Furio Cerutti - Dipartimento di Filosofia
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<strong>Furio</strong> <strong>Cerutti</strong><br />
<strong>Filosofia</strong> politica. Un'introduzione<br />
altri pensano, con qualche fondamento, che, se non nel novero dei nostri 60, 70, 80 anni <strong>di</strong> vita,<br />
almeno negli anni <strong>di</strong> vita <strong>di</strong> altre generazioni, possa comparire un'asteroide che si schiacci sulla<br />
terra e ci faccia fare la stessa fine dei <strong>di</strong>nosauri. Questo è un tema filosofico abbastanza<br />
corrente, la precarietà dell'esistenza umana nelle sue con<strong>di</strong>zioni cosmiche. Quella che non è<br />
corrente è la riflessione filosofica sul significato <strong>di</strong> una precarietà fatta in casa, che ci siamo noi<br />
stessi procurati, che fino a pochi decenni fa non esisteva. Per alcuni migliaia <strong>di</strong> anni gli uomini<br />
hanno vissuto, e i filosofi hanno pensato, che il pericolo massimo fosse lo scontro con un<br />
asteroide, adesso è possibile, oltre lo scontro con un asteroide, la catastrofe nucleare, cioè<br />
prodotta da cose che noi stessi abbiamo creato, usato, messo in circolazione.<br />
Questo è il significato <strong>di</strong> sopravvivenza o <strong>di</strong> minaccia alla specie, quello <strong>di</strong> dover vivere<br />
con la possibilità che, seppur non scompaia la specie nel senso della mera vita vegetativa,<br />
scompaiano tutte o la maggior parte delle con<strong>di</strong>zioni lato sensu culturali <strong>di</strong> vita della nostra<br />
specie, e che questo avvenga per opera <strong>di</strong> nostri artefatti.<br />
La tematica kantiana degli esseri finiti acquista nel nostro secolo una connotazione <strong>di</strong>versa,<br />
perché è una finitu<strong>di</strong>ne che può riguardarci anche in altri significati che non quelli kantiani. Se<br />
ancora Kant poteva pensare come prolungamento del nostro agire morale al regno dei fini, che a<br />
quell'agire dava senso, è un po' più <strong>di</strong>fficile pensare ad un senso del nostro agire morale se<br />
dobbiamo pensare che fra le possibilità in esso insite vi sia la fine culturale, e magari anche<br />
biologica, della specie, per effetto del nostro stesso operato.<br />
Quin<strong>di</strong> il secondo gruppo <strong>di</strong> problemi che nascono dalla situazione nucleare sono quelli che<br />
possiamo intitolare al genere umano. Perché il genere umano? Perché esso viene minacciato<br />
nella sua sopravvivenza e proprio perché viene minacciato si può pensare che esso esista per la<br />
prima volta realiter e non semplicemente come ens rationis, che esista un nesso tanto materiale<br />
quanto invincibile, quello della minaccia e della paura dell'estinzione, che ci tiene per la prima<br />
volta assieme come mai hanno potuto fare tutti i nessi morali, religiosi, civili che ci siamo<br />
potuti immaginare. Allora, se il genere umano esiste ben più realmente <strong>di</strong> una volta, proprio<br />
perché la sua sopravvivenza non è più né sicura né <strong>di</strong> per sé evidente, nascono alcuni problemi<br />
più particolari. Da chi è costituito il genere umano? Solo dai presenti sulla terra, dai nostri<br />
contemporanei, oppure dobbiamo ammettere che esso sia costituito in quanto attore morale,<br />
soggetto <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritti e doveri, anche dalle generazioni future? Qui c'è molta letteratura filosofica,<br />
molta contemporanea ma anche non contemporanea, che ormai sta <strong>di</strong>ventando anche<br />
politicamente rilevante, perché le generazioni future sono un importante punto <strong>di</strong> <strong>di</strong>scussione,<br />
un coprotagonista, un attore giovane che dà un po' fasti<strong>di</strong>o al capocomico. Questo si vede anche<br />
nelle gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>scussioni etico politiche sulla <strong>di</strong>stribuzione della ricchezza, che ha molti aspetti,<br />
dei quali uno è se la <strong>di</strong>stribuzione attuale debba essere giu<strong>di</strong>cata ed eventualmente cambiata<br />
non solo e non tanto rispetto ai contemporanei, ma in vista <strong>di</strong> come essa impatterà sulle<br />
generazioni future. Questo per ciò che riguarda la <strong>di</strong>stribuzione della ricchezza, dell'energia,<br />
dell'alimentazione. Un altro punto importante è sorto anche in un paese che arriva sempre<br />
ultimo a nuove formulazioni, cioè l'Italia: nella <strong>di</strong>scussione sul sistema pensionistico, uno dei<br />
punti <strong>di</strong> vista più avanzati è che il sistema è iniquo nei confronti delle generazioni future,<br />
perché erode in anticipo la ricchezza a cui tali generazioni dovrebbero potere aver parte. La<br />
cosa curiosa è che negli altri paesi l'argomento delle generazioni future è stato un argomento<br />
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