraghe ben<br />
conservato e due capanne in pietra,<br />
dalla pianta rettangolare. La meglio<br />
conservata è lunga quattordici metri e<br />
alta due.<br />
ÀLES<br />
Alle falde orientali di Monte Arci, è il<br />
centro principale della Marmilla. Nella<br />
parte alta del borgo sorge la Cattedrale<br />
di San Pietro, costruita nel 1686 dal<br />
genovese Domenico Spotorno che<br />
utilizzò per la costruzione i ruderi di
LA COSTA OCCIDENTALE<br />
115<br />
una preesistente chiesa del XII secolo.<br />
Due campanili con cupole in ceramica<br />
chiudono la facciata. L’interno, in stile<br />
barocco, ha una sagrestia arredata con<br />
mobili intagliati e un raro crocifisso<br />
del Trecento. Nell’Archivio capitolare si<br />
trovano raffinate opere di oreficeria.<br />
Sulla stessa piazza si affacciano il<br />
Palazzo vescovile, il Seminario e<br />
l’Oratorio della Madonna del Rosario.<br />
Àles è il paese natale di Antonio<br />
Gramsci (1891-1937), come ricordano<br />
il monumento di Giò Pomodoro e la<br />
targa apposta sulla sua casa natale.<br />
Dintorni: il paese è il punto di<br />
partenza per salire ai panoramici<br />
torrioni di Trebina Longa e Trebina<br />
Lada, le cime più alte di Monte Arci,<br />
punte residue dell’antico cratere.<br />
Lungo i sentieri si possono notare le<br />
schegge di ossidiana, il prezioso vetro<br />
naturale che, ridotto in sottilissime<br />
lastre, serviva per la fabbricazione<br />
di punte di frecce,<br />
lance e raschiatoi.<br />
L’ossidiana di Monte Arci<br />
non riforniva soltanto la<br />
<strong>Sardegna</strong> ma, tra il VI e il<br />
III millennio a.C., veniva<br />
esportata in tutto il<br />
Mediterraneo.
LA SARDEGNA<br />
ZONA PER ZONA<br />
Il Nord e la<br />
Costa Smeralda
118 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA<br />
Note
IL NORD E LA COSTA SMERALDA<br />
119<br />
Il Nord e la<br />
Costa Smeralda<br />
Le coste frastagliate, il turchese delle<br />
acque, le spiagge di sabbia candida<br />
sono gli elementi che compongono una<br />
delle immagini più classiche della<br />
<strong>Sardegna</strong>. Le isole che affollano lo<br />
stretto delle Bocche di Bonifacio, a un<br />
passo dalla Corsica, sono da qualche<br />
anno una meta prediletta dal turismo<br />
internazionale.<br />
Nel 1962 un<br />
gruppo di<br />
finanzieri - tra<br />
cui l’Aga Khan -<br />
diede vita al<br />
“Consorzio Costa<br />
Smeralda”,<br />
promuovendo<br />
l’idea di uno<br />
sviluppo turistico delle coste della<br />
<strong>Sardegna</strong>. Dopo 40 anni poche sono le<br />
zone sarde cambiate così profondamente,<br />
nel bene e nel male, come<br />
queste coste, oggi tutte costellate di<br />
ville, residence e porti turistici.<br />
Attorno è il quadro affascinante della<br />
natura e del mare: scogliere scolpite<br />
dal vento come a Capo d’Orso e Capo<br />
Testa, spiagge bianche e il profumo<br />
della macchia mediterranea che ancora<br />
sopravvive all’invasione<br />
delle seconde case.<br />
Oramai, dopo anni di<br />
discussioni, è però<br />
chiaro che allo sviluppo<br />
turistico deve essere<br />
posto un limite, oltrepassato<br />
il quale i vantaggi del turismo rischiano<br />
di trasformarsi negli svantaggi della<br />
distruzione dell’ambiente. Vicino, ma<br />
profondamente diverso dalla costa,<br />
l’interno della Gallura è un mondo<br />
ancora ricco di suggestioni. Le foreste<br />
in cui brilla il colore chiaro delle<br />
querce da cui è appena stato staccato il<br />
sughero, le rocce granitiche che creano<br />
paesaggi ipnotici, come la Valle della<br />
Luna nei pressi di Aggius, le sagome<br />
dei nuraghi sono ancora i punti di<br />
riferimento per interpretare il paesaggio.<br />
Qui sono di casa la buona cucina<br />
di terra, l’artigianato tradizionale e la<br />
storia, come quella raccontata<br />
dall’eccezionale sfilata di chiese<br />
romaniche del Logudoro che, partendo<br />
da Sassari, portano fino alle pietre<br />
bianche e nere della Santissima Trinità<br />
di Saccargia.<br />
Visitando il Nord e la Costa Smeralda<br />
Il porto e l’aeroporto di Olbia accolgono<br />
la gran parte dei turisti diretti non<br />
solo in Costa Smeralda, ma in tutta<br />
l’isola. La lunga e bellissima costa, con<br />
le sue spiagge e le sue scogliere, sale<br />
verso nord fino a Santa Teresa di<br />
Gallura; poi volge a occidente, oltre la<br />
rocca di Castelsardo, fino a raggiungere<br />
Porto Torres. All’interno, Tempio<br />
Pausania, capoluogo della Gallura, che<br />
costituisce il punto di partenza per<br />
affascinanti itinerari alla scoperta<br />
dell’arte, delle tradizioni e della natura<br />
del Nord della <strong>Sardegna</strong>, e la bella città<br />
di Sassari.<br />
OLBIA<br />
Dalle banchine del porto di Olbia il<br />
continente, con il porto di<br />
Civitavecchia, dista solo 125 miglia,<br />
poco meno del doppio della<br />
distanza tra Cagliari e il<br />
continente. Per questo<br />
motivo, la città è stata<br />
sempre il centro dei<br />
collegamenti esterni<br />
dell’isola, ruolo confermato<br />
dall’apertura dell’aeroporto<br />
Costa Smeralda. Città moderna, Olbia<br />
è solo una tappa, in genere, verso altre<br />
destinazioni, ma vale la pena di<br />
visitare la chiesa romanica di San<br />
Simplicio, edificata a partire dall’XI<br />
secolo e ampliata nel XIII.
