dove il granito dà spettacolo - Sardegna Turismo
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DANIELE PELLEGRINI GALLURA dove il granito dà spettacolo
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DANIELE PELLEGRINI<br />
GALLURA<br />
<strong>dove</strong> <strong>il</strong> <strong>granito</strong><br />
dà <strong>spettacolo</strong>
GALLURA <strong>dove</strong><br />
DI ALBANO MARCARINI<br />
<strong>il</strong> <strong>granito</strong> dà <strong>spettacolo</strong><br />
Nel Medioevo i Visconti, che in <strong>Sardegna</strong> operavano da giudici<br />
per conto dei Pisani, avevano sulle loro insegne l’immagine<br />
✦<br />
di un gallo. Potrebbero derivare da qui <strong>il</strong> nome della Gallura<br />
‘‘<br />
La Gallura è disseminata di massi, quasi bombardata attraverso i m<strong>il</strong>lenni dalle meteore.<br />
Tanti, e di forme così strane, che quando vi si è perduti nel mezzo sembrano animarsi<br />
e muoversi, quasi si assistesse ad una immensa migrazione di popoli pietrificati.<br />
(Guido Piovene, 1956)<br />
‘‘<br />
EGIDIO TRAINITO<br />
PAOLO RONDINI<br />
DOVE SI TROVA<br />
La maggiore area granitica<br />
sarda è la Gallura, la regione<br />
settentrionale dell’isola. Le<br />
principali vie d’accesso fanno<br />
capo a Olbia, porto per i<br />
collegamenti con <strong>il</strong> continente,<br />
e a Sassari. La strada statale<br />
127 che passa per Tempio<br />
Pausania attraversa in senso<br />
est-ovest tutta la regione.<br />
Pure interessante, sotto <strong>il</strong><br />
prof<strong>il</strong>o paesaggistico, la strada<br />
costiera che da Olbia<br />
raggiunge Palau, Santa Teresa<br />
Gallura e Castelsardo.<br />
Sicuramente insolito, infine,<br />
l'itinerario ferroviario, con<br />
locomotiva d’epoca, da Palau<br />
a Tempio. Il servizio<br />
si effettua giornalmente dal<br />
1° luglio al 31 agosto e<br />
offre <strong>il</strong> modo di apprezzare<br />
le bellezze del paesaggio della<br />
Gallura. (Informazioni:<br />
Ufficio Turistico Ferrovie<br />
della <strong>Sardegna</strong>,<br />
numero verde 800-460220).<br />
e la sua identificazione geografica, che allora però <strong>dove</strong>va essere ben<br />
più vasta, comprendendo <strong>il</strong> Nuorese e ampi tratti delle Barbagie.<br />
La Gallura di oggi invece comincia dal Monte Limbara (1.359 m), a ridosso<br />
di Tempio Pausania. È la seconda montagna sarda per altezza,<br />
dopo <strong>il</strong> Gennargentu, e da essa si abbraccia tutta questa parte dell’isola.<br />
Non per nulla, <strong>il</strong> Lamarmora, redigendo la prima carta topografica<br />
della <strong>Sardegna</strong>, vi potè traguardare non solo i monti vicini ma anche<br />
Montecristo, e così collegarsi<br />
alla rete trigonometrica della Penisola.<br />
Da quassù si dirama un<br />
intricato disegno di valli, raggi<br />
SOPRA: UN DETTAGLIO DEL GRANITO<br />
DELLA GALLURA. A FRONTE: UN<br />
RICOVERO RICAVATO IN UN “TAFONE”.<br />
PAGINE PRECEDENTI: CAPO D’ORSO<br />
EL’ARCIPELAGO DELLA MADDALENA.<br />
VITTORIO GIANNELLA<br />
sinuosi che arrivano al frastagliato<br />
perimetro costiero immergendosi<br />
nel mare. Galleggianti<br />
nel Tirreno (ma da quest’altezza<br />
sembrano a mezz’aria) ci sono<br />
poi scogli, isole e isolotti.<br />
Ai turisti che di queste valli<br />
percorrono le tortuose strade, <strong>il</strong><br />
paesaggio appare come un caleidoscopio<br />
