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Il testo dell'intervista - Radio Rai

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Intervista impossibile con<br />

Epicuro (341-271 a. C.)<br />

Pietro Greco e Giuseppe O. Longo<br />

Domanda<br />

Caro Epicuro, il caso che vediamo ovunque intorno a noi è reale o<br />

fittizio? Democrito dice che il caso non esiste, che è un “velo con cui<br />

la nostra ignoranza nasconde la necessità”. Per lui tutto è<br />

rigidamente determinato. Lei che ne pensa?<br />

Epicuro<br />

Salve, mio giovane amico. Devo concentrarmi un pochino, scusa sai,<br />

sono più di duemila e trecento anni che non penso più a queste cose.<br />

Dunque, vediamo... Hai ragione, per il mio grande maestro<br />

Democrito nulla avviene a caso, tutto ha una ragione, una causa. È<br />

proprio da Democrito infatti che ho tratto la mia dottrina sulla<br />

natura: opinione il caldo, opinione il freddo, il bianco, il nero. Verità<br />

sono solo gli atomi e il vuoto.<br />

Ma Democrito ritiene anche che in ogni istante gli atomi si muovano<br />

nel vuoto controllati da rigide leggi. Oltre che materialista, come me,<br />

lui era anche un determinista, mentre io non lo sono proprio del<br />

tutto.<br />

Domanda<br />

Cioè?<br />

Epicuro<br />

Mi spiego meglio. I miei atomi, anche se allora noi non li<br />

chiamavamo così… comunque, i miei atomi, dicevo, sono pesanti, e<br />

cadono. Cadono verso il basso... Sì, lo so che per voi gente del XXI<br />

secolo l’alto e il basso sono concetti relativi, ma lasciami dire, ai miei<br />

tempi non eravamo così... così... sofisticati… Per noi c’era un alto e<br />

c’era un basso. E gli atomi cadevano verso il basso, oh! Durante<br />

Epicuro 1


questa perenne caduta, ogni tanto, ma solo ogni tanto, un atomo<br />

seguiva una sorta d’impulso interiore… Lo so, ti farà sorridere, ma<br />

manifestava… sì, una sorta di libero arbitrio, ed entrava in collisione<br />

con un altro atomo, il quale allora deviava anche lui dalla caduta<br />

rettilinea, e così nascevano... cioè: è così che nascono quegli<br />

aggregati di atomi che chiamiamo oggetti.<br />

Domanda<br />

Che sono poi l’unica cosa che possiamo vedere con i nostri occhi…<br />

Epicuro<br />

Giusto, mio giovane amico, gli atomi – gli indivisibili – li vediamo<br />

solo con lo sguardo vero, lo sguardo della mente. Gli occhi con cui<br />

vediamo gli oggetti del mondo invece sono ingannevoli, ci fanno<br />

scorgere solo le apparenze, ma è di queste apparenze, gli oggetti<br />

appunto, che noi viviamo... È come se ci fosse una realtà vera, che<br />

non vediamo, e una realtà ingannevole, che invece vediamo e che<br />

condiziona la nostra vita quotidiana.<br />

Domanda<br />

Allora Democrito ha torto a parlare del caso come di un “velo della<br />

necessità”?<br />

Epicuro<br />

Questo è un punto importantissimo! Vedi... se tutto fosse sempre<br />

uguale, se gli atomi cadessero sempre allo stesso modo, se non ci<br />

fosse questa deviazione arbitraria e casuale... questo... clinamen,<br />

come l’aveva chiamato quel poeta latino... sì, Lucrezio, quel pazzo<br />

furioso – ma grande poeta, in verità – lo chiamava proprio così...<br />

clinamen... be’, insomma, se non ci fosse questo clinamen, questa<br />

deviazione, come potrebbero nascere e mutare le cose che vediamo?<br />

Come potremmo essere qui a discutere, noi due? È vero che, in un<br />

certo senso, noi siamo apparenze, ma è anche vero che, in un altro<br />

senso, siamo realissimi... Non sei d’accordo?<br />

Domanda<br />

Si potrebbe dire che senza clinamen non ci sarebbe nemmeno la<br />

storia.<br />

Epicuro 2


Epicuro<br />

Già! E neppure l’evoluzione, il cambiamento... Come si chiama quel<br />

barbaro, quell’inglese… Darwin! Ecco, proprio lui. Be’, Darwin ha<br />

capito molte cose sull’evoluzione... lui il clinamen l’ha chiamato<br />