120 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA<br />
Dintorni: vi sono due siti preistorici<br />
molto interessanti, il complesso<br />
nuragico di Cabu Abbas e il pozzo<br />
sacro Sa Testa. Per raggiungere il<br />
primo, dal porto vecchio di Olbia<br />
seguire prima Corso Umberto, poi Via<br />
d’Annunzio e oltrepassata la ferrovia<br />
raggiungere la chiesa campestre di<br />
Santa Maria Cabu Abbas. Dalla<br />
chiesetta una strada sterrata sale verso<br />
la cresta rocciosa e sono poi necessari<br />
15 minuti a piedi. In alto sulla cresta,<br />
con il panorama che si apre sull’isola<br />
di Tavolara, il sito è composto<br />
da una torre con pozzo<br />
centrale (dove vennero<br />
rinvenuti nel 1937 resti di<br />
sacrifici: ossa bruciate e<br />
frammenti ceramici) e da<br />
un ampio recinto megalitico che si<br />
sviluppa per circa 200 m. Per raggiungere<br />
invece il pozzo sacro di Sa Testa<br />
bisogna percorrere la SP 82 verso<br />
Golfo Aranci fino all’Hotel “Pozzo<br />
Sacro”. Il complesso archeologico è<br />
composto da un ampio cortile<br />
lastricato nel quale si apre l’ingresso a<br />
una scala coperta di 17 gradini che<br />
scende nella camera del pozzo dove<br />
sgorgava una vena d’acqua.<br />
GOLFO ARANCI<br />
Non cercate aranceti sulle rive del<br />
golfo: Golfo Aranci deve il suo nome<br />
all’errata interpretazione del toponimo<br />
locale “di li ranci” che sta a significare<br />
dei granchi. Fino a qualche tempo<br />
addietro frazione di Olbia, il paese è<br />
divenuto comune autonomo solo nel<br />
1979, e la sua importanza sta nel fatto<br />
che, a partire dal 1882, qui fanno scalo<br />
molti dei traghetti provenienti dal<br />
continente. Golfo Aranci è lo scalo<br />
marittimo<br />
delle<br />
Ferrovie<br />
dello<br />
Stato.<br />
PORTO ROTONDO<br />
Più‘ che di un vero e proprio paese si<br />
tratta di un ben progettato insediamento<br />
turistico, nato dal nulla negli<br />
anni d’oro del grande sviluppo della<br />
Costa Smeralda. Le costruzioni, sorte<br />
attorno all’indispensabile porto<br />
turistico, sono state progettate per<br />
essere il più possibile inserite nell’ambiente<br />
circostante. Il risultato è
IL NORD E LA COSTA SMERALDA<br />
121<br />
piacevole, confortato da un successo<br />
che ha fatto di questa località una meta<br />
prestigiosa, anche se l’aspetto decisamente<br />
“di maniera” riflette la nascita a<br />
tavolino. Lungo le banchine e sulla<br />
piazzetta San Marco si aprono molti<br />
negozi famosi. Le possibilità di<br />
mangiare, bere o ascoltare musica sono<br />
molte anche se, passata<br />
la stagione<br />
balneare, Porto<br />
Rotondo appare un<br />
po’ abbandonata.<br />
Nella chiesa di San<br />
Lorenzo, progettata da Andrea<br />
Cascella, una serie di statue in legno di<br />
Mario Ceroli rappresentano scene<br />
sacre. Piacevole è l’escursione in<br />
direzione della Punta della Volpe, che<br />
separa il golfo di Marinella dal golfo di<br />
Cugnana.<br />
PORTO CERVO<br />
Cuore della Costa Smeralda e paradiso<br />
dei Vip, Porto Cervo ruota attorno ai<br />
due porti turistici che ospitano alcune<br />
delle più spettacolari barche private<br />
del mondo. I mesi estivi sono scanditi<br />
da una serie di eventi mondani e<br />
sportivi: sfilate di moda, regate e<br />
tornei di golf.Una passeggiata lungo le<br />
banchine del porticciolo non si può<br />
evitare: con un occhio alle vetrine e<br />
l’altro ai panfili ormeggiati si raggiunge<br />
la chiesa Stella Maris che, affacciata<br />
sul paese, conserva un quadro<br />
attribuito a El Greco.<br />
Dintorni: molte le spiagge<br />
famose tra le quali<br />
Liscia Ruja, confinante a<br />
nord con Cala di Volpe.<br />
PALAU<br />
Punto d’imbarco obbligato per le isole<br />
dell’arcipelago della Maddalena, il<br />
paese deve la sua fortuna anche alla<br />
ferrovia a scartamento ridotto Sassari-<br />
Tempio-Palau. La vita ruota attorno ai<br />
moli e agli ormeggi del porto turistico.<br />
Da Palau vale la pena visitare i luoghi<br />
più rinomati e affascinanti della costa:<br />
il promontorio di Capo d’Orso, che<br />
culmina in una grande roccia scolpita<br />
dal vento che ricorda la sagoma di un<br />
plantigrado. La Punta <strong>Sardegna</strong> è<br />
raggiungibile percorrendo la strada<br />
che sale verso il Monte Altura per poi<br />
scendere fino alla spiaggia di Cala<br />
Trana, sull’estremità della punta. Il
122 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA<br />
panorama da qui è eccezionale, anche<br />
se la continua espansione delle aree<br />
edificate sta rovinando la bellezza dei<br />
luoghi.<br />
Dintorni: la Batteria del Monte Altura,<br />
in posizione panoramica, è raggiungibile<br />
attraverso la strada che conduce a<br />
Porto Raphael.<br />
SANTA TERESA DI<br />
GALLURA<br />
Popolata in epoca romana, la zona<br />
dove sorge Santa Teresa fu importante<br />
anche per i Pisani<br />
che dagli<br />
affioramenti<br />
granitici<br />
cavavano pietra<br />
da costruzione. Il<br />
paese odierno è<br />
stato creato ex<br />
novo durante la<br />
presenza sabauda ed è ordinatamente<br />
scandito da strade rettilinee che si<br />
incrociano ad angolo retto, con al<br />
