Furio Cerutti - Dipartimento di Filosofia
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<strong>Furio</strong> <strong>Cerutti</strong><br />
<strong>Filosofia</strong> politica. Un'introduzione<br />
modernità che si auto<strong>di</strong>strugge. Credo che queste interpretazioni abbiano il <strong>di</strong>fetto opposto agli<br />
appiattimenti <strong>di</strong> cui abbiamo appena parlato, avendo un effetto <strong>di</strong> vanificazione olistica. Di un<br />
fenomeno, <strong>di</strong> un processo che è specifico della nostra epoca, a cui l'umanità è arrivata nella<br />
nostra epoca, e che si deve cercare <strong>di</strong> capire nella sua logica specifica, esse danno una<br />
spiegazione attraverso megacategorie, ovvero megadefinizioni della situazione umana, che in<br />
realtà vanificano la specificità del processo che ha prodotto la situazione nucleare, e con alcuni<br />
filosofemi sulla sorte dell'umanità e della civiltà vanificano anche il contributo specifico che<br />
può venire dalla filosofia politica. Dall'altro lato tali interpretazioni falliscono il bersaglio,<br />
perché per esempio tutta la tematica, <strong>di</strong> cui alcuni filosofi più o meno post-moderni si <strong>di</strong>lettano,<br />
del nichilismo, non ha pressoché niente a che fare con la annichilazione <strong>di</strong> cui la situazione<br />
nucleare ci offre la possibilità: non c'è nessun nesso riconoscibile scientificamente fra il<br />
cosiddetto nichilismo, cioè in una parola il sovvertimento e la ridefinizione <strong>di</strong> tutti i valori, la<br />
Umwertung aller Werte <strong>di</strong> Nietzsche, e la <strong>di</strong>namica che ha portato alla situazione nucleare. Una<br />
battuta cattiva: per stu<strong>di</strong>are i problemi gravi dell'epoca moderna e la sua crisi e la sua<br />
conclusione, anche i filosofi avrebbero fatto bene a stu<strong>di</strong>are le <strong>di</strong>namiche e le possibilità <strong>di</strong><br />
annichilazione e un po' meno il nichilismo: guardando insomma in faccia il nihil che<br />
effettivamente esiste come potenzialità dei nostri prodotti, e non pensando che esso derivi per<br />
qualche magico influsso dalla crisi d'identità dei ceti intellettuali che hanno compiuto o che si<br />
<strong>di</strong>battono nella Umwertung aller Werte. Ma <strong>di</strong> solito i filosofi preferiscono parlare dei filosofi<br />
ad altri filosofi e non parlare filosoficamente delle sorti del genere umano e dei singoli<br />
in<strong>di</strong>vidui.<br />
Finita la parte polemica, vorrei <strong>di</strong>re che io ritengo che le ra<strong>di</strong>ci della situazione nucleare<br />
siano nella `<strong>di</strong>alettica' ovvero nel paradosso della sicurezza, nel security <strong>di</strong>lemma, cioè nel<br />
produrre massima insicurezza come risultato delle nostre misure prese per garantire la<br />
sicurezza. Ma queste sono solo le ra<strong>di</strong>ci: occorre aggiungere la circostanza evolutiva che questa<br />
sicurezza è stata largamente delegata alla tecnica e precisamente alla tecnica senza regolazioni,<br />
senza istituzioni adeguate per controllare il nesso contemporaneo <strong>di</strong> tecnica e sicurezza. Da<br />
questa prospettiva si vede che la situazione nucleare pone quattro questioni che non sono solo<br />
<strong>di</strong> filosofia politica, e la cui definizione ha le ra<strong>di</strong>ci nella filosofia politica, ma che poi mobilita<br />
la filosofia tout court e non solo la filosofia. Le questioni sono quelle della tecnica, del genere<br />
umano, della pace perpetua e quella del rapporto tra idealismo e realismo.<br />
Si tratta anzitutto del problema eminentemente filosofico <strong>di</strong> che cosa la tecnica rivela<br />
dell'uomo e del suo rapporto con il cosmo: da un lato con la realtà fisica e dall'altro con gli altri<br />
uomini. Detto in maniera storiografica si va dal poiein aristotelico alla riflessione heideggeriana<br />
sulla tecnica (fine degli anni Quaranta). Oggi sono due gli elementi principali. Primo, gli<br />
uomini sono arrivati a penetrare e sovvertire quelli che almeno adesso a noi, al nostro stato<br />
attuale della conoscenza, risultano i livelli ultimi della materia. Non solo il nucleo dell'atomo,<br />
ma ciò che sta sotto, la struttura della materia, sono nozioni in continua evoluzione. Io detesto il<br />
continuo rinvio alle eterne verità e figure della filosofia e della letteratura e mitologia, perché<br />
penso che il mondo sia realmente cambiato e che il filosofare non sia il filosofare sull'eterno, su<br />
autori eterni o categorie eterne. Ritengo che pensare questo sia un vizio idealistico e mi schiero<br />
decisamente con la tra<strong>di</strong>zione materialistica moderna che pensa che la realtà sia qualcosa che<br />
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