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Furio Cerutti - Dipartimento di Filosofia

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<strong>Furio</strong> <strong>Cerutti</strong><br />

<strong>Filosofia</strong> politica. Un'introduzione<br />

citta<strong>di</strong>ni/citta<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> questa comunità vogliamo essere e riteniamo che si debba essere 20 .<br />

Si è fatto cenno all'universo simbolico. Ora, il tema del simbolismo politico è irto <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>fficoltà e, come <strong>di</strong>rò, scientificamente immaturo; pur tuttavia non posso non fare un tentativo<br />

per schiarirne gli aspetti elementari, non foss'altro che per mettere il nostro <strong>di</strong>scorso al riparo da<br />

equivoci che su questa materia non mancano al giorno d'oggi.<br />

È ben vero che la produzione e riproduzione <strong>di</strong> senso ed il coagularsi <strong>di</strong> identità in<strong>di</strong>viduali<br />

e <strong>di</strong> gruppo non possono che appoggiarsi a simboli, e ciò vale su due livelli del simbolico.<br />

Primo, è quasi banale ricordare che, come ogni comunicazione umana, anche quella politica è<br />

per sua natura me<strong>di</strong>ata simbolicamente, cioè avviene tramite segni che rinviano a qualcos'altro<br />

da se stessi, dando così corpo al carattere universalizzante del linguaggio. Beninteso, ogni<br />

politica contiene anche sempre un messaggio simbolico, ma la politica in generale non si riduce<br />

ad atti simbolici. Un esempio: la guerra come continuazione della politica consiste anche nel<br />

comunicare con atti bellici ai nemici vivi le proprie volontà, intenzioni, minacce, ma a ciò<br />

appunto arriva con atti <strong>di</strong> <strong>di</strong>struzione ed uccisione che per il nemico ammazzato non sono<br />

simbolici. Parimenti una nuova politica fiscale ha certamente significati generali relativi alla<br />

visione della società che essa racchiude, ma consiste pure in trasferimenti <strong>di</strong> quote <strong>di</strong> ricchezza<br />

materiale da un ceto all’altro. Per tutte queste ragioni, chi pretende <strong>di</strong> scoprire il simbolismo<br />

dell'identità politica o sociale contro pretese vedute astratte ed intellettualistiche <strong>di</strong> questa per<br />

un verso sfonda porte aperte, per un altro cerca <strong>di</strong> vendere significati surrettizi. Il generale<br />

simbolismo della comunicazione, specificamente <strong>di</strong> quella legata alla produzionestabilizzazione<br />

<strong>di</strong> identità politiche, non <strong>di</strong>ce infatti niente sul carattere solidale o bellicoso,<br />

tollerante o xenofobo del messaggio che viene messo in circolazione. Neppure è vero che i<br />

simboli, per essere tali, debbano essere necessariamente alogici, sempre rinviando<br />

allusivamente a figure ancestrali o significati arcani della nostra esistenza. Invero quel gruppo<br />

può coltivare simboli runici o rosacroce, quest'altro riunirsi intorno alla falce del conta<strong>di</strong>no e al<br />

martello dell'operaio, quest'altro ancora intorno a simboli meno scenici, ma non meno<br />

espressivi <strong>di</strong> valori ed aspirazioni: la Costituzione recentemente conquistata <strong>di</strong> un paese<br />

democratico, il globo simbolo dell'ONU, <strong>di</strong>segnato sul casco blu <strong>di</strong> un soldato che soccorre<br />

civili vittime <strong>di</strong> un massacro. Qual è allora il rilievo da darsi al simbolismo politico?<br />

Rispetto all'identità politica - eccoci al suo secondo, più specifico livello - esso ci <strong>di</strong>ce che<br />

la politica, lo stare insieme in forme politiche, non sarebbe comprensibile, ovvero non<br />

sussisterebbe, se lo si pensasse soltanto in termini <strong>di</strong> perseguimento calcolatorio (l'agire<br />

cosiddetto strategico) <strong>di</strong> interessi nell'ambito della competizione per la <strong>di</strong>stribuzione delle<br />

risorse (si veda il precedente cap. a proposito del conflitto). Valori comuni <strong>di</strong> carattere nonovvero<br />

post-materialistico, memorie e tra<strong>di</strong>zioni con<strong>di</strong>vise nonché i sentimenti <strong>di</strong> reciproca<br />

appartenenza che ne scaturiscono sono, in misure e proporzioni <strong>di</strong>versissime, pur sempre<br />

necessari per creare e consolidare un'identità <strong>di</strong> gruppo. (Ricor<strong>di</strong>amo che l'appartenenza può<br />

essere ascrittiva, perché cioè la natura o la storia o la convenzione ci ascrive al tale gruppo,<br />

oppure elettiva, se la scelta è nostra.) Riconoscerlo non <strong>di</strong>ce peraltro nulla su come si<br />

conformerà la concreta identità tale o tal'altra, né prescrive che ognuna <strong>di</strong> esse contenga sempre<br />

20<br />

Chi sull'identità politica voglia sapere <strong>di</strong> più veda: F.<strong>Cerutti</strong>, a cura <strong>di</strong>, Identità e politica, Laterza,<br />

Roma-Bari 1996)<br />

49

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