centro la piccola piazza dove sorge la<br />
chiesa di San Vittorio. La pesca (anche<br />
del corallo) e il turismo sono le basi<br />
dell’economia locale. Sul promontorio<br />
roccioso che si affaccia sul mare sorge<br />
la torre Longosardo, eretta nel XVI<br />
secolo in età aragonese, da cui lo<br />
sguardo abbraccia sia la baia di Porto<br />
Longone che, sullo sfondo, le chiare<br />
scogliere che circondano la città corsa<br />
di Bonifacio. Sulla sinistra la costa<br />
scende verso la spiaggia di Rena<br />
Bianca che termina a poca distanza<br />
dallo scoglio dell’Isola Monica su cui<br />
rimangono le tracce di una cava<br />
abbandonata.<br />
Dintorni: Capo Testa, uno scoglio<br />
collegato alla terraferma da una<br />
striscia di sabbia, al quale si può<br />
arrivare percorrendo un tragitto molto<br />
panoramico aperto sulle baie di Colba<br />
e di Santa Reparata. Tra le cave<br />
moderne e antiche - qui i Romani<br />
scelsero la pietra per le colonne del<br />
Pantheon - e il profumo della vegeta-
IL NORD E LA COSTA SMERALDA<br />
123<br />
zione della macchia si raggiunge infine<br />
il faro di Capo Testa.<br />
ARZACHENA<br />
Fino a quarant’anni fa, Arzachena era<br />
un pacifico borgo pastorale dell’interno.<br />
Oggi, trasformato nel capoluogo di<br />
una regione turistica tra le più note del<br />
mondo, la Costa Smeralda, il paese è<br />
cambiato molto. In alto, sopra le case,<br />
vi è una curiosa roccia scolpita dal<br />
vento che per la sua forma viene<br />
chiamata il Fungo, e nei dintorni molte<br />
sono le tracce della preistoria. Tra i siti<br />
più interessanti per un’escursione<br />
nell’interno sono il Nuraghe<br />
Albicciu, la Tomba di<br />
Giganti Coddu<br />
Vecchiu e la<br />
Necropoli Li<br />
Muri.<br />
NURAGHE<br />
ALBUCCIU<br />
Uscire da<br />
Arzachena in<br />
direzione di Olbia e, dopo 600 m, alla<br />
fine dell’abitato, seguire un bivio e un<br />
sentiero sulla destra; una volta<br />
raggiunta la costruzione, con una scala<br />
che sale al livello superiore si può<br />
raggiungere un corpo laterale. Sono<br />
ancora visibili le mensole sporgenti di<br />
pietra necessarie a sorreggere l’antica<br />
struttura in legno.<br />
TOMBA DI GIGANTI CODDU VECCHIU<br />
Percorrere la SS427 in direzione<br />
Calangianus e poi, dopo circa 3 km,<br />
seguire il bivio verso destra in<br />
direzione di Luogosanto. Dopo circa<br />
1,800 km, ci si immette sulla strada di<br />
Capichera e poche centinaia di metri<br />
più avanti (un breve sentiero deve<br />
essere percorso a piedi),<br />
sulla destra si incontra la<br />
tomba. Al centro del<br />
monumento<br />
funerario vi è una<br />
stele alta 4 m<br />
circondata da una<br />
quinta
124 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA<br />
semicircolare formata da grandi lastre<br />
di pietra conficcate nel terreno.<br />
NECROPOLI LI MURI<br />
Si esce da Arzachena in direzione di<br />
Calangianus (SS 427) e si volta a destra<br />
per Luogosanto. Dopo circa 4,5 km un<br />
bivio a destra (strada sterrata) conduce<br />
verso la necropoli Li Muri.<br />
Il sito comprende molte tombe di età<br />
neo-eneolitica: si tratta di sepolture<br />
circondate da pietre (fino a 5 cerchi<br />
concentrici). Questi circoli tombali<br />
sono il più importante complesso<br />
monumentale lasciato da quella che gli<br />
archeologi hanno denominato Cultura<br />
di Arzachena.<br />
ARCIPELAGO DELLA<br />
MADDALENA<br />
Sette isole (Maddalena, Caprera e<br />
Santo Stefano a sud-est, Spargi,<br />
Budelli, Razzoli e Santa Maria a nordovest)<br />
costituiscono l’Arcipelago della<br />
Maddalena, oltre il quale si apre lo<br />
stretto delle Bocche di Bonifacio<br />
diventato parco marino dall’inizio del<br />
1997. Coste frastagliate, rocce erose<br />
dal vento e il tenace rigoglio della<br />
macchia mediterranea<br />
sono le caratteristiche<br />
principali delle isole,<br />
conosciute in epoca<br />
romana con il nome di<br />
Cuniculariae, cioè<br />
“isole dei conigli”. Dal<br />
Settecento in poi l’isola della<br />
Maddalena è diventata una base<br />
militare a causa della facilità dell’approdo<br />
e della posizione favorevole. Il<br />
giro di quest’isola può essere completato<br />
da una breve escursione a quella<br />
di Caprera, per visitare i luoghi dove<br />
visse e venne sepolto Giuseppe<br />
Garibaldi.<br />
AGGIUS<br />
La natura ha dato la forma al paese e al<br />
suo circondario.<br />
La roccia<br />
granitica<br />
domina nel<br />
paesaggio di<br />
Aggius, sia tra<br />
le alture del Parco Capitza che<br />
sovrastano il paese, che nel fantastico<br />
labirinto di massi della vicina Valle<br />
della Luna. In passato sotto il dominio<br />
dei Doria e poi degli Aragonesi, il
IL NORD E LA COSTA SMERALDA<br />
125<br />
paese deve oggi la sua prosperità<br />
all’estrazione e alla lavorazione del<br />
granito, anche se l’artigianato (soprattutto<br />
la produzione di tappeti che<br />
viene eseguita in ogni sua fase<br />
utilizzando tecniche tradizionali) è in<br />
notevole sviluppo. Il centro del paese<br />
ha un aspetto gradevole per la cura<br />
con cui vengono conservate le antiche<br />
case in pietra, forse tra le più belle<br />
dell’intera Gallura. Durante i<br />