multicolore: l’azzurro e la<br />
trasparenza del mare, <strong>il</strong> rosa dei<br />
graniti, <strong>il</strong> verde cupo delle sughere,<br />
scalfito dalle cortecce rossastre.<br />
Poche istantanee, ma sufficienti per dare l’idea di un territorio<br />
specialmente determinato nei suoi aspetti ambientali e paesaggistici.<br />
La geologia ci informa che tutta la Gallura appartiene alla vasta<br />
piattaforma granitica paleozoica della <strong>Sardegna</strong>. Modeste lingue<br />
alluvionali si estendono solo in prossimità del mare. Il <strong>granito</strong> la fa<br />
da padrone, risultato della imponente opera di disgregazione dell’originario<br />
manto di scisti cristallini, emersi dal mare circa 350 m<strong>il</strong>ioni<br />
di anni fa. Una disgregazione nient’affatto traumatica, ma<br />
quasi accarezzata dall’opera incessante degli agenti atmosferici.<br />
Gli sbalzi termici fratturano la roccia, le acque la d<strong>il</strong>avano, <strong>il</strong> vento,<br />
recando con sé infiniti granelli di sabbia, lavora di smeriglio. La<br />
forza della natura arriva a volte a forare le pareti di roccia: sono i<br />
ben noti “tafoni”. L’azione combinata della pioggia e del vento, del<br />
sole e del gelo, ha prodotto fantastici monoliti: orsi, elefanti, leoni,<br />
foche, rett<strong>il</strong>i, bestiario favoloso di un giardino pietrificato.<br />
8 GALLURA
COME È PROTETTA<br />
Lungo le coste della Gallura<br />
si trovano due importanti<br />
aree protette: <strong>il</strong> Parco<br />
nazionale dell’Arcipelago<br />
della Maddalena, istituito<br />
nel 1996, e l’Area naturale<br />
marina di Tavolara-Capo<br />
Cavallo, istituita nel 1997.<br />
Di notevole r<strong>il</strong>evanza<br />
la recente realizzazione,<br />
nell’entroterra gallurese, del<br />
Parco regionale<br />
del Monte Limbara, per una<br />
superficie di 19.833<br />
ettari. Vi sono state<br />
individuate 22 aree di<br />
grande interesse<br />
naturalistico fra cui<br />
sugherete, la stazione di<br />
pino marittimo di<br />
Carracanu, la stazione di<br />
pioppo tremolo<br />
di Monte Longheddu,<br />
i boschi di leccio, la<br />
macchia e la vegetazione<br />
di Monte Acuto, la<br />
vegetazione riparia del Rio<br />
Mannu e del corso<br />
superiore del Coghinas.<br />
Questo gioco di forme si riflette anche nel prof<strong>il</strong>o morfologico generale.<br />
Il r<strong>il</strong>ievo è tormentato, si direbbe montagnoso se non fosse che<br />
nove decimi del territorio si trovano a meno di 500 metri sul livello<br />
del mare. All’estremità settentrionale, la lunga dorsale sarda si sfalda<br />
in una meravigliosa successione di penisole, anfratti, insenature, cale. Una<br />
morfologia figlia dell’abbassamento del litorale e dell’innalzamento<br />
del mare e che si completa con un corredo di scogli, isolotti o vere isole,<br />
di cui La Maddalena e Caprera<br />
sono le maggiori.<br />
Se <strong>il</strong> vento ha effetto sulle pietre,<br />
immaginiamoci sulla vegetazione.<br />
Il suo soffio e <strong>il</strong> sale che<br />
trasporta stremano gli alberi. I<br />
lentischi e gli olivastri sopportano<br />
la calura, ma non la spinta<br />
del vento (li si vede prostrati<br />
con la chioma sv<strong>il</strong>uppata da un<br />
unico lato, come bandiere issate<br />
su aste deformi). Vicino alla<br />
QUANDO IL VENTO<br />
SI FA SCULTORE<br />
