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Intervista impossibile con Charles Darwin (1809-1882) - Radio Rai

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<strong>Intervista</strong> <strong>impossibile</strong> <strong>con</strong><br />

<strong>Charles</strong> <strong>Darwin</strong> (<strong>1809</strong>-<strong>1882</strong>)<br />

Pietro Greco e Giuseppe O. Longo<br />

Domanda<br />

Buongiorno, mister <strong>Darwin</strong>. Le ho chiesto di <strong>con</strong>cedermi questa<br />

intervista perché sto cercando di capire la natura del caso. E' un<br />

fenomeno reale o il nome della nostra ignoranza? E’ un elemento<br />

della realtà o uno strumento inventato dalla nostra mente per<br />

spiegare i fenomeni che non comprende? C'è un'evoluzione del<br />

<strong>con</strong>cetto di caso o il problema resta quello posto dagli antichi filosofi<br />

greci?<br />

<strong>Darwin</strong><br />

Da quando ho ricevuto la sua proposta di intervista ho cercato di<br />

aggiornarmi un po’. Sa, non sono più in circolazione da 124 anni...<br />

Però sono <strong>con</strong>tento, perché quella mia vecchia idea dell’evoluzione<br />

per mutazione e selezione naturale regge ancora... anche se la mia<br />

proposta iniziale è stata integrata e modificata.<br />

Domanda<br />

Per esempio?<br />

<strong>Darwin</strong><br />

Per esempio io credevo che il passaggio da una specie ancestrale alle<br />

specie discendenti avvenisse <strong>con</strong> ritmo lento e costante, mentre oggi<br />

si pensa che l’evoluzione agisca solo in certi momenti frenetici,<br />

intervallati da lunghi periodi di quiete, in cui non accade<br />

praticamente nulla... E poi le mutazioni, cioè le differenze, che si<br />

manifestano nei discendenti di una stessa coppia di genitori... be’, io<br />

le vedevo, queste differenze, ma non sapevo spiegarne l’origine...<br />

adesso, invece, sembra che le mutazioni avvengano a livello<br />

genetico...<br />

<strong>Darwin</strong> 1


Domanda<br />

Quanto <strong>con</strong>ta il caso nella selezione naturale?<br />

<strong>Darwin</strong><br />

Molto, molto. Vede, nelle scienze fisiche, ai miei tempi, si credeva<br />

che tutto fosse strettamente determinato dalle leggi della natura.<br />

Fino alla metà dell’Ottocento e oltre non si ammetteva l'esistenza del<br />

caso o della probabilità. Quando proposi la teoria della selezione<br />

naturale, nella quale il caso aveva un ruolo determinante, i fisici non<br />

mi presero sul serio, anzi mi guardavano <strong>con</strong> ironia.<br />

Domanda<br />

Però poi le cose cambiarono...<br />

<strong>Darwin</strong><br />

Certo. A partire dal 1850, i fisici cominciarono a capire l'importanza<br />

del caso. Ma in biologia questi <strong>con</strong>cetti sono molto più importanti<br />

che in fisica. Le entità biologiche sono sistemi complessi, che vanno<br />

spiegati in maniera diversa rispetto agli oggetti semplici. Il problema<br />

è che non sappiamo bene che cosa sia il caso. Per alcuni il caso esiste<br />

veramente: ho letto alcuni trattati di meccanica quantistica... e<br />

sembra che nel microcosmo la casualità esista davvero, mentre in<br />

altri campi è la nostra ignoranza che ci fa parlare di caso. Ciò che<br />

oggi è casuale, domani forse si potrà spiegare in termini precisi.<br />

Forse.<br />

Domanda<br />

E come vanno le cose in biologia?<br />

<strong>Darwin</strong><br />

Be’, gli individui di una stessa specie non sono tutti identici. Tra essi<br />

si osservano molte piccole differenze, che compaiono spesso anche<br />

nei figli degli stessi genitori. Queste differenze individuali sono<br />

importantissime in quanto fornis<strong>con</strong>o il materiale su cui può<br />

lavorare la selezione naturale. Le variazioni dell’ambiente possono<br />

favorire gli individui che hanno certe caratteristiche rispetto agli<br />

individui della stessa specie dotati di caratteristiche diverse. E così le<br />

caratteristiche dei primi si rafforzano e si trasmettono, e la specie<br />

<strong>Darwin</strong> 2


cambia. Oggi si sa che le differenze individuali derivano da<br />

variazioni casuali e imprevedibili del patrimonio genetico. Insomma<br />

il caso è sempre dietro l’angolo, sfuggente, sempre un po’ oltre la<br />

nostra portata.<br />

Domanda<br />

Ma non c’è anche la necessità?<br />

<strong>Darwin</strong><br />

Certo. L’azione del caso è ostacolata da potenti fattori deterministici.<br />

E ciascuno privilegia il caso oppure la necessità. Per esempio i fisici<br />

miei <strong>con</strong>temporanei privilegiavano la necessità e <strong>con</strong>sideravano il<br />