festeggiamenti della prima domenica<br />
di ottobre si svolge anche la festa “di li<br />
’agghiani”, cioè degli scapoli, nella<br />
quale si può gustare la “suppa cuata”,<br />
tipica minestra gallurese. La strada che<br />
da Aggius va verso Isola Rossa<br />
raggiunge in breve il fondo della Valle<br />
della Luna, paesaggio impressionante a<br />
causa dell’enorme quantità di<br />
affioramenti rocciosi, resti dell’antico<br />
modellamento glaciale. In corrispondenza<br />
di una curva a sinistra, si stacca<br />
dalla strada sulla destra un viottolo<br />
sterrato che va abbandonato poco<br />
prima di un ponte per seguire la<br />
stradina che, sulla destra, conduce al<br />
Nuraghe Izzana, nel centro della valle.<br />
BERCHIDDA<br />
Sulle pendici meridionali del massiccio<br />
del Monte Limbara, in un paesaggio di<br />
colli che culminano nel Monte<br />
Azzarina, Berchidda è un paese<br />
dall’economia basata sulla pastorizia, la<br />
lavorazione del sughero e la viticoltura.<br />
Tra i vini, va ricordato il<br />
Vermentino, mentre, tra i cibi, il<br />
pecorino. In paese si può visitare il<br />
Museo del Vino (tel. 079 29 91 31) con<br />
laboratorio vinicolo all’aperto.A circa<br />
quattro chilometri dal centro del paese<br />
si possono visitare,<br />
dopo una ripida<br />
salita a piedi, i<br />
pochi resti del<br />
Castello di<br />
Montacuto, che fu<br />
la rocca di<br />
Adelasia di Torres e<br />
del consorte Ubaldo Visconti, prima di<br />
divenire feudo delle nobili famiglie<br />
italiane dei Doria e dei Malaspina. Su<br />
tutto domina la sagoma articolata del<br />
Monte Limbara, il vero centro<br />
geografico delle alture della Gallura.<br />
BUDDUSÒ<br />
Grosso borgo che deve la sua prosperità<br />
alla pastorizia, all’estrazione del<br />
granito e alla lavorazione e<br />
commercializzazione del sughero,<br />
Buddusò ha un centro storico le cui<br />
strade lastricate si snodano davanti alle<br />
facciate di palazzetti di pietra scura. In<br />
epoca romana, qui passava la grande<br />
strada commerciale da Kàralis<br />
(Cagliari) a Olbia e il paese aveva il<br />
nome di Caput Thirsi. Interessante una<br />
visita alla parrocchiale di Santa<br />
Anastasia (e ai dipinti conservati nella<br />
sagrestia) e da non perdere la gita<br />
attraverso i Monti di Alà.<br />
Dintorni: non lontano il Nuraghe Iselle<br />
(verso Pattada) e il Nuraghe Loelle, in<br />
direzione di Mamone.<br />
SAN TEODORO<br />
A sud del promontorio di Capo Coda<br />
Cavallo, proprio<br />
davanti alla mole<br />
rocciosa dell’Isola<br />
di Tavolara (vedi<br />
box), San Teodoro<br />
è un paese che,<br />
negli utimi anni,<br />
sta crescendo<br />
sull’onda del<br />
turismo. Dal paese,<br />
però, si possono<br />
compiere escursioni<br />
interessanti verso la<br />
spiaggia della Cinta,<br />
una lunga striscia di sabbia che<br />
separa lo Stagno di San Teodoro dal<br />
mare. Vicinissimo alla carreggiata<br />
dell’Orientale Sarda, questo specchio<br />
d’acqua di più di 200 ha di estensione è
126 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA<br />
uno dei pochi superstiti della serie di<br />
stagni costieri che si stendeva a sud del<br />
golfo di Olbia. Sull’acqua non è<br />
difficile osservare i germani reali e le<br />
folaghe che, se avvistano un rapace o<br />
un pericolo, si radunano in gruppi<br />
scuri e vocianti. Aironi cenerini, aironi<br />
rossi e fratini si aggirano in cerca di<br />
preda, mentre non è raro osservare il<br />
volo del gheppio, uno dei rapaci più<br />
piccoli dei nostri cieli.<br />
e lentisco. Si racconta che nel secolo<br />
scorso Carlo Alberto, re di Piemonte e<br />
<strong>Sardegna</strong>, sbarcato sull’isola a caccia<br />
delle mitiche capre dai denti d’oro<br />
(fenomeno causato da un’erba che<br />
lascia quei riflessi), rimanesse affascinato<br />
dal posto tanto da nominare il<br />
suo unico abitante, Paolo Bertolini, “re<br />
della Tavolara” con tanto di carta<br />
protocollare. D’estate si raggiunge<br />
facilmente da Olbia.<br />
ISOLA DI TAVOLARA<br />
È una montagna di calcare alta 500 m<br />
che spunta dal mare con pareti<br />
verticali. Il settore orientale, zona<br />
militare, è inaccessibile, al contrario di<br />
una striscia bassa, chiamata<br />
Spalmatore di Terra, dove si trovano<br />
spiagge, un porticciolo, due ristoranti<br />
tipici e qualche casa. Insieme alle<br />
vicine isole Molara e Molarotto su cui<br />
vivono 150 esemplari di mufloni, oggi<br />
è un parco marino. I suoi bordi<br />
granitici sono traforati da grotte e<br />
nicchie. Sulla striscia sabbiosa<br />
Spalmatore di Terra crescono gigli di<br />
mare mentre la roccia è ricoperta da<br />
cespugli di ginepro, elicriso, rosmarino<br />
ALÀ DEI SARDI<br />
Rocce e macchia,<br />
boschi di enormi<br />
querce su cui<br />
spiccano chiari i<br />
segni dell’ultima<br />
raccolta del<br />
sughero. Questo è il<br />
paesaggio di Alà dei<br />
Sardi e del suo altopiano, ultima<br />
propaggine dell’interno roccioso che si<br />
affaccia a balcone verso il mare di<br />
Olbia. Piccole case di pietra granitica<br />
sono allineate lungo la strada principale<br />
di Alà, il cui territorio è stato<br />
popolato per secoli prima dell’era<br />
moderna.