mutazione. Ma bisogna compatirlo, la sua lingua, l’inglese, è rozza e<br />

grossolana, non si presta molto alle elucubrazioni filosofiche...<br />

E poi, mio giovane amico, lasciami dire ancora una cosa sul<br />

determinismo di Democrito, di cui si diceva prima. La dico a bassa<br />

voce, con tutto il rispetto per il mio maestro... Temo che il<br />

determinismo porti dritto dritto alla superstizione... all’astrologia,<br />

alla magia. Gli astrologi affermano che gli astri determinano il<br />

nostro carattere e il nostro destino, senza lasciare spazio al libero<br />

arbitrio, al clinamen interiore, appunto. Ma allora, come vedi,<br />

questa stupida superstizione è conseguenza diretta del<br />

determinismo totale. Non vorrei essere blasfemo, ma, sotto questo<br />

rispetto, il mio maestro somiglierebbe ai maghi caldei e babilonesi,<br />

cultori dell’astrologia... si confonderebbe con gente che non sa<br />

neppure parlare, che balbetta... sarebbe un barbaro anche lui!<br />

Domanda<br />

Speriamo che non ci stia ascoltando! Ma torniamo a noi, Epicuro:<br />

come Lei ben sa, il grande Aristotele lega il caso alla negazione della<br />

finalità. Insomma, in natura ogni azione si svolge per raggiungere<br />

un certo fine – teleologia, la chiama Aristotele. Tutti gli effetti di<br />

un’azione che non sono né previsti né necessari per raggiungere un<br />

fine sono invece frutto del caso. Lei che ne pensa?<br />

Epicuro<br />

Be’, lasciami dire: Aristotele è il più grande di tutti... nessuno fu più<br />

acuto e sapiente di lui, mio giovane amico, la sua perspicacia gli<br />

consentì di fare osservazione di tipo… com’è che direste voi oggi?...<br />

psicologico, ecco... Per esempio se andando a far la spesa al mercato<br />

incontro “per caso” un amico, be’, questo in realtà non è un incontro<br />

casuale come sembrerebbe. È dovuto a una successione di<br />

circostanze ben determinate.<br />

Infatti è stata la mia volontà di fare la spesa che mi ha portato<br />

all’incontro. Ho sentito che voi oggi un evento così lo chiamate<br />

“intersezione di due catene causali indipendenti”. Più complicato da<br />

dire, ma il concetto mi pare lo stesso.<br />

Epicuro 3


Un altro esempio. Se due fratelli muoiono lo stesso giorno, ne<br />

restiamo colpiti, e diciamo: ma guarda un po’ che caso, che<br />

coincidenza! Invece non notiamo il caso che fa morire due fratelli a<br />

distanza di un anno, tre mesi e cinque giorni... Forse, mio giovane<br />

amico, parliamo di caso solo quando siamo colpiti... diciamo<br />

“psicologicamente”... dagli eventi... chissà, forse il caso è una nostra<br />

creazione soggettiva... Non credi?<br />

Domanda<br />

Non saprei... cedo volentieri la parola ad Aristotele. Lui dice: “Ciò<br />

che accade a caso, avvenendo per accidente, è raro e irregolare. Ciò<br />

che avviene appositamente è regolare e costante. In natura gli<br />

avvenimenti regolari e costanti, quelli che hanno un fine, sono la<br />

norma, quelli irregolari e incostanti l’eccezione”. Insomma, per<br />

Aristotele sembra fondamentale il concetto di causa finale…<br />

Epicuro<br />

Ecco, appunto, la teleologia, ne abbiamo parlato prima. Una parola<br />

greca... non faccio per vantarmi, ma siamo stati noi Greci a<br />

insegnarvi a parlare... Comunque, dicevamo, il finalismo... Per il<br />

grande Aristotele ogni corpo tende a collocarsi nel suo luogo<br />

naturale, ogni azione tende a un fine preciso, l’opera d’arte si attua<br />

attraverso l’azione finalistica del suo autore. Dov’è il posto del caso,<br />

in una visione del genere? Se poi guardi l’essere umano, mio giovane<br />

amico, ti rendi conto da solo che in natura non esiste nulla di più<br />

perfetto: come potrebbe l’uomo essere frutto del solo caso?<br />

Domanda<br />

Lei dice? Non sono sicuro che tutti siano d’accordo con questa<br />