caso una pura apparenza. Per me il caso invece era fondamentale.<br />

Domanda<br />

Ma che rapporto c’è tra caso e necessità?<br />

<strong>Darwin</strong><br />

E’ inutile tentare di sbrogliare la matassa intricatissima del rapporto<br />

tra caso e necessità. Ho letto un libro che ha proprio questo titolo, Il<br />

caso e la necessità... di un certo... Monod... Nell’evoluzione (ma<br />

anche nella storia in generale) ad ogni passo si aprono molte<br />

possibilità diverse e spesso la scelta tra le diverse possibilità è<br />

operata dal caso. Poi però, una volta imboccato quel cammino, per<br />

un certo tratto si procede in base a meccanismi molto precisi.<br />

Domanda<br />

Quindi l’esito finale del processo evolutivo è imprevedibile.<br />

<strong>Darwin</strong><br />

Esatto, perché è frutto di una successione di scelte casuali. Basta che<br />

cambi un evento remoto, che a un certo punto s’imbocchi un<br />

cammino diverso, ed ecco che il percorso evolutivo cambia<br />

radicalmente. In base a questa visione, mi pare che sia <strong>impossibile</strong><br />

separare il caso dalla necessità.<br />

Domanda<br />

Alcuni però sostengono che alla fine la necessità vince sul caso e che<br />

nell’evoluzione biologica si attua un progresso ineluttabile. Si può<br />

<strong>Darwin</strong> 3


parlare di determinismo evolutivo o magari di determinismo<br />

genetico?<br />

<strong>Darwin</strong><br />

Il determinismo! Esiste davvero il determinismo nelle leggi di<br />

natura, oppure, come il caso, è una nostra necessità mentale, che<br />

proiettiamo nelle rappresentazioni che diamo della realtà? Mah...<br />

Comunque sia, abbiamo sempre bisogno di regole, di stabilità, di<br />

ordine. In fondo siamo dei bempensanti! Vogliamo delle sicurezze.<br />

Domanda<br />

Qualcuno ha detto che <strong>con</strong> la teoria dell’evoluzione, negando che<br />

ciascuna specie sia stata creata appositamente e indipendentemente<br />

e asserendo che esse siano tutte discendenti di una sola specie<br />

ancestrale, Lei ha detronizzato Dio.<br />

<strong>Darwin</strong>. Be’, in qualche modo è vero. Ma d’altra parte è come se<br />

avessimo sempre bisogno di Dio, o di un Dio che imponga ordine e<br />

promulghi leggi... I Francesi hanno parlato della “Dea Ragione”!<br />

Non è paradossale? La Ragione è servita per negare Dio, e poi essa<br />

stessa è diventata il nuovo Dio... Oggi la scienza ha preso un po’ il<br />

posto della religione. Pensi al DNA, all’onnipotenza attribuita al<br />

genoma. Se si <strong>con</strong>osce la sequenza genetica di un uomo, di lui si<br />

<strong>con</strong>osce tutto! Questo è un vero e proprio delirio di onniscienza<br />

deterministica. E’ il trionfo della necessità, è un tentativo di<br />

assimilare la biologia alla fisica, proprio quando la fisica si rende<br />

<strong>con</strong>to della natura essenzialmente probabilistica delle sue leggi!<br />

Domanda<br />

E che mi può dire della <strong>con</strong>tingenza?<br />

<strong>Darwin</strong><br />

Il cammino dell’evoluzione è un susseguirsi di punti di diramazione,<br />

e in questi punti la storia può imboccare molte strade. Tutte sono<br />

possibili e nessuna è necessaria. Siamo nell’ambito della<br />

potenzialità. Poi qualcosa accade: un piccolo scarto, una minuscola<br />

perturbazione, e fra tutti i cammini a priori possibili se ne imbocca<br />

uno. A posteriori, questo cammino diventa necessario, cioè la<br />

possibiltà è diventata necessità... ma prima non c’è necessità, c’era<br />

<strong>Darwin</strong> 4


solo possibilità, probabilità. E’ il tempo che trasforma il caso a priori<br />

in necessità a posteriori. Questa è la <strong>con</strong>tingenza: la <strong>con</strong>tingenza<br />

lega insieme caso e necessità. Quindi le possibilità che si presentano<br />

ad ogni passo dipendono in certa misura da ciò che è accaduto fino a<br />

quel momento, cioè dalle <strong>con</strong>tingenze precedenti. Il passato<br />

