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01 2008 - Federazione Nazionale Sindrome di Prader Willi

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I DIRITTI DELLE PERSONE IN<br />

CONDIZIONE DI DISAGIO E IL RUOLO DEL<br />

TERZO SETTORE<br />

<strong>di</strong> Francesco Santanera<br />

da Prospettive assistenziali 159<br />

Su Aggiornamenti sociali, giugno 2006, rivista dei Gesuiti<br />

dei Centri stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Milano e Palermo, è riportato un<br />

articolo del gruppo “Oltre il giar<strong>di</strong>no” operante a Genova,<br />

<strong>di</strong> cui fanno parte «operatori, coinvolti a <strong>di</strong>verso livello<br />

nel lavoro sociale». Partendo dalla considerazione che<br />

il lavoro sociale «ha il<br />

suo centro nella persona», i componenti del gruppo<br />

sostengono che detta attività si esprime «principalmente<br />

attraverso la relazione operatore-utente» e che proprio<br />

da detta relazione si realizza una «azione <strong>di</strong> trasformazione<br />

culturale della società». Il concetto della funzione<br />

risolutiva della relazione operatore-utente è ripreso<br />

più volte nell’articolo del gruppo genovese. Ad esempio,<br />

viene affermato che «le garanzie <strong>di</strong> un risultato del<br />

lavoro sociale sono in<strong>di</strong>ssolubilmente legate alla capacità<br />

<strong>di</strong> generare relazioni <strong>di</strong> aiuto efficace», che «Il momento<br />

<strong>di</strong> messa alla prova <strong>di</strong> un servizio alla persona si<br />

realizza proprio nella relazione tra operatore e utente» e<br />

che «la relazione operatore-utente è il cuore del “lavoro<br />

sociale”. Affermano, inoltre, che gli operatori sono i «principali<br />

promotori <strong>di</strong> possibili istanze <strong>di</strong> cambiamento nei<br />

servizi», nonché «parte fondante della coscienza critica<br />

dello Stato sociale». Mentre sono sicuramente assai<br />

importanti il ruolo <strong>di</strong> analisi e <strong>di</strong> proposta degli operatori<br />

e la loro corretta relazione con gli utenti, è evidente l’esigenza<br />

primaria della messa a <strong>di</strong>sposizione dei nuclei<br />

familiari e delle singole persone in <strong>di</strong>fficoltà delle prestazioni<br />

materiali occorrenti per il superamento delle situazioni<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio. Ad esempio, i genitori che lavorano a<br />

tempo pieno non riescono a seguire a casa loro 24 ore<br />

su 24 e 365 giorni all’anno il figlio colpito da grave han<strong>di</strong>cap<br />

intellettivo che ha terminato la scuola dell’obbligo<br />

e non è autosufficiente. Pertanto o il figlio può frequentare<br />

un centro <strong>di</strong>urno, oppure l’impossibilità dei suoi congiunti<br />

<strong>di</strong> continuare ad accoglierlo a casa loro non viene<br />

risolta o attenuata, nonostante la <strong>di</strong>sponibilità umana e<br />

professionale degli operatori e le valide relazioni da essi<br />

instaurate con il soggetto in questione. Com’è ovvio,<br />

l’esigenza <strong>di</strong> poter usufruire <strong>di</strong> adeguati supporti materiali<br />

riguarda tutti gli ambiti sociali: la sanità per le attività<br />

<strong>di</strong> cura e riabilitazione delle persone affette da malattie<br />

acute o croniche; la casa con particolare riguardo alla<br />

idoneità dell’alloggio e all’ammontare del canone <strong>di</strong> locazione;<br />

la scuola e la formazione professionale anche<br />

per quanto concerne la frequenza degli allievi con han<strong>di</strong>cap.<br />

Analoghe considerazioni valgono per il lavoro, i<br />

trasporti e gli altri settori <strong>di</strong> intervento che dovrebbero<br />

essere pre<strong>di</strong>sposti e organizzati in modo da agire altresì<br />

per la prevenzione e la risoluzione delle situazioni <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio.<br />