È l’erosione a plasmare i graniti<br />
della Gallura: piccoli e grandi<br />
blocchi arrotondati scavati<br />
e scolpiti dai tafoni (lu tavoni,<br />
in gallurese) disegnano gli<br />
scenari dell’interno e lungo le<br />
coste. I primi sono <strong>il</strong> risultato<br />
STEFANO ARDITO<br />
diffusione del <strong>granito</strong> in <strong>Sardegna</strong><br />
dell'erosione nel sottosuolo,<br />
che agisce sulla naturale<br />
fessurazione della roccia (1).<br />
L’acqua circola nelle fratture e<br />
dissolve e disgrega la roccia<br />
formando depositi di detriti (2).<br />
Quando i sedimenti vengono<br />
asportati dal d<strong>il</strong>avamento,<br />
rimangono solo i massi<br />
arrotondati, accatastati gli uni<br />
1 l’acqua penetra nelle fessure<br />
sugli altri (3) e spesso soggetti<br />
a ulteriore erosione con un<br />
processo di desquamazione, “a<br />
pelle di cipolla”. I tafoni si<br />
formano invece in ambiente<br />
aereo (4): è l’azione combinata<br />
del vento e dell’acqua salata<br />
a scavare la dura roccia. Il<br />
vento accelera l’evaporazione<br />
e quindi <strong>il</strong> deposito di<br />
cristalli di cloruro di sodio che,<br />
aumentando di volume,<br />
disgregano la roccia. Il processo<br />
inizia con l’asportazione di un<br />
primo cristallo: si crea così una<br />
piccolissima nicchia che<br />
progressivamente s’ingrandisce<br />
verso l’alto, per desquamazione<br />
della volta. (Egidio Trainito)<br />
2 la roccia più tenera si disgrega<br />
3 emergono isolate forme compatte<br />
4 l’erosione prosegue la sua opera<br />
PAOLO RONDINI<br />
IL CANDIDO FARO DI CAPO TESTA<br />
SPICCA SUL CAOS DEI MASSI LAVORATI<br />
DALL’EROSIONE. IN ALTO: “L’ORSO”,<br />
LA PIÙ FAMOSA TRA LE “SCULTURE<br />
NATURALI” DELLA COSTA GALLURESE.<br />
GIANMARIO MARRAS
EGIDIO TRAINITO<br />
APPUNTI DI NATURA<br />
Guglie e massi della Gallura<br />
costituiscono l’habitat di una<br />
fauna e di una flora molto<br />
specializzate. I tafoni<br />
possono essere enormi, o avere<br />
l’aspetto delle celle di un<br />
alveare. E spesso sono proprio<br />
loro a offrire i rifugi migliori<br />
agli uccelli: dall’aqu<strong>il</strong>a reale<br />
che nidifica sulle guglie<br />
del Limbara al falco pellegrino<br />
che costruisce <strong>il</strong> nido sia<br />
sulle ripide pareti dell’interno<br />
sia sulle isole. Forse l’ospite<br />
più simpatico dei microtafoni è<br />
<strong>il</strong> minuscolo scricciolo, che<br />
sceglie sempre anfratti riparati<br />
e strapiombanti. Ma l’animale<br />
più caratteristico dei graniti<br />
galluresi, dal mare alle<br />
zone più elevate, è la lucertola<br />
di Bedriaga (Archaeolacerta<br />
bedriagae), endemica della<br />
Corsica e della <strong>Sardegna</strong><br />
nord-orientale. Ha dimensioni<br />
notevoli (arriva fino<br />
a 30 cm di lunghezza), corpo<br />
massiccio e punteggiato,<br />
e origini antichissime (risale a<br />
circa 30 m<strong>il</strong>ioni d’anni fa).<br />
Sul <strong>granito</strong> nelle nicchie<br />
di detrito, apparentemente<br />
LUCERTOLA DI BEDRIAGA<br />
(ARCHAEOLACERTA BEDRIAGAE)<br />
inospitale, cresce una grande<br />
varietà di piante: le più tipiche<br />
sono un piccolo geranio, <strong>il</strong><br />
becco di gru corso (Erodium<br />
corsicum), endemico dei<br />
graniti di Corsica e <strong>Sardegna</strong><br />
FRANCO TESTA (2)<br />
