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Furio Cerutti - Dipartimento di Filosofia

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<strong>Furio</strong> <strong>Cerutti</strong><br />

<strong>Filosofia</strong> politica. Un'introduzione<br />

progressista, in Italia nel campo della questione pensionistica viene - meno come argomento e<br />

più come slogan - portato in campo da forze <strong>di</strong> destra. L'altro aspetto se le generazioni future<br />

facciano parte o no del genere umano è relativo ai danni che con la nostra tecnologia stiamo<br />

infliggendo al pianeta: rischiamo <strong>di</strong> consegnare alle generazioni future una terra ridotta ad una<br />

<strong>di</strong>scarica o ad una stufa, a seconda del problema che si mette in rilievo (rifiuti o global<br />

warming).<br />

Altro subtema del tema `genere umano' è se valga la pena <strong>di</strong> assicurarne la sopravvivenza, e<br />

se sì a quali costi. L'assunzione della sopravvivenza del genere umano come valore può essere<br />

contestata, il mestiere dei filosofi è quello <strong>di</strong> prendere sul serio ogni domanda e nessuna<br />

soluzione.<br />

La terza serie <strong>di</strong> problemi che derivano dalla situazione nucleare è quello della pace<br />

nucleare perpetua e qui devo fare un'ampia <strong>di</strong>gressione su pace e pacifismo.<br />

19. Pace, pacifismo e governo mon<strong>di</strong>ale<br />

Sulla definizione <strong>di</strong> pace ci si può rompere il capo senza cavarne una risposta affidabile:<br />

esiste una definizione negativa <strong>di</strong> pace, come assenza <strong>di</strong> conflitto armato o <strong>di</strong> guerra, ed una<br />

positiva, come assenza <strong>di</strong> conflitto, ed esistenza o promozione <strong>di</strong> una situazione in cui sono<br />

sra<strong>di</strong>cate le cause del conflitto, in primis la cosiddetta violenza strutturale che l'ineguaglianza<br />

economica, civile, razziale e quant'altro fa a chi ne è vittima. È un tema messo in circolazione<br />

dallo stu<strong>di</strong>oso norvegese Johan Galtung, uno dei fondatori della peace research. In teoria<br />

politica è conveniente attenersi in primis alla definizione negativa, con cui si pone un problema<br />

preciso: come evitare la trasformazione <strong>di</strong> conflitti incruenti in guerre, e si afferma che evitare<br />

la per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> vite umane è il primo e fondamentale compito della politica, dell’or<strong>di</strong>ne politico.<br />

Senza che ciò impe<strong>di</strong>sca <strong>di</strong> esplorare le presunte cause profonde dei conflitti cruenti e no. Da<br />

questo punto <strong>di</strong> vista è utile ricordare la sistemazione data al realismo politico negli anni<br />

Cinquanta da Kenneth Waltz, lo stu<strong>di</strong>oso americano che venne poi ed è tuttora considerato il<br />

padre, negli anni Sessanta e Settanta, del cosiddetto neorealismo: la causa permissiva, che cioè<br />

permette le guerre, sta nell’anarchia del sistema internazionale, mentre le loro cause imme<strong>di</strong>ate<br />

o efficienti stanno nell’antropologia umana e nel regime interno degli Stati 25.<br />

Invece azzardo la definizione <strong>di</strong> pacifismo, <strong>di</strong>cendo che è un termine ambivalente e <strong>di</strong> cui<br />

bisogna sciogliere l'ambivalenza. Il pacifismo può essere inteso come perseguimento attivo<br />

della pace come scopo della politica, nell'ambito <strong>di</strong> un <strong>di</strong>segno complessivo <strong>di</strong> questo scopo e<br />

dei mezzi per arrivarci. Il pacifismo in questo primo senso presuppone che come scopo della<br />

politica sia considerata la regolazione ed il contenimento dei conflitti. Ma se assumiamo<br />

interpretativamente, come si è fatto sopra, che la politica abbia per telos intrinseco la pace,<br />

basta far politica e dovremmo essere considerati pacifisti? No, perché il pacifismo è<br />

perseguimento attivo, significa cioè mettere al centro della propria azione politica la ricerca<br />

25 K.Waltz, Man, the State and War,1959, tr. it. Giuffré, Milano 1998.<br />

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