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NOVITÀ DA TECNOEDIZIONI<br />

Uno spazio ad hoc per gli stampisti<br />

Raccogliendo l’invito di molti lettori ad approfondire le tematiche legate allo stampaggio a iniezione,<br />

in occasione della partecipazione alla fiera Eurostampi (Parma, 24-26 marzo 2011) Tecnoplast lancia<br />

una sezione speciale dedicata al mondo degli stampi per la trasformazione di materiali plastici ed elastomeri<br />

TEORIA DI PROCESSO<br />

Parte 1<br />

La<br />

termoregolazione<br />

degli stampi<br />

In questo primo articolo dedicato al condizionamento degli stampi si<br />

analizzano i differenti comportamenti al crescere della temperatura dei<br />

polimeri amorfi e cristallini. Conoscere tali comportamenti è di fondamentale<br />

importanza per una corretta regolazione della temperatura stampo. Sul<br />

prossimo numero (seconda e ultima parte dedicata a questo argomento) si<br />

entrerà poi nel merito delle caratteristiche dei termoregolatori<br />

Per una buona trasformazione<br />

delle materie<br />

plastiche mediante<br />

stampaggio a iniezione, gli<br />

stampi devono essere termoregolati<br />

con accuratezza<br />

alle temperature richieste,<br />

differenti a seconda dei<br />

polimeri impiegati. Occorre<br />

però tener presente che,<br />

con l’impiego di materie plastiche<br />

che richiedono una<br />

temperatura dello stampo<br />

medio-alta, una mancata<br />

termoregolazione comporta<br />

nei pezzi stampati inconvenienti<br />

di entità maggiore,<br />

con conseguenze tecniche<br />

spesso inaccettabili.<br />

È necessario quindi porre<br />

maggiore attenzione alle<br />

apparecchiature per temperature<br />

medio-alte. Le apparecchiature<br />

per temperature<br />

basse (20-40°C), invece, si<br />

riducono il più delle volte a<br />

semplici regolatori di portata<br />

d’acqua. Fra le varie classificazioni<br />

delle materie plastiche,<br />

è importante quella<br />

che le suddivide in amorfe<br />

(catene polimeriche a struttura<br />

disordinata) e cristalline<br />

(catene polimeriche a struttura<br />

ordinata).<br />

a cura di<br />

zionale. Si raggiunge così<br />

la temperatura di rammollimento<br />

(Tg°) e, proseguendo<br />

a fornire calore, la temperatura<br />

aumenta, sempre<br />

proporzionalmente al calore<br />

fornito, fino a raggiungere la<br />

temperatura d’iniezione.<br />

Nello stampo il pezzo si raffredda<br />

più o meno rapidamente<br />

fino a raggiungere la<br />

temperatura di estrazione,<br />

che sarà logicamente inferiore<br />

alla Tg°. Lo stampo dovrà<br />

essere mantenuto a una<br />

temperatura ottimale per<br />

evitare gli inconvenienti che<br />

si potranno avere con una<br />

temperatura non adeguata.<br />

Infatti una temperatura<br />

troppo bassa dello stampo<br />

porta a:<br />

• segni di materozze<br />

• “buccia d’arancio” superficiale<br />

• pezzi incompleti<br />

• bolle<br />

• aspetto opaco<br />

• linee di saldatura deboli<br />

• formazione di strati interni<br />

al pezzo.<br />

Una temperatura troppo alta<br />

dello stampo porta invece a:<br />

• sbavature<br />

• fenomeni di risucchio sulla<br />

superficie<br />

• risucchi interni<br />

• incollatura dei pezzi allo<br />

stampo.<br />

Tutti questi sono “difetti visibili”.<br />

I materiali amorfi, infatti,<br />

non presentano difetti<br />

“invisibili”, che sono propri<br />

dei materiali cristallini. La<br />

temperatura dello stampo<br />

varia poi in funzione del tipo<br />

