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Furio Cerutti - Dipartimento di Filosofia

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<strong>Furio</strong> <strong>Cerutti</strong><br />

<strong>Filosofia</strong> politica. Un'introduzione<br />

illimitato, non vi possono essere - se si esclude una monarchia o <strong>di</strong>ttatura planetaria - altro che<br />

molti Stati, il potere dell'uno essendo sempre delimitato da quello degli altri, e dovendosi<br />

confrontare l'uno con gli altri.<br />

Ricor<strong>di</strong>amo altre caratteristiche proprie dello Stato all'interno. Anzitutto, gli attori della vita<br />

statuale, secondo la teoria moderna contrattualistica, sono gli in<strong>di</strong>vidui, mentre gli enti, i<br />

cosiddetti corpi interme<strong>di</strong>, e secondo alcuni anche la società civile, sono secondari rispetto agli<br />

in<strong>di</strong>vidui umani. Secondo, lo Stato è una unità politica relativamente stabile nel tempo e nello<br />

spazio: <strong>di</strong>co relativamente perché gli Stati possono consensualmente <strong>di</strong>vidersi, essere sottoposti<br />

a secessione e possono essere inglobati in un altro, o <strong>di</strong>sciogliersi in una federazione. Gli Stati<br />

moderni (in verità, ciò vale <strong>di</strong> tutti gli Stati che abbiano una qualche Costituzione, come Atene<br />

e Sparta, ed una configurazione giuri<strong>di</strong>ca, come Roma; non vale per regimi personali, satrapieet<br />

similia.) consistono <strong>di</strong> istituzioni impersonali e permanenti. Ogni Stato ha delle funzioni, non<br />

tutti hanno dei fini, nel senso che possono o no darsi obiettivi in<strong>di</strong>cati da una particolare<br />

concezione politica, ideologica, religiosa o quant'altro. Le funzioni dello Stato moderno sono la<br />

produzione, l'accertamento e l'attuazione del <strong>di</strong>ritto: lo Stato funziona prevalentemente<br />

attraverso la legge, non nel senso <strong>di</strong> essere un `robot <strong>di</strong> commi <strong>di</strong> legge' (Paragraphenautomat,<br />

Max Weber), bensì perché gli interessi, le volontà, i rapporti <strong>di</strong> potere <strong>di</strong> cui esso si sostanzia<br />

debbono sempre e comunque, per <strong>di</strong>venire atto dello Stato, potersi presentare in forma <strong>di</strong> legge<br />

o riconducibile ad una legge.<br />

Si suppone insomma che il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> volta in volta prodotto dallo Stato sia valido e<br />

vincolante per tutti. Certo, in con<strong>di</strong>zioni eccezionali esso può essere non valido perché fondato<br />

su autorità cui manca qualcosa, per esempio il titolo per fare la legislazione oppure perché un<br />

attore (un gruppo sociale o nazionale o dottrinale) rivoluzionario si rifiuta <strong>di</strong> sottostare a quel<br />

<strong>di</strong>ritto della cui produzione lo Stato precipuamente si occupa. Sono casi eccezionali che non<br />

mutano la regola, perché prima o dopo (certo, nel frattempo possono avvenire terremoti) quel<br />

gruppo o viene riassorbito o fa davvero la rivoluzione e crea un nuovo <strong>di</strong>ritto.<br />

Torniamo al tema della sovranità, per trattarlo in modo più <strong>di</strong>retto. Con esso si in<strong>di</strong>ca il<br />

potere statuale in quanto sommo all'interno e in<strong>di</strong>pendente con riguardo a quanto è fuori dello<br />

Stato. La sovranità in quanto summa potestas è pensabile solo nella società politica, perché<br />

soltanto in essa - come sappiamo da quanto si è detto sul potere politico - esiste questo<br />

or<strong>di</strong>namento verticale e piramidale del potere. Nella sua versione classica, si usano anche<br />

aggettivazioni più specifiche: essa è assoluta, non sottoposta cioè a leggi (almeno a leggi<br />

positive) d'altra fonte che quelle fatte dal sovrano medesimo. È una, non essendo sud<strong>di</strong>visa fra<br />

un potere centrale, i ceti, i corpi interme<strong>di</strong>, ma risedendo tutta nello Stato in quanto fonte unica,<br />

al che non fa contrasto che i poteri dello Stato possano essere delegati (ma non ceduti) a questa<br />

o quella istanza. È perpetua ed inalienabile, non essendo lo Stato proprietà personale del<br />

principe, e si può perdere - come scrisse Leibnitz - solo “par la force des armes”. In quanto<br />

sovrano, lo Stato ha la plenitudo potestatis che una volta toccava solo al sacro romano<br />

imperatore.<br />

Detto che cos'è la sovranità, ci resta da <strong>di</strong>re in che cosa si manifesta e dove risiede. Sono<br />

due domande capitali della teoria politica classica, ma ne abbiamo già trattato sotto altro titolo e<br />

qui ci limiteremo a richiamare alcune cose. A riguardo della prima domanda, si usa sud<strong>di</strong>videre<br />

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