visione finalistica…<br />

Epicuro<br />

Lo so, lo so che questa posizione teleologica oggi si è un po’<br />

indebolita. Per esempio, quell’inglese... quel Darwin di prima... be’,<br />

lui in parte nega il finalismo. Dice che nell’evoluzione ci sono<br />

elementi casuali.<br />

È anche vero però che alcuni stanno tornando a sostenere il progetto<br />

intelligente, che tutto sommato è una forma di finalismo. Non sanno<br />

proprio rassegnarsi all’idea di una natura posta a caso, che a caso<br />

Epicuro 4


procede e a caso giunge alla sua manifestazione più alta e<br />

intelligente, l’uomo. E in effetti, forse, non hanno tutti i torti...<br />

mah... qui ci vorrebbe Aristotele per dipanare la matassa...<br />

Domanda<br />

Se è per questo ci hanno provato anche alcuni nostri<br />

contemporanei…<br />

Epicuro<br />

Ah sì, ho sentito parlare per esempio di quel biologo francese… come<br />

si chiama?... Monod, certo... il pensatore più incline al caso direi,<br />

scusa il gioco di parole. Lui pensa che il caso sia all’origine di ogni<br />

progresso, di ogni novità, di ogni creazione. In un certo senso, anche<br />

Monod è un sostenitore del clinamen, perciò mi è simpatico.<br />

Ma la questione è complessa, l’avrai capito persino tu, mio giovane<br />

amico. I problemi si moltiplicano. Per esempio, siamo sicuri che le<br />

azioni umane siano proprio tutte finalistiche? Forse alcune sono<br />

governate dal caso, dall’arbitrarietà, dal capriccio. E anche la scelta<br />

del fine da parte degli umani sembrerebbe, almeno in certi casi,<br />

arbitraria... Ti confesso che mi viene il capogiro... forse è l’età… sai?<br />

ormai ho un bel po’ di anni sulle spalle…<br />

Domanda<br />

Un’ultima domanda, Epicuro, e poi La lascio in pace... Mi sembra di<br />

capire che per Lei il caso esiste, è reale, non è il velo con cui la nostra<br />

ignoranza nasconde la necessità, come dice Democrito. Per Lei<br />

all’origine del caso c’è il clinamen, la deviazione spontanea degli<br />

atomi. Ma che cosa intende con deviazione spontanea? Insomma,<br />

questo caso esiste oppure no?<br />

Epicuro<br />

Già: esiste o non esiste, il caso? Che cosa vuol dire “esiste”? Se<br />

procediamo su questa strada finiamo con l’aderire alla visione di<br />

coloro che ritengono che la lingua sia l’unico mondo nel quale noi<br />

umani possiamo abitare. Io non ci credo... credo invece che esista un<br />

mondo reale, fatto di atomi e di vuoto, fatto di moti atomici e di<br />

clinamen, fatto di aggregazioni di atomi e di impressioni sensoriali,<br />

che poi sono le sollecitazioni che questi atomi esercitano su quegli<br />

aggregati di atomi che chiamiamo i nostri sensi...<br />

Epicuro 5


La domanda vera, mio giovane amico, è quella che hai fatto ora: da<br />

dove proviene il clinamen? È un editto degli dèi? È una bizzarria del<br />

fato che regge il mondo e domina anche gli dèi? È una capricciosa<br />

legge di natura che si sottrae alle regolarità di cui parla Aristotele<br />

per consentire all’evoluzione e alla storia di comparire sulla scena<br />

del mondo?<br />

Ma forse è bene fermarsi sulla strada delle domande causali. Pensa<br />

se scoprissimo che la causa del clinamen è la volontà degli dèi…<br />

potremmo chiederci che cosa stia alla base di questa volontà... C’è<br />

qualcosa che… la determina... o forse che la muove... a caso…?<br />

Ma ora s’è fatto proprio tardi. Devo andare al mercato, anzi al centro<br />

commerciale, adesso si chiama così, no? Chissà che non incontri una<br />

persona che non vedo da tanto tempo... Sempre che la fortuna mi<br />

assista, o forse dovrei dire: se gli dèi mi sono benigni, o se il caso mi<br />

è favorevole... Be’, adesso è meglio che vada. Che gli dèi.. ehm... ti<br />

siano propizi, mio giovane amico.<br />

Trieste, febbraio 2007<br />

Epicuro 6

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