di materiale, delle condizioni<br />

di stampaggio e di come si<br />

desidera sia il pezzo finito.<br />

Materie plastiche<br />

cristalline (o<br />

semicristalline)<br />

I polimeri cristallini sono caratterizzati<br />

da una temperatura<br />

di fusione (Tf°) e si comportano<br />

pertanto più o meno<br />

come i metalli. Si tratta di<br />

materie plastiche opache.<br />

Materie plastiche amorfe<br />

I polimeri amorfi sono caratterizzati<br />

da una temperatura<br />

di rammollimento,<br />

detta anche temperatura di<br />

transizione vetrosa (Tg) per<br />

l’analogo comportamento<br />

del vetro. Sono materie plastiche<br />

trasparenti. Prendiamo<br />

in esame il diagramma<br />

di figura 1 che mostra la<br />

variazione della temperatura<br />

in funzione delle calorie fornite.<br />

Fornendo il calore (Q),<br />

la temperatura del polimero<br />

aumenta in modo proporwww.tecnoedizioni.it<br />

N° 2 Marzo 2011<br />

tecnoplast • 37


TEORIA DI PROCESSO<br />

La termoregolazione<br />

degli stampi<br />

➼<br />

Osserviamo ora l’andamento<br />

del diagramma di figura 2<br />

che indica la variazione della<br />

temperatura in funzione del<br />

calore fornito.<br />

Fornendo il calore (Q) la temperatura<br />

aumenta proporzionalmente<br />

fino al raggiungimento<br />

della temperatura di<br />

fusione (Tf°). Continuando a<br />

fornire calore, la temperatura<br />

rimane praticamente costante,<br />

finché la fusione non<br />

è completata. Il calore fornito<br />

per la fusione (con temperatura<br />

praticamente costante)<br />

è il classico “calore latente di<br />

fusione”. Continuando a fornire<br />

calore, la temperatura<br />

cresce in proporzione al calore<br />

fornito fino a raggiungere<br />

la temperatura d’iniezione<br />

(Ti°). Occorre tener presente<br />

che granulo e pezzi stampati<br />

non sono completamente<br />

cristallini (si parla infatti più<br />

propriamente di semicristallini).<br />

Il granulo vergine<br />

Fig. 1 - Polimeri amorfi - Variazione<br />

della temperatura in funzione delle<br />

calorie fornite<br />

Fig. 2 - Polimeri cristallini -<br />

Variazione della temperatura<br />

in funzione del calore fornito<br />

viene normalmente fornito<br />

cristallizzato al 90-95%. Per i<br />

pezzi stampati si può parlare<br />

di cristallizzazione “buona”<br />

quando si raggiunge il 60-<br />

70%. Il materiale contiene<br />

sempre una parte cristallina<br />

e una parte amorfa. La parte<br />

amorfa avrà la sua temperatura<br />

di transizione vetrosa<br />

Tg°, che sarà inferiore alla<br />

Tf°. In totale, quindi, le<br />

temperature che caratterizzano<br />

le materie plastiche<br />

cristalline (semicristalline)<br />

sono tre e precisamente:<br />

Tg° per la parte amorfa, Tf°<br />

per la parte cristallina e Ti°.<br />

È utile quindi analizzare il<br />

diagramma di cristallizzazione<br />

mostrato in figura<br />

3, caratteristico per ogni<br />

tipo di materiale. In ascissa<br />

è indicata la temperatura,<br />

mentre in ordinata il tempo<br />

di cristallizzazione. La zona<br />

di cristallizzazione è compresa<br />

fra una temperatura<br />

massima e una minima. Al<br />

di sopra della temperatura<br />

massima e al di sotto della<br />

minima, il materiale non cristallizza.<br />

Il tempo di cristallizzazione<br />

è massimo in corrispondenza<br />

della temperatura<br />

massima e minima, e<br />

minimo in corrispondenza<br />

della temperatura ottimale.<br />