Certamente se detti sostegni vengono forniti da<br />

INFORMAZIONI DA<br />

SANITÀ NEWS<br />

9<br />

Anno XI - N. 1 Gennaio, Febbraio e Marzo <strong>2008</strong><br />

operatori che instaurano vali<strong>di</strong> rapporti con gli utenti, questi<br />

ultimi beneficeranno non solo <strong>di</strong> aiuti materiali in<strong>di</strong>spensabili<br />

per le loro esigenze, ma anche <strong>di</strong> relazioni molto<br />

positive sotto il profilo umano, sociale e culturale.<br />

Dimenticati gli utenti dei servizi e le loro organizzazioni.<br />

Nell’articolo in oggetto viene affermato che «la <strong>di</strong>alettica<br />

tra servizi erogati dall’ente pubblico e quelli erogati<br />

dal terzo settore è importante per alimentare il confronto<br />

sulla qualità degli stessi, la comprensione dei bisogni,<br />

la garanzia dei <strong>di</strong>ritti e contribuire<br />

all’autoregolazione del sistema». La sopra riportata asserzione<br />

riguarda questioni <strong>di</strong> fondamentale importanza:<br />

chi sono gli attori a cui compete analizzare i bisogni,<br />

in<strong>di</strong>viduare le relative idonee risposte e garantire i <strong>di</strong>ritti?<br />

Ruolo del settore pubblico e delle organizzazioni sociali.<br />

È ovvio che spetta al settore pubblico (Parlamento,<br />

Regioni, Comuni, ecc.) definire le linee politiche<br />

<strong>di</strong> intervento e garantire i necessari finanziamenti e gli<br />

opportuni controlli. Ritengo però inaccettabile che per<br />

determinare le attività da svolgere, gli enti pubblici stabiliscano,<br />

come propone il gruppo “Oltre il giar<strong>di</strong>no”, rapporti<br />

solamente con il terzo settore. In tutto l’articolo<br />

non c’è una sola parola riguardante il ruolo degli utenti<br />

in merito alla in<strong>di</strong>viduazione dei loro bisogni e alle relative<br />

prestazioni. Si tratta <strong>di</strong> una posizione assai preoccupante,<br />

in quanto non solo i destinatari dei servizi, ma<br />

anche i soggetti (ad esempio, gli affidatari <strong>di</strong> minori o <strong>di</strong><br />

altri soggetti) <strong>di</strong>rettamente coinvolti nelle prestazioni,<br />

sono <strong>di</strong> fatto considerati incapaci <strong>di</strong> fornire alcun positivo<br />

apporto alla definizione e valutazione delle linee <strong>di</strong><br />

intervento. A mio avviso occorrerebbe, invece, che non<br />

solo gli enti pubblici ma anche le strutture del terzo settore<br />

riconoscessero il ruolo attivo delle organizzazioni<br />

degli utenti e del volontariato per quanto concerne l’accertamento<br />

delle esigenze, la programmazione delle<br />

attività e iI funzionamento dei servizi, nonché la verifica<br />

dei risultati raggiunti. Invece, in merito alle singole prestazioni,<br />

gli operatori, a qualsiasi organizzazione appartengano,<br />

dovrebbero sempre tenere in attenta<br />

ponderazione le richieste degli utenti. Aspetto significativo<br />

della scarsa considerazione degli utenti del settore<br />

socio-assistenziale è l’assenza <strong>di</strong> ogni loro concreta<br />

possibilità <strong>di</strong> ricorso, mentre detta facoltà é prevista nel<br />

campo delle competenze della sanità. Anche questa<br />

situazione non è stata oggetto <strong>di</strong> riflessione da parte<br />

degli operatori “Oltre il giar<strong>di</strong>no”.<br />

Il ruolo assegnato dalle istituzioni al terzo settore .<br />

Circa il ruolo assegnato dalle istituzioni al terzo settore,<br />

non si può certamente fare a meno <strong>di</strong> ricordare il<br />

protocollo <strong>di</strong> intesa tra il Governo e iI Forum permanente<br />

del terzo settore sottoscritto in data 12 febbraio 1999<br />

dall’allora Presidente del Consiglio dei Ministri, Massimo<br />

D’Alema, dai Ministri per la solidarietà sociale e del<br />

lavoro Livia Turco e Antonio Bassolino nonché, a nome<br />

e per conto del Forum, da Franco Marzocchi e da Nuccio<br />

Jovine. Come era stato a suo tempo osservato, una<br />

delle caratteristiche salienti dell’intesa era il riconosci-

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