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Furio Cerutti - Dipartimento di Filosofia

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<strong>Furio</strong> <strong>Cerutti</strong><br />

<strong>Filosofia</strong> politica. Un'introduzione<br />

italiano secondo la legge vigente che era lo Statuto albertino; ma non c'è dubbio che per il modo<br />

in cui questo incarico venne preparato, cioè l'atto insurrezionale della marcia su Roma, e per le<br />

vie che il governo fascista poi percorse, si trattava e si trattò sempre più <strong>di</strong> un potere non<br />

legittimo, in quanto <strong>di</strong>strusse lo stesso tessuto democratico (anche se non troppo) e<br />

costituzionale dell'Italia liberale. Ancor più eclatante fu il cancellierato <strong>di</strong> Adolf Hitler, che il 31<br />

gennaio 1933 gli fu conferito da chi aveva il potere <strong>di</strong> darglielo, cioè dal Presidente del Reich, il<br />

maresciallo von Hindenburg, e fu poi confermato dal Reichstag e dalle elezioni del marzo del<br />

1933. Cosa c'era <strong>di</strong> più legale del potere del cancelliere Hitler? Ed è sempre per via <strong>di</strong> leggi<br />

debitamente approvate che egli si trasformò poi da cancelliere in Führer, cioè nel capo <strong>di</strong> un<br />

regime, e poi (per qualche anno) <strong>di</strong> un impero continentale, che oppresse e sterminò decine <strong>di</strong><br />

milioni <strong>di</strong> uomini.<br />

Questo secolo insomma ci ha insegnato che la legalità <strong>di</strong> un regime non garantisce il<br />

rispetto delle minime regole <strong>di</strong> convivenza in base alle quali gli in<strong>di</strong>vidui lo vivono come<br />

legittimo od esecrabile. Gli episo<strong>di</strong> cui si è accennato si possono peraltro iscrivere in un'antica<br />

<strong>di</strong>atriba, che è quella se il potere, una volta conferito legalmente, autorizzi chi lo detiene a farne<br />

un uso che sia contrario non alle leggi vigenti, al <strong>di</strong>ritto positivo vigente, bensì ai fondamenti<br />

giuri<strong>di</strong>ci, politici, morali e culturali <strong>di</strong> una certa comunità. Gli antichi usavano porre questo<br />

tema nell'ambito più generale del <strong>di</strong>lemma: “è meglio il governo degli uomini o il governo delle<br />

leggi?”.<br />

La soluzione proposta dai maggiori autori dell'antichità - dall'isonomia (eguaglianza <strong>di</strong>nanzi<br />

alla legge) dei Greci a Cicerone - è quella della superiorità del governo delle leggi, a cui gli<br />

uomini sono sottoposti. La formula canonica <strong>di</strong> questa superiorità è lex facit regem, per un<br />

verso, e per un altro verso che il principe non è al <strong>di</strong> sopra delle leggi, cioè non è legibus<br />

solutus. Contro la superiorità del governo delle leggi sul governo degli uomini si è levata la<br />

voce <strong>di</strong> chi <strong>di</strong>ce che se gli uomini non sono giusti, buoni e non vogliono il bene comune, non<br />

c'è legge che tenga, qualsiasi legge può essere evasa, <strong>di</strong>storta, cosicché l'elemento definitivo è la<br />

qualità degli uomini che governano. Questa è un'antica tra<strong>di</strong>zione che arriva fino a oggi; in<br />

qualche misura le contemporanee teorie delle élite potrebbero essere considerate una versione<br />

modernissima <strong>di</strong> questo antico problema. Esse ci <strong>di</strong>cono che un governo non è buono quando<br />

non funziona bene, e non sono le leggi che contano, ma la qualità della formazione e selezione<br />

dei governanti, in quanto classe decisamente ristretta o <strong>di</strong> cui sono decisivi i criteri <strong>di</strong><br />

riproduzione. Contro la teoria del sovrano che non è mai legibus solutus si leva tutta la teoria<br />

della sovranità propria dell'assolutismo, <strong>di</strong> cui la giustificazione più gran<strong>di</strong>osa pare ancora oggi<br />

quella data da T. Hobbes.<br />

Un altro aspetto della problematica <strong>di</strong> legge e potere, e più specificamente della soluzione<br />

che in<strong>di</strong>ca la superiorità delle leggi rispetto agli uomini, e quin<strong>di</strong> considera il governo in primis<br />

come governo delle leggi, è la determinazione del tipo <strong>di</strong> legge a cui le leggi particolari devono<br />

conformarsi, perché siano leggi sotto il cui governo si possa vivere in comunità. Questo<br />

riguarda sia la legge nella sua struttura, sia la legge nella sua applicazione o esecuzione. Nella<br />

sua struttura la concezione della legge come quella che è supremamente capace <strong>di</strong> governare gli<br />

uomini è l'idea della legge come <strong>di</strong>sposizione astratta e generale che riguarda in<strong>di</strong>fferentemente<br />

tutti coloro che appartengono al corpo politico, alla comunità.<br />

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