Dentro allo stampo, la temperatura<br />

del pezzo iniettato<br />

alla Ti° scende fino a raggiungere<br />

la TM°, (temperatura<br />

massima di cristallizzazione).<br />

Al di sopra della<br />

TM° il pezzo non cristallizza.<br />

Alla temperatura TM°,<br />

il pezzo cristallizza in un<br />

tempo elevato. La temperatura<br />

del pezzo dentro allo<br />

stampo continua a diminuire<br />

e diminuisce pure il tempo<br />

di cristallizzazione, fino<br />

a quando, raggiunta la To°<br />

(temperatura ottimale di<br />

cristallizzazione) il tempo di<br />

cristallizzazione è minimo.<br />

La temperatura del pezzo<br />

continua a scendere, ma il<br />

tempo di cristallizzazione<br />

aumenta fino a quando si è<br />

raggiunta la Tm° (temperatura<br />

minima di cristallizzazione),<br />

alla quale corrisponde<br />

ancora un tempo massimo<br />

di cristallizzazione. A<br />

temperatura inferiore alla<br />

Tm°, il pezzo non cristallizza<br />

se non in tempi molto<br />

lunghi. C’è però da tener<br />

presente che un’eventuale<br />

cristallizzazione lenta successiva<br />

porta, in ogni caso,<br />

a un invecchiamento irregolare<br />

con post ritiro e deformazioni.<br />

Da tutto ciò si può dedurre<br />

che, per ottenere un pezzo<br />

cristallino che abbia tutte le<br />

sue proprietà specifiche, è<br />

indispensabile che la temperatura<br />

del pezzo si mantenga<br />

il più possibile dentro<br />

alla zona di cristallizzazione,<br />

questo per garantire per lo<br />

meno quel 60-70% di cristallizzazione,<br />

valore che viene<br />

considerato soddisfacente.<br />

Ecco quindi la necessità<br />

di una termoregolazione<br />

accurata dello stampo. C’è<br />

un’ulteriore osservazione da<br />

fare. Se si raffredda improvvisamente<br />

il pezzo stampato,<br />

facendogli “saltare”<br />

la zona di cristallizzazione,<br />

si ottiene un pezzo amorfo<br />

e trasparente. Tale tecnica<br />

viene impiegata qualche<br />

volta per scopi particolari<br />

(si veda, per esempio, la<br />

realizzazione di preforme<br />

Fig. 3 - Diagramma<br />

di cristallizzazione<br />

trasparenti per bottiglie in<br />

PET usate per le bevande).<br />

Difetti visibili e invisibili<br />

Una termoregolazione non<br />

adeguata dello stampo<br />

comporta difetti nei pezzi<br />

finali, distinguibili in difetti<br />

visibili e invisibili. I difetti<br />

visibili sono gli stessi che<br />

si verificano per le materie<br />

plastiche amorfe. I difetti<br />

invisibili si possono classificare<br />

invece in:<br />

• perdita delle caratteristiche<br />

tecniche date da non<br />

buona cristallizzazione<br />

• ritiro non uniforme<br />

• perdita della stabilità dimensionale<br />

nel tempo,<br />

per lenta cristallizzazione<br />

successiva<br />

• post ritiro accentuato.<br />

Con i materiali cristallini, occorre<br />

inoltre considerare un<br />

altro fattore: le tensioni interne.<br />

Queste possono essere<br />

rappresentate come una<br />

molla “non tirata” quando il<br />

materiale è nella tramoggia,<br />

e come una molla “tirata”, e<br />

quindi sottoposta a tensione,<br />

nel materiale stampato<br />

(vedi figura 4). Un materiale<br />

cristallino sarebbe nelle<br />

condizioni di essere estratto<br />

dallo stampo subito al di sotto<br />

della temperatura di fusione<br />

Tf°. Ciò non viene fatto:<br />

• per permettere, come abbiamo<br />

visto, la cristallizzazione<br />

• per permettere il ritorno<br />

della molla da B ad A ed<br />