IL NORD E LA COSTA SMERALDA<br />
127<br />
gli artigiani che lavorano acciaio e<br />
corno per produrre lame e impugnature,<br />
decine e decine, oramai, le imitazioni<br />
italiane del famoso coltello sardo.<br />
Dintorni: non lontano dal paese vi<br />
sono l’area verde di Fiorentini - nata<br />
attorno al rimboschimento di un<br />
vivaio forestale - e i ruderi del castello<br />
medievale di Olomene.<br />
Dintorni: non lontano dal paese, in<br />
direzione di Buddusò, vi è la mole del<br />
nuraghe Ruju, con il suo villaggio<br />
preistorico che emerge dalla<br />
vegetazione.In direzione di Monti,<br />
invece, dopo una lunga traversata<br />
sull’altopiano costellato di grossi massi<br />
di tutte le forme e dimensioni, una<br />
deviazione conduce al santuario di San<br />
Pietro l’Eremita, lungo un percorso<br />
che a tratti si apre verso il mare con in<br />
lontananza la mole della rocciosa<br />
Tavolara. La chiesa, romanica, è stata<br />
recentemente restaurata e tutti gli<br />
anni, il giorno di Ferragosto, si affolla<br />
di numerosi pellegrini provenienti dai<br />
dintorni.<br />
PATTADA<br />
Al centro di un territorio<br />
ricchissimo di nuraghi e di<br />
testimonianze dell’antichità,<br />
Pattada è famosa in tutto il<br />
mondo per l’artigianato dei<br />
coltelli, nato proprio qui a<br />
causa della presenza di un<br />
ricco giacimento di<br />
minerale ferroso sfruttato<br />
fin dall’antichità. Molti<br />
OZIERI<br />
Adagiata sul fondo di una conca<br />
naturale, Ozieri è una delle mete più<br />
accattivanti della <strong>Sardegna</strong> del nordest.<br />
Interessanti le tradizioni e<br />
l’architettura del paese, affascinante la<br />
storia millenaria che, andando indietro<br />
nel tempo di millenni, ci porta a<br />
conoscere la cultura di cui Ozieri fu la<br />
culla, la più recente delle culture<br />
neolitiche. Il tessuto urbanistico del<br />
paese è vario, e si adatta al pendio dei<br />
colli: tra le case alte spunta di quando<br />
in quando un’altana adorna di fiori. Ai<br />
margini della parte antica del paese - i<br />
cui punti di maggiore interesse sono le<br />
piazze Carlo Alberto e quella dell’antica<br />
Fonte Grixoni - vi è la cattedrale che<br />
ospita uno splendido polittico del ’500<br />
sardo realizzato dal “maestro di<br />
Ozieri”, il più importante pittore del<br />
XVI secolo. Il polittico, che rappresenta<br />
la miracolosa apparizione del<br />
Santuario della Madonna di Loreto,<br />
mostra influenze spagnole e spunti di<br />
maniera fiamminga. Il<br />
complesso del convento<br />
secentesco di San Francesco,<br />
invece, ospita il Museo<br />
Archeologico, nelle cui sale<br />
sono esposti materiali provenienti<br />
dagli scavi nella zona e<br />
precedentemente esposti nel<br />
museo di Sassari. Buona parte dei<br />
reperti è riferibile alla cultura detta<br />
di Ozieri - o di San Michele dal nome<br />
della grotta nella quale sono stati<br />
effettuati i più importanti ritrovamenti<br />
- che, tra il 3.500 e il 2.700 a.C., ha<br />
dominato nell’isola.
128 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA<br />
SASSARI<br />
Seconda città sarda per importanza<br />
commerciale, politica e culturale,<br />
Sassari sorge su un tavolato che<br />
digrada dolcemente verso il mare tra<br />
oliveti, valli fertili e ben coltivate. Ha<br />
una lunga storia di invasioni, conquiste<br />
e razzie, ma anche una forte tradizione<br />
di ribellioni e sommosse dovute allo<br />
spirito combattivo e individualista dei<br />
suoi abitanti. Pisani, Genovesi e<br />
Aragonesi tentarono di sottometterla,<br />
ma sempre lo spirito indomito dei<br />
Sassaresi riuscì a riconfermare la<br />
propria autonomia e indipendenza.<br />
Non a caso, l’eroe simbolo è Carlo<br />
Maria Angioj, capo della rivolta del<br />
1796 da un gruppo di radicali contro il<br />
governo dei Savoia che volevano<br />
imporre un sistema feudale. La città ha<br />
dato i natali a due presidenti della<br />
Repubblica, Antonio Segni e Francesco<br />
Cossiga, e al segretario del PCI, Enrico<br />
Berlinguer.<br />
La zona circostante il paese è ricca di<br />
testimonianze storiche e<br />
archeologiche, come le domus de janas<br />
di Butule, la necropoli di San Pantaleo,<br />
il dolmen di Montiju Coronas. La<br />
grotta di San Michele si apre in uno<br />
spiazzo alle spalle dell’ospedale di<br />
Ozieri, presso il campo sportivo;<br />
proprio nel corso della costruzione di<br />
questo una parte della grotta è andata<br />
distrutta. Nella cavità sono stati<br />
rinvenuti numerosi frammenti di<br />
ceramica decorata, ossa umane, una<br />
Dea Madre e frammenti di ossidiana di<br />
Monte Arci. Tutti reperti che avvalorano<br />
la teoria che ci sia una continuità<br />
fra la cultura di Bonu Ighinu e quella<br />
di questo periodo.<br />
VISITANDO SASSARI<br />
La città vecchia, dai vicoli tortuosi e<br />
intricati che partono dalle arterie<br />
principali, era un tempo delimitata da<br />
una cerchia di mura che correvano<br />
lungo gli attuali corso Vico, corso<br />
Trinità, via Brigata Sassari e corso<br />
Margherita. Ora della cinta muraria<br />
esistono solo pochi frammenti (come<br />
quello all’inizio di corso Trinità), ma la<br />
città conserva un centro storico che,<br />
seppur degradato, mantiene una<br />
fisionomia ben precisa.<br />
Il nucleo storico si può visitare tutto a<br />
piedi nel corso di una mattinata. Le<br />
tappe fonda- mentali sono costituite<br />
dal Duomo, da<br />
piazza Italia, dalla<br />
fonte del Rosello,<br />
dalle chiese di<br />
Sant’Antonio,<br />
Santa Maria di<br />
Betlem e San<br />
Pietro in Silki e<br />
dal museo Sanna.
