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Poesie di Roberto Pazzi - Radio Rai

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Da un belvedere della val <strong>di</strong> Magra<br />

Una volta, io lo so,<br />

qui c'è stata la gioia.<br />

L'aria ne trema ancora.<br />

Ancora non si è spento lo stupore<br />

della valle<br />

a vedersela un giorno andar via<br />

La visita<br />

Quando venivi a casa mia<br />

<strong>di</strong>menticavi spesso qualcosa<br />

- un pettine degli orecchini due anelli -<br />

Ma mi mentivi sempre,<br />

la tua non era volontà <strong>di</strong> rimanere:<br />

tu volevi andartene sì,<br />

ma tenendomi nel giro del tuo corpo.<br />

Eri eterna allora.<br />

Se aprivo un cassetto<br />

o spostavo una se<strong>di</strong>a<br />

Mi volevi circondato dalle tue apparenze.<br />

Solo così potevi correre dall'altro,<br />

<strong>di</strong>rgli "amo solo te".<br />

Fu così che la tua menzogna<br />

santificò questa casa,<br />

perché ora che sei come morta<br />

tutto cambia,<br />

tu che mentivi ora sei<br />

quella che ha sempre detto la verità:<br />

per gli oggetti si passa da questo mondo<br />

al nulla, a colui che ora<br />

porta alle <strong>di</strong>ta i tuoi anelli,<br />

che ha nei capelli il tuo pettine<br />

ai lobi i tuoi orecchini spaiati.<br />

Giocavo poco fa coi tuoi oggetti:<br />

stavano in una mano,<br />

non hai più altezza misura<br />

non sanno più <strong>di</strong>re dove sei.<br />

Per loro saresti l'aria il vuoto<br />

se non ci fossi io a tra<strong>di</strong>rne la fiducia<br />

per trafugare un giorno<br />

la sua immagine per te.<br />

Perché tu allora romperai<br />

l'incantesimo,<br />

restituirai te stessa<br />

agli oggetti a questa casa a me.


Il filo delle bugie<br />

A me la mia vita non piace<br />

e non posso cambiarla.<br />

Mi sforzo allora <strong>di</strong> farmela piacere<br />

e qualche volta mi <strong>di</strong>mentico,<br />

<strong>di</strong>co che la vita è bella.<br />

Ma la vita degli altri<br />

mi sta sempre davanti<br />

e mi viene una gran malinconia<br />

perché nessuno riesce a mentire<br />

davanti a me che so mentire qualche volta<br />

così bene da <strong>di</strong>menticare<br />

che mi sto inventando la vita.<br />

Andrà a finire che perderò<br />

il filo delle bugie, delle verità<br />

e una cosa nascerà simile<br />

alla necessità <strong>di</strong> o<strong>di</strong>are qualcuno che amo<br />

nella speranza che male e bene<br />

non mentano più e smettano<br />

<strong>di</strong> sembrare <strong>di</strong>versi.<br />

La coperta del letto<br />

Il mio amico Bruno se n'andava<br />

da bambino in bicicletta cantando<br />

in una lingua che non c'è.<br />

Gli piaceva che la gente che passava<br />

lo credesse sempre uno straniero.<br />

Io, con la gran coperta del letto dei miei<br />

sulle spalle, da bambino mi credevo re,<br />

in cucina ricevevo personaggi,<br />

decidevo le guerre e le paci,<br />

facevo politica mon<strong>di</strong>ale.<br />

Questa storia è andata a finir bene<br />

perché non è finita: non abbiamo<br />

più smesso <strong>di</strong> giocare.<br />

L'acqua<br />

Quando ho sete faccio scorrere<br />

a lungo l'acqua, vorrei poterla<br />

bere più fresca, sempre più fresca.<br />

Mi è capitato <strong>di</strong> non potermi decidere<br />

e rimanere col bicchiere vuoto in mano,<br />

pensando all'acqua che berrei


se attendessi ancora un po'.<br />

E' una <strong>di</strong>fferenza così leggera,<br />

da riempire il mare nell'attesa:<br />

c'è qualcosa <strong>di</strong> così mortale<br />

nell'acqua, che ieri ho tremato<br />

sentendo un bambino <strong>di</strong>re "ho sete".<br />

Folle<br />

Pane. Chiamami pane,<br />

pane, pane, molte volte<br />

<strong>di</strong>mmi pane.<br />

Perché tu sia a folle in me<br />

la moltiplicazione<br />

dei pani.<br />

La mattina<br />

La mattina non è ingrata,<br />

<strong>di</strong>fficile è la sera<br />

addormentarsi senza qualcuno<br />

che racconti e negli occhi<br />

risusciti il risveglio<br />

della mattina.<br />

La voglia<br />

E questa voglia antica<br />

che mai si spegne<br />

col passare degli anni,<br />

come farò come farò domani?<br />

Chi <strong>di</strong> un vecchio ancora ragazzo<br />

perdonerà l'antica brama?<br />

Al risveglio<br />

Mi sveglio e dall'altra parte<br />

del mondo se ne vanno a dormire.<br />

C'è sempre qualcuno in viaggio<br />

per entrare dove sto uscendo,<br />

come la compagnia <strong>di</strong> musicanti<br />

che ho sognato, dal Nord<br />

in cammino verso il Sud.


Appena li ho salutati<br />

la dolcezza della lingua<br />

mi ha tra<strong>di</strong>to:<br />

ero il paese dov'erano<br />

felici <strong>di</strong> svegliarsi<br />

insieme a tutti i paesi<br />

addormentati <strong>di</strong> questa<br />

metà del mondo.<br />

Sono una cava <strong>di</strong> sogni<br />

ancora da sfruttare<br />

per i lavoratori della notte,<br />

un campo <strong>di</strong> grano<br />

per chi questa notte<br />

ha fatto il pane.<br />

Le ali<br />

Mi mancano le ali<br />

eppure l'ansia <strong>di</strong> riaprirle<br />

m'accompagna notte e giorno.<br />

M'insi<strong>di</strong>a il desiderio,<br />

mi cattura sul ramo più basso<br />

dove matura la mia vista.<br />

Sogno il nido laggiù,<br />

l'uscita, il varci, il ritorno.<br />

Le parole sono piume <strong>di</strong>sperse,<br />

antiche prove <strong>di</strong> volo,<br />

invi<strong>di</strong>a delle creature terrestri.<br />

Qualcuno le spaventò,<br />

<strong>di</strong>sse che il canto le caccerà<br />

non appena mi riscresceranno<br />

le mie ali.<br />

Le stanze<br />

Quanti sonni consumati<br />

in queste stanze...<br />

Poi un giorno le stanze<br />

passeranno, ne costruiranno<br />

altre, ma solo i sogni resteranno.

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