eliminare quindi le tensioni<br />

interne.<br />

La tabella 1 riassume le<br />

varie caratteristiche dei<br />

materiali amorfi e cristallini.<br />

Si tratta, logicamente, di<br />

indicazioni di massima. Nei<br />

cristallini, la fluidità e il ritiro<br />

si riducono nei rinforzati<br />

e la stabilità dimensionale<br />

è scadente nei rinforzati fibrosi.<br />

Da osservare che i materiali<br />

cristallini presentano<br />

un ritiro di stampaggio più<br />

elevato dei materiali amorfi,<br />

influenzato dal grado di<br />

cristallinità. Più il materiale<br />

è cristallizzato, maggiore è<br />

il ritiro di stampaggio. Un<br />

grande ritiro che avvenga<br />

durante lo stampaggio<br />

(dentro allo stampo) porta<br />

però a una maggiore stabilità<br />

dimensionale nel tempo,<br />

in quanto il successivo lento<br />

completamento della cristallizzazione<br />

avrà un’influenza<br />

minima sulle dimensioni del<br />

pezzo. Occorre considerare,<br />

inoltre, che solamente un<br />

pezzo sufficientemente cristallizzato<br />

mantiene le caratteristiche<br />

tecniche proprie<br />

del materiale. In tabella 2 è<br />

riportato un elenco di materie<br />

plastiche amorfe e cristalline,<br />

con l’indicazione della<br />

Termoregolatori <strong>Piovan</strong> installati<br />

in un impianto per iniezione e<br />

soffiaggio<br />

38 • tecnoplast N° 2 Marzo 2011<br />

www.tecnoedizioni.it


Materiale<br />

in tramoggia<br />

Materiale<br />

stampato<br />

Fig. 4 - Le tensioni interne in un<br />

polimero cristallino possono essere<br />

rappresentate come una molla “non<br />

tirata” quando il materiale è nella<br />

tramoggia e come una molla “tirata”,<br />

e quindi sottoposta a tensione,<br />

nel materiale stampato<br />

temperatura consigliata per<br />

lo stampo.<br />

Temperatura dello stampo<br />

Il pezzo e lo stampo devono<br />

essere realizzati in base alle<br />

proprietà e alle caratteristiche<br />

del materiale che viene<br />

impiegato. In particolare, i<br />

canali di condizionamento<br />

dello stampo devono essere<br />

studiati con attenzione per<br />

garantire la temperatura richiesta,<br />

soprattutto nei punti<br />

più delicati. La temperatura<br />

dello stampo deve essere<br />

controllata sulla superficie<br />

dell’impronta.<br />

Materiali amorfi<br />

La temperatura dello stampo<br />

è di solito bassa (inferiore<br />

a 60°C). Un suo controllo<br />

garantisce una buona trasparenza<br />

e la riduzione di<br />

tensioni interne. I produttori<br />

forniscono i dati necessari.<br />

Materiali cristallini<br />

La temperatura dello stampo<br />

varia sia in funzione della<br />

cristallinità che si vuole ottenere<br />

nel pezzo stampato sia<br />

in funzione dello spessore.<br />

Il calore deve essere fornito<br />

allo stampo in modo efficace<br />

e continuo per garantire una<br />

struttura cristallina ordinata.<br />

Le proprietà del pezzo variano<br />

in funzione della temperatura<br />

dello stampo.<br />

La temperatura influisce<br />

anche sulla stabilità dimensionale<br />

e sulle tensioni<br />

interne.<br />

Se lo stampo ha una temperatura<br />

troppo bassa, i<br />

cristalli si dispongono disordinatamente<br />

e rimangono<br />

tensioni interne nel<br />

pezzo. Se lo stampo ha una<br />

temperatura adeguata, la<br />

cristallinità sarà più “densa”,<br />

la struttura ordinata e<br />

stabile e di conseguenza<br />

saranno ridotti post ritiro e<br />

tensioni interne.<br />