nord-orientale, e la borragine<br />
azzurra (Sedum caeruleum),<br />
dai cui fusti carnosi e prostrati<br />
di colore rosso sbocciano<br />
in primavera delicati fiori<br />
celesti. (Egidio Trainito)<br />
VITTORIO GIANNELLA<br />
BECCO DI GRU CORSO<br />
(ERODIUM CORSICUM)<br />
A FRONTE PAESAGGIO DELL’INTERNO<br />
DELLA GALLURA, LUNGO IL CORSO DEL<br />
FIUME LISCIA. IN ALTO: IL MONTE<br />
LIMBARA; I SUOI 1.359 METRI SONO LA<br />
MASSIMA QUOTA DI QUESTA REGIONE.<br />
costa, dov’è spesso impetuoso, la macchia non ha la forza di ergersi;<br />
solamente all’interno prende vigore e portanza, ma è nelle valli<br />
più recondite che diventa vera foresta. Vi predominano, in successione<br />
altimetrica, prima la sughera e poi <strong>il</strong> leccio.<br />
Ancora mezzo secolo fa questo paesaggio poteva considerarsi intatto. Tutto<br />
<strong>il</strong> tratto costiero occidentale della Gallura, da Castelsardo a Santa<br />
Teresa, era privo di strade e di abitati. Il giornalista Benito Spano che<br />
lo visitò nel 1960, per conto de Le Vie d’Italia, lo descrive come “un<br />
lembo di deserto autentico, fra i più spettacolari d’Italia”, per l’imponenza<br />
e l’estensione della cornice di dune mob<strong>il</strong>i, in grado di spingersi<br />
nell’entroterra a ricoprire di sabbia le più alte colline.<br />
Dopo è venuta la stagione del turismo e delle grandi operazioni<br />
immob<strong>il</strong>iari. Costa Smeralda, Arzachena, Porto Rotondo si possono<br />
intendere come i più priv<strong>il</strong>egiati luoghi di vacanza o come le più offensive contaminazioni<br />
di un ambiente naturale di eccezionale bellezza. Ciò che più disturba<br />
sono però le copie riduttive derivate da quei modelli. Buona<br />
parte della costa gallurese è punteggiata di lottizzazioni, vagamente<br />
mimetizzate nel paesaggio. Ma neppure la macchia, con la sua fitta<br />
GALLURA 13
invito alla visita<br />
Granito rosa, rigogliosa macchia<br />
e mare limpidissimo: non a<br />
caso questo tratto del litorale<br />
gallurese è chiamato Costa Paradiso.<br />
Punto di partenza dell’itinerario<br />
è <strong>il</strong> termine della sterrata<br />
che dalla strada Castelsardo-Santa<br />
Teresa Gallura porta<br />
al Monte Tinnari (216 m). Lasciata<br />
l’auto presso un gruppo<br />
di v<strong>il</strong>lette (vista splendida sulla<br />
Costa Paradiso e <strong>il</strong> lontano Capo<br />
Testa), s’imbocca un sentiero<br />
che scende a ripidi tornanti. Alla<br />
fine della discesa si procede<br />
tra rigogliosi corbezzoli e annosi<br />
ginepri fenici sino alla foce<br />
del Rio Pirastru (laghetto retrodunale)<br />
e alla spiaggetta sassosa<br />
di Cala Tinnari. Risalendo le<br />
rocce al lato opposto dell’insenatura<br />
si ritrova <strong>il</strong> sentiero, che<br />
s’insinua in una fittissima<br />
macchia di corbezzoli<br />
e lentischi e, dopo<br />
qualche su e giù (vari<br />
tracciati parallele aperti<br />
nel tempo da turisti<br />
e pastori), sbuca su un<br />
pianoro disseminato di<br />
affioramenti di <strong>granito</strong>.<br />
Raggiunte le prime propaggini<br />
di dune foss<strong>il</strong>i,<br />
si supera un muro a secco<br />
(casolare diroccato),<br />
PAOLO RONDINI<br />
JOHANNA HUBER/SIMEPHOTO<br />
si costeggia un’insenatura, si<br />
oltrepassa un cancello (richiuderlo!),<br />
si valica un ruscelletto<br />
e si sale a uno spiazzo (vi arriva<br />
