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Furio Cerutti - Dipartimento di Filosofia

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<strong>Furio</strong> <strong>Cerutti</strong><br />

<strong>Filosofia</strong> politica. Un'introduzione<br />

organo legislativo (sto inventando fantasie a scopo euristico), e fondato sull'amore e la<br />

fratellanza degli uomini.<br />

Si può poi <strong>di</strong>stinguere un pacifismo istituzionale in senso giuri<strong>di</strong>co da uno in senso sociale;<br />

è quello che vede la con<strong>di</strong>zione sufficiente per la pace perpetua in una trasformazione sociale,<br />

putacaso in una rivoluzione.<br />

La pace non nasce né dalla fratellanza né dallo Stato, che Marx pensava si sarebbe ridotto e<br />

poi <strong>di</strong>ssolto: il marxismo riteneva che, essendo la lotta <strong>di</strong> classe la vera ultima ra<strong>di</strong>ce del<br />

conflitto, la sua eliminazione passasse attraverso una rivoluzione sociale che eliminasse<br />

l'antagonismo <strong>di</strong> classe per un verso e la macchina statuale per l'altro. Anche se, come ha detto<br />

Marx nel 1852 in uno scritto <strong>di</strong> riflessione dopo la rivoluzione del 1848, alla sconfitta della<br />

borghesia produttrice <strong>di</strong> guerra si può arrivare solo dopo decenni “<strong>di</strong> guerre <strong>di</strong> classe e <strong>di</strong><br />

popoli”. L'altro pacifismo più propriamente istituzionale è quello giuri<strong>di</strong>co, che vede la pace<br />

perpetua frutto o <strong>di</strong> un governo mon<strong>di</strong>ale o <strong>di</strong> un ispessimento delle organizzazioni<br />

internazionali.<br />

A metà fra pacifismo sociale e giuri<strong>di</strong>co c'è l'idea dell'eliminazione del conflitto attraverso il<br />

commercio. Oggi questa non si sente più propagandare, perché si è visto nel terribile secolo<br />

ventesimo non ha funzionato; ma essa ha avuto grande peso nella storia delle dottrine politiche<br />

da Montesquieu ai liberali. Per quasi due secoli l'umanità ha creduto che la sostituzione delle<br />

relazioni commerciali a quelle politico-<strong>di</strong>plomatico-militari come guida delle relazioni<br />

internazionali fosse la via maestra;l'opinione liberale classica ha visto nella politica, nella<br />

<strong>di</strong>plomazia e ovviamente nei militari, le ra<strong>di</strong>ci e i riproduttori principali della guerra, insomma i<br />

principali agenti belligeni, in<strong>di</strong>viduando invece nel commercio un forte e determinante agente<br />

<strong>di</strong> pace.<br />

Adesso che questa dottrina non c'è più si può invece <strong>di</strong>re che abbia avuto qualche successo.<br />

L'integrazione europea ha eliminato tendenze belligene tra i paesi dell'Europa Occidentale<br />

e ,negli anni Novanta, anche <strong>di</strong> quella centrale e orientale. È un processo che non avrebbe avuto<br />

lo sviluppo e il consolidamento politico che ha avuto (con i trattati <strong>di</strong> Roma del 1957 e con le<br />

riforme degli anni Sessanta, lo stabilizzarsi della Commissione europea, l'andare a regime del<br />

Consiglio europeo, cioè della riunione dei capi <strong>di</strong> Stato e <strong>di</strong> governo, più tar<strong>di</strong> con l'Atto unico<br />

e da ultimo con i Trattati <strong>di</strong> Maastricht, Amsterdam e Nizza e con il Trattato costituzionale del<br />

2004), se non ci fosse stata l'unione commerciale, doganale ed economica a sostenerla: i<br />

politici, gli intellettuali, i retori, si sarebbero messi a litigare e avrebbero rotto questo processo o<br />

lo avrebbero bloccato. Il processo invece è andato avanti, pur se in modo incompleto ed<br />

insufficiente. Di questo processo noi talora ve<strong>di</strong>amo soprattutto gli aspetti spiacevoli, <strong>di</strong><br />

regolazione commerciale e industriale, che sembrano predominavare sull'aspetto politico ed<br />

ideale del processo d’integrazione. È la manifestazione <strong>di</strong> un grosso deficit <strong>di</strong> politica, ma darne<br />

la colpa alle forze economiche, è un po' ingeneroso: la cosa deriva invece più da carenze<br />

politiche e culturali dei singoli paesi europei e dall'Unione europea tutta assieme che non dalla<br />

cattiva genia dei `bottegai' o dei “burocrati <strong>di</strong> Bruxelles”. Secondo, molte volte se non ci<br />

fossero stati i `bottegai' e i “burocrati”, che per i loro interessi hanno fatto sì che l'Europa<br />

andasse avanti e soprattutto non si spezzasse, i politici forse l'avrebbero spezzata. Detto in<br />

termini meno colloquiali e più teorici: le spinte <strong>di</strong> carattere commerciale, doganale, economico<br />

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