La temperatura è anche<br />

funzione dello spessore del<br />

pezzo: pezzi sottili richiedono<br />

una temperatura più<br />

alta. Per quanto riguarda i<br />

dati forniti dai produttori<br />

di materiale, occorre tener<br />

presente che si riferiscono<br />

a prove di laboratorio fatte<br />

con provette che normalmente<br />

hanno uno spessore<br />

di 2-3 mm. La temperatura<br />

dello stampo influenza il<br />

ritiro.<br />

A tal proposito, occorre<br />

ricordare che il ritiro è pari<br />

alla somma del ritiro di<br />

stampaggio e del post ritiro.<br />

Il post ritiro si verifica nel<br />

tempo dopo lo stampaggio,<br />

e dipende dalla velocità di<br />

cristallizzazione dentro allo<br />

stampo. Occorre quindi una<br />

temperatura ottimale dello<br />

stampo per avere un tempo<br />

tabella 1 Principali caratteristiche di polimeri amorfi e cristallini<br />

Caratteristiche Amorfi Cristallini<br />

Struttura catene polimeriche catene polimeriche a struttura<br />

a struttura disordinata<br />

ordinata<br />

Fusione rammollimento graduale Punto di fusione netto<br />

Fluidità Bassa alta<br />

(medio alta per stireniche)<br />

Ritiro Basso alto<br />

Stabilità dimensionale Ottima discreta<br />

Aspetto ottimo (scadente sui rinforzati) Ottimo (buono sui rinforzati)<br />

Tenuta chimica discreta Buona<br />

Rigidità media alta<br />

Resistenza a trazione<br />

Buona<br />

Resistenza a fatica<br />

Buona<br />

Resistenza all’urto<br />

Buona<br />

Resistenza all’urto ripetuto<br />

Buona<br />

Trasparenza<br />

Buona<br />

ottimale di cristallizzazione.<br />

Ricottura<br />

e invecchiamento<br />

Ricottura e invecchiamento<br />

sono due trattamenti da non<br />

confondere, poiché hanno<br />

scopi completamente diversi.<br />

La ricottura serve solo per<br />

il rilassamento delle tensioni<br />

interne e non modifica la<br />

struttura del pezzo. Stabilizzerà<br />

quindi il pezzo sia che<br />

sia stato stampato bene sia<br />

che sia stato stampato male.<br />

L’invecchiamento serve,<br />

invece, per il completamento<br />

della cristallizzazione e<br />

quindi modifica la struttura.<br />

La ricottura si ottiene mantenendo<br />

il pezzo a una temperatura<br />

superiore alla temperatura<br />

di cristallizzazione<br />

per un determinato tempo.<br />

L’invecchiamento si ottiene,<br />

anche in tempi lunghi,<br />

mantenendo il pezzo a una<br />

temperatura prossima a<br />

quella ottimale di cristallizzazione.<br />

I produttori di materie<br />

plastiche forniscono,<br />

comunque, i dati sia per la<br />

ricottura sia per l’invecchiamento.<br />

tabella 2 Temperatura consigliata per<br />

lo stampo nella lavorazione di alcune materie<br />

plastiche amorfe e cristalline<br />

Polimero (sigla) Amorfo Cristallino °C stampo<br />

ABS X 40-85<br />

ASA X 40-80<br />

CA X 40-90<br />

CAB X 40-70<br />

CP X 40-70<br />

ECTFE X 120-150<br />

EFTE X 80-150<br />

ETP-COP X 40-70<br />

ETP-SBC X 20-70<br />

ETP-TPO X 10-40<br />

EVA X 20-90<br />

FEP X 205-230<br />

LCP X 180-210<br />

PA X 40-80<br />

PB X 40-80<br />

PBT X 40-90<br />

PC X 80-120<br />

PCTFE X 120-150<br />

PE X 20-60<br />

PEEK X 170-180<br />

PEI X 95<br />

PEK X 180-190<br />

PES X 100-180<br />

PET X 110-190<br />

PETG X


TEORIA DI PROCESSO<br />

La termoregolazione<br />

degli stampi<br />

➼<br />

che è nullo. I difetti si possono<br />

così riassumere:<br />

• l’equilibrio non si raggiunge<br />

in breve tempo (circa<br />

un’ora)<br />

