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Furio Cerutti - Dipartimento di Filosofia

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<strong>Furio</strong> <strong>Cerutti</strong><br />

<strong>Filosofia</strong> politica. Un'introduzione<br />

Questa è un'opinione rispettabile, non falsa in zoologia. Ma è falsa nel contesto <strong>di</strong> filosofia<br />

politica e filosofia morale in cui non ci interessa il destino biologico o zoologico dell'umanità,<br />

ma guar<strong>di</strong>amo l'umanità dal punto <strong>di</strong> vista morale, metafisico e politico. Metafisico per il<br />

significato che tale destino ha; morale per quanto esso <strong>di</strong>penda dalle nostre scelte <strong>di</strong> fare o non<br />

fare, <strong>di</strong> omettere; politico in quanto il destino degli uomini possa essere fatto oggetto <strong>di</strong> nuovi<br />

progetti ed istituzioni politiche: intendo non il destino dei singoli uomini, ma della specie.<br />

In questa sede morale e politica, che è la sede per ogni <strong>di</strong>scorso culturale, non ci interessa la<br />

sopravvivenza meramente biologica. Ma poi credo, senza invadere più <strong>di</strong> tanto il terreno delle<br />

scienze naturali, che si possa sostenere con buone ragioni dal punto <strong>di</strong> vista <strong>di</strong> zoologia ed<br />

etologia, che non è possibile rappresentare la vita umana e la sua riproduzione se non entro<br />

con<strong>di</strong>zioni culturali, cioè non è possibile rappresentarla come qualcosa che si riproduce per<br />

mero risultato <strong>di</strong> pulsioni istintuali, quando qualsiasi filosofo, antropologo culturale, etologo,<br />

primatologo sa che, se vogliamo veramente definire la vita umana, non possiamo definirla altro<br />

che ascrivendo costituzionalmente alle sue con<strong>di</strong>zioni e alla sua riproduzione i fattori culturali,<br />

cioè cose che noi creiamo e trasformiamo.<br />

Dal punto <strong>di</strong> vista `zoologico', si è detto, non c'è da meravigliarsi dell'estinzione possibile;<br />

per un verso l'estinzione è sicura perché è il destino biologicamente naturale della specie e<br />

quin<strong>di</strong> statisticamente sicura, e poi è sicura per ragioni più specificamente fisiche,<br />

cosmologiche, cioè perché ad un certo punto il sistema solare si raffredderà e in poco tempo,<br />

nel senso cosmico, scompariranno le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> temperatura necessarie alla riproduzione<br />

della vita umana e della vita tout court, non solo sul nostro pianeta, ma nel sistema solare<br />

intero.<br />

Quanto all'estinzione della vita umana per via <strong>di</strong> uno scontro termonucleare, è certamente<br />

vero che le previsioni scientifiche implicano riserve fallibilistiche. Si tratta però qui <strong>di</strong> un<br />

fallibilismo un po' sui generis perché, mentre il fallibilismo scientifico `normale' affida la<br />

contestazione della tesi ad un esperimento, in questo caso nessuna esperienza è possibile, né<br />

auspicabile, o può essere messa in conto, come se si trattasse <strong>di</strong> una normale procedura<br />

scientifica; provare a fare una guerra termonucleare per vedere come va a finire, se poi ci<br />

estinguiamo veramente o no, è una cosa priva <strong>di</strong> ogni senso comune. Gli stu<strong>di</strong>osi <strong>di</strong>cono che, si<br />

accetti o no la teoria dell'inverno nucleare, gli effetti sono tali e l'incertezza degli effetti è tale,<br />

che non si può escludere l'estinzione nello stesso puro senso biologico e zoologico.<br />

A questo punto come filosofi possiamo <strong>di</strong>re che, anche se dovessimo ritenere bassa la<br />

probabilità sia che avvenga un conflitto termonucleare e ne nasca l'estinzione della specie<br />

umana, oppure se dovessimo ritenere bassissima la possibilità che scoppi un qualsiasi conflitto<br />

termonucleare, in<strong>di</strong>pendentemente dalle sue conseguenze, dal punto <strong>di</strong> vista filosofico il fatto<br />

che esso possa scoppiare, e che possa avere queste conseguenze, è filosoficamente<br />

rilevantissimo, perché l'estinzione della vita umana ha dei significati filosofici che non sono<br />

mai esplicitati fino in fondo. Tutta la filosofia, quando si è occupata della morte, si è occupata<br />

della morte dell'in<strong>di</strong>viduo, compreso l'esistenzialismo (si pensi al Sein-zum-Tode <strong>di</strong> Heidegger),<br />

non della morte della specie. È rilevante filosoficamente e antropologicamente che la specie<br />

umana debba vivere con questa possibilità al suo fianco. Questo la specie umana lo fa già,<br />

perché alcuni pensano che il Creatore possa ripetere Sodoma e Gomorra o il Diluvio e perché<br />

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