Furio Cerutti - Dipartimento di Filosofia
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<strong>Furio</strong> <strong>Cerutti</strong><br />
<strong>Filosofia</strong> politica. Un'introduzione<br />
partecipanti, i membri del sistema politico europeo, che poi vuol <strong>di</strong>re in quel periodo il sistema<br />
politico mon<strong>di</strong>ale, si mettono assieme per sancire ufficialmente che non sono solo membri <strong>di</strong><br />
un sistema, ma membri <strong>di</strong> una società, e che l'equilibrio non si reggerà più su <strong>di</strong> un meccanismo<br />
<strong>di</strong> riequilibrio cieco, ma cercando <strong>di</strong> determinare in maniera preventiva, e non post factum, cosa<br />
si può fare e cosa non si può fare, quali cambiamenti ci possono essere e quali no - pur meglio<br />
restando che non vi sia nessun cambiamento. A questo una parte dei partecipanti al Congresso<br />
<strong>di</strong> Vienna pone anche un sigillo ideologico, la Santa Alleanza, che naturalmente non coincide<br />
con il Concerto delle Nazioni, che comprende tutti. La Santa Alleanza riguarda le potenze<br />
arciconservatrici: l'Impero asburgico, la Prussia e la Russia, ma è a sua volta una forma <strong>di</strong><br />
società internazionale che, <strong>di</strong>versamente dalle alleanze del Sei/Settecento che avevano un fine<br />
prevalentemente e <strong>di</strong>chiaratamente programmatico (cioè impe<strong>di</strong>vano la troppa potenza dell'uno,<br />
quali che fossero le affinità o <strong>di</strong>sparità <strong>di</strong> fede fra amici ed avversari del momento), ha anche un<br />
fine e un'ispirazione ideologica.<br />
Il Concerto delle Nazioni - nuova e più matura versione delle politiche <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne<br />
internazionale, in quanto introduce il tentativo <strong>di</strong> prevenire e pianificare lo sviluppo<br />
internazionale, ma il cui fine rimane quello del mantenimento dell'equilibrio <strong>di</strong> potenza - dura<br />
fino al 1914, data-limite evidente. La prima guerra mon<strong>di</strong>ale non può che spezzare l'equilibrio,<br />
anche se si assume la versione più continuistica, guardando a quelle che gli storici francesi<br />
chiamano tendenze <strong>di</strong> lunga durata. Oltre il 1914 mi pare proprio impossibile allungare la vita<br />
dell'equilibrio <strong>di</strong> potenza come principio regolativo. Si tenta infatti <strong>di</strong> sostituirlo con la Società<br />
delle Nazioni, che è un primo sistema <strong>di</strong> sicurezza collettiva. La nuova etichetta del sistema<br />
internazionale è la sicurezza collettiva: facciamo tutti parte <strong>di</strong> una stessa società internazionale<br />
e invece <strong>di</strong> guardare ciascuno alla sicurezza <strong>di</strong> sé e solo <strong>di</strong> sé e al massimo dei suoi alleati,<br />
garantiamo la sicurezza <strong>di</strong> tutti. Ognuno è impegnato a intervenire per garantire questa<br />
sicurezza, dovunque sia minacciata. Noi siamo ancora in regime <strong>di</strong> sicurezza collettiva; almeno<br />
nel senso che la nozione, la mentalità politica, giuri<strong>di</strong>ca, strategica che dà forma e legittimità<br />
all'agire della stragrande maggioranza degli Stati e soprattutto delle organizzazioni<br />
internazionali, ancora adesso è la sicurezza collettiva, con aggiunta oggi della sicurezza<br />
comune. L'organizzazione più efficace nel garantire collettivamente sicurezza ai suoi membri è<br />
stata la NATO (North Atlantic Treaty Organization). Alla sicurezza collettiva si ispira<br />
ovviamente la stessa ONU, ma il suo tasso <strong>di</strong> efficienza è purtroppo assai minore <strong>di</strong> quello delle<br />
organizzazioni parziali o regionali.<br />
Veniamo ora all'altra faccia <strong>di</strong> questa limitazione della guerra, <strong>di</strong> questo temperamento<br />
dell'anarchia internazionale. Si tratta della dottrina della guerra giusta o bellum iustum che non<br />
va confusa, come molti hanno fatto per loro comodo polemico, con l'apologia della guerra. Nel<br />
suo sviluppo la dottrina della guerra giusta può anche essere stata soggetta a questa torsione, ma<br />
nella sua genesi è una dottrina della limitazione della guerra, <strong>di</strong> restrizione delle occasioni in cui<br />
si può fare la guerra e del modo in cui è ammesso farla. La nozione <strong>di</strong> guerra giusta comincia<br />
con Agostino e poi con Tommaso e si consolida in una tra<strong>di</strong>zione che attraversa il Me<strong>di</strong>oevo e<br />
poi il Rinascimento con i gran<strong>di</strong> trattatisti del Cinquecento, come lo spagnolo Vitoria, e del<br />
Seicento, come l'olandese Groot (Grozio). È giusta la guerra che ha le seguenti caratteristiche<br />
(riepilogate in una standard version a fini <strong>di</strong>dattici): è <strong>di</strong>chiarata da un'autorità legittima; è<br />
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