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Furio Cerutti - Dipartimento di Filosofia

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<strong>Furio</strong> <strong>Cerutti</strong><br />

<strong>Filosofia</strong> politica. Un'introduzione<br />

bensì un pactum inter partes, cioè una figura <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto privato in cui dal compromesso tutti<br />

guadagnano qualcosa e nessuno ha soltanto per<strong>di</strong>te da sopportare. Dal punto <strong>di</strong> vista della teoria<br />

dei giuochi banalizzata, la procedura giuspubblicistica è un gioco a somma zero (in una<br />

operazione algebrica uno guadagna <strong>di</strong>eci, l'altro perde <strong>di</strong>eci e la somma del gioco è zero). La<br />

procedura giusprivatistica, compromissoria o pattizia, è un gioco a somma positiva, in cui<br />

ognuno guadagna qualcosa e quin<strong>di</strong> la somma algebrica complessiva è superiore a zero. Questa<br />

seconda procedura, che ha portato modelli privatistici nel campo eminentemente (almeno una<br />

volta) pubblico della politica ha preso largo campo, non soppiantando la regolazione via leggi,<br />

via maggioranza-minoranza, ma erodendo lo spazio riservato a questi processi. Negli Stati del<br />

benessere contemporanei si assiste così ad un processo sociale e politico risoltosi in ciò che gli<br />

stu<strong>di</strong>osi chiamano neocorporatismo: un tipo <strong>di</strong> gestione dei conflitti sociali e politici in cui non<br />

c'è il pubblico, la legge, il parlamento, il governo che sta fuori dal gioco e lascia che sindacati e<br />

patronato si mettano d'accordo o si scontrino quanto vogliano, a meno che non <strong>di</strong>ano fuoco alle<br />

fabbriche o a i municipi. La posizione tra<strong>di</strong>zionale sarebbe quella <strong>di</strong> tenersi fuori, garantendo il<br />

rispetto dell'or<strong>di</strong>ne pubblico o al massimo intervenendo con la legge per fissare super partes le<br />

con<strong>di</strong>zioni generali in base alle quali accordarsi. La funzione del governo in situazione<br />

neocorporatista è invece quella <strong>di</strong> essere insieme me<strong>di</strong>atore, (non arbitro che <strong>di</strong>ce alle altre due<br />

parti sociali in conflitto “tu per<strong>di</strong>, tu vinci”, ma uno che li mette d'accordo) e parte in causa,<br />

perché lo Stato stesso è datore <strong>di</strong> lavoro nell'enorme settore dell'impiego pubblico, e perché lo<br />

Stato provvede con provve<strong>di</strong>menti <strong>di</strong> tipo finanziario (sgravi fiscali, fiscalizzazione degli oneri<br />

sociali) a <strong>di</strong>stribuire sull'intera comunità i costi del compromesso fra le due gran<strong>di</strong> corporazioni<br />

dei datori <strong>di</strong> lavoro e dei lavoratori.<br />

Questo è il neocorporatismo: un gioco a tre in cui il potere pubblico non riveste più una<br />

funzione super partes tra<strong>di</strong>zionale, ma è esso stesso parte in gioco e me<strong>di</strong>atore, anche <strong>di</strong>sposto<br />

a pagare in parte i costi della me<strong>di</strong>azione. Una parentesi problematica: questo tipo <strong>di</strong> regime,<br />

ovvero <strong>di</strong> costituzione materiale a cui ci siamo abituati dal dopoguerra, è in parte eroso dalla<br />

crisi fiscale dello Stato del benessere, dal <strong>di</strong>slocarsi del conflitto sociale dallo scenario<br />

tra<strong>di</strong>zionale (fra classe operaia o lavoratori <strong>di</strong>pendenti e padronato o datori <strong>di</strong> lavoro) a quello<br />

sempre più definito da un largo settore della società che non entra neppure nel gioco<br />

neocorporatista: i <strong>di</strong>soccupati, i poveri, gli immigrati, gli emarginati, quelli che sono in<br />

posizione debole sul mercato del lavoro o che ne sono stati espulsi. Uno dei problemi attuali,<br />

oltre quelli <strong>di</strong> crisi fiscale, che rende dall'esterno non più resistentissimo il neocorporatismo<br />

come costituzione materiale, è ciò che è stato figurativamente chiamato il costituirsi della<br />

società dei due terzi. Alla società bipolare <strong>di</strong> capitalisti e operai, lavoratori <strong>di</strong>pendenti e<br />

possessori dei mezzi <strong>di</strong> produzione, come forma centrale dello scontro sociale, si è sostituita la<br />

società <strong>di</strong>visa sì in due, ma non più fra il 50% e l'altro 50%, o meglio fra il 70% e il 20%. Nel<br />

66% della società dei due terzi ci stanno i lavoratori <strong>di</strong>pendenti con posizione più o meno<br />

consolidata tanto quanto gli impren<strong>di</strong>tori piccoli e gran<strong>di</strong>, i membri della varie burocrazie<br />

pubbliche e semi-pubbliche, e così via. L'altro terzo della società, fra cui i giovani senza lavoro<br />

o con lavoro totalmente precario, è completamente fuori da queste coor<strong>di</strong>nate e l'esserne fuori<br />

completamente rende socialmente, e in prospettiva politicamente, più precaria la società<br />

postindustriale contemporanea. È un problema <strong>di</strong> crisi e precarietà della democrazia<br />

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