IL NORD E LA COSTA SMERALDA<br />
129<br />
IL DUOMO<br />
Dedicato a San Nicola, presenta<br />
un’imponente facciata barocca che<br />
contrasta con la sua mole e con le linee<br />
semplici ed eleganti della piazzetta<br />
settecentesca dalla caratteristica forma<br />
semicircolare sulla quale si affaccia.<br />
Frutto di sovrapposizioni operate nei<br />
secoli, sorge su una primitiva chiesa<br />
romanica di cui rimangono la parte<br />
inferiore del campanile e la base della<br />
facciata. Alla fine del Quattrocento, la<br />
struttura originaria subì trasformazioni<br />
radicali che ne modificarono la<br />
sagoma, ampliandola fino a farle<br />
assumere proporzioni inusuali. I<br />
fianchi vennero rinforzati da pesanti<br />
contrafforti decorati con doccioni<br />
dalle forme di animali mostruosi,<br />
mentre l’interno venne ricostruito in<br />
stile gotico. Alla fine del Settecento,<br />
venne modificata la parte superiore<br />
della facciata che fu abbellita da<br />
pesanti quanto sfarzose decorazioni<br />
barocche: volute, fiori, angioletti e<br />
figure mostruose. Al centro, la statua<br />
di San Nicola è sovrastata dalle<br />
rappresentazioni dei tre martiri<br />
turritani Gavino, Proto e Gianuario<br />
racchiuse in tre nicchie. Alla parte<br />
inferiore del campanile, in stile<br />
lombardo, venne aggiunta, sempre nel<br />
Settecento, una sopraelevazione<br />
ottagonale decorata con maioliche<br />
policrome. L’interno della chiesa (che è<br />
stato completamente restaurato)<br />
conserva la semplicità delle linee<br />
gotiche, nonostante la presenza di<br />
alcuni altari barocchi. Notevole il coro,<br />
frutto del lavoro di artisti sardi del<br />
Settecento. Il Museo del Duomo, cui si<br />
accede tramite la “cappella aragonese”<br />
sulla destra, conserva lo Stendardo<br />
processionale di un anonimo del<br />
Quattrocento e la statua di San Gavino<br />
in argento, sbalzato secondo la tecnica<br />
messicana in voga nella seconda metà<br />
del Seicento.<br />
FONTANA DEL ROSELLO<br />
Sul lato destro della chiesa della<br />
Santissima Trinità in piazza Mercato,<br />
una piccola scalinata in pietra che un<br />
po’ pomposamente prende il nome di<br />
via Col di Lana porta alla Fontana del<br />
Rosello in fondo al vallone di Valverde.<br />
In realtà, della valle e del boschetto che<br />
un tempo dovevano costituire lo<br />
sfondo naturale di questo piccolo<br />
gioiello in stile rinascimentale, è
130 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA<br />
rimasto ben poco. Questo non<br />
significa però che l’amore che i<br />
sassaresi nutrono per la fonte sia<br />
diminuito: un tempo ritrovo della<br />
borghesia illuminata e centro della<br />
raccolta dell’acqua che sgorgava dalle<br />
otto bocche di leone alla base della<br />
fontana per gli acquaioli della città, è<br />
ora uno dei simboli della città. La<br />
fonte, opera di artisti genovesi, risale ai<br />
primi anni del XVII secolo ed è<br />
formata da due parallelepipedi<br />
sovrapposti in marmo bianco e verde.<br />
Le bocche di leone sono circondate<br />
dalle statue che simboleggiano le<br />
quattro stagioni, i cui originali<br />
andarono distrutti durante i moti del<br />
1795-96. Al centro, una divinità<br />
barbuta e un po’ arcigna, conosciuta<br />
come Giogli, è circondata da piccole<br />
torri, che sono il simbolo della città; il<br />
tutto è sormontato da due archi<br />
incrociati che proteggono l’immagine<br />
di San Gavino.<br />
SANT’ANTONIO ABATE<br />
L’imponente facciata barocca della<br />
chiesa, che risale ai primi anni del<br />
Settecento, domina con le sue linee<br />
semplici e la struttura ben proporzionata<br />
la piazza alberata che si apre al<br />
termine di corso Trinità. Il portale reca<br />
ancora nella parte superiore l’emblema<br />
della confraternita che la fece costruire,<br />
mentre l’interno conserva uno dei<br />
più raffinati altari<br />
in legno della<br />
città, sormontato<br />
da un<br />
retablo in
IL NORD E LA COSTA SMERALDA<br />
131<br />
legno intagliato e dorato a più pannelli<br />
dipinti da un artista genovese. Un<br />
tempo, questa piazza, sulla quale<br />
sorgeva l’omonima porta settentrionale,<br />
era un punto vitale per la vita<br />
commerciale e politica della città. Del<br />
passato rimangono solo un frammento<br />
della cinta muraria medievale e una<br />
torre merlata sul lato sinistro della<br />
chiesa.<br />
SANTA MARIA DI BETLEM<br />
La chiesa sorge sulla piazza omonima,<br />
all’ingresso nord-ovest della città.<br />
Eretta dai benedettini nel 1106, passò<br />
in seguito all’ordine dei francescani.<br />
Purtroppo, la struttura originale, un<br />
tempo molto<br />
lineare, ha<br />
subito numerose sovrapposizioni nel<br />
corso del Settecento e dell’Ottocento<br />
che ne hanno appesantito le linee e la<br />
purezza originali. La parte più antica e<br />
l’unica intatta è la facciata che si apre<br />
sulla piazza: il portale (del ’200),<br />
adorno di colonnine e capitelli, è<br />
sormontato da un bel rosone del ’400.<br />
L’interno gotico, un tempo spoglio e<br />
severo, è stato appesantito da decorazioni<br />
e altari barocchi: intatte sono<br />
invece le cappelle laterali, dedicate<br />
ognuna a un gremo diverso (le antiche<br />
corporazioni degli artigiani) a ricordo<br />
dell’antica funzione sociale della<br />
chiesa. Ancor oggi, infatti, il 14 di<br />
agosto, data della “festa de li<br />
Candareri”, vengono portati qui in<br />