<strong>con</strong>diziona il futuro, ma in modo debole, non lo determina in senso<br />

stretto. Se si dovesse ripetere il processo dall’inizio, il corso<br />

dell’evoluzione sarebbe diverso perché prima o poi, in uno dei<br />

tantissimi punti di diramazione, s’imboccherebbe un cammino<br />

diverso rispetto al corso precedente.<br />

Domanda<br />

Ma la selezione naturale non è l’unica causa dell’evoluzione. C’è<br />

anche quella che Lei ha chiamato selezione sessuale.<br />

<strong>Darwin</strong><br />

Come ho detto, le variazioni individuali, dovute alle mutazioni,<br />

offrono materiale sempre nuovo all’evoluzione. Il motore evolutivo<br />

più importante è la selezione naturale, che premia gli individui più<br />

adatti (cioè quelli più prolifici) e punisce quelli meno adatti. Ma ero<br />

<strong>con</strong>vinto che un fenomeno così complicato, anzi, come si dice oggi,<br />

così complesso, non potesse avere un’unica causa.<br />

Domanda<br />

E quindi?<br />

<strong>Darwin</strong><br />

Parlando col mio amico e giovane collega Alfred Russel Wallace, un<br />

giorno gli dissi che la vista della coda di un pavone mi faceva star<br />

male! E’ un’appendice bizzarra, esagerata, oltraggiosa, anche se<br />

molto bella, gli dissi. Perché il pavone maschio si è caricato di una<br />

coda enorme, vistosa e sgargiante, che può rappresentare un<br />

pericolo e comunque è svantaggiosa nella lotta per la vita per la sua<br />

visibilità, ed è pesante da trascinare? E non è certo l’unico esempio:<br />

nel mondo animale ci sono molte “code di pavone” che vanno <strong>con</strong>tro<br />

i principi e<strong>con</strong>omici della selezione naturale.<br />

Domanda<br />

E che spiegazione si è data?<br />

<strong>Darwin</strong> 5


<strong>Darwin</strong><br />

Be’, a suo tempo ci riflettei molto. La coda, <strong>con</strong> la sua raffinata<br />

bellezza, può solo servire ad attirare la femmina. E’ un fattore<br />

sessuale. Ed estetico. La coda bella, per quanto svantaggiosa sotto il<br />

profilo della lotta per la vita, offre un vantaggio riproduttivo<br />

evidente, perché le femmine sono attratte dalle code più sfarzose. Si<br />

tratta di una forza evolutiva non adattativa, generata dalla<br />

predilezione tutta femminile per i colori rutilanti, per le dimensioni<br />

cospicue, per gli occhi multicolori, o, in altre specie, per il canto più<br />

melodioso, per le corna più imponenti... Questa molla evolutiva si<br />

potrebbe chiamare selezione sessuale. Invece Wallace sosteneva che<br />

le femmine del pavone non hanno senso estetico e <strong>con</strong>futava la mia<br />

idea della selezione sessuale... Lui è sempre stato un utilitarista, è<br />

sempre stato più darwiniano di <strong>Darwin</strong>, eh, eh, eh...<br />

Domanda<br />

Ma oggi la Sua idea è accettata.<br />

<strong>Darwin</strong><br />

Sì, dopo essere stata dimenticata, anzi rigettata per quasi cent’anni,<br />

si è visto che sono proprio le femmine a scegliere i maschi <strong>con</strong> cui<br />

accoppiarsi, anche se i criteri di scelta non sono del tutto chiari. Sta<br />

di fatto che in qualche modo l’estetica c’entra, eccome, e a volte<br />

<strong>con</strong>trasta <strong>con</strong> l’utilità: perché un maschio di pavone dovrebbe<br />

appesantirsi <strong>con</strong> quella coda ingombrante se essa non si rivelasse<br />

utile sotto il profilo evolutivo, cioè se non attraesse le femmine? E’<br />

una forza evolutiva, ma non adattativa. Forse invece il bello e l’utile<br />

coincidono... E adesso, purtroppo, devo lasciarla, perché è l’ora del<br />

tè, e sa come siamo noi Inglesi, al tè non sappiamo rinunciare... Ci<br />

sarà anche nell’usanza di bere il tè un qualche vantaggio evolutivo?<br />

Trieste, febbraio 2007<br />

<strong>Darwin</strong> 6

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