• nel frattempo si sono prodotti<br />

pezzi scarti<br />

• la temperatura d’equilibrio<br />

è variabile e soprattutto<br />

non prevedibile, quindi può<br />

anche essere non idonea<br />

• la temperatura dello stampo<br />

dipende dalla temperatura<br />

d’iniezione e dallo<br />

spessore del pezzo.<br />

Regolatori<br />

della portata dell’acqua<br />

di raffreddamento<br />

A parte il consumo dell’acqua,<br />

che solitamente è a<br />

perdere, il costo non è eccessivo.<br />

Nel circuito di raffreddamento<br />

viene regolata, allo<br />

scarico, la portata dell’acqua.<br />

Varia il salto di temperatura<br />

e quindi la temperatura<br />

dell’acqua; di conseguenza,<br />

varia la temperatura dello<br />

stampo. Si ha però una notevole<br />

difficoltà sia di regolazione<br />

sia di riproducibilità.<br />

Anche in questo caso, si<br />

producono pezzi di scarto<br />

prima di raggiungere l’equilibrio<br />

che, in ogni caso, si<br />

raggiunge dopo circa un’ora<br />

di produzione. Alcune volte,<br />

per accelerare il riscaldamento<br />

iniziale, si aggiungono<br />

cartucce riscaldanti poste<br />

dentro allo stampo. Vi sono,<br />

in ogni caso, notevoli difficoltà<br />

per equilibrare il tutto.<br />

Gruppi<br />

di termoregolazione<br />

Spesso è necessario termostatare<br />

gli stampi a una<br />

temperatura compresa fra<br />

20 e 40°C. A tali temperature,<br />

un termoregolatore<br />

normale (si veda seconda<br />

parte di questo articolo su<br />

Tecnoplast di aprile 2011,<br />

ndr) è carente poiché le rese<br />

degli scambiatori di calore<br />

sono molto basse. Inoltre,<br />

non è consigliabile lavorare<br />

direttamente con un refrigeratore<br />

a una temperatura<br />

superiore a 20°C. Si utilizza<br />

allora uno speciale gruppo di<br />

termoregolazione (vedi figura<br />

5) che è costituito da:<br />

• elettropompa ausiliaria (1)<br />

• valvola motorizzata a tre<br />

vie (modulante/miscelatrice)<br />

(3)<br />

• cassetta di comando e<br />

controllo (6)<br />

• sonda controllo temperatura<br />

(7)<br />

• valvola by-pass (4)<br />

• valvola di intercettazione<br />

(5).<br />

La sonda di controllo può<br />

essere applicata sia sullo<br />

stampo sia a monte o a valle<br />

dello stesso. Le valvole (4 e<br />

5) servono per la manutenzione<br />

dell’elettropompa (1) e<br />

della valvola modulante (3).<br />

Fig. 5 - Gruppo<br />

di termoregolazione<br />

per<br />

temperature<br />

da 20 a 40°C<br />

L’acqua può essere prelevata<br />

sia dalla rete di distribuzione<br />

sia da un gruppo<br />

di refrigerazione (trattato<br />

anche questo sul prossimo<br />

numero, ndr). Quando con<br />

la sonda (7) si richiede una<br />

temperatura superiore a<br />

quella dell’acqua prelevata,<br />

interviene la valvola modulante<br />

(3) che apre la “via<br />

d’angolo” riciclando parte<br />

dell’acqua in uscita dallo<br />

stampo. Il gruppo di termoregolazione/miscelazione<br />

lavora<br />

a portata costante data<br />

dall’elettropompa. La linea<br />

primaria è, invece, un circuito<br />

a portata variabile che è<br />

funzione della quantità d’acqua<br />

riciclata dalla valvola a<br />

tre vie. Se si usa pertanto<br />

un gruppo di refrigerazione,<br />

sarà necessario prevedere<br />

un by-pass automatico per<br />

garantire la costanza della<br />

portata nell’evaporatore del<br />

gruppo di refrigerazione.<br />

40 • tecnoplast N° 2 Marzo 2011<br />

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