processione dalla chiesa del Rosario i
132 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA<br />
ceri votivi donati dalle corporazioni.<br />
Nel chiostro, purtroppo in parte<br />
murato ma ancora visitabile, sorge la<br />
trecentesca fontana di pietra granitica<br />
del Brigliadore che un tempo riforniva<br />
di acqua gran parte della città.<br />
SAN PIETRO IN SILKI<br />
La chiesa romanica di San Pietro in<br />
Silki si apre su un bel piazzale alberato<br />
e porta il nome dell’antico borgo<br />
medievale su cui fu eretta nel XII<br />
secolo. La semplice facciata secentesca<br />
presenta un ampio atrio che conduce<br />
alla navata interna in stile gotico su cui<br />
si affacciano quattro cappelle. La<br />
prima venne dedicata nella seconda<br />
metà del Quattrocento alla Madonna<br />
delle Grazie, in seguito al ritrovamento<br />
di una statua della stessa all’interno di<br />
una colonna posta sul piazzale e<br />
rimane uno degli esempi migliori dello<br />
stile gotico-catalano dell’isola.<br />
Dall’altra parte della piazza, proprio di<br />
fronte alla chiesa, il convento dei Frati<br />
Minori ospita una delle biblioteche più<br />
ricche della <strong>Sardegna</strong>: più di 14.000<br />
volumi recuperati dai Francescani al<br />
momento della chiusura di molti dei<br />
loro conventi.<br />
CORSO VITTORIO EMANUELE<br />
Arteria principale della città, il corso<br />
collega piazza Sant’Antonio con piazza<br />
Cavallino, attraversando il cuore della<br />
città vecchia. Antiche case<br />
ottocentesche e palazzi aragonesi<br />
cinquecenteschi lasciano spesso
IL NORD E LA COSTA SMERALDA<br />
133<br />
intravedere scorci di cortili e interni<br />
un tempo sontuosi: è la via dello<br />
shopping su cui si aprono negozi<br />
di ogni genere, da quelli<br />
d’abbigliamento ai ferramenta.<br />
MOSTRA PERMANENTE<br />
DELL’ARTIGIANATO<br />
Affacciato sui giardini<br />
pubblici dell’Emiciclo<br />
Garibaldi, un moderno<br />
edificio ospita la Mostra dell’Artigianato<br />
Sardo che espone i pezzi migliori<br />
delle varie cooperative artigiane sparse<br />
in tutta l’isola. Le sale corrono lungo<br />
un giardino interno che dà luce alle<br />
vetrine nelle quali sono esposti gli<br />
oggetti più preziosi: collane, orecchini<br />
e braccialetti in filagrana, gioielli in<br />
corallo eseguiti secondo gli<br />
antichi disegni tradizionali,<br />
vasi e terrecotte antiche<br />
riprodotte dagli artigiani<br />
moderni secondo le<br />
tecniche in uso all’epoca.<br />
Sulle pareti, i bei tappeti<br />
sardi dai caratteristici<br />
disegni geometrici sembrano<br />
quadri di pittori moderni. Non<br />
mancano poi i merletti tessuti al<br />
tombolo e, forse meno preziosi ma<br />
sempre interessanti, cesti in palma<br />
nana, pentole in terracotta, oggetti di<br />
uso quotidiano i cui modelli si<br />
perdono nella notte dei tempi.<br />
MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE<br />
“G. A. SANNA”<br />
Donato allo Stato dalla famiglia Sanna<br />
che lo fece erigere nel 1931 per<br />
conservare i reperti archeologici<br />
raccolti da Giovanni Antonio Sanna, il<br />
museo rappresenta una tappa fondamentale<br />
per chiunque voglia avvicinarsi<br />
a comprendere la storia dell’isola.<br />
Due piani sono infatti dedicati ai vari<br />
periodi della storia della civiltà sarda<br />
dal Neolitico al Medioevo: frammenti<br />
di frecce, bronzi nuragici, anfore,<br />
suppellettili, armi,<br />
ceramiche,<br />
utensili e<br />
gioielli<br />
sono<br />
esposti<br />
secondo<br />
un ordine<br />
cronologico<br />
preciso; al pianterreno, ampie tavole<br />
sinottiche illustrano l’evoluzione<br />
storica della <strong>Sardegna</strong> mentre ogni sala<br />
è corredata dalle relative tavole<br />
cronologiche e didattiche. Interessante<br />
la ricostruzione dei vari ambienti<br />
(capanne, domus de janas, tombe dei<br />
giganti). Nell’ultima sala, tra piante,<br />
sarcofagi e statue è stato ricostruito il<br />
pavimento in mosaico di una villa<br />
patrizia romana, proveniente dalla<br />
vicina Turris Libisonis (l’attuale Porto
134 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA<br />
Torres): aragoste, cavallucci marini e<br />
foche dai colori delicati sembrano<br />
rincorrersi in un gioco senza fine.<br />
Dalla sezione archeologica si passa in<br />
una piccola pinacoteca che raccoglie<br />
una cinquantina di opere di artisti<br />
sardi dal ’300 al ’900. Il museo dispone<br />
anche di una sezione etnografica divisa<br />
in quattro sale, dove si possono<br />
ammirare gioielli, costumi, oggetti<br />
folcloristici, strumenti musicali,<br />
attrezzi relativi all’attività artigianale,<br />
quasi tutti ancora in uso nelle regioni<br />
della <strong>Sardegna</strong> centro-settentrionale.<br />
PIAZZA D’ITALIA<br />
La grande piazza (un ettaro di<br />
superficie) sorge proprio all’inizio<br />
della città ottocentesca. Circondata da<br />
eleganti quanto armoniosi edifici in<br />
stile neoclassico, costituisce un<br />
ambiente omogeneo: al centro, fra alte<br />
palme e aiuole ben tenute, troneggia la<br />
statua di Vittorio Emanuele II. Tra gli<br />
edifici, spicca il Palazzo della Provincia,<br />
dalle pure linee neoclassiche. Al<br />
primo piano è possibile visitare l’aula<br />
consiliare: lungo le pareti corrono<br />
dipinti ottocenteschi che illustrano<br />
momenti importanti della vita politica<br />
cittadina, come La proclamazione<br />
