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osservazione del bambino: uno strumento per la terapia - Rivista di ...

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a essere presa in braccio o sputa il ciuccio che <strong>la</strong> mamma<br />

le offre.<br />

Tutto il primo <strong>per</strong>iodo <strong>del</strong><strong>la</strong> loro re<strong>la</strong>zione si gioca sul<strong>la</strong><br />

ricerca <strong>di</strong> una <strong>di</strong>stanza «giusta», tale cioè che possa<br />

sod<strong>di</strong>sfare i bisogni <strong>del</strong><strong>la</strong> bambina e nello stesso tempo<br />

non essere vissuta come <strong>per</strong>icolosa dal<strong>la</strong> madre.<br />

L'atteggiamento <strong>del</strong><strong>la</strong> mamma <strong>di</strong> Luca, malgrado sembri<br />

caratterizzato inizialmente da una positiva empatia,<br />

evidenzia un vissuto che vede mamma e <strong>bambino</strong> come<br />

un'entita unica; il <strong>bambino</strong> vero è <strong>per</strong> lei ancora il <strong>bambino</strong><br />

immaginario, necessario <strong>per</strong> sop<strong>per</strong>ire ad una mancanza<br />

interna. Sebbene infatti <strong>la</strong> mamma sia inserita in<br />

un ambiente familiare ricco <strong>di</strong> risorse affettive, non sembra<br />

capace <strong>di</strong> rivolgervisi, ma anzi lo vive come <strong>per</strong>icolosamente<br />

intrusivo. II contatto con il <strong>bambino</strong> deve<br />

essere continuo ed esclusivo.<br />

Tutto funziona in maniera apparentemente armonica, finche<br />

è possibile o<strong>per</strong>are questa scissione che proietta<br />

sull'esterno gli elementi <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio. Quando Luca manifesta<br />

dei problemi <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne fisico, che <strong>per</strong>tanto all'età <strong>di</strong> tre<br />

mesi al<strong>la</strong> <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> una malformazione uretrale, anche<br />

se <strong>di</strong> scarsa entita, tutto entra in crisi. La mamma, <strong>di</strong><br />

fronte ad un figlio «<strong>di</strong>fettoso» e <strong>per</strong>ciò reale, non riesce<br />

più ad accoglierne, a leggerne, a contenerne e a<br />

deco<strong>di</strong>ficarne i bisogni; sembra sentirsi <strong>per</strong>seguitata dal<br />

suo compito <strong>di</strong> madre.<br />

Al pianto <strong>del</strong> <strong>bambino</strong> o al suo rifiuto <strong>del</strong> cibo reagisce<br />

allontanandosi o facendo freneticamente qualcosa <strong>per</strong><br />

lui. La stessa preoccupazione <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute fisica <strong>di</strong> Luca,<br />

amplificata dal suo ruolo professionale <strong>di</strong> infermiera, sembra<br />

un modo <strong>per</strong> allontanarsi dal <strong>di</strong>sagio e <strong>di</strong>fendersi dai<br />

sentimenti <strong>del</strong> <strong>bambino</strong>.<br />

II dolore <strong>di</strong> Luca resta così un dolore solitario e come tale<br />

intollerabile.<br />

Queste caratteristiche dei due rapporti creano col tempo<br />

<strong>di</strong>namiche re<strong>la</strong>zionali e modalita evolutive <strong>di</strong>fferenti. Entrambe<br />

le mamme infatti manifestano incapacita <strong>di</strong> reggere<br />

<strong>la</strong> <strong>di</strong>pendenza e <strong>la</strong> sofferenza <strong>del</strong> figlio, nonche sembrano<br />

far fatica a tollerarne I'autonomia. La mamma <strong>di</strong> Silvia<br />

<strong>per</strong>ò gioisce <strong>per</strong> I'interesse <strong>del</strong><strong>la</strong> bambina verso il mondo<br />

esterno (ad esempio non è gelosa <strong>del</strong>l'osservatrice).<br />

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