Furio Cerutti - Dipartimento di Filosofia
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<strong>Furio</strong> <strong>Cerutti</strong><br />
<strong>Filosofia</strong> politica. Un'introduzione<br />
statuale per cui l'unica paura che dovrebbe rimanere dopo il patto sarebbe quella dei citta<strong>di</strong>ni <strong>di</strong><br />
fronte alla legge si incrina, perché attraverso questo tipo <strong>di</strong> sistema <strong>di</strong> sicurezza, la deterrenza<br />
nucleare, lo Stato rischia <strong>di</strong> aumentare la paura anziché <strong>di</strong>minuirla. Gli effetti possibili <strong>di</strong> questo<br />
sistema <strong>di</strong> sicurezza, dove esso debba concretamente venir messo in atto, crea molta più paura<br />
che non quella che lo Stato riesca ad assorbire e neutralizzare, che non la paura derivante dalla<br />
situazione <strong>di</strong> possibile guerra civile, <strong>di</strong> possibile <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ne sociale. È una paura più astratta,<br />
infinitamente più impersonale, ma non per questo meno pesante e terribile.<br />
Queste sono, rapidamente, le conseguenze politiche delle armi nucleari e ci potremmo<br />
fermare qui se facessimo pura teoria politica; ma siccome facciamo un <strong>di</strong>scorso <strong>di</strong> filosofia<br />
politica, dobbiamo ancora parlare degli aspetti più universali e filosofici <strong>di</strong> questa situazione.<br />
`Situazione nucleare' è la formula che uso per sintetizzare uno stato <strong>di</strong> cose avente il suo<br />
nucleo filosofico nel fatto che non questo o quello Stato, ma tutti gli Stati, cioè il genere umano,<br />
è arrivato ad un punto che, per garantire al massimo grado la sicurezza dei singoli Stati nei<br />
rapporti interstatali, si mette cre<strong>di</strong>bilmente in pericolo la sopravvivenza del genere umano<br />
stesso. Per sopravvivenza del genere umano non si intende, né esclusivamente né<br />
principalmente, la sopravvivenza biologica che rischia <strong>di</strong> essere cancellata dagli effetti <strong>di</strong> una<br />
guerra nucleare totale; un evento che non è sicuramente preve<strong>di</strong>bile che si verifichi, così come<br />
non si può scientificamente escluderlo. In ogni caso da questa previsione scientifica degli<br />
effetti, si accetti o no la specifica dottrina dell'inverno nucleare, si può ricavare la certezza della<br />
<strong>di</strong>struzione pressoché totale della civiltà umana. Gli inglesi usano l'espressione “riportare a<br />
forza <strong>di</strong> bombe il genere umano nell'età della pietra” (to bomb humankind back into the stone<br />
age).<br />
Della situazione nucleare si danno <strong>di</strong>verse spiegazioni: o che derivi dagli imperialismi <strong>di</strong><br />
questa o quella potenza, oppure da una logica economico-sociale interna al processo <strong>di</strong><br />
industrializzazione, oppure ancora l'idea non legata ad un'ipotesi storica, ma antropologica, che<br />
essa derivi dall'esaltazione <strong>di</strong> una cosa che c'è sempre stata, cioè l'aggressività umana.<br />
L'ultima <strong>di</strong> queste spiegazioni è ideologica, nel senso che deriva da una<br />
sovrainterpretazione in termini <strong>di</strong> filosofia della civiltà, <strong>di</strong> aspetti o categorie che sono<br />
importanti nello stu<strong>di</strong>o della natura (biologia dell'aggressività); ma una categoria che viene<br />
estrapolata dal suo terreno specifico e resa categoria filosofica generale è vittima <strong>di</strong> un processo<br />
<strong>di</strong> ideologizzazione.<br />
Le spiegazioni risalenti all'imperialismo e all'industrializzazione sono insufficienti nel senso<br />
che si tengono al <strong>di</strong> sotto del livello <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>mento che una cosa così drammatica come la<br />
situazione nucleare richiede. A me sembrano appiattimenti economicistici o sociologistici: sono<br />
processi storici e sociali specifici <strong>di</strong> un'epoca, che non spiegano come non questo o quel paese,<br />
non questa o quella regione, non questa o quella classe sociale, ma l'intera umanità arrivi al<br />
punto <strong>di</strong> mettere in forse con le sue proprie mani la propria esistenza e sopravvivenza. Per<br />
capire questo ci vuole qualcosa <strong>di</strong> più che l'estrapolazione <strong>di</strong> processi sociologici ed economici<br />
che riguardano il periodo <strong>di</strong> duecento o trecento anni della modernità.<br />
Dobbiamo ricorrere a spiegazioni <strong>di</strong> tipo filosofico. Ci troviamo <strong>di</strong> fronte un panorama non<br />
uniforme: alcuni recepiscono la drammaticità intrinseca alla situazione nucleare così come<br />
viene definita e <strong>di</strong>cono che questo <strong>di</strong>pende o dal materialismo o dal nichilismo o dalla<br />
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