degli Statuti Sassaresi e L’ingresso di<br />
Carlo Maria Angioj a Sassari. È inoltre<br />
possibile visitare l’attiguo appartamento<br />
reale realizzato nel 1884 in occasione<br />
della visita del re di <strong>Sardegna</strong>. Nelle<br />
serate estive il cortile è a disposizione<br />
per rappresentazioni teatrali e<br />
concerti. Belli i portici Bargone e<br />
Crispi che portano, sul lato nord-ovest<br />
della piazza, a piazza Castello. Di
IL NORD E LA COSTA SMERALDA<br />
135<br />
epoca ottocentesca, ospitano i bar e le<br />
pasticcerie più antiche della città.<br />
SANTA CATERINA<br />
Nella chiesa, eretta alla fine del XVI<br />
sec. per la Compagnia di Gesù,<br />
mescola elementi di tradizione gotica<br />
con forme rinascimentali. Pregevole la<br />
decorazione a intagli di pietra.<br />
All’interno sono custoditi dipinti di<br />
Giovanni Bilevelt.<br />
CASTELSARDO<br />
In alto su un promontorio<br />
vulcanico<br />
Castelsardo ha<br />
cambiato nome<br />
più volte nel<br />
corso<br />
della<br />
sua<br />
storia.<br />
Fondato nel 1102 dalla nobile famiglia<br />
genovese dei Doria, il paese si chiamò<br />
inizialmente Castelgenovese, nome che<br />
mantenne fino al 1448 quando, dopo la<br />
conquista spagnola, divenne<br />
Castellaragonese. Solo nel 1776<br />
assunse il nome attuale. A dominare il<br />
panorama è il castello, che ospita un<br />
museo dedicato all’arte dell’intreccio,<br />
mentre sul mare si affaccia la cattedrale<br />
di Sant’Antonio Abate. È<br />
consigliabile una visita accurata, anche<br />
per la possibilità di acquistare oggetti<br />
d’artigianato nei numerosi negozietti<br />
che si aprono sui vicoli del centro. La<br />
cucina di mare è basata sul pesce e<br />
sulle aragoste. Il lunedì della Settimana<br />
Santa, il paese di Castelsardo è teatro
136 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA<br />
di una spettacolare processione del<br />
“Lunissanti”. Nelle vie del centro,<br />
illuminate dalle fiaccole, si muovono le<br />
figure incappucciate della tradizione<br />
mentre risuonano le note dei tre cori<br />
de Lu Stabat, Lu Jesu e Lu Miserere. I<br />
canti sono molto antichi, probabilmente<br />
anteriori alla dominazione catalana,<br />
e sono stati tramandati oralmente fino<br />
a oggi. La processione<br />
termina davanti alla<br />
chiesetta di Santa Maria,<br />
dove i Misteri vengono<br />
esposti alla venerazione<br />
della folla dei fedeli.<br />
IL CASTELLO<br />
Costruita tra il XII e il XIV secolo, la<br />
fortezza è composta da diversi<br />
ambienti in cui sono esposti oggetti<br />
intrecciati realizzati con i vari materiali<br />
della tradizione: palma, asfodelo,<br />
giunco. Dalle terrazze del castello il<br />
panorama è aperto sul golfo<br />
dell’Asinara con, sullo sfondo, nelle<br />
giornate limpide, i monti della Corsica.<br />
CATTEDRALE DI SANT’ANTONIO ABATE<br />
Costruita nel Seicento sulla struttura<br />
di una precedente chiesa romanica, la<br />
cattedrale di Castelsardo è sormontata<br />
da un campanile che termina in un<br />
tetto coperto da maioliche colorate che<br />
offre uno splendido colpo d’occhio con<br />
lo sfondo del mare. L’interno della<br />
chiesa è caratterizzato da un notevole<br />
arredo ligneo che risale al XVI secolo.
IL NORD E LA COSTA SMERALDA<br />
137<br />
CHIESA DI SANTA MARIA<br />
Nel cuore del paese vecchio, la parte<br />
alta dell’abitato, sorge la chiesa di Santa<br />
Maria che non ha una facciata, ma vi si<br />
accede da un’entrata laterale. Nell’interno<br />
è conservato il crocefisso<br />
trecentesco noto come il Cristo Nero.<br />
LA ROCCIA DELL’ELEFANTE<br />
Non lontano da<br />
Castelsardo, in<br />
località<br />
Multeddu, a<br />
fianco della<br />
strada si erge<br />
l’imponente<br />
mole della<br />
Roccia dell’Elefante, un blocco di<br />
trachite scura scolpita dal vento; si<br />
tratta di una delle rocce scolpite più<br />
famose della regione, utilizzata<br />
anticamente come luogo di inumazione.<br />
Alla sua base infatti si trovano i<br />
piccoli imbocchi scolpiti di alcune<br />
domus de janas.<br />
ISOLA ROSSA<br />
Le ultime colline della Gallura scendono<br />
verso il mare in un paesaggio<br />
caratterizzato dalle bizzarre forme delle<br />
rocce rosate erose dal vento. Isola<br />
Rossa, piccolo insediamento di<br />
pescatori, sorge su un promontorio ai<br />
piedi di una imponente torre<br />
d’avvistamento cinquecentesca. Al largo<br />
della costa vi è l’isolotto che, per il suo<br />
colore rossiccio, diede il nome al paese,<br />
mentre in una piccola cala vengono<br />
tutti i giorni tirati in secco i<br />
pescherecci di ritorno<br />
dal mare. La costa dei<br />
dintorni è di notevole<br />
interesse, soprattutto<br />
verso oriente, dove<br />
merita una deviazione<br />
il monte Tinnari, affacciato<br />
sul mare. A occidente, invece, la costa si<br />
abbassa in corrispondenza della foce<br />
del Rio Coghina, a poca distanza dalla<br />
mole di Castelsardo.
138 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA<br />
Dintorni: non molto lontano si trova il<br />
borgo di Trinità d’Agultu, un piccolo<br />
paese agricolo sviluppatosi alla fine<br />
dell’Ottocento attorno alla chiesa<br />
omonima. Il santuario campestre<br />
divenne, come spesso è accaduto<br />
nell’isola, un importante centro di<br />
scambio e commercio, soprattutto in<br />
occasione delle feste religiose.
IL NORD E LA COSTA SMERALDA<br />
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