una carrareccia dall’interno)<br />
circondato da dune foss<strong>il</strong>i<br />
<strong>dove</strong> abbondano elicriso e Armeria<br />
pungens, che fiorisce a<br />
maggio. Poche centinaia di metri<br />
conducono alla spiaggia di<br />
li Cossi: un arco di sabbia dorata<br />
chiuso tra alte pareti di <strong>granito</strong>,<br />
con un ruscello che forma<br />
un laghetto trasparente prima<br />
d’incontrare <strong>il</strong> mare. Ritorno<br />
per la stessa via. L’itinerario si<br />
può percorrere in ogni stagione<br />
e richiede circa 4 ore (a/r).<br />
cortina, può cancellare la grottesca volgarità di certi v<strong>il</strong>lini neosardi,<br />
arabeggianti o spagnoleschi, i bizzarri mininuraghi, le terrazze pinnacolari,<br />
gli archivolti di <strong>granito</strong> grezzo e i serramenti in alluminio.<br />
Per ritrovare la vera Gallura bisogna lasciare <strong>il</strong> litorale e puntare verso<br />
l’interno. Ancora oggi ha la minore densità di abitanti per ch<strong>il</strong>ometro<br />
quadrato. Tutto ciò si spiega sulla base di precise ragioni storiche. La<br />
prima colonizzazione, di Còrsi e Toscani, fu sporadica e arrivò dal mare;<br />
poi avvenne un progressivo ripiegamento nell’entroterra sotto la<br />
minaccia delle scorrerie saracene; infine, a partire dal XVII secolo, si<br />
ebbe <strong>il</strong> ripopolamento secondo un insediamento polverizzato e strutturato<br />
sugli stazzi contadini. Alcuni centri, come Tempio, si sono sv<strong>il</strong>uppati<br />
solo ai bordi meridionali della regione con giurisdizione su<br />
territori vastissimi che giungevano fino alla costa; altri, più marittimi,<br />
come Olbia, hanno una storia <strong>il</strong>lustre che inizia dai Romani (o forse<br />
prima), ma si tratta di eccezioni rivolte al continente più che all’isola.<br />
Per cui <strong>il</strong> “vuoto” umano della Gallura si può intendere come un prezioso<br />
dono di natura da proteggere. Un ambiente e un paesaggio che hanno<br />
commosso personaggi insospettab<strong>il</strong>i, come Gabriele d’Annunzio. In<br />
una lettera a un tasgiadore – termine che indica un cantante in un coro<br />
di cinque elementi – egli scrisse: “Se tu e gli altri quattro veramente<br />
mi amate, portatemi ad Aggius; e fatemi una capanna in un bosco di<br />
roveri là sul Tumoneusoza ch’io veda <strong>il</strong> golfo e tutto <strong>il</strong> lido insino alla<br />
Maddalena, e ch’io sia svegliato ogni alba dal Gallo di Gallura, che ieri<br />
mescolava le sue note al vostro coro antico quanto l’alba”.<br />
PER SAPERNE DI PIÙ<br />
Nei libri: M. Brigaglia, F. Fresi, Tempio e <strong>il</strong> suo volto, Sassari, 1995. D.<br />
Panedda, Il Giudicato di Gallura, Sassari, 1978. Nei siti: www.legambientegallura.com<br />
(ottimo, con molte informazioni sulla natura e <strong>il</strong><br />
paesaggio); www.tempioweb.com (con dati sul Parco del Limbara).<br />
I CONTATTI<br />
Associazione escursionistica<br />
Camminalimbara,<br />
via Puchoz 22, 07029<br />
Tempio Pausania<br />
(SS), 079 670704;<br />
Wwf, sezione di<br />
Santa Teresa Gallura, via<br />
Calabria, 07028<br />
Santa Teresa Gallura (SS),<br />
0789 755788.<br />
IL TRAMONTO ACCENDE I GRANITI<br />
DI CAPO TESTA. A FRONTE, IN ALTO:<br />
LA SPIAGGETTA DI CALA LI COSSI<br />
(COSTA PARADISO), PUNTO D’ARRIVO<br />
DELL’ITINERARIO CHE PROPONIAMO.<br />
MASTROLILLO/SIMEPHOTO