22.05.2014 Views

Furio Cerutti - Dipartimento di Filosofia

Furio Cerutti - Dipartimento di Filosofia

Furio Cerutti - Dipartimento di Filosofia

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

<strong>Furio</strong> <strong>Cerutti</strong><br />

<strong>Filosofia</strong> politica. Un'introduzione<br />

può cominciare <strong>di</strong>cendo che ogni politica, ogni associazione politica ricerca, per la sua stessa<br />

definizione, una qualche forma <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne, cioè <strong>di</strong> rapporto regolare e regolato fra gli attori<br />

politici. Altri (Kant, Sternberger, per rimanere agli autori già citati) è arrivato a <strong>di</strong>re che il<br />

compito della politica è la pace. In termini negativi l'idea del caos è per definizione antipolitica,<br />

il politico contenendo come suo telos interno sempre un'idea <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne, e in questo senso<br />

l'or<strong>di</strong>ne non può essere posposto al conflitto, perché una conflittualità permanente e priva <strong>di</strong><br />

punti <strong>di</strong> appoggio, <strong>di</strong> coagulo, <strong>di</strong> assestamento, priva <strong>di</strong> un minimo grado <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne, è<br />

politicamente impensabile o è la negazione della politica, qualcosa in cui la <strong>di</strong>stribuzione<br />

(asimmetrica) dei beni e la loro stessa produzione sono impossibili. C'è però un altro senso in<br />

cui or<strong>di</strong>ne e conflitto sono contrapposti, ed è quello che riguarda il modo in cui si arriva alla<br />

politica come or<strong>di</strong>ne, a quella politica che contiene sempre un'idea <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne. Che cosa è<br />

prevalente nella vita politica degli uomini, l'or<strong>di</strong>ne in quanto autoconservantesi o il conflitto<br />

attraverso il quale si arriva <strong>di</strong> volta in volta ad un or<strong>di</strong>ne che contiene in sé la possibilità del<br />

cambiamento? Non si tratta neppure <strong>di</strong> una contrapposizione <strong>di</strong>ametrale, ma <strong>di</strong> uno<br />

spostamento <strong>di</strong> accenti; in ogni caso il punto è che la consistenza e stabilità delle istituzioni<br />

politiche può essere secondo alcuni attinta attraverso quel tipo <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne che neutralizza i<br />

conflitti, li rende o superflui o marginali. Oppure essa può essere pensata come qualcosa che è<br />

or<strong>di</strong>ne, e quin<strong>di</strong> ha chances <strong>di</strong> essere sostenuta e riprodotta, solo in quanto è attraversata dal<br />

conflitto, in quanto è <strong>di</strong> volta in volta risposta a nuovi e <strong>di</strong>versi tipi <strong>di</strong> conflitto.<br />

Detto in termini sociologici, anziché <strong>di</strong> filosofia politica, nelle società prevale l'integrazione<br />

o prevale il conflitto (un hegeliano <strong>di</strong>rebbe la <strong>di</strong>alettica)? Una cosa è <strong>di</strong>re che <strong>di</strong> fatto le società<br />

funzionano prevalentemente attraverso l'integrazione più o meno completa dei loro membri e<br />

delle forze che li agitano, una cosa invece è <strong>di</strong>re che funzionano meglio quelle società che si<br />

appoggiano prevalentemente sul conflitto. Questa è, per `bobbieggiare' un po', una della gran<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>cotomie del pensiero sociologico, ovvero della filosofia della società, che in termini <strong>di</strong> storia<br />

del pensiero può riassumersi così:<br />

a. Chi ha considerato prevalente l'or<strong>di</strong>ne ovvero l'integrazione (Comte, Spencer, Durkheim,<br />

Pareto e lo struttural-funzionalismo <strong>di</strong> Talcott Parsons) ha ritenuto che lo stato normale del<br />

sistema sociale sia quello dell'equilibrio stabile, con legami <strong>di</strong> funzionalità fra le sue parti ed i<br />

suoi attori (centrale a questo riguardo il concetto <strong>di</strong> ruolo sociale) ed una prevalenza del<br />

consenso; mentre il conflitto rappresenta un <strong>di</strong>sturbo od una patologia del sistema, avente cause<br />

esterne.<br />

b. Chi ha sostenuto la prevalenza del conflitto (Marx, che però dopo la rivoluzione ne<br />

ipotizza la scomparsa, Stuart Mill, Sorel, Simmel e nella sociologia il suo seguace Lewis Coser,<br />

infine Dahrendorf) lo ha fatto per spiegare in questo modo il mutamento storico e la capacità<br />

d'innovazione delle società. Nelle teorie che sostengono il conflitto come premessa <strong>di</strong> un or<strong>di</strong>ne<br />

aventi tale caratteristiche (soprattutto nelle società democraticamente governate), il conflitto<br />

non viene soppresso come nelle vedute totalitarie, bensì avviato a soluzione grazie alla sua<br />

regolamentazione, che può fra l'altro assumere le forme della proceduralizzazione (=in<strong>di</strong>care<br />

regole da seguire quando sorge un conflitto) o della ritualizzazione (termine proveniente<br />

dall'etologia); in ogni caso è decisivo ciò che fa il potere come capacità <strong>di</strong> allocazione<br />

autoritativa. Qui l'interesse si sposta sulla questione: come organizzare questo